Monte Rosa 2015 vintage edition: da Alagna alla punta Gnifetti
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Da tempo pensata, le condizioni meteo eccezionali hanno consentito, con l'amico Francesco, questa superba due giorni sulle tracce di don Gnifetti, il parroco di Macugnaga che 173 anni fa salì per la prima volta la punta a lui intitolata, dove oggi risiede il rifugio gestito più alto d'Europa, la capanna Regina Margherita.
L'idea è pertanto quella di una salita d'altri tempi, tutta a piedi, senza l'ausilio degli affollatissimi e comodissimi impianti di risalita.
1° giorno: da Alagna alla capanna Gnifetti. 9 ore, dislivello 2600 m (compresa la risalita a punta Indren), 15 km circa, SE: 41 km circa. Lasciata l'auto al parcheggio sterrato e libero all'ingresso del paese, raggiungiamo la parrocchiale e, superatala, svoltiamo a sinistra in direzione della frazione Piane che raggiungiamo dopo circa 2 km di noioso asfalto molto ripido. Qui intercettiamo il sentiero 5 (ora 205 sulle nuove carte) e lo seguiamo. Esso si inoltra nel bosco, interseca la sterrata di servizio e quindi procede ripido sino ad arrivare al pianore dove risiede il bel rifugio Grande Halte - città di Mortara. Da qui, per prati, raggiungiamo velocemente la stazione della funivia di Pianalunga e ci immettiamo nel vallone d'Olen. Da questo punto si potrebbe procedere sulle snervanti piste da sci ma noi preferiamo il più vario sentiero sempre segnalato che ci fa attraversare belle praterie sino a giungere al Sasso del Diavolo, impressionante masso erratico al centro del vallone. Poco dopo, incontriamo un bivio e da una rapida consultazione della carta scopriamo che entrambe le tracce conducono alla nostra tappa intermedia del Passo dei Salati. Scegliamo la via a sinistra perché ci sembra più veloce. Infatti, in breve, arriviamo ad una altro bivio, trascuriamo a sinistra per Col d'Olen e prendiamo a destra verso il vicinissimo rifugio Guglielmina, ora abbandonato a causa di un incendio di qualche anno fa. Dai ruderi del rifugio, traversando facili residui nevai ed aggirando il sovrastante Corno del Camoscio, arriviamo finalmente al passo dei Salati dove ci sono le stazioni di arrivo degli impianti di Alagna e Gressoney. Proprio a metà strada tra i due edifici, dalla strada di servizio, si stacca a destra una traccia segnalata (5C) che velocemente si alza verso la base dello Stolembeerg, bella piramide forse un po' snobbata dagli escursionisti. Il sentiero aggira a nord la montagna e noi vorremmo salire in cima, perciò cerchiamo una via di salita che sappiamo esistere. In un paio di occasioni la possibilità parrebbe concreta ma la totale assenza di segnali (ometti compresi) ci fa procedere oltre sul sentiero. Arriviamo così ad un colle sotto la vetta ma da qui la salita pare preclusa a meno che non si intenda cimentarsi in un impegnativa (ed espostissima) arrampicata. Poiché i nostri obiettivi sono altri, decidiamo di fermarci per la pausa pranzo tralasciando la vetta che ci sovrasta di non più di trenta metri. Per chi volesse salire la cima, credo debba farlo dal pianoro appena sopra il passo dei Salati, sfruttando un canale detritico. Dopo pranzo, scendiamo dal colle sino ad un passo e risaliamo immediatamente l'altro versante, verso la ben visibile vecchia stazione di Punta Indren. Da questo posto (altri ruderi), seguendo le segnalazioni, ci immettiamo sul quasi estinto ghiacciaio d'Indren che traversiamo sino a giungere alla nuova stazione. Procedendo ora su un ghiacciaio estremamente ritirato e liquido a causa delle elevate temperature, compiamo un semi arco ascendente tralasciando a destra la traccia che sale alla Punta Giordani e perveniamo alla fascia rocciosa che superiamo grazie a scalette e canaponi. All'uscita, ci troviamo sul ghiacciaio del Gasteret che risaliamo su facile traccia sino all'ambita meta intermedia. Data la stanchezza e l'orario pomeridiano, questa volta la permanenza alla storica Capanna Gnifetti non si è rivelata noiosa e allo stesso modo nessun problema si è interposto tra noi e una sana dormita rigeneratrice.
2° Giorno: dalla Capanna Gnifetti alla Capanna Margherita con qualche divagazione e ritorno a Indren. 9 ore, dislivello in salita 1000 metri (comprese divagazioni), in discesa 1400 m. 10km, SE: 20 Km.
Dopo un'abbondante colazione e dopo aver assolto ai soliti riti di vestizione e allestimento materiali, cominciamo la nostra ascesa, alle spalle della capanna, alle 5.30 del mattino. Il cielo tersissimo regala un'alba magistrale con belle vedute sui giganti valdostani e le temperature sono già decisamente elevate.
Sino al bivio per la Vicent, il ghiacciaio è in condizioni inusuali. Apertissimi crepi sono ovunque e i ponti che li attraversano decisamente sottili. La pista compie continue serpentine per aggiramenti relativamente sicuri e ciò consente una salita agevole. Poi, sino al colle del Lys, la salita è usualmente dura e pare non terminare mai. Tutto ciò è ampiamente ripagato dallo scenario che questo posto regala. Il cervino è a portata di mano, la nord del Lyskamm si presente nella sua drammatica bellezza mentre, verso nord, l'anfiteatro comprendente le maggiori cime del Rosa è stupefacente. Credo che questo luogo, unitamente ai fiordi delle isole Lofoten, rappresenti la maggior bellezza che i miei occhi hanno sinora visto. Dal colle decidiamo di virare su traccia verso la Parrot, giusto per un'ispezione delle condizioni. Saliamo sino alla crepaccia terminale che superiamo agevolmente e ci troviamo di fronte alle roccette. Non sapendo da che parte affrontarle, decidiamo per un aggiramento a destra ove il ghiaccio è molto duro. Intanto si alza il vento e la salita si fa molto impegnativa, con continui rischi di scivolamento. Forse per la stanchezza accumulata il giorno prima e per non mancare il vero obiettivo di giornata, decido di desistere e affrontiamo la delicata discesa che l'amico Francesco supera con disinvoltura mentre il sottoscritto, al solito, si impianta in vari punti. Tra un patema e l'altro, tuttavia, esco indenne dai pasticci e veloci scendiamo di nuovo al colle del Lys. Qui vediamo altri alpinisti salire e scavalcare con nonchalance le roccette nel punto più idoneo. Peccato no essere stati lì un quarto d'ora dopo. Probabilmente ora sarei qui a scrivere della salita alla Parrot. Credo comunque che nell'ambiente dei quattromila, una rinuncia non debba esser considerata una vergogna, nonostante una cima facile, perché in questi luoghi anche l'estremamente facile può divenire esternamente drammatico. Dal colle alla punta Gnifetti, su traccia modello highway (con qualche deviazione causa recenti scariche di seracchi) è solo una gran fatica, ripagata dalla soddisfazione di aver raggiunto (la terza volta per me, la prima per Francesco) una delle cime più affascinanti delle alpi. Sul balcone, ben al riparo dal vento, consumiamo il nostro frugale pasto godendoci lo spettacolo della cresta Signal e delle vallate sottostanti, quindi affrontiamo una veloce discesa che, bypassando la Gnifetti e transitando per il sottostante rifugio Mantova, in tre ore ci conduce agli impianti di Indren che sfruttiamo per la discesa ad Alagna.
Dati aggregati:
Dislivello: +3600, - 1000.
Ore: 18
Km: 25
SE: km 61.
L'idea è pertanto quella di una salita d'altri tempi, tutta a piedi, senza l'ausilio degli affollatissimi e comodissimi impianti di risalita.
1° giorno: da Alagna alla capanna Gnifetti. 9 ore, dislivello 2600 m (compresa la risalita a punta Indren), 15 km circa, SE: 41 km circa. Lasciata l'auto al parcheggio sterrato e libero all'ingresso del paese, raggiungiamo la parrocchiale e, superatala, svoltiamo a sinistra in direzione della frazione Piane che raggiungiamo dopo circa 2 km di noioso asfalto molto ripido. Qui intercettiamo il sentiero 5 (ora 205 sulle nuove carte) e lo seguiamo. Esso si inoltra nel bosco, interseca la sterrata di servizio e quindi procede ripido sino ad arrivare al pianore dove risiede il bel rifugio Grande Halte - città di Mortara. Da qui, per prati, raggiungiamo velocemente la stazione della funivia di Pianalunga e ci immettiamo nel vallone d'Olen. Da questo punto si potrebbe procedere sulle snervanti piste da sci ma noi preferiamo il più vario sentiero sempre segnalato che ci fa attraversare belle praterie sino a giungere al Sasso del Diavolo, impressionante masso erratico al centro del vallone. Poco dopo, incontriamo un bivio e da una rapida consultazione della carta scopriamo che entrambe le tracce conducono alla nostra tappa intermedia del Passo dei Salati. Scegliamo la via a sinistra perché ci sembra più veloce. Infatti, in breve, arriviamo ad una altro bivio, trascuriamo a sinistra per Col d'Olen e prendiamo a destra verso il vicinissimo rifugio Guglielmina, ora abbandonato a causa di un incendio di qualche anno fa. Dai ruderi del rifugio, traversando facili residui nevai ed aggirando il sovrastante Corno del Camoscio, arriviamo finalmente al passo dei Salati dove ci sono le stazioni di arrivo degli impianti di Alagna e Gressoney. Proprio a metà strada tra i due edifici, dalla strada di servizio, si stacca a destra una traccia segnalata (5C) che velocemente si alza verso la base dello Stolembeerg, bella piramide forse un po' snobbata dagli escursionisti. Il sentiero aggira a nord la montagna e noi vorremmo salire in cima, perciò cerchiamo una via di salita che sappiamo esistere. In un paio di occasioni la possibilità parrebbe concreta ma la totale assenza di segnali (ometti compresi) ci fa procedere oltre sul sentiero. Arriviamo così ad un colle sotto la vetta ma da qui la salita pare preclusa a meno che non si intenda cimentarsi in un impegnativa (ed espostissima) arrampicata. Poiché i nostri obiettivi sono altri, decidiamo di fermarci per la pausa pranzo tralasciando la vetta che ci sovrasta di non più di trenta metri. Per chi volesse salire la cima, credo debba farlo dal pianoro appena sopra il passo dei Salati, sfruttando un canale detritico. Dopo pranzo, scendiamo dal colle sino ad un passo e risaliamo immediatamente l'altro versante, verso la ben visibile vecchia stazione di Punta Indren. Da questo posto (altri ruderi), seguendo le segnalazioni, ci immettiamo sul quasi estinto ghiacciaio d'Indren che traversiamo sino a giungere alla nuova stazione. Procedendo ora su un ghiacciaio estremamente ritirato e liquido a causa delle elevate temperature, compiamo un semi arco ascendente tralasciando a destra la traccia che sale alla Punta Giordani e perveniamo alla fascia rocciosa che superiamo grazie a scalette e canaponi. All'uscita, ci troviamo sul ghiacciaio del Gasteret che risaliamo su facile traccia sino all'ambita meta intermedia. Data la stanchezza e l'orario pomeridiano, questa volta la permanenza alla storica Capanna Gnifetti non si è rivelata noiosa e allo stesso modo nessun problema si è interposto tra noi e una sana dormita rigeneratrice.
2° Giorno: dalla Capanna Gnifetti alla Capanna Margherita con qualche divagazione e ritorno a Indren. 9 ore, dislivello in salita 1000 metri (comprese divagazioni), in discesa 1400 m. 10km, SE: 20 Km.
Dopo un'abbondante colazione e dopo aver assolto ai soliti riti di vestizione e allestimento materiali, cominciamo la nostra ascesa, alle spalle della capanna, alle 5.30 del mattino. Il cielo tersissimo regala un'alba magistrale con belle vedute sui giganti valdostani e le temperature sono già decisamente elevate.
Sino al bivio per la Vicent, il ghiacciaio è in condizioni inusuali. Apertissimi crepi sono ovunque e i ponti che li attraversano decisamente sottili. La pista compie continue serpentine per aggiramenti relativamente sicuri e ciò consente una salita agevole. Poi, sino al colle del Lys, la salita è usualmente dura e pare non terminare mai. Tutto ciò è ampiamente ripagato dallo scenario che questo posto regala. Il cervino è a portata di mano, la nord del Lyskamm si presente nella sua drammatica bellezza mentre, verso nord, l'anfiteatro comprendente le maggiori cime del Rosa è stupefacente. Credo che questo luogo, unitamente ai fiordi delle isole Lofoten, rappresenti la maggior bellezza che i miei occhi hanno sinora visto. Dal colle decidiamo di virare su traccia verso la Parrot, giusto per un'ispezione delle condizioni. Saliamo sino alla crepaccia terminale che superiamo agevolmente e ci troviamo di fronte alle roccette. Non sapendo da che parte affrontarle, decidiamo per un aggiramento a destra ove il ghiaccio è molto duro. Intanto si alza il vento e la salita si fa molto impegnativa, con continui rischi di scivolamento. Forse per la stanchezza accumulata il giorno prima e per non mancare il vero obiettivo di giornata, decido di desistere e affrontiamo la delicata discesa che l'amico Francesco supera con disinvoltura mentre il sottoscritto, al solito, si impianta in vari punti. Tra un patema e l'altro, tuttavia, esco indenne dai pasticci e veloci scendiamo di nuovo al colle del Lys. Qui vediamo altri alpinisti salire e scavalcare con nonchalance le roccette nel punto più idoneo. Peccato no essere stati lì un quarto d'ora dopo. Probabilmente ora sarei qui a scrivere della salita alla Parrot. Credo comunque che nell'ambiente dei quattromila, una rinuncia non debba esser considerata una vergogna, nonostante una cima facile, perché in questi luoghi anche l'estremamente facile può divenire esternamente drammatico. Dal colle alla punta Gnifetti, su traccia modello highway (con qualche deviazione causa recenti scariche di seracchi) è solo una gran fatica, ripagata dalla soddisfazione di aver raggiunto (la terza volta per me, la prima per Francesco) una delle cime più affascinanti delle alpi. Sul balcone, ben al riparo dal vento, consumiamo il nostro frugale pasto godendoci lo spettacolo della cresta Signal e delle vallate sottostanti, quindi affrontiamo una veloce discesa che, bypassando la Gnifetti e transitando per il sottostante rifugio Mantova, in tre ore ci conduce agli impianti di Indren che sfruttiamo per la discesa ad Alagna.
Dati aggregati:
Dislivello: +3600, - 1000.
Ore: 18
Km: 25
SE: km 61.
Tourengänger:
rochi

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