Pizzo Garzeto 2088 m
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Le sorprese trovate a volte nella bassa Valcamonica possono essere, almeno per noi, poco gradite. E’ capitato altre volte che al posto di sentieri abbiamo trovato mulattiere e ancora sarebbe andata bene, sterrate un po’ meno bene ma chiudiamo un occhio, ma il peggio sono state le strade cementate e sempre di un ripido da rasentare l’assurdo!
Scartiamo quindi la salita al Pizzo passando dal Bivacco Adamone, letta la descrizione, scartato l’itinerario!
Ne troviamo un altro che sembra più appetibile che parte da Berzo Demo, speriamo in bene! L’unica info che abbiamo è un giro ad anello di 7 ore che esclude però la cima cosa che noi invece vorremmo fare.
Lasciamo l’auto nei pressi della Chiesetta di San Zenone. I bolli subito presenti ci conducono in un fitto bosco. Su sentiero con pendenze moderate e poi brevemente su sterrata raggiungiamo l’Alpe Fratte. Probabilmente il sentiero non arriva qua ma passa più sotto. La sterrata ci ha ingannato ma poco male. Accanto alla casa un largo sentiero entra nel bosco, diventando poco dopo un sentierino ben percorribile, passa un ponticello, una delle tante miniere dalla zona penso, un traliccio e si riattacca al sentiero ufficiale. Senza alcun problema raggiungiamo quindi la malga/rifugio Tambione, anch’essa servita da una strada. Non essendoci indicazioni per il Pizzo Garzeto guardiamo la carta, sembra che dobbiamo proseguire lungo la strada, al bivio tenere la sx e nei pressi di alcune baite si dovrebbe staccare il sentiero…sbagliato!!!! Giunti al bivio quindi andiamo a sx e cominciamo a scendere, raggiungiamo le baite ma di sentieri neanche l’ombra a parte una traccia ma senza alcuna indicazione. Continuiamo a scendere fino a incontrare un local cui chiediamo info. Al bivio dovevamo andare a dx e raggiungere la Malga Piana di Paghera, ma la carta? Sbagliata!!!! E non è una Kompass questa volta!!! Ci suggerisce, per far prima, di prendere la traccia incontrata prima. La traccia sale ripida e si perde quasi subito ma avendo capito dove si trova la malga riusciamo a raggiungerla velocemente. Ritroviamo la sterrata e i bolli. Li seguiamo in salita e a breve la strada diventa sentiero. Saliamo a tornantini e raggiungiamo il Bivacco Elto nella realtà o Garzeto sulla carta! Per usufruire di questo bivacco bisogna proprio essere nelle canne!!!!
Continuiamo in dolce salita, la calma prima della tempesta…quando siamo sotto la verticale della croce cominciamo a salire in verticale, un muro, per altro scivoloso perché la neve non deve essersene andata da molto!
Quasi sotto la cima un infido traverso per via dell’erba scivolosa ci porta sull’altra dorsale, ancora ripidamente raggiungiamo le roccette terminali che un’inutile catena aiuta a superare! La catena sarebbe più utile per salire il muro d’erba!
Pensando alle 4,30 h indicate alla malga Tambione necessarie per completare l’anello escludiamo la prosecuzione lungo la cresta. Viste poi le condizioni dei sentieri e le scarse indicazioni…
Torniamo per un veloce pranzo alla malga Piana di Paghera. Una rilettura dello stampato che avevamo e uno sguardo alla cartina, errata, ci fa capire poco. Sembra che dobbiamo risalire come abbiamo fatto prima e quando la sterrata termina dovrebbe iniziare il sentiero che ci interessa…ma se arriviamo da lì…quando la strada è terminata è cominciato il sentiero per il Garzeto, dove diamine sarebbe l’altro!!!!
Ritorniamo lo stesso indietro e proprio dietro la malga, la sterrata più evidente continua bollata per il Garzeto, una traccia inerbata volta a dx. Nessuna indicazione se non che poco dopo diventa sterrata e appare un vecchio bollo. Speriamo in bene, comincia a farsi un po’ tardi! Seguiamo la sterrata e poco dopo un vecchissimo bollo sembra dirci che dobbiamo abbandonarla e scendere nel fitto bosco, sentieri zero ma c’è un bollo su un albero più in basso, diamo uno sguardo avanti ma non ci sono segni per cui scendiamo e troviamo un miserissimo sentiero che anche le capre snobbano che tra sali e scendi segue i numerosi intagli dei torrenti. Attenzione perché è veramente molto stretto e anche se nel bosco abbastanza esposto. Poco dopo i resti della malga Plaberta, visibile poco sotto il sentiero nell’unico punto aperto del fitto bosco, il sentiero e i bolli si perdono. Qui i danni dell’inverno 2014 sono ancora più evidenti. Girovaghiamo un poco dopo di che notiamo un bollo qualche metro sotto di noi nascosto nella boscaglia. Il bosco è veramente molto fitto. Da qui in avanti nonostante la traccia sia sempre lieve non abbiamo altri problemi. Il suono dei campanacci delle mucche vengono accolti con gioia. Mucche = prato e poiché non sono ancora state portate in malga = paese. La traccia diventa un ampio sentiero che ripidamente arriva alla centrale dell’Enel di Paisco. A questo punto ci aspetterebbero altre 2 ore per chiudere l’anello come avevamo in mente, ma si sta facendo tardi e il pensiero di dover ravanare per altre due ore nel bosco non mi attira per nulla. Controlliamo la cartina e vediamo che da Paisco ci sono due sentieri che dal nome promettono bene “Sentiero della Castagna” e “Via Verde”, ci danno l’idea di sentieri comodi…Marco&Marco non obiettano, penso che anche loro abbiano le palle piene di questa discesa! Tra l’altro siamo senz’acqua e in paese una fontana non dovrebbe mancare.
Raggiungiamo Paisco, troviamo l’acqua, attraversiamo il paese e al cartello “Sentiero della castagna” con tanto di disegno del nonno con bambino svoltiamo a dx, strada chiusa per lavori…benone! Se dobbiamo tornare a Berzo Demo sulla strada siamo a posto! Per fortuna poco dopo il cartello Paisco, poco sotto vediamo un’area attrezzata e il sentiero della castagna. La raggiungiamo facilmente, e comodamente scendiamo a Forno Allione dove dopo aver attraversato il passaggio a livello troviamo le indicazioni per la Via Verde. Un poco strada, un poco sterrata che in circa 20/30 min arriviamo alla Chiesetta di San Zenone.
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