Cima di Reit m3075 Traversata SudNord Alta Valtellina
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La Cima di Reit è per Bormio quello che il Tresero è per la Valfurva e la Piazzi per la Valdidentro. Diversamente dalle altre cime circostanti ha un aspetto quasi "dolomitico" con boschi che arrivano ai piedi delle pareti rocciose, ghiaioni e rocce stratificate. Oltre ad un colorito rosato al tramonto.
Poche, anzi pochissime sono sempre state le informazioni per salirlo a causa della cattiva qualità della roccia e dell'importante dislivello. Il silenzio è stato rotto pochi anni fa dalla Guida di Bormio, Eraldo Meraldi, che ha descritto su PlanetMountain la salita attraverso il canalone che porta al Passo Pedranzini e da lì per cresta alla vetta. A seguire si trova su On-Ice la descrizione, per lo stesso itinerario, di 4su13 che segue la "via Meraldi" e ne descrive con efficacia le difficoltà e i pericoli.
Da anni c'era il desiderio di salirlo e, infine, era rimasta l'ultima delle Grandi Montagne della zona di Bormio a resistermi. L'anno scorso le eccezionali nevicate avevano reso impraticabile il canale fino ad Agosto, quest'anno sono salito di fronte, un paio di giorni prima, e ho visto che non c'era traccia di neve.
L'idea del canale comunque mi piaceva poco e, parlando con Chicco Pedrini di Bormio, si è deciso di salire la montagna per la parete sud, scendere dalla vetta al Passo Pedranzini, sfruttare in ghiaioni verso nord, puliti dalla neve, e raggiungere la strada del Passo dello Stelvio all'altezza della Prima Cantoniera.
Partenza alle 5.30 con ritrovo al Giardino Botanico, sentiero bello e a tornanti nel bosco fino alla Croce di Reit (2120)(2h da Bormio). Appena prima della Croce, a sinistra, si stacca una traccia tra i mughi che sale al pendio sovrastante, con ripetitore, si segue la cresta erbosa e si arriva sotto la fascia rocciosa, di un centinaio di metri, che sostiene il pratone superiore chiamato Pian dei Camosci. Per salire la via del canale si scendono trenta metri a sinistra, fino al suo imbocco, noi invece ci si imbraga e si inizia a salire cercando i punti deboli (alternanza I-II di roccia sana e abbastanza pulita, spesso esposta, continua).
Si arriva al pratone che di Piano non ha nulla ma si sale bene (in confronto a quello che ci aspetta sopra) ed è pieno di stelle alpine. Verso il suo limite superiore bisogna traversare verso sinistra e, di canale in canale e di scalino roccioso in scalino roccioso, fare un ampio giro orario verso la cresta appena a sinistra della vetta.
Questa parte della salita è stata faticosissima per l'inconsistenza del terreno e per la tensione dell'arrampicata, sempre a rischio di distacchi di qualche appiglio. Infine la vetta, tanto spazio, un ometto e un panorama immenso sui dintorni. Si cerca di recuperare le forze perché ci sarà ancora da stare attenti...
La discesa al Passo Pedranzini non è semplice, si seguono un paio di cenge pietrose, qualche rado ometto, e si scendono due paretine di 5-6m, di II ma molto esposte, disarrampicando.Forse un paio di doppie renderebbero più sicura la cosa ma non è semplice, con quel terreno, trovare il modo di fare una buona sosta.
Al Passo vedo l'uscita del canale della "via Meraldi" e mi vengono i brividi: gli ultimi 20-30m sono una specie di Goulotte, semiverticale, su terra da cui spunta qualche sasso di dubbia tenuta. La relazione su On-Ice spiega bene l'ambiente e raccomanda di evitare l'uscita descritta deviando a sinistra, 20m sotto, verso un canale secondario a sinistra, meno pericoloso. Questa uscita è probabilmente quella originale perché è presente una targa, all'uscita, che ricorda la prima salita, di alcuni soldati, all'inizio del secolo scorso.
Si traversa verso ovest per una trentina di metri, si arriva ad alcuni baraccamenti della Grande Guerra (in eccellenti condizioni...) e si vede a destra il canale di discesa. Inizialmente sono sassi grossi, poi sempre più piccoli fino a zone di ghiaia. La pendenza non è mai eccessiva e, se si riesce a "sciare" e la gamba è ancora buona, si perdono 500m senza particolari sofferenze. In basso si tende verso il promontorio erboso di sinistra dove troviamo altri manufatti militare. Trovare l'erba è un piacere e un sentiero mulattiera tra i mughi permette di perdere altri 500m e portarci sulla strada del Passo dello Stelvio, all'altezza della Prima Cantoniera. Un auto pietosa ci riporta a Bormio...
Un grazie all'amico Chicco e una dedica speciale a Gianluca Moroni, vecchio iscritto ad Hikr che ha completato, mesi fa, la salita a tutti 3000 della Provincia di Sondrio. E vi garantisco che per alcuni deve aver fatto un gran lavoro di ricerca.....
Poche, anzi pochissime sono sempre state le informazioni per salirlo a causa della cattiva qualità della roccia e dell'importante dislivello. Il silenzio è stato rotto pochi anni fa dalla Guida di Bormio, Eraldo Meraldi, che ha descritto su PlanetMountain la salita attraverso il canalone che porta al Passo Pedranzini e da lì per cresta alla vetta. A seguire si trova su On-Ice la descrizione, per lo stesso itinerario, di 4su13 che segue la "via Meraldi" e ne descrive con efficacia le difficoltà e i pericoli.
Da anni c'era il desiderio di salirlo e, infine, era rimasta l'ultima delle Grandi Montagne della zona di Bormio a resistermi. L'anno scorso le eccezionali nevicate avevano reso impraticabile il canale fino ad Agosto, quest'anno sono salito di fronte, un paio di giorni prima, e ho visto che non c'era traccia di neve.
L'idea del canale comunque mi piaceva poco e, parlando con Chicco Pedrini di Bormio, si è deciso di salire la montagna per la parete sud, scendere dalla vetta al Passo Pedranzini, sfruttare in ghiaioni verso nord, puliti dalla neve, e raggiungere la strada del Passo dello Stelvio all'altezza della Prima Cantoniera.
Partenza alle 5.30 con ritrovo al Giardino Botanico, sentiero bello e a tornanti nel bosco fino alla Croce di Reit (2120)(2h da Bormio). Appena prima della Croce, a sinistra, si stacca una traccia tra i mughi che sale al pendio sovrastante, con ripetitore, si segue la cresta erbosa e si arriva sotto la fascia rocciosa, di un centinaio di metri, che sostiene il pratone superiore chiamato Pian dei Camosci. Per salire la via del canale si scendono trenta metri a sinistra, fino al suo imbocco, noi invece ci si imbraga e si inizia a salire cercando i punti deboli (alternanza I-II di roccia sana e abbastanza pulita, spesso esposta, continua).
Si arriva al pratone che di Piano non ha nulla ma si sale bene (in confronto a quello che ci aspetta sopra) ed è pieno di stelle alpine. Verso il suo limite superiore bisogna traversare verso sinistra e, di canale in canale e di scalino roccioso in scalino roccioso, fare un ampio giro orario verso la cresta appena a sinistra della vetta.
Questa parte della salita è stata faticosissima per l'inconsistenza del terreno e per la tensione dell'arrampicata, sempre a rischio di distacchi di qualche appiglio. Infine la vetta, tanto spazio, un ometto e un panorama immenso sui dintorni. Si cerca di recuperare le forze perché ci sarà ancora da stare attenti...
La discesa al Passo Pedranzini non è semplice, si seguono un paio di cenge pietrose, qualche rado ometto, e si scendono due paretine di 5-6m, di II ma molto esposte, disarrampicando.Forse un paio di doppie renderebbero più sicura la cosa ma non è semplice, con quel terreno, trovare il modo di fare una buona sosta.
Al Passo vedo l'uscita del canale della "via Meraldi" e mi vengono i brividi: gli ultimi 20-30m sono una specie di Goulotte, semiverticale, su terra da cui spunta qualche sasso di dubbia tenuta. La relazione su On-Ice spiega bene l'ambiente e raccomanda di evitare l'uscita descritta deviando a sinistra, 20m sotto, verso un canale secondario a sinistra, meno pericoloso. Questa uscita è probabilmente quella originale perché è presente una targa, all'uscita, che ricorda la prima salita, di alcuni soldati, all'inizio del secolo scorso.
Si traversa verso ovest per una trentina di metri, si arriva ad alcuni baraccamenti della Grande Guerra (in eccellenti condizioni...) e si vede a destra il canale di discesa. Inizialmente sono sassi grossi, poi sempre più piccoli fino a zone di ghiaia. La pendenza non è mai eccessiva e, se si riesce a "sciare" e la gamba è ancora buona, si perdono 500m senza particolari sofferenze. In basso si tende verso il promontorio erboso di sinistra dove troviamo altri manufatti militare. Trovare l'erba è un piacere e un sentiero mulattiera tra i mughi permette di perdere altri 500m e portarci sulla strada del Passo dello Stelvio, all'altezza della Prima Cantoniera. Un auto pietosa ci riporta a Bormio...
Un grazie all'amico Chicco e una dedica speciale a Gianluca Moroni, vecchio iscritto ad Hikr che ha completato, mesi fa, la salita a tutti 3000 della Provincia di Sondrio. E vi garantisco che per alcuni deve aver fatto un gran lavoro di ricerca.....
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danicomo

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