Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame? La Zeda (2156 m)
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La Più Bella Del Reame? Chissà...Ognuno la pensi come vuole.
Comunque, nel bel mezzo di un mare di nominativi maschili, ecco una cima al femminile! Per questo solo motivo si merita il titolo di Più Bella? No, ma c' è anche la vista a 360 gradi dalla sua cima, dal Lago Maggiore al Monte Rosa, dalle cime vigezzine alla catena dei Gridoni...
Più Bella perché fruibile in tutte le stagioni? In qualsiasi momento del giorno, della notte, con ghiaccio, con neve, - questo riservato ad artisti quali ciolly, tignoelino o tapio.
Io l' ho visitata più volte, partendo da Piancavallo, da Colle, sotto il solleone cocente, in mezzo a bufere rabbiose e gelate, di...notte, al chiaro della luna e senza frontale (ricordo l' emozione bellissima di quella salita), sotto potenti scrosci d' acqua, con polvere di neve sul suolo. Mai però dalla Val Cannobina. Oggi è stato quel giorno.
Più Bella Del Reame? Si! perché Porta del magico mondo della Val Grande, che mi affascina da anni, sul quale posseggo tanti libri, decine di volte letti col batticuore, posseggo tutte le cartine, stropicciate e intrise di sudore alla loro sola lettura nel letto, di sera. E sogni...
Prima grazia già alla partenza in auto: le Variazioni Goldberg di Bach. Ennesimo ascolto guidando, studio quotidiano al pianoforte da una vita, speranza di suonarle un giorno in pubblico, un ora e trenta di sublimi arabeschi, a memoria. Chissà se basta una vita?
Aria, che precede le trentun Variazioni.
Seconda grazia, il solcare la Val Cannobina, quanto amata! perché bella e da me non capita nella sua orografia. Centellino ogni metro di asfalto: che felicità ritrovarti, Bella del reame pure Tu!
Parto tardi da Falmenta. Tanti i motivi: cortissime, le notti di afa, tante ore di studio al pianoforte, le prove, il concerto, innaffiare orto e giardino fiorito all' alba, innaffiarli al calar della notte.
Prima Variazione. Seguo l' asfalto in direzione di Crealla, un paio di chilometri; dopo il ponte sopra il torrente, il primo segnavia recita: Monte Zeda, 4ore45. Parto con buona voglia, ma so già che sarà fatica grande, oggi. Sono stanchissima. Ma, più che nelle gambe, stanchezza delle intense cose vissute queste passate settimane.
E poi, vorrei tanto dormire di più, ma non c' è verso, il primo uccellino, quando il Gridone dorme ancora, mi da la sveglia!!!
Seconda Variazione: uno dei miei bastoncini decide subito di far sciopero, impossibile bloccare il gancio. Senza Bastoncino numero due, sarà ancora più dura...Lo nascondo ben bene dietro a una roccia: a cuccia! ti riprendo stasera!
Per fortuna il sentiero si snoda gentile, con dolce pendenza e sempre nella relativa frescura del bosco sino ai Monti di Ortighedo, incontrando più sorgenti e fontane. Dai monti s' impenna la pendenza e inizia pure un breve balletto di tafani: pac! pac! pac! perdonami San Francesco, ma gli schiaffi assassini son partiti da soli!
Quinta Variazione: segue un lungo tratto nel bosco, con il solito scivolare all' indietro ogni tot passi sul secchissimo fogliame di faggio. Allo sbucare dal bosco, sopra la cima del Monte Barro (che non si tocca, e a cui, poverino! nessuno si premura di far visita), lunghi traversi con passaggi rocciosi sino alla base del monte Vadà. Il sentiero è stato pulito di recente, ma già le erbe falciate sono diventate scivolosissima paglia gialla! Che delizioso profumo di fiori e erba, che non so da dove provenga! Che caldo!
Ottava Variazione: vorrei aggirare il Vadà senza salirci, ma mi fa pena: chissà quanti non lo vanno a salutare...
Difatti non c' è sentiero, niente tracce, affondo fino all' ombelico in un mare di erbe alte. Presto attenzione a ogni passo, perché ci sono anche rocce e i buchi nel terreno sono resi invisibili dalla vegetazione.
Undicesima Variazione: Piè di Zeda. Sono stravolta dal caldo, dalla fatica, dalla mancanza di sonno...e di Bastoncino numero due. Come i bambini, decido di fare un giochino: avanti passo dopo passo, fissando gli scarponcini e il terreno. Vietato alzare gli occhi per veder avvicinarsi la cima con la croce!
Bello, il giochino, "Sei come sempre proprio ancora una bambina, figlia mia!". Bello il giochino, ma quanto soffrire... Sbuffo come un treno a vapore, continuamente mi fermo per fare lunghi respiri. Fatica.
Difficile non barare: so quanto è più facile fare sforzi quando si vede la meta. A ogni tornante, ogni cambiamento di terreno (terriccio, roccette, erbe, piode) mi sembra di essere arrivata; invece uno scarponcino dopo l' altro. "Ora, pazienza! hai voluto fare come i bambini!"
Tredicesima Variazione: ce l' ho fatta, Scarponcino Destro tocca la pioda di vetta sulla quale è posata la grande croce! Secondo mezzo panino, finisco il tè, ammirando beata i 360 gradi della vista da quassù. Il lago, più che vederlo, lo si indovina, e niente Monte Rosa...ma in compenso: Pedùm! Gridoni! Faiè! Laurasca! e gli affascinanti Corni di Nibbio, stupendo pizzo ricamato dal Creatore.
Ah, i Corni, la so solo io, una cosa...magari...non sola...Un sogno da quando per la prima volta vidi...
"Zitta, bambina, non svelare il segreto..."
Quattordicesima Variazione: altro gioco da bambini, l' esatto opposto di quello di salita. Girarsi continuamente per salutare vetta e croce agitando la manina. Quanto le mamme lo conoscono bene, questo gioco! Dal balcone, guardar il loro cucciolo andare a scuola, giù in strada, che si allontana.
Ancora un ciao con la manina, mamma!
Ancora un ciao con la mano, cucciolo!
"Ancora un ciao, mamma! Quante volte mi voltavo, partendo, col groppo in gola, a farti ciao..."
Quindicesima Variazione: che goduria, questo sentiero che scende all' alpe Fornà! molto più alpino e aspro di quello di salita; poche catene, sistemate ad arte, proprio dove saranno utili in caso di ghiaccio o semplice umidità.
All' alpe, una quindicina di persone; oggi, c' era festa grande! Ah, per questo motivo faceva rotazioni senza sosta un elicottero!
"No, grazie, non rimango a cena da voi, anche se polenta e salame mi tentano...E non mi fermo a dormire, ho tante cose da fare a casa!"
Un uomo, più anziano, si preoccupa molto per la mia lunga discesa, quasi si arrabbia: "Guarda che non scendo a ricuperarti se ti succede qualcosa sul sentiero! Tra poco sarà buio, il terreno è brutto, sei sola..."
Ma non sono ancora le diciannove, ho buone gambe, ginocchia, occhi buoni, e ci saranno ancora tre ore di luce come minimo; e NON ho paura...
Vado! con la mia riserva di fresca acqua.
Diciottesima Variazione: non così lungo, arrivare giù; cammino veloce, allegra, nella mia felicità di solitaria.
Il sentiero è addossato alla parete rocciosa sulla sinistra, è stretto e a picco sul vuoto. Basta guardare dove si mettono i piedi: facile facile!
Ci sarà bosco, prato con la scivolosa paglia gialla, le piode ricoperte di vegetazione traditrice. Basta stare attenti: facile facile!
Monti. Cascine. Certe diroccate, altre riattate. Una, modesta, ha la porta aperta. Ma nessuno in giro, nessun rumore umano.
Ponte di legno, da attraversare, ignorando il sentiero pure lui marcato, che si diparte a destra.
Ventiduesima Variazione: l' Incontro.
Un frate vestito col saio e con il taglio dei capelli "alla San Francesco" si materializza sul sentiero, come uscito da un antica incisione. Ci salutiamo e iniziamo una lunga chiacchierata. Bello.
Gli offro la mia ultima pesca.
Mi promette preghiere.
Una grande è già stata esaudita proprio oggi: salire sulla Zeda da nord.
Ripetizione dell' Aria, senza le riprese:
ho incontrato cuori di sasso, ma non li ho fotografati.
Parte del mio cuore l' ho lasciato lassù accanto a te, Zeda.
Continuo a girarmi per farti ciao, fino a che il buio ti nasconde per la notte.
...Cuore...lassù...notte...Zeda...
Comunque, nel bel mezzo di un mare di nominativi maschili, ecco una cima al femminile! Per questo solo motivo si merita il titolo di Più Bella? No, ma c' è anche la vista a 360 gradi dalla sua cima, dal Lago Maggiore al Monte Rosa, dalle cime vigezzine alla catena dei Gridoni...
Più Bella perché fruibile in tutte le stagioni? In qualsiasi momento del giorno, della notte, con ghiaccio, con neve, - questo riservato ad artisti quali ciolly, tignoelino o tapio.
Io l' ho visitata più volte, partendo da Piancavallo, da Colle, sotto il solleone cocente, in mezzo a bufere rabbiose e gelate, di...notte, al chiaro della luna e senza frontale (ricordo l' emozione bellissima di quella salita), sotto potenti scrosci d' acqua, con polvere di neve sul suolo. Mai però dalla Val Cannobina. Oggi è stato quel giorno.
Più Bella Del Reame? Si! perché Porta del magico mondo della Val Grande, che mi affascina da anni, sul quale posseggo tanti libri, decine di volte letti col batticuore, posseggo tutte le cartine, stropicciate e intrise di sudore alla loro sola lettura nel letto, di sera. E sogni...
Prima grazia già alla partenza in auto: le Variazioni Goldberg di Bach. Ennesimo ascolto guidando, studio quotidiano al pianoforte da una vita, speranza di suonarle un giorno in pubblico, un ora e trenta di sublimi arabeschi, a memoria. Chissà se basta una vita?
Aria, che precede le trentun Variazioni.
Seconda grazia, il solcare la Val Cannobina, quanto amata! perché bella e da me non capita nella sua orografia. Centellino ogni metro di asfalto: che felicità ritrovarti, Bella del reame pure Tu!
Parto tardi da Falmenta. Tanti i motivi: cortissime, le notti di afa, tante ore di studio al pianoforte, le prove, il concerto, innaffiare orto e giardino fiorito all' alba, innaffiarli al calar della notte.
Prima Variazione. Seguo l' asfalto in direzione di Crealla, un paio di chilometri; dopo il ponte sopra il torrente, il primo segnavia recita: Monte Zeda, 4ore45. Parto con buona voglia, ma so già che sarà fatica grande, oggi. Sono stanchissima. Ma, più che nelle gambe, stanchezza delle intense cose vissute queste passate settimane.
E poi, vorrei tanto dormire di più, ma non c' è verso, il primo uccellino, quando il Gridone dorme ancora, mi da la sveglia!!!
Seconda Variazione: uno dei miei bastoncini decide subito di far sciopero, impossibile bloccare il gancio. Senza Bastoncino numero due, sarà ancora più dura...Lo nascondo ben bene dietro a una roccia: a cuccia! ti riprendo stasera!
Per fortuna il sentiero si snoda gentile, con dolce pendenza e sempre nella relativa frescura del bosco sino ai Monti di Ortighedo, incontrando più sorgenti e fontane. Dai monti s' impenna la pendenza e inizia pure un breve balletto di tafani: pac! pac! pac! perdonami San Francesco, ma gli schiaffi assassini son partiti da soli!
Quinta Variazione: segue un lungo tratto nel bosco, con il solito scivolare all' indietro ogni tot passi sul secchissimo fogliame di faggio. Allo sbucare dal bosco, sopra la cima del Monte Barro (che non si tocca, e a cui, poverino! nessuno si premura di far visita), lunghi traversi con passaggi rocciosi sino alla base del monte Vadà. Il sentiero è stato pulito di recente, ma già le erbe falciate sono diventate scivolosissima paglia gialla! Che delizioso profumo di fiori e erba, che non so da dove provenga! Che caldo!
Ottava Variazione: vorrei aggirare il Vadà senza salirci, ma mi fa pena: chissà quanti non lo vanno a salutare...
Difatti non c' è sentiero, niente tracce, affondo fino all' ombelico in un mare di erbe alte. Presto attenzione a ogni passo, perché ci sono anche rocce e i buchi nel terreno sono resi invisibili dalla vegetazione.
Undicesima Variazione: Piè di Zeda. Sono stravolta dal caldo, dalla fatica, dalla mancanza di sonno...e di Bastoncino numero due. Come i bambini, decido di fare un giochino: avanti passo dopo passo, fissando gli scarponcini e il terreno. Vietato alzare gli occhi per veder avvicinarsi la cima con la croce!
Bello, il giochino, "Sei come sempre proprio ancora una bambina, figlia mia!". Bello il giochino, ma quanto soffrire... Sbuffo come un treno a vapore, continuamente mi fermo per fare lunghi respiri. Fatica.
Difficile non barare: so quanto è più facile fare sforzi quando si vede la meta. A ogni tornante, ogni cambiamento di terreno (terriccio, roccette, erbe, piode) mi sembra di essere arrivata; invece uno scarponcino dopo l' altro. "Ora, pazienza! hai voluto fare come i bambini!"
Tredicesima Variazione: ce l' ho fatta, Scarponcino Destro tocca la pioda di vetta sulla quale è posata la grande croce! Secondo mezzo panino, finisco il tè, ammirando beata i 360 gradi della vista da quassù. Il lago, più che vederlo, lo si indovina, e niente Monte Rosa...ma in compenso: Pedùm! Gridoni! Faiè! Laurasca! e gli affascinanti Corni di Nibbio, stupendo pizzo ricamato dal Creatore.
Ah, i Corni, la so solo io, una cosa...magari...non sola...Un sogno da quando per la prima volta vidi...
"Zitta, bambina, non svelare il segreto..."
Quattordicesima Variazione: altro gioco da bambini, l' esatto opposto di quello di salita. Girarsi continuamente per salutare vetta e croce agitando la manina. Quanto le mamme lo conoscono bene, questo gioco! Dal balcone, guardar il loro cucciolo andare a scuola, giù in strada, che si allontana.
Ancora un ciao con la manina, mamma!
Ancora un ciao con la mano, cucciolo!
"Ancora un ciao, mamma! Quante volte mi voltavo, partendo, col groppo in gola, a farti ciao..."
Quindicesima Variazione: che goduria, questo sentiero che scende all' alpe Fornà! molto più alpino e aspro di quello di salita; poche catene, sistemate ad arte, proprio dove saranno utili in caso di ghiaccio o semplice umidità.
All' alpe, una quindicina di persone; oggi, c' era festa grande! Ah, per questo motivo faceva rotazioni senza sosta un elicottero!
"No, grazie, non rimango a cena da voi, anche se polenta e salame mi tentano...E non mi fermo a dormire, ho tante cose da fare a casa!"
Un uomo, più anziano, si preoccupa molto per la mia lunga discesa, quasi si arrabbia: "Guarda che non scendo a ricuperarti se ti succede qualcosa sul sentiero! Tra poco sarà buio, il terreno è brutto, sei sola..."
Ma non sono ancora le diciannove, ho buone gambe, ginocchia, occhi buoni, e ci saranno ancora tre ore di luce come minimo; e NON ho paura...
Vado! con la mia riserva di fresca acqua.
Diciottesima Variazione: non così lungo, arrivare giù; cammino veloce, allegra, nella mia felicità di solitaria.
Il sentiero è addossato alla parete rocciosa sulla sinistra, è stretto e a picco sul vuoto. Basta guardare dove si mettono i piedi: facile facile!
Ci sarà bosco, prato con la scivolosa paglia gialla, le piode ricoperte di vegetazione traditrice. Basta stare attenti: facile facile!
Monti. Cascine. Certe diroccate, altre riattate. Una, modesta, ha la porta aperta. Ma nessuno in giro, nessun rumore umano.
Ponte di legno, da attraversare, ignorando il sentiero pure lui marcato, che si diparte a destra.
Ventiduesima Variazione: l' Incontro.
Un frate vestito col saio e con il taglio dei capelli "alla San Francesco" si materializza sul sentiero, come uscito da un antica incisione. Ci salutiamo e iniziamo una lunga chiacchierata. Bello.
Gli offro la mia ultima pesca.
Mi promette preghiere.
Una grande è già stata esaudita proprio oggi: salire sulla Zeda da nord.
Ripetizione dell' Aria, senza le riprese:
ho incontrato cuori di sasso, ma non li ho fotografati.
Parte del mio cuore l' ho lasciato lassù accanto a te, Zeda.
Continuo a girarmi per farti ciao, fino a che il buio ti nasconde per la notte.
...Cuore...lassù...notte...Zeda...
Tourengänger:
micaela
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