Rifugio Chivasso al Colle del Nivolet 2600 m
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Qualche tempo fa leggevo che il rifugio Chivasso ai primi di Aprile avrebbe aperto per la stagione scialpinistica. Venerdi chiamiamo più volte ma fino a sera non riceviamo risposta. Verso l’ora di cena finalmente abbiamo la conferma dell’apertura del rifugio.
Le previsioni sembrano discrete ma fino a Noasca piove, poi passiamo la lunga galleria e al suo termine entriamo in un altro mondo. A Ceresole è ancora inverno, tutto spolverato di bianco ma non piove. Dopo aver dribblato un gruppetto di camosci per nulla spaventati dal nostro arrivo giungiamo a Chiappili inferiore e troviamo la sbarra, posteggiamo. A volte si riesce a salire fino poco oltre Chiappili superiore.
Partiamo ciaspole sullo zaino, davanti a noi solo due fotografi che superiamo quasi subito. Dopo Chiappili superiore calziamo le ciaspole e proseguiamo solitari. Seguiamo la strada del Nivolet fino al ponte sotto la Chiesa della Madonna della neve, che si vede già dalla partenza. Qui si entra nella valletta a dx della chiesa, risalendo un ultimo ripido tratto, si esce cosi nei pressi dell’Alpe Renarda. A vista, a sx, la diga del Lago Serrù. Saliamo ancora un poco e, tenendo la dx, raggiungiamo la diga del Lago dell’Agnel. Da qui è già visibile la bandiera del rifugio, oggi non c’è ancora, non hanno fatto in tempo ci diranno dopo.
Dalla diga a seconda dell’innevamento si può proseguire seguendo la strada oppure, come abbiamo fatto noi, tagliando i tornanti fino a raggiungere, un rudere di pietra. Si abbandona la strada passando dietro e risalendo una sorta di valletta e si giunge ai piedi del canalone, alla sua sx c’è una mulattiera che solitamente si riesce a salire, oggi c’è troppa neve per cui saliamo dal canalone. Il tentativo di prendere la mulattiera più in alto non è dei più felici per cui in discesa scenderemo dal canalone anche se piuttosto ripido ma più sicuro della mulattiera. Assolutamente non proseguire fino al Colle del Nivolet, qui bisogna abbandonare la strada e scegliere il canale o la mulattiera. Solitamente il gestore mette il cartello che avvisa di non proseguire, troppo pericoloso. Giunti al termine del canale o della mulattiera ci si porta a sx scendendo al Pian del Nivolet e al rifugio Chivasso. Solitamente c’è la traccia e a volte anche dei paletti.
Bandiera, cartello, paletti oggi niente di tutto ciò, semplicemente perché sono saliti ieri sera tardi per disguidi vari con l’elicottero e hanno fatto appena in tempo a liberare l’entrata del rifugio e il camino.
Nonostante i lavori di riapertura procedano a pieno ritorno, Alessandro, il gestore, trova il tempo di sedersi con noi a chiacchierare, ci spiega le novità del cambio di proprietà del rifugio, novità non piacevoli. La storia di questo rifugio sarebbe troppo lunga raccontarla. In ogni caso Alessandro è veramente una grande persona, un gestore incredibile con un amore sconfinato per questo rifugio. Se qualcuno, specialmente in inverno, volesse salire a trovarlo lo costaterà di persona e mi raccomando avvisatelo sempre, anche perché potrebbe avere bisogno di qualcosa.
Lasciamo il rifugio che lentamente sta riprendendo vita e torniamo a valle. Siamo sempre soli, nessuno è salito, nemmeno fino al Lago dell'Agnel. La nostra traccia è completamente sparita grazie al solito immancabile vento!
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