Monte Lesima (m.1724 - Appennino pavese)
|
||||||||||||||||||||||||
![]() |
![]() |
Pur avendo abitato a lungo nell'Oltrepo Pavese non ne avevo salito la cima massima, il Monte Lesima. L'Oltrepo Pavese è un Triangolo Lariano rovesciato dove le montagne sono anche qualche metro più alte ma infinitamente meno frequentate, un pò perché l'area metropolitana ha le Prealpi sulla porta di casa e un pò perché non sono abbastanza apprezzate dai locali. Non che qui non si faccia sport, per esempio le società ciclistiche per giovani e meno giovani sono molto diffuse, è proprio la montagna che non è nel "nostro" DNA, tranne qualche eccezione.
Arrivato al Passo del Brallo le nuvole scure che coprivano la bassa e media Valle Staffora hanno lasciato il posto a un tiepido Sole. Sorpresa: rispetto ai "miei tempi", ormai un quarto di secolo fa, qualche sentiero è numerato e segnato in bianco-rosso.
Parcheggio di fronte al rifugio Nassano (m.1379) e salgo alla Cima Colletta (m.1494) per prati senza sentiero avendo sulla destra uno skylift. Sulla cima intercetto il sentiero 101 proveniente dal Passo del Brallo e chiamato anche "Via Longa". Si può salire anche partendo dal Brallo, come dirò più avanti. Poco più a nord si eleva il Monte Penice con il suo ripetitore che per tanti anni ha consentito a noi dell'Oltrepò di vedere la TV Svizzera.
Mi dirigo verso sud in direzione del Lesima: il sentiero segue il crinale con blandi saliscendi, tra le valli Staffora e Trebbia, al confine tra le province di Pavia e Piacenza e non distante da Liguria e Piemonte. Poi in corrispondenza del Passo La Colla (m.1358) si avvicina una prima volta alla strada per il Passo del Giovà, scavalca i piccoli monti La Colla (m.1438) e Terme (m.1489) e scende nuovamente alla strada quasi deserta al Passo della Ritorta (m.1448), zona di bivi.
Qui lascio a destra la "Via Longa", tratto della più lunga "Via del Sale" che collega l'Oltrepò al Mare e lascio a sinistra la sterrata che utilizzerò al ritorno. Prendo il sentiero, segnato sempre con 101 e dal cartello "Anello M.Lesima", che sale decisamente al Monte Tartago (m.1688), una specie di anticima del Lesima, con un ultimo tratto più ripido. Dopo una leggera discesa il sentiero confluisce nella stradina di servizio al radar del Lesima, lungo la quale si raggiunge la vetta, dove oltre al radar dell'aereonautica c'è una enorme croce.
I panorami sono tipicamente appenninici: crinali dolci e boscosi ma anche strette valli a "V" e piccoli centri abitati. Dopo essere salito da nord-ovest scendo sul crinale sud-est e poi est, lungo una stradina sassosa tagliata da scorciatoie. Sulla sinistra compare la paretina est del Monte Lesima, caratterizzata da affioramenti di rocce stratificate, invece che dai più comuni versanti erbosi.
Più in basso la stradina diventa sentiero, avendo di fronte il Monte Alfeo, e confluisce in un'altra stradina che si segue a sinistra. Dopo un tratto pianeggiante c'è un bivio: scendere a sinistra (il segnale bianco-rosso si trova su un alberello 30 metri più avanti). Dopo una breve discesa c'è un altro bivio: tenere la destra seguendo il cartello "Zerba". Si attraversa un prato oltre il quale ricompaiono sentiero e segnali. IL sentiero, ormai largo, conduce alla stretta strada asfaltata Prodongo-Zerba che a sinistra porta al Piano di Cavanna (m.1360) nella cui area pic-nic incontro le uniche 4 persone dell'itinerario.
Sempre lungo la stradina scendo al complesso turistico di Prodongo (albergo, agriturismo e qualche villetta) a 1192 metri, da dove una sterrata sempre segnata in bianco-rosso sale al Passo della Ritorta dove chiudo l'anello del Lesima. Da qui con circa 2 km di strada asfaltata noiosa ma comunque deserta, che costeggia in basso il crinale percorso all'andata, torno al rifugio Nassano dove chiudo "l'otto". Naturalmente si può tornare anche per il sentiero di crinale senza fare l'anello evitando quindi quasi tutte le stradine. Esploro poi i dintorni del rifugio e le varianti al mio itinerario. E naturalmente mi prometto di tornare con la neve.
Volendo partire a piedi dal Passo del Brallo (m.961) si seguono le indicazioni "101 / Via Longa / rif.Nassano" direttamente dal passo oppure 500 metri dopo, lungo la strada per Bocco/rif.Nassano. Raggiunta la frazione Bocco si continua sul sentiero 101 nel bosco. In corrispondenza di un evidente segnale "101" su un albero, circa a quota 1400, il sentiero svolta a destra e attraversa il bosco quasi pianeggiante. Dopo 5 minuti sulla sinistra una vaga traccia sale dritta e ripida tra gli alberi, esce dal bosco e diventa il sentierino che ho incrociato su Cima Colletta collegandosi al mio itinerario. Proseguendo invece sul sentiero segnato, dopo altri 5 minuti pianeggianti si sbuca in un prato: a sinistra si salgono i prati di Cima Colletta altrimenti con ulteriori 5 minuti si raggiunge il rif.Nassano seguendo i pali di una linea telefonica.
Secondo la tradizione il monte si chiama così perché Annibale vi salì per visionare il territorio, cadde da cavallo ferendosi a una mano. Le parole latine "Lesit manu" o "Lesa manus" sarebbero state contratte in "Lesi-ma". Quello che è certo è che il cartaginese passò di qui lasciando tracce nella tradizione popolare: la fontana presso Casteggio dove si dice abbia sostato porta il suo nome (e dà il nome a una formazione geologica), Valle Scuropasso si chiamerebbe così perché egli esclamò "che passo scuro!" vedendolo ricco di boschi e via dicendo. (Annibale, chi era veramente? Un genio, secondo alcuni studiosi. Una persona che nella prima parte della sua vita adulta, quella che si studia a scuola, manifestò la sua intelligenza nell'arte militare ma più avanti raggiunse risultati eccellenti in campi completamente diversi: economia e politica, ingegneria e architettura. Insomma, un primo della classe in tutto tranne forse una cosa? Non sono note avventure di Annibale al di fuori della moglie lasciata in Spagna dopo due anni. Comunque a me piace pensare che sia stato l'uomo più importante del suo tempo.)
Arrivato al Passo del Brallo le nuvole scure che coprivano la bassa e media Valle Staffora hanno lasciato il posto a un tiepido Sole. Sorpresa: rispetto ai "miei tempi", ormai un quarto di secolo fa, qualche sentiero è numerato e segnato in bianco-rosso.
Parcheggio di fronte al rifugio Nassano (m.1379) e salgo alla Cima Colletta (m.1494) per prati senza sentiero avendo sulla destra uno skylift. Sulla cima intercetto il sentiero 101 proveniente dal Passo del Brallo e chiamato anche "Via Longa". Si può salire anche partendo dal Brallo, come dirò più avanti. Poco più a nord si eleva il Monte Penice con il suo ripetitore che per tanti anni ha consentito a noi dell'Oltrepò di vedere la TV Svizzera.
Mi dirigo verso sud in direzione del Lesima: il sentiero segue il crinale con blandi saliscendi, tra le valli Staffora e Trebbia, al confine tra le province di Pavia e Piacenza e non distante da Liguria e Piemonte. Poi in corrispondenza del Passo La Colla (m.1358) si avvicina una prima volta alla strada per il Passo del Giovà, scavalca i piccoli monti La Colla (m.1438) e Terme (m.1489) e scende nuovamente alla strada quasi deserta al Passo della Ritorta (m.1448), zona di bivi.
Qui lascio a destra la "Via Longa", tratto della più lunga "Via del Sale" che collega l'Oltrepò al Mare e lascio a sinistra la sterrata che utilizzerò al ritorno. Prendo il sentiero, segnato sempre con 101 e dal cartello "Anello M.Lesima", che sale decisamente al Monte Tartago (m.1688), una specie di anticima del Lesima, con un ultimo tratto più ripido. Dopo una leggera discesa il sentiero confluisce nella stradina di servizio al radar del Lesima, lungo la quale si raggiunge la vetta, dove oltre al radar dell'aereonautica c'è una enorme croce.
I panorami sono tipicamente appenninici: crinali dolci e boscosi ma anche strette valli a "V" e piccoli centri abitati. Dopo essere salito da nord-ovest scendo sul crinale sud-est e poi est, lungo una stradina sassosa tagliata da scorciatoie. Sulla sinistra compare la paretina est del Monte Lesima, caratterizzata da affioramenti di rocce stratificate, invece che dai più comuni versanti erbosi.
Più in basso la stradina diventa sentiero, avendo di fronte il Monte Alfeo, e confluisce in un'altra stradina che si segue a sinistra. Dopo un tratto pianeggiante c'è un bivio: scendere a sinistra (il segnale bianco-rosso si trova su un alberello 30 metri più avanti). Dopo una breve discesa c'è un altro bivio: tenere la destra seguendo il cartello "Zerba". Si attraversa un prato oltre il quale ricompaiono sentiero e segnali. IL sentiero, ormai largo, conduce alla stretta strada asfaltata Prodongo-Zerba che a sinistra porta al Piano di Cavanna (m.1360) nella cui area pic-nic incontro le uniche 4 persone dell'itinerario.
Sempre lungo la stradina scendo al complesso turistico di Prodongo (albergo, agriturismo e qualche villetta) a 1192 metri, da dove una sterrata sempre segnata in bianco-rosso sale al Passo della Ritorta dove chiudo l'anello del Lesima. Da qui con circa 2 km di strada asfaltata noiosa ma comunque deserta, che costeggia in basso il crinale percorso all'andata, torno al rifugio Nassano dove chiudo "l'otto". Naturalmente si può tornare anche per il sentiero di crinale senza fare l'anello evitando quindi quasi tutte le stradine. Esploro poi i dintorni del rifugio e le varianti al mio itinerario. E naturalmente mi prometto di tornare con la neve.
Volendo partire a piedi dal Passo del Brallo (m.961) si seguono le indicazioni "101 / Via Longa / rif.Nassano" direttamente dal passo oppure 500 metri dopo, lungo la strada per Bocco/rif.Nassano. Raggiunta la frazione Bocco si continua sul sentiero 101 nel bosco. In corrispondenza di un evidente segnale "101" su un albero, circa a quota 1400, il sentiero svolta a destra e attraversa il bosco quasi pianeggiante. Dopo 5 minuti sulla sinistra una vaga traccia sale dritta e ripida tra gli alberi, esce dal bosco e diventa il sentierino che ho incrociato su Cima Colletta collegandosi al mio itinerario. Proseguendo invece sul sentiero segnato, dopo altri 5 minuti pianeggianti si sbuca in un prato: a sinistra si salgono i prati di Cima Colletta altrimenti con ulteriori 5 minuti si raggiunge il rif.Nassano seguendo i pali di una linea telefonica.
Secondo la tradizione il monte si chiama così perché Annibale vi salì per visionare il territorio, cadde da cavallo ferendosi a una mano. Le parole latine "Lesit manu" o "Lesa manus" sarebbero state contratte in "Lesi-ma". Quello che è certo è che il cartaginese passò di qui lasciando tracce nella tradizione popolare: la fontana presso Casteggio dove si dice abbia sostato porta il suo nome (e dà il nome a una formazione geologica), Valle Scuropasso si chiamerebbe così perché egli esclamò "che passo scuro!" vedendolo ricco di boschi e via dicendo. (Annibale, chi era veramente? Un genio, secondo alcuni studiosi. Una persona che nella prima parte della sua vita adulta, quella che si studia a scuola, manifestò la sua intelligenza nell'arte militare ma più avanti raggiunse risultati eccellenti in campi completamente diversi: economia e politica, ingegneria e architettura. Insomma, un primo della classe in tutto tranne forse una cosa? Non sono note avventure di Annibale al di fuori della moglie lasciata in Spagna dopo due anni. Comunque a me piace pensare che sia stato l'uomo più importante del suo tempo.)
Tourengänger:
andrea62

Communities: Hikr in italiano
Minimap
0Km
Klicke um zu zeichnen. Klicke auf den letzten Punkt um das Zeichnen zu beenden
Kommentare (12)