Nebbioso Barone
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Salire una delle cime più panoramiche delle Alpi in un giorno assai nebbioso può sembrare un controsenso e in effetti è un'occasione mancata, tuttavia la gita di oggi al monte Barone è stata molto affascinante. Forse il silenzio amplificato dalle nuvole, forse quella paura atavica del non vedere la meta o forse il ricordo della salita al Gradiccioli, qualche anno fa, nelle stesse, intriganti condizioni: queste le ragioni della (ennesima) unconventionally gioia infinita provata oggi.
Ho scelto l'itinerario classico e forse più battuto: lasciata l'auto nei pressi della chiesetta delle Piane, mi sono addentrato nel sentiero segnalato G1 che con un traverso porta a superare il rio Cavalellero, quindi supera un costone e all'altezza della casa della Forestale "Ciota" interseca il sentiero G8 a destra. Da qui, un ulteriore, lungo traverso conduce alla testata della valle in uno splendido scenario verdeggiante ricchissimo di acqua. Qualche apertura consente la vista del rifugio alle pendici del monte Barone e il monte stesso, ma poi le nuvole diventano padrone e da qui in poi non vedrò più niente. Intanto supero un tratto roccioso denominato "Scarpia" e attrezzato con corde fisse che tuttavia servono unicamente per fare meno fatica perché di pericoli non ve ne sono, nemmeno in condizioni di bagnato.
Dopo una breve sosta al rifugio ancora addormentato, sempre su ottime ed abbondanti segnalazioni mi avvio verso la cima. La traccia volge a destra, supera uno spiazzo per l'atterraggio degli elicotteri e risale un vallone erboso sino ad uscire ad un'ampia sella dove giro a sinistra e mi ritrovo sulla larga cresta che, velocemente perché ripida, guadagna quota e conduce in vetta. Mi sono accorto di essere arrivato quando sono stato a pochi metri dalla croce che occupa la cima, unitamente a un pannello eplicativo di tutte le cime visibili (sigh) e una stele commemorativa.
Dalla partenza all'arrivo in due ore e mezza, per me un buon tempo.
Scendo con cautela a causa di tratti molto bagnati e scivolosi e riguadagno il rifugio dove è indicata una variante di discesa che decido di intraprendere. Questa via traversa dal lato opposto dell'andata e poi scende veloce verso il bivacco Spelonca, adagiato sotto uno sperone di roccia. Sono presenti anche un capanno degli attrezzi e un arrivo della teleferica. Capisco che ci sono lavori in corso, ma non ne comprendo le ragioni.
Sempre in decisa discesa, la via si addentra ora in un magnifico bosco sino al fondo di un vallone dove è evidente che, per guadagnare la prossima tappa occorrerà tornare a salire. Mi rendo conto che questa variante di ritorno è più lunga della via di andata e costringe a vari saliscendi. Se si ha fretta, conviene dunque non passare d qui ma se il tempo c'è, è fortemente raccomandabile per la varietà di ambienti che attraversa e per la possibilità che dona di avere uno sguardo d'insieme della valle, specie a chi, come me, è neofito del luogo. C'è poi lo stupefacente intervento dell'uomo, mai invasivo ma sempre funzionale all'escursionista: sentieri ben tenuti, scalinate di pietra, segnavia ovunque invitano costantemente a prolungare il cammino.
Alla fine della risalita mi trovo alla forcola Foscale dove risiede una cappellina. Il luogo è ameno ed inviterebbe ad una sosta se non fosse per gli invadentissimi mosquitos che si infilano negli occhi, nelle orecchie e in bocca. Seguendo i bolli gialli della variante, scendo pertanto verso le Piane. Adesso la via corre tra le selci e le betulle e scende con ripidi tornanti sino a giungere alla strada carrozzabile dove l'auto mi attende da sei ore abbondanti.
La trama dei sentieri di questa area è veramente fitta e consente di inventare diversi circuiti a piacere. Uno dei più interessanti che mi ripropongo di calcare in una prossima visita è una ulteriore variante di discesa con il sentiero G7 dal rifugio detto "delle bocchette" (a quanto pare impegnativo) che conduce alla località a monte delle Piane (Noveis) per poi giungervi con il sentiero G4 o con due chilometri di carrozzabile.
I tempi sono comprensivi di circa un'ora di pausa e di una discesa a passo molto tranquillo.
Il dislivello tiene conto di circa cento metri di risalita alla cappella Foscale.
Sviluppo: 13 km circa; SE: 24 km circa.
Ho scelto l'itinerario classico e forse più battuto: lasciata l'auto nei pressi della chiesetta delle Piane, mi sono addentrato nel sentiero segnalato G1 che con un traverso porta a superare il rio Cavalellero, quindi supera un costone e all'altezza della casa della Forestale "Ciota" interseca il sentiero G8 a destra. Da qui, un ulteriore, lungo traverso conduce alla testata della valle in uno splendido scenario verdeggiante ricchissimo di acqua. Qualche apertura consente la vista del rifugio alle pendici del monte Barone e il monte stesso, ma poi le nuvole diventano padrone e da qui in poi non vedrò più niente. Intanto supero un tratto roccioso denominato "Scarpia" e attrezzato con corde fisse che tuttavia servono unicamente per fare meno fatica perché di pericoli non ve ne sono, nemmeno in condizioni di bagnato.
Dopo una breve sosta al rifugio ancora addormentato, sempre su ottime ed abbondanti segnalazioni mi avvio verso la cima. La traccia volge a destra, supera uno spiazzo per l'atterraggio degli elicotteri e risale un vallone erboso sino ad uscire ad un'ampia sella dove giro a sinistra e mi ritrovo sulla larga cresta che, velocemente perché ripida, guadagna quota e conduce in vetta. Mi sono accorto di essere arrivato quando sono stato a pochi metri dalla croce che occupa la cima, unitamente a un pannello eplicativo di tutte le cime visibili (sigh) e una stele commemorativa.
Dalla partenza all'arrivo in due ore e mezza, per me un buon tempo.
Scendo con cautela a causa di tratti molto bagnati e scivolosi e riguadagno il rifugio dove è indicata una variante di discesa che decido di intraprendere. Questa via traversa dal lato opposto dell'andata e poi scende veloce verso il bivacco Spelonca, adagiato sotto uno sperone di roccia. Sono presenti anche un capanno degli attrezzi e un arrivo della teleferica. Capisco che ci sono lavori in corso, ma non ne comprendo le ragioni.
Sempre in decisa discesa, la via si addentra ora in un magnifico bosco sino al fondo di un vallone dove è evidente che, per guadagnare la prossima tappa occorrerà tornare a salire. Mi rendo conto che questa variante di ritorno è più lunga della via di andata e costringe a vari saliscendi. Se si ha fretta, conviene dunque non passare d qui ma se il tempo c'è, è fortemente raccomandabile per la varietà di ambienti che attraversa e per la possibilità che dona di avere uno sguardo d'insieme della valle, specie a chi, come me, è neofito del luogo. C'è poi lo stupefacente intervento dell'uomo, mai invasivo ma sempre funzionale all'escursionista: sentieri ben tenuti, scalinate di pietra, segnavia ovunque invitano costantemente a prolungare il cammino.
Alla fine della risalita mi trovo alla forcola Foscale dove risiede una cappellina. Il luogo è ameno ed inviterebbe ad una sosta se non fosse per gli invadentissimi mosquitos che si infilano negli occhi, nelle orecchie e in bocca. Seguendo i bolli gialli della variante, scendo pertanto verso le Piane. Adesso la via corre tra le selci e le betulle e scende con ripidi tornanti sino a giungere alla strada carrozzabile dove l'auto mi attende da sei ore abbondanti.
La trama dei sentieri di questa area è veramente fitta e consente di inventare diversi circuiti a piacere. Uno dei più interessanti che mi ripropongo di calcare in una prossima visita è una ulteriore variante di discesa con il sentiero G7 dal rifugio detto "delle bocchette" (a quanto pare impegnativo) che conduce alla località a monte delle Piane (Noveis) per poi giungervi con il sentiero G4 o con due chilometri di carrozzabile.
I tempi sono comprensivi di circa un'ora di pausa e di una discesa a passo molto tranquillo.
Il dislivello tiene conto di circa cento metri di risalita alla cappella Foscale.
Sviluppo: 13 km circa; SE: 24 km circa.
Tourengänger:
rochi
Communities: Hikr in italiano
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