Punta d’Arbola / Ofenhorn (3236 m) - SKT
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Da quando, molti anni fa, varcai per la prima volta la “fantomatica linea dei 3000 metri”, e non con una vetta ma con un’anonima quota 3009 nei pressi del Rifugio 3A, un unico desiderio cominciò ad affacciarsi. Poi ne arrivarono altri, e questo, mai dimenticato, rimase nel cassetto fino alla presente primavera 2015. Ora, dopo tanti anni, finalmente lo realizzo: salire alla Punta d’Arbola. E, ancora meglio: con gli sci, cosa che mai avrei potuto immaginare allora!
Averla rivista molto da vicino dalla cima del Blinnenhorn mi ha fatto pensare che fosse il momento giusto: ed in effetti, come condizioni, non avrei potuto sperare di meglio per questa magica cima ossolana.
In località Valdo di Formazza comincio la salita dall’arrivo degli impianti del Sagersboden, e percorro tutta la “pista dei campioni” con gli sci sullo zaino. La neve a macchia di leopardo mi indirizza verso questa soluzione. Un camoscio, a meno di 10 metri da me, anzichè darsi alla fuga rimane immobile ad osservare questo strano animale con due antenne sulle spalle che sale sull'erba.
Visto che l’inerzia è più forte del cambiamento, continuo ancora fino a quota 1960 in quella guisa, ben oltre il limite dell’innevamento completo. Lì decido di averne abbastanza e calzo gli sci. Mi attende un lungo tratto in piano (o falso piano, visto che comunque guadagna 200 metri di dislivello); percorsolo, raggiungo il Rifugio Margaroli all’Alpe Vannino.
Da lì salgo al Lago Srùer e lo attraverso non senza qualche patema: in entrata si vede già dell’acqua. Nel contempo questa frattura consente di apprezzare l’altezza del manto nevoso, che definirei “consistente”.
Passo velocemente sulla superficie del lago ed inizio la risalita dei bei pendii esposti a est (il sole picchia già parecchio), che mi porteranno al Passo del Vannino, punto in cui ci si affaccia sul Ghiacciaio del Sabbione.
La Punta d’Arbola è lì davanti, ma mancano ancora 500 metri di dislivello. Inizialmente docili, gli ultimi 350 diventano invece impegnativi, pur senza alcuna difficoltà oggettiva (PD).
Passata la pala finale, non rimane altro che un brevissimo traverso verso sinistra, ed eccomi a toccare la croce di vetta. Assolutamente fantastico il panorama di cui si può godere dalla Punta d’Arbola.
Discesa: spettacolare fino al Passo di Lebendun (Vannino). Su buon sulz fino al Rif. Margaroli (approfittando della spinta della discesa, il Lago Srùer passa via velocissimamente senza problemi); nel tratto in falsopiano dopo il rifugio bisogna spingere un po’, ma tutto sommato è presto alle spalle. La stradina che porta a Sagersboden è forse la porzione più problematica, in quanto la neve è cosparsa di parecchi detriti, sassi inclusi; qui e nel successivo tratto fino a Valdo sono costretto a togliere 3-4 volte gli sci. Da Sagersboden a Valdo, sebbene la pista in alcuni punti sia divenuta larga non più della lunghezza di uno sci (a causa della primavera galoppante…) la discesa è godibile, con buone pendenze (non per nulla la chiamano “pista dei campioni”).
Visto che nelle vicinanze dell’auto non c’è neve, per il rito del raffreddamento della birra finale scelgo le gelide acque del Toce. Meno coreografiche della luccicante bianca materia, ma alla fine quello che conta è il risultato, no?
Fantastica Punta d’Arbola: ora capisco perché sia ritenuta “un grande classico”. Confermo e sottoscrivo.
Nota finale: in Hikr la Punta d’Arbola viene quotata 3235. Io mi rimetto alla CNS che riporta 3236. In fin dei conti, trovandosi sulla linea di confine, è poi anche una montagna svizzera (e non penso che abbiano messo una quota a caso…)
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