Carecchio (1299 m)
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Escursione in Val Carecchio (una laterale della Val Verzasca) in un ambiente prevalentemente boschivo con pochi scorci panoramici. Scarse le emergenze paesaggistiche, fatta eccezione per alcune belle cascate del Riale di Carecchio.
Il toponimo Carecchio sta ad indicare la presenza di Carice (Carex), un genere di piante erbacee amanti in buona parte delle zone umide, che comprende da 1000 a 2000 specie.
Inizio dell’escursione: ore 8:00
Fine dell’escursione: ore 13:25
Pressione atmosferica, ore 9.00: 1019 hPa
Temperatura alla partenza: 18°C
Isoterma di 0°C, ore 9.00: 3500 m
Temperatura al rientro: 30°C
Velocità media del vento: 0 km/h
Sorgere del sole: 5.34
Tramonto del sole: 21.20
Alle 7:30 imbocco la strada della Val Verzasca, che nelle prime tratte offre un bel panorama sul Lago Maggiore, più in alto sulla diga di Vogorno, nota soprattutto per l’adrenalinico salto bungee jumping, il più alto del mondo con 220 m di caduta.
Poco dopo Lavertezzo, prima del Ponte dei Salti, svolto a destra seguendo il segnavia per Rancone. Il parcheggio di questa località è esaurito; sono costretto a ritornare più in basso, in prossimità di una cappella, dove posso parcheggiare.
L’escursione inizia alle 8:00 con una scalinata di un centinaio di metri che mi porta a Rancoi (620 m). Un bell’affresco del 1781 mi induce ad una prima sosta. Si tratta della Madonna di Re, secondo uno dei modelli diffusi nella seconda metà del Settecento con l’inferriata nello sfondo. La Madonna di Re non è venerata solo in Val Vigezzo, ma trova un posto rilevante anche nell’iconografia mariana nel Canton Ticino. È una Maria lactans con un ramoscello di rosa nella mano destra alzata, il Bambino poppante che sostiene un cartiglio con il motto “In gremio matris sedet sapienta patris”, arricchita del segno del “miracolo del sangue” con una ferita che sanguina sulla fronte della Vergine. È un affresco che si trova spesso sulle cappelle e sulle facciate delle case e delle stalle del Locarnese.
Mi prendo il tempo per osservare le case di pietra di questo agglomerato; alcune sono state riattate in tempi recenti, tuttavia non noto costruzioni insultanti.
Lascio le case alte di Rancoi, circondate dalle immancabili capre verzaschesi, e mi addentro nel fitto bosco su un versante assai ripido, in una zona denominata sulla carta topografica “Monde”. Il toponimo monda fa pensare ad una possibile azione di disboscamento per creare dei coltivi, che con il passare degli anni sono stati riconquistati dal bosco. La mulattiera sale molto dolcemente fino a circa 750 m di quota, quindi scende gradualmente, passando da due cappelle votive, fino al ponticello sul Riale Carecchio (674 m). Qui il torrente ha scavato un’impressionante forra che, fatte le debite proporzioni, mi ricorda il Canale di Corinto.
Continuo la passeggiata sul versante orografico destro della Val Carecchio seguendo i segnavia bianco-rossi. Alla sinistra della mulattiera ci sono di tanto in tanto delle deviazioni, prive comunque di scritte o segnavia, che indichino la destinazione. L’unico rumore è quello naturale emesso dal torrente, ricco di cascate e di acqua per lo scioglimento della neve in quota.
Dopo 1 h e 40 min di cammino sento odore di fumo; poco dopo arrivo all’Alpe Monte della Valle (995 m): sei o sette baite di pietra, una delle quali occupate da un alpigiano che sta lavorando con il decespugliatore. Il torrente qui forma una bellissima pozza verde smeraldo, con ai lati un’estesa roccia affiorante che degrada dolcemente verso il fiume: un invito ad un bagno rigenerante; è un luogo del quale ci si potrebbe innamorare immediatamente.
Resisto alla tentazione e continuo lungo il sentiero per l’Alpe Rognoi.
Riale di Carecchio
Pochi minuti dopo il Riale Carecchio regala ai viandanti la visione di una splendida cascata, forse la più bella di tutta la valle. Risulta purtroppo difficile fotografarla a causa dei versanti molto scoscesi e impervi.
Finalmente il bosco si dirada creando un ampio alpeggio, parzialmente riconquistato dalle betulle e dai larici. Il caldo si fa sentire; sento purtroppo anche un intenso odore che invade tutto il pascolo. Per la prima volta nella vita capisco veramente il significato del detto “puzzare come una carogna”. Trovo i resti in putrefazione, più o meno avanzata, di quattro o cinque pecore. Quelle vive si rifugiano in anfratti e buche sotterranee, in prossimità della baita dell’Alpe Carecchio (1299 m). Questo odore rimarrà impresso nel mio bulbo olfattivo per parecchio tempo…
Lancio uno sguardo in direzione sud, verso la corona terminale della valle, delimitata dai contrafforti del Pizzo Vogorno e del Poncione di Piotta. Decido di non andare oltre, il paesaggio non mi attira particolarmente.
Ritorno a valle seguendo lo stesso percorso di salita, maturando l’idea di un bagno nelle gelide acque della Verzasca, sotto il Ponte dei Salti a Lavertezzo.
La camminata in Val Carecchio non mi ha particolarmente entusiasmato. Belle cascate, alcune caratteristiche baite di pietra, un paio di cappelle, ma scarso panorama e soprattutto una sensazione di progressivo abbandono degli alpeggi.
Tempo di salita: 2:40 h
Tempo totale: 5 h 25 min
Tempi parziali
Parcheggio sotto Rancone (585 m) – Ponte sul Riale di Carecchio (674 m): 40 min
Ponte sul Riale di Carecchio (674 m) – Carecchio (1299 m): 2 h
Dislivello in salita: 832 m
Sviluppo complessivo: 13,1 km
Difficoltà: T2+
Coordinate Carecchio: 712'649 / 123'745
Copertura della rete cellulare: assente nella Valle Carecchio

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