Monte Bassetta
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Il Monte Bassetta, di per sé, non possiede alcuna attrattiva escursionistica a parte il grandioso panorama sulla Bassa Valtellina, l'ultimo bacino del lago di Como e l'intera Valchiavenna con i Piani di Spagna e la Riserva del Lago di Mezzola: e già questo non è poco. In più noi abbiamo deciso di sviluppare un buon dislivello partendo da Verceia e andando a percorrere sentieri poco frequentati e - in un tratto - nemmeno cartografati. La difficoltà indicata è riferita ad un solo breve segmento dove la traccia attraversa la nicchia di distacco (attiva) di una recente frana: non si arriva al I grado, ma gli appigli sono fortemente instabili e lo spostamento di una sola scheggia di roccia potrebbe innescare pericolosi movimenti. Per il resto, nulla di difficile (max T3), solo qualche tratto esposto con traccia molto inerbata.
Dal piccolo parcheggio in cima alle ultime case di Verceia, si imbocca subito il sentiero segnalato che si addentra nel bosco verso destra; dopo qualche curva fra i primi grossi castagni, la bella traccia si avvia ad entrare nella parte più bassa della Valle dei Ratti. Il lungo e ripido traverso consente di guadagnare rapidamente quota attraverso una scenografica faggeta: oltrepassata una galleria artificiale (riparo da continui franamenti soprastanti), si raggiunge un bivio ben segnalato. Continuando a sinistra si proseguirebbe per la Valle dei Ratti (Moledana, Frasnedo e rifugi); voltando invece a destra si prosegue la ripida salita fra i faggi e si raggiungono i ruderi dei Monti di Drogo: da qui si inizia un divertente saliscendi che - attraverso piccoli valloni e relative costolature boscose - permette di raggiungere il bellissimo e popoloso ripiano della Foppaccia. Appena oltre la prima baita si sale a sinistra andando a rientrare nel bosco (fitta abetaia), dove il sentiero è poco visibile nell'assente sottobosco: molto utili alcuni ben visibili segnavia a vernice gialla sui tronchi; la salita è facile ma molto ripida, quasi sulla linea di massima pendenza, e solo da ultimo, nei pressi del crinale, si spiana in un breve traverso. Usciti dalla vegetazione, ci si ritrova sulla dorsale che divide la Valchiavenna/Valle dei Ratti dalla Valtellina: è un ampio crestone a pascolo che culmina nel dosso erboso detto Monte Bassetta; poco a valle, sul versante valtellinese, in meravigliosa posizione panoramica, le baite dell'Alpe Bassetta. Si prosegue per cresta o nei suoi pressi fino a raggiungere la contenuta conca del Passo Culmine, crocevia di sentieri fra gli alpeggi. Lasciate a destra le tracce per i Prati Nestrelli e il Monte Brüsada, si continua lungo un traverso a mezzacosta che porta a rientrare verso la Valle dei Ratti; attualmente il percorso è molto ben segnalato, trovandosi a far parte del recentemente inaugurato "Sentiero W.Bonatti" (alta via che unisce il paese di Dubino - ultima residenza del grande scalatore - ai monti della Valmasino lungo percorsi tradizionali preesistenti). La salita è blanda fino al raggiungimento di una grossa croce di legno posta su di un costone erboso, poi inizia una veloce discesa fra le alte erbe fino al fondo della Val Codogno: senza raggiungere le baite dell'alpe, si abbandona il S.W.B. per scendere a sinistra in direzione della rimodernata Alpe Lavazzo: la meta è visibile, ma il sentiero è infido, poche tracce con sassi poco individuabili fra erbe e bassi cespugli. Raggiunte le abitazioni, si scende al gruppo più basso per individuare un sentiero dimenticato al di là di un ruscello: la traccia è globalmente sempre visibile, porta i segni di antica attiva frequentazione, ma attualmente versa in condizioni tali da richiedere particolare prudenza. Si tratta del tradizionale congiungimento fra la Foppaccia e la Val Codogno: è un lungo traverso che sfrutta cenge più o meno boscose, che vengono collegate fra loro - in presenza di interruzioni quali valloni o affioramenti rocciosi - da esili scalinate in delicata ascesa o discesa. Il punto chiave della traversata è il passaggio in salita diagonale destra di una frana attiva particolarmente pericolosa: è presente un sentierino ghiaioso spiovente, ma gli appigli sono costituiti da mobili rocce frantumate dal peso del pendio soprastante. Un bel bosco conduce fino ai prati della Foppaccia, proprio nei pressi del passaggio all'andata.
Si attraversa fra le numerose abitazioni fino a raggiungere la piccola chiesa; si prosegue poi lungo la pista forestale consortile per alcune centinaia di metri: vista la monotonia del percorso, è opportuno individuare il tracciato della vecchia mulattiera e utilizzarla come scorciatoia fra i tornanti della carrozzabile; il percorso è palesemente inutilizzato da qualche anno, ma la buona tecnica costruttiva originaria (muretti, scalinate, acciottolato) lo rende ancora ben percorribile. Raggiunte le costruzioni dei Crotti di Sceglio, in corrispondenza di un tornante asfaltato, si prosegue verso l'esterno della curva stessa (passaggio poco visibile), e in breve ci si ritrova sul sentiero fra i castagni, sul percorso di andata, a poca distanza dal punto di partenza.
Dal piccolo parcheggio in cima alle ultime case di Verceia, si imbocca subito il sentiero segnalato che si addentra nel bosco verso destra; dopo qualche curva fra i primi grossi castagni, la bella traccia si avvia ad entrare nella parte più bassa della Valle dei Ratti. Il lungo e ripido traverso consente di guadagnare rapidamente quota attraverso una scenografica faggeta: oltrepassata una galleria artificiale (riparo da continui franamenti soprastanti), si raggiunge un bivio ben segnalato. Continuando a sinistra si proseguirebbe per la Valle dei Ratti (Moledana, Frasnedo e rifugi); voltando invece a destra si prosegue la ripida salita fra i faggi e si raggiungono i ruderi dei Monti di Drogo: da qui si inizia un divertente saliscendi che - attraverso piccoli valloni e relative costolature boscose - permette di raggiungere il bellissimo e popoloso ripiano della Foppaccia. Appena oltre la prima baita si sale a sinistra andando a rientrare nel bosco (fitta abetaia), dove il sentiero è poco visibile nell'assente sottobosco: molto utili alcuni ben visibili segnavia a vernice gialla sui tronchi; la salita è facile ma molto ripida, quasi sulla linea di massima pendenza, e solo da ultimo, nei pressi del crinale, si spiana in un breve traverso. Usciti dalla vegetazione, ci si ritrova sulla dorsale che divide la Valchiavenna/Valle dei Ratti dalla Valtellina: è un ampio crestone a pascolo che culmina nel dosso erboso detto Monte Bassetta; poco a valle, sul versante valtellinese, in meravigliosa posizione panoramica, le baite dell'Alpe Bassetta. Si prosegue per cresta o nei suoi pressi fino a raggiungere la contenuta conca del Passo Culmine, crocevia di sentieri fra gli alpeggi. Lasciate a destra le tracce per i Prati Nestrelli e il Monte Brüsada, si continua lungo un traverso a mezzacosta che porta a rientrare verso la Valle dei Ratti; attualmente il percorso è molto ben segnalato, trovandosi a far parte del recentemente inaugurato "Sentiero W.Bonatti" (alta via che unisce il paese di Dubino - ultima residenza del grande scalatore - ai monti della Valmasino lungo percorsi tradizionali preesistenti). La salita è blanda fino al raggiungimento di una grossa croce di legno posta su di un costone erboso, poi inizia una veloce discesa fra le alte erbe fino al fondo della Val Codogno: senza raggiungere le baite dell'alpe, si abbandona il S.W.B. per scendere a sinistra in direzione della rimodernata Alpe Lavazzo: la meta è visibile, ma il sentiero è infido, poche tracce con sassi poco individuabili fra erbe e bassi cespugli. Raggiunte le abitazioni, si scende al gruppo più basso per individuare un sentiero dimenticato al di là di un ruscello: la traccia è globalmente sempre visibile, porta i segni di antica attiva frequentazione, ma attualmente versa in condizioni tali da richiedere particolare prudenza. Si tratta del tradizionale congiungimento fra la Foppaccia e la Val Codogno: è un lungo traverso che sfrutta cenge più o meno boscose, che vengono collegate fra loro - in presenza di interruzioni quali valloni o affioramenti rocciosi - da esili scalinate in delicata ascesa o discesa. Il punto chiave della traversata è il passaggio in salita diagonale destra di una frana attiva particolarmente pericolosa: è presente un sentierino ghiaioso spiovente, ma gli appigli sono costituiti da mobili rocce frantumate dal peso del pendio soprastante. Un bel bosco conduce fino ai prati della Foppaccia, proprio nei pressi del passaggio all'andata.
Si attraversa fra le numerose abitazioni fino a raggiungere la piccola chiesa; si prosegue poi lungo la pista forestale consortile per alcune centinaia di metri: vista la monotonia del percorso, è opportuno individuare il tracciato della vecchia mulattiera e utilizzarla come scorciatoia fra i tornanti della carrozzabile; il percorso è palesemente inutilizzato da qualche anno, ma la buona tecnica costruttiva originaria (muretti, scalinate, acciottolato) lo rende ancora ben percorribile. Raggiunte le costruzioni dei Crotti di Sceglio, in corrispondenza di un tornante asfaltato, si prosegue verso l'esterno della curva stessa (passaggio poco visibile), e in breve ci si ritrova sul sentiero fra i castagni, sul percorso di andata, a poca distanza dal punto di partenza.
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