Pizzo di Gino....... Si, ma chi l'ha visto?
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Dopo anni che, dalle varie cime e dai luoghi panoramici raggiunti, vediamo all’orizzonte la sagoma di questa montagna, da tutti menzionata anche per il suo meraviglioso punto di osservazione, finalmente decidiamo di salirla.
Chissà perché ci eravamo fatti l’idea che fosse pure una cima difficile da raggiungere e così rassicurati sul percorso da seguire (grazie alla puntuale relazione del gruppo GiRovagando) e sulle condizioni del terreno ormai privo di neve (grazie alla recente “conquista” della coppia Angelo & Ele) partiamo decisi a colmare questa lacuna. Siamo però solo io e Danilo; Sergio ancora passa…..
Lasciata l’auto quasi al termine del bosco di larici, poco prima di arrivare alle caratteristiche abitazioni in località Tecchio, alle 8.40 ci incamminiamo.
Lungo il trasferimento in auto avevamo trovato qualche residuo piovasco ma le previsioni meteo assicurano un netto miglioramento nel corso della giornata; infatti qui il terreno è asciutto e fa caldo ma si percepisce anche molta umidità tanto che si inizia a sudare già dopo pochi minuti di cammino.
Il percorso è molto semplice. Si procede lungo una ripida strada che è asfaltata sino ad una quota di circa 1.500 metri per poi proseguire su ampio sterrato.
Si guadagna velocemente quota tanto che in poco più di 40 minuti raggiungiamo il bivio (quota mt 1.690) che riporta le indicazioni per l’Alpe Vacchera e, in alternativa, il vicino rifugio Croce di Campo.
Noi continuiamo, sempre sulla comoda sterrata, ora con pendenze meno accentuate, fino ad arrivare all’Alpe Vacchera alle 9.50. Sostiamo qualche minuto a rinfrescarci alla fontana di acqua fresca (unica trovata oggi lungo il percorso) mentre l’alpe è già popolata dalle capre e sono in corso i preparativi per la prossima stagione estiva; davanti a noi il versante della montagna che ci apprestiamo a risalire è però in gran parte ricoperto da nubi, non si preannuncia una gran visuale.
Passando dietro l’alpe procediamo sul sentiero basso che su qualche masso riporta l’indicazione “delle trincee”; il tracciato è facilmente individuabile ed è ben bollato con vernice bianco-rossa.
Si avanza con moderata pendenza sino ad una altitudine di circa 1.870 metri quando nei pressi di alcune trincee della linea Cadorna – sono le 10.15 – lasciamo il sentiero che procede lungo il traverso, in direzione ovest, per imboccare la traccia che sale più ripida.
Poco oltre la pendenza diminuisce e si prosegue, sempre in direzione ovest, sino ad arrivare ad un altro bivio (indicazioni riportate su un sasso) a quota 1.970 metri; sono le 10.30 e ci fermiamo qualche minuto a riprendere fiato.
Ora non ci resta che seguire il tratto in cresta che sale lungo la spalla erbosa occidentale della montagna; ben distanziati si possono facilmente individuare alcuni bolli che sono verniciati sui sassi. Della vetta, per ora, nessun avvistamento in quanto siamo immersi nella spessa coltre di nubi che avvolgono la zona.
Quasi in cima al pendio erboso incontriamo un nutrito gruppo di pecore che qui soggiornano; superato un ultimo tratto tra le rocce, da percorrere con un po’ di circospezione, finalmente tra le nuvole si riesce ad individuare la croce sommitale.
Arriviamo in vetta alle 11.15 dopo 2 ore di marcia, 35 minuti di sosta ed aver percorso 6,2 km.
Siamo completamente immersi nelle nubi che purtroppo non ne vogliono sapere di andarsene; la cima, spesso riconosciuta e tanto decantata nelle nostre escursioni in zona, l’abbiamo raggiunta ma per assurdo non ci consente di ricambiare lo sguardo su tutto ciò che la circonda. Vi è inoltre da sottolineare che lo sterrato attorno alla croce di vetta è completamente ricoperto da escrementi degli ovini che pascolano in zona.
Scambiamo qualche opinione con un signore che è salito dalla cresta est praticamente di corsa, accompagnato da due fedeli cani; dopo qualche minuto riparte scendendo il versante opposto, sempre di corsa……complimenti!!!
Stante le condizioni meteo abbandoniamo ben presto l’idea di compiere un giro ad anello, affrontando quella che tra le nubi sembra la ripida e rocciosa cresta est, per poi raggiungere la cima Pianchette.
Ci rimettiamo in cammino alle 11.50 scendendo lungo il percorso seguito per la salita. Appena ripartiti incrociamo tre escursionisti che salgono di buon passo verso la cima passando poco sotto la cresta, lungo il versante esposto a nord della montagna; dalle relazioni già qui pubblicate, scopro che si tratta di Lucalore e dei suoi amici.
In poco più di mezz’ora siamo al bivio dove termina la cresta erbosa e da qui scendiamo, lungo il sentiero che passa dalle trincee, all’Alpe Vacchera dove arriviamo alle 12.50; sostiamo qualche minuto alla fontana d’acqua.
Anziché riprendere l’ampia sterrata seguiamo una debole traccia che passa, tra rododendri prossimi alla fioritura e mirtilli, lungo un traverso sopra la strada.
Alle 13.15 raggiungiamo il sentiero bollato che in salita passa dalla Costa Borgiola prima di arrivare alla Cima Pianchette. La copertura nuvolosa vicino alle alture sembra aumentare e quindi decidiamo di scendere al vicino rifugio Croce di Campo che raggiungiamo in 10 minuti dopo essere anche riusciti a vedere di sfuggita un giovane capriolo che però non siamo riusciti a fotografare.
Pranziamo con i nostri viveri nei pressi del rifugio, non avendo previsto fosse già aperto, e alle 14 riprendiamo il cammino per scendere a Tecchio.
Alle nostre spalle, vicino alle montagne, i nuvoloni diventano sempre più minacciosi mentre la vallata davanti è proprio ben soleggiata e, rispetto al mattino, la foschia si è di molto diradata. Alle 14.45 raggiungiamo il bosco di larici dove avevamo lasciato la nostra auto.
Peccato, abbiamo finalmente raggiunto una delle cime che da tempo, più di ogni altra, avevamo messo nei nostri programmi e non siamo stati ripagati con la possibilità di ammirare il panorama circostante. Non siamo però stati gli unici; la relazione che ci ha di fatto guidato, quella del gruppo “GiRovagando”, narrava dello stesso inconveniente. Sarà forse stata anche l’assenza di Sergio che, informato del nostro proposito, avrà fatto qualche rito propiziatorio…..lui dice di no, mah…..
Forse questo è il pegno che bisogna pagare al tanto declamato “Gino” che, ammirato da tutte le parti, una volta salito non è molto disposto a ricambiare gli sguardi verso le altre mete…….ma noi ci ritorneremo, caro il nostro “Gino”.
Dati complessivi:
Km percorsi: 12,9;
Tempo marcia: 3h55m;
Tempo sosta: 2h10m;
Ascesa: mt. 1.000 circa;
Velocità media in marcia: 3,3 km/h;
Velocità media totale: 2,1 km/h.
Chissà perché ci eravamo fatti l’idea che fosse pure una cima difficile da raggiungere e così rassicurati sul percorso da seguire (grazie alla puntuale relazione del gruppo GiRovagando) e sulle condizioni del terreno ormai privo di neve (grazie alla recente “conquista” della coppia Angelo & Ele) partiamo decisi a colmare questa lacuna. Siamo però solo io e Danilo; Sergio ancora passa…..
Lasciata l’auto quasi al termine del bosco di larici, poco prima di arrivare alle caratteristiche abitazioni in località Tecchio, alle 8.40 ci incamminiamo.
Lungo il trasferimento in auto avevamo trovato qualche residuo piovasco ma le previsioni meteo assicurano un netto miglioramento nel corso della giornata; infatti qui il terreno è asciutto e fa caldo ma si percepisce anche molta umidità tanto che si inizia a sudare già dopo pochi minuti di cammino.
Il percorso è molto semplice. Si procede lungo una ripida strada che è asfaltata sino ad una quota di circa 1.500 metri per poi proseguire su ampio sterrato.
Si guadagna velocemente quota tanto che in poco più di 40 minuti raggiungiamo il bivio (quota mt 1.690) che riporta le indicazioni per l’Alpe Vacchera e, in alternativa, il vicino rifugio Croce di Campo.
Noi continuiamo, sempre sulla comoda sterrata, ora con pendenze meno accentuate, fino ad arrivare all’Alpe Vacchera alle 9.50. Sostiamo qualche minuto a rinfrescarci alla fontana di acqua fresca (unica trovata oggi lungo il percorso) mentre l’alpe è già popolata dalle capre e sono in corso i preparativi per la prossima stagione estiva; davanti a noi il versante della montagna che ci apprestiamo a risalire è però in gran parte ricoperto da nubi, non si preannuncia una gran visuale.
Passando dietro l’alpe procediamo sul sentiero basso che su qualche masso riporta l’indicazione “delle trincee”; il tracciato è facilmente individuabile ed è ben bollato con vernice bianco-rossa.
Si avanza con moderata pendenza sino ad una altitudine di circa 1.870 metri quando nei pressi di alcune trincee della linea Cadorna – sono le 10.15 – lasciamo il sentiero che procede lungo il traverso, in direzione ovest, per imboccare la traccia che sale più ripida.
Poco oltre la pendenza diminuisce e si prosegue, sempre in direzione ovest, sino ad arrivare ad un altro bivio (indicazioni riportate su un sasso) a quota 1.970 metri; sono le 10.30 e ci fermiamo qualche minuto a riprendere fiato.
Ora non ci resta che seguire il tratto in cresta che sale lungo la spalla erbosa occidentale della montagna; ben distanziati si possono facilmente individuare alcuni bolli che sono verniciati sui sassi. Della vetta, per ora, nessun avvistamento in quanto siamo immersi nella spessa coltre di nubi che avvolgono la zona.
Quasi in cima al pendio erboso incontriamo un nutrito gruppo di pecore che qui soggiornano; superato un ultimo tratto tra le rocce, da percorrere con un po’ di circospezione, finalmente tra le nuvole si riesce ad individuare la croce sommitale.
Arriviamo in vetta alle 11.15 dopo 2 ore di marcia, 35 minuti di sosta ed aver percorso 6,2 km.
Siamo completamente immersi nelle nubi che purtroppo non ne vogliono sapere di andarsene; la cima, spesso riconosciuta e tanto decantata nelle nostre escursioni in zona, l’abbiamo raggiunta ma per assurdo non ci consente di ricambiare lo sguardo su tutto ciò che la circonda. Vi è inoltre da sottolineare che lo sterrato attorno alla croce di vetta è completamente ricoperto da escrementi degli ovini che pascolano in zona.
Scambiamo qualche opinione con un signore che è salito dalla cresta est praticamente di corsa, accompagnato da due fedeli cani; dopo qualche minuto riparte scendendo il versante opposto, sempre di corsa……complimenti!!!
Stante le condizioni meteo abbandoniamo ben presto l’idea di compiere un giro ad anello, affrontando quella che tra le nubi sembra la ripida e rocciosa cresta est, per poi raggiungere la cima Pianchette.
Ci rimettiamo in cammino alle 11.50 scendendo lungo il percorso seguito per la salita. Appena ripartiti incrociamo tre escursionisti che salgono di buon passo verso la cima passando poco sotto la cresta, lungo il versante esposto a nord della montagna; dalle relazioni già qui pubblicate, scopro che si tratta di Lucalore e dei suoi amici.
In poco più di mezz’ora siamo al bivio dove termina la cresta erbosa e da qui scendiamo, lungo il sentiero che passa dalle trincee, all’Alpe Vacchera dove arriviamo alle 12.50; sostiamo qualche minuto alla fontana d’acqua.
Anziché riprendere l’ampia sterrata seguiamo una debole traccia che passa, tra rododendri prossimi alla fioritura e mirtilli, lungo un traverso sopra la strada.
Alle 13.15 raggiungiamo il sentiero bollato che in salita passa dalla Costa Borgiola prima di arrivare alla Cima Pianchette. La copertura nuvolosa vicino alle alture sembra aumentare e quindi decidiamo di scendere al vicino rifugio Croce di Campo che raggiungiamo in 10 minuti dopo essere anche riusciti a vedere di sfuggita un giovane capriolo che però non siamo riusciti a fotografare.
Pranziamo con i nostri viveri nei pressi del rifugio, non avendo previsto fosse già aperto, e alle 14 riprendiamo il cammino per scendere a Tecchio.
Alle nostre spalle, vicino alle montagne, i nuvoloni diventano sempre più minacciosi mentre la vallata davanti è proprio ben soleggiata e, rispetto al mattino, la foschia si è di molto diradata. Alle 14.45 raggiungiamo il bosco di larici dove avevamo lasciato la nostra auto.
Peccato, abbiamo finalmente raggiunto una delle cime che da tempo, più di ogni altra, avevamo messo nei nostri programmi e non siamo stati ripagati con la possibilità di ammirare il panorama circostante. Non siamo però stati gli unici; la relazione che ci ha di fatto guidato, quella del gruppo “GiRovagando”, narrava dello stesso inconveniente. Sarà forse stata anche l’assenza di Sergio che, informato del nostro proposito, avrà fatto qualche rito propiziatorio…..lui dice di no, mah…..
Forse questo è il pegno che bisogna pagare al tanto declamato “Gino” che, ammirato da tutte le parti, una volta salito non è molto disposto a ricambiare gli sguardi verso le altre mete…….ma noi ci ritorneremo, caro il nostro “Gino”.
Dati complessivi:
Km percorsi: 12,9;
Tempo marcia: 3h55m;
Tempo sosta: 2h10m;
Ascesa: mt. 1.000 circa;
Velocità media in marcia: 3,3 km/h;
Velocità media totale: 2,1 km/h.
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