Cresta integrale invernale Sodadura Piazzo
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Lo ammetto: ho scritto un titolone un po' esagerato. In realtà il percorso è molto semplice e oggi le condizioni erano decisamente primaverili. Ma anche questo ha contribuito a rendere quella odierna la gita perfetta: nessuna difficoltà, fatica contenuta, tempo e panorami splendidi, la soddisfazione di aver visitato un territorio e due cime nuove, di grande bellezza.
Alle sette di mattina il parcheggio di Moggio adiacente alla via Roncaiolo è già gremito di escursionisti intenti in preparativi che contemplano il top dei materiali tecnici in circolazione. Ciò mi induce all'emulazione e mi infilo la mia nuova giacca North Face Thermoball ultimo-ritrovato-leggerissimo-caldissimo-miglior-ovatta-sintetica-al-mondo di un bel colorino verde (quando acquisti in saldo...si sa...). Peccato che dopo una mezz'ora di marcia sulla carrareccia che parte dalla suddetta via Roncaiolo (con pannello segnavia), la suddetta giacca è già nello zaino perchè fa un caldo boia, nonostante in questa fase le pendenze siano contenute. E lo restano anche quando la via si fa sentiero e si infila nel bosco che percorre di traverso sino alla fontana e oltre. Poi si comincia a risalire il costone che porta ai Piani e le cose si fanno più impegnative: l'innevamento è ora totale ma molto battuto e si procede con ripidi tornanti sino ad uscire in piano all'ex rifugio Casari. Qui si attraversa un pianoro e si ricomincia a salire su splendida pista nel bosco per uscire ai Piani di Artavaggio, un posto bello, che ricorda un po' Devero come se fosse il suo fratello minore.
Poichè non mi è nota la geografia del territorio punto il rifugio vicino alla stazione di arrivo della seggiovia ma appena alzo lo sguardo mi rendo conto che il Sodadura, primo obiettivo di giornata, sta dall'altra parte. Punto dunque l'ex albergo Sciatori e mi determino al salire il monte per la sua cresta di destra (direi SO). Attraverso su piste perfettamente battute la parte bassa dei Piani e dove essa nasce, m'incammino sulla cresta che sale a volte con pendenze notevoli (dove ci sono gradini nella neve che sembrano disegnati da un geometra), a volte più dolci sino a giungere al famigerato passaggio critico composto da un cnale spesso ghiacciato di pochi metri. Molti si ramponano, ma vista le condizioni generali, decido di procedere senza e supero la difficoltà molto velocemente e senza alcun patema. In breve, poi, sono in vetta dove il panorama verso i monti della Valtellina è maestoso. Molto bella anche la vista su Grigne, Resegone e il vicino Zuccone Campelli che tuttavia occlude la visuale su gran parte delle alpi occidentali.
Adesso mi rampono perchè occorre scendere la cresta opposta e mi pare bella ripida e affilata. Così, adagio adagio scendo creando subito una bella coda dietro di me di escursionisti bellamente non ramponati.
Dopo questo primo pezzo, le cose si fanno più facili e, in breve, pervengo nei pressi dei rifugi Nicola e Cazzaniga che, in pratica, stanno sull'ampio pianoro che divide il Sodaura dalla Cima di Piazzo.
Attacco questa per cresta e anche in questo caso comincio a salire dove essa si genera. Sebbene "tecnicamente" più semplice, questa cresta è piuttosto dura, forse perchè c'è quell'altra nelle gambe. Comunque, senza problemi arrivo in cima dove mi godo, oltre a tutto il resto, un veloce pranzo per ridiscendere sfruttando il vallone che consente una progressione rapidissima e che mi riporta ai succitati rifugi dai quali, su piste di neve che sembra asfalto mi riporto all'ingresso dei Piani e da qui, con il sentiero di salita ora un po' monotono e frequentatissimo, ritorno all'auto che, arroventata da queste insolite temperature, è la che mi aspetta da sette ore.
In particolare, da Moggio alla cima del Sodadura, 3h15min;
dal Sodadura alla Piazzo, 1h;
dalla Piazzo a Moggio, 2h.
Andatura turistica, il resto sono pause.
Sviluppo: 15 km circa; SE: 28,5 km.
Il dislivello tiene conto dei saliscendi in cresta.
Alle sette di mattina il parcheggio di Moggio adiacente alla via Roncaiolo è già gremito di escursionisti intenti in preparativi che contemplano il top dei materiali tecnici in circolazione. Ciò mi induce all'emulazione e mi infilo la mia nuova giacca North Face Thermoball ultimo-ritrovato-leggerissimo-caldissimo-miglior-ovatta-sintetica-al-mondo di un bel colorino verde (quando acquisti in saldo...si sa...). Peccato che dopo una mezz'ora di marcia sulla carrareccia che parte dalla suddetta via Roncaiolo (con pannello segnavia), la suddetta giacca è già nello zaino perchè fa un caldo boia, nonostante in questa fase le pendenze siano contenute. E lo restano anche quando la via si fa sentiero e si infila nel bosco che percorre di traverso sino alla fontana e oltre. Poi si comincia a risalire il costone che porta ai Piani e le cose si fanno più impegnative: l'innevamento è ora totale ma molto battuto e si procede con ripidi tornanti sino ad uscire in piano all'ex rifugio Casari. Qui si attraversa un pianoro e si ricomincia a salire su splendida pista nel bosco per uscire ai Piani di Artavaggio, un posto bello, che ricorda un po' Devero come se fosse il suo fratello minore.
Poichè non mi è nota la geografia del territorio punto il rifugio vicino alla stazione di arrivo della seggiovia ma appena alzo lo sguardo mi rendo conto che il Sodadura, primo obiettivo di giornata, sta dall'altra parte. Punto dunque l'ex albergo Sciatori e mi determino al salire il monte per la sua cresta di destra (direi SO). Attraverso su piste perfettamente battute la parte bassa dei Piani e dove essa nasce, m'incammino sulla cresta che sale a volte con pendenze notevoli (dove ci sono gradini nella neve che sembrano disegnati da un geometra), a volte più dolci sino a giungere al famigerato passaggio critico composto da un cnale spesso ghiacciato di pochi metri. Molti si ramponano, ma vista le condizioni generali, decido di procedere senza e supero la difficoltà molto velocemente e senza alcun patema. In breve, poi, sono in vetta dove il panorama verso i monti della Valtellina è maestoso. Molto bella anche la vista su Grigne, Resegone e il vicino Zuccone Campelli che tuttavia occlude la visuale su gran parte delle alpi occidentali.
Adesso mi rampono perchè occorre scendere la cresta opposta e mi pare bella ripida e affilata. Così, adagio adagio scendo creando subito una bella coda dietro di me di escursionisti bellamente non ramponati.
Dopo questo primo pezzo, le cose si fanno più facili e, in breve, pervengo nei pressi dei rifugi Nicola e Cazzaniga che, in pratica, stanno sull'ampio pianoro che divide il Sodaura dalla Cima di Piazzo.
Attacco questa per cresta e anche in questo caso comincio a salire dove essa si genera. Sebbene "tecnicamente" più semplice, questa cresta è piuttosto dura, forse perchè c'è quell'altra nelle gambe. Comunque, senza problemi arrivo in cima dove mi godo, oltre a tutto il resto, un veloce pranzo per ridiscendere sfruttando il vallone che consente una progressione rapidissima e che mi riporta ai succitati rifugi dai quali, su piste di neve che sembra asfalto mi riporto all'ingresso dei Piani e da qui, con il sentiero di salita ora un po' monotono e frequentatissimo, ritorno all'auto che, arroventata da queste insolite temperature, è la che mi aspetta da sette ore.
In particolare, da Moggio alla cima del Sodadura, 3h15min;
dal Sodadura alla Piazzo, 1h;
dalla Piazzo a Moggio, 2h.
Andatura turistica, il resto sono pause.
Sviluppo: 15 km circa; SE: 28,5 km.
Il dislivello tiene conto dei saliscendi in cresta.
Tourengänger:
rochi
Communities: Hikr in italiano
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