La Ritirata di Russia....
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Anche quest’anno arriva il momento dell’adunata al Tavecchia.
In calce alla consueta e-mail che mando ogni anno, con tutte le info del caso, inserisco in grande e in neretto la dicitura:
IMPORTANTE: COMUNICARE LA PROPRIA ADESIONE SOLO QUANDO SI E’ RAGIONEVOLMENTE CERTI DI POTER VENIRE, IN QUANTO IL CONTINUO CAMBIARE IDEA GENERA SOLO CONFUSIONE E INCOMPRENSIONI.
L'ESCURSIONE SI FARA' CON QUALSIASI CONDIZIONE METEO FATTE SALVE LE BASILARI CONDIZIONI DI SICUREZZA.
Quest’anno voglio evitare di farmi assassinare gli zebedei per quaranta giorni con il “Forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si” (seguito spesso anche dalle motivazioni del caso), che moltiplicato per un centinaio di contatti a cui mando l’invito, diventa di difficile gestione. Anche perché mi pagano (vivadio) per fare altro.
Oltre a ciò, concordo con il gestore di sentirci l’11 di febbraio, il mercoledì precedente la gita, in modo che tutti, prima di decidere il da farsi, possano andare a consultare Meteo.it, 3bmeteo, Centro Meteo Italiano, Il Meteo, Meteo Giornale, MeteoLive, Meteomont, Sat24, Sky Meteo 24, Meteo Blue, Nimbus, ARPA Lombardia, Meteo Bovisa online e Meteo Parco delle Groane, nonché guardare le web cam, richiedere alla NASA le foto del satellite, e telefonare a Samantha Cristoforetti sulla stazione spaziale per chiedergli cosa si vede da lassù.
In effetti la cosa funziona: fino alla settimana della gita non si sente volare una mosca (a parte qualche stordito che non sarebbe neanche bello se non ci fosse).
Arrivato il lunedì, l’apocalisse.
Comincia il valzer di telefonate, sms, e-mail, segnali di fumo, gente che mi citofona, gente che mi aspetta sotto casa, gente che viene in ufficio, gente che ferma mia mamma per strada…. Ognuno ovviamente convinto di essere l’unico umano senziente del globo terracqueo che ha bisogno di informazioni; convinto di essere l’unico che ha delle esigenze particolari; convinto che il sottoscritto non abbia di meglio da fare nella vita che stare a guardare il cellulare in attesa che squilli; e soprattutto convinto di essere l’unico ad aver diritto a delle risposte, e ad averle subito.
E io dovrei anche fare whatsapp, e concedere al prossimo un altro canale attraverso il quale raggiungermi ?
Mi piacerebbe copincollare qui tutte le e-mail e gli sms che mi tocca scrivere, ma ne uscirebbe una relazione da 450 srotellate, di quelle che te le stampi e te le leggi poco alla volta la mattina sul water, o sul tram, come a volte bisogna fare con certe di Hikr.
Almeno tutto ciò servisse a qualcosa. E vero, venerdì sera, all’epoca dell’ultimo rendez vous siamo in 28, un bel numero. Il meteo a questo punto lo hanno visto tutti, e tutti sanno che pioverà, per cui mi illudo che grandi defezioni non dovrebbero essercene. Siamo vaccinati per le mille scuse che l'escursionista Caino medio si inventa per dirti che non viene, ma il ridicolo che raggiungeremo questa volta non sfiora neanche i nostri pensieri.
Sabato mattina, mentre saliamo al Palanzone, squilla il telefono: alè, prime due rinunce. 26.
Domenica mattina, noi partiamo prima perché tentiamo di salire alla Grassi; mentre guido verso la Valsassina, altra telefonata: non sto bene (strano modo di dire che piove). 25.
Arriviamo a Introbio e fatta colazione partiamo. Arrivati alla fonte S.Carlo arriva un sms:
"Da ********* arriviamo in 4, partiti da 15 minuti, Milena, Dina, Pierangelo, Ernesto. A dopo, Ciao"
Qualcuno è malato, qualcuno non ha dormito, qualcuno è in dissenteria…. Si narra che qualcuno sia sceso in pigiama e ciabatte, giusto per dire che non viene, e senza neanche svegliarsi del tutto sia tornato a letto.
Si, insomma, si registrano altri disparati modi originali per dire che piove, e rimaniamo in 19.
Pochi secondi dopo arriva una telefonata che mi avverte che anche quelli che dovevano salire in jeep hanno rinunciato; il dislivello da vincere per salire sulla Land Rover evidentemente eccede quello massimo che sono disposti a fare quando piove. 15.
Al ritrovo fra i due gruppi si scopre che altri due hanno rinunciato a causa del meteo (questi almeno non contano balle). 13.
Ma torniamo a noi. Noi nel frattempo proseguiamo senza problemi; alla Capanna degli alpini troviamo lo staff del Tavecchia, fra cui Maurizio, che ha aperto la traccia che raccorda la strada che sta a sinistra, con il sentiero che percorre la destra orografica del Troggia, in modo da evitare qualche piccola slavinetta che scende ogni tanto. Quattro scemenze in attesa che arrivi anche Fulvio, alle prese con delle ciaspole che proprio non vogliono saperne di stare attaccate agli scarponi, e si riparte. In breve siamo al Tavecchia; entriamo un attimo a scaldarci e a scusarci con Giulio per la pochezza (e la scorrettezza) dei nostri accompagnati, e si riparte alla volta della Grassi. Fulvio decide di desistere perché senza ciaspole non è proprio il caso.
Non facciamo molti metri. Ancor prima del Pio X, la troppa neve ha bloccato anche due scialpinisti; un piccolo distacco seppellisce il cagnetto di uno dei due, prontamente recuperato. Ci dimeniamo un po’, fino a quando sembra di essere fuori dalle sabbie mobili. Vedo che Marco lascia una impronta nella neve di neanche dieci centimetri. “Bene” penso, qui si galleggia. Faccio un passo, e senza neanche avere il tempo di capire cosa è successo, mi ritrovo con la traccia di Marco all’altezza del barbello. “Sono il solito violento” penso, e quindi decido di andarci più soft, e di cercare di scaricare tutto il possibile sui bastoncini. Raccolgo le forze per uscire dalla voragine che mi inghiotte fino a oltre l’ombellico, e non appena sposto il peso sull’altra gamba finisco dentro ad un’altra buca; la traccia di Marco è sempre li: a un palmo dal mio naso.
Ci riprovo per altri cinque passi, senza ottenere nulla; niente da fare, quello non sprofonderebbe quanto me neanche se salisse con la Vespa.
Impiegare 10 minuti per progredire di 3 metri mi sembra demenziale, per cui decido di tornare indietro, così almeno Marco e Cristina, che con gli scarponi, lo zaino e la confezione da 6 bottiglie d’acqua arrivano si e no a 30 kg cadauno, e che al massimo lasciano sulla neve fresca una impronta di 42 micron, hanno qualche speranza di arrivare alla meta. Invece dopo pochi minuti sono di ritorno anche loro: troppa neve anche per i pesi piuma.
Mi propongono di andare alla Madonna delle Nevi, ma, un po’ perché sono già in modalità “svacco vicino alla stufa”, un po’ perché temo di dovermela fare a dorso anche fino a là, rinuncio e dico loro che li aspettiamo qui.
Intanto che disquisisco con Fulvio circa i metodi di allenamento dello Psoas iliaco, mi arriva da Giulio la info:
“i tuoi amici non salgono e stanno tornando indietro”
Riporto a seguito la cronaca della ritirata, che solo a posteriori abbiamo appreso.
A seconda del narratore, a farli desistere dal proseguire sarebbero stati nell’ordine: l’autista della jeep, il nonno del rifugista, primo gestore del Tavecchia, il fantasma di Bruno Detassis di azzurro vestito, Karol Wojtyla con gli sci di ritorno dal Santa Rita, Padre Pio e Malika Ayane che canta “Neve Casomai”.
Pare anche che il secondo ponte sia stato bombardato dall’Isis e non sia stato più possibile passare.
Qualcuno prova a fare qualche metro in più, ma giunto alla Capanna degli alpini, trova Caronte a negargli il passaggio verso la destra orografica dell’Acheronte… ehm della Troggia. Guadare il fiume è sconsigliabile: anche messer Leonardo Da Vinci ebbe a scrivere che
«Invalsasina infra vimognio et introbbio amandesstra entrando per la via di Leccho si trova la Trosa fiume che chade da uno sasso altissimo e chadendo entra sotto terra elli finisscie il fiume»
Di rischiare di cadere da un sasso, entrare sottoterra e magari finire conficcati dalla cintola in giù nel Verucano lombardo, a fianco di Lucifero proprio non se la sentono….. Vai a spiegarlo al Soccorso Alpino poi …. altro che 40 euri, con le nuove leggi…..
Ergo, decidono di tornare sui propri passi.
In questo clima apocalittico, fra Yeti che salgono e l’Homo Salvadego che scende dalla Valtellina in groppa a un dahu, per vendere la bresaola al Balisio, ha inizio la ritirata di Russia, che fra l’altro coinvolge anche persone che avrebbero tranquillamente proseguito, ma che, vuoi per solidarietà, vuoi per dovere istituzionale, decidono di cedere al volere della maggioranza.
In fondo sta solo nevicando – in montagna, in inverno, a volte capita - ma si sa, la percezione dei fatti è molto soggettiva.
Una volta decisa la ritirata strategica, al capitano tocca l’onere di telefonare al Tavecchia :
“Non ti ho tradito. Dico sul serio. Ero… rimasto senza benzina. Avevo una gomma a terra. Non avevo i soldi per prendere il taxi. La tintoria non mi aveva portato il tight. C’era il funerale di mia madre! Era crollata la casa! C’è stato un terremoto! Una tremenda inondazione! Le cavallette! Non è stata colpa mia! Lo giuro su Dio!”
Mi sta per scappare un
“Schettino torni a bordo ca**o !!!”
ma so bene che la colpa oggi non è del comandante.
Bene, siamo rimasti in 4….. sempre che quei due tornino dalla Madonna delle Nevi.
Dopo un po’ Marco e Cristina tornano e siamo pronti per abbuffarci come al solito; con noi c’è Maurizio, conosciuto qui anni fa, che ci fa capottare dal ridere con le sue barzellette per tutto il pranzo.
Come sempre accade, gli assenti sono gli unici ad avere torto, perché noi ci siamo divertiti lo stesso.
Certo, resta la consapevolezza che in futuro le gite che organizzerà il Cai saranno: “Primo ponte della Val Biandino”, GTA (Grande Traversata del lago di Annone)”, “Grande anello del Segrino”, “Alta Via del Monte Stella da QT8”, “Fontana di Gajum” e altre EE del genere, perché di più, da certa utenza, non si può pretendere.
A noi però non ci tocca; noi il nostro modo di intendere e di andare in montagna non lo cambiamo e ce ne tiriamo fuori; start over…..
P.S. Il grado di difficoltà indicato rispecchia la percezione avuta dal 90% degli intervenuti.
P.S.2. Alla fine ne è uscita una di quelle relazioni da leggere in bagno.... Chiedo venia, ma il dovere di cronaca...
In calce alla consueta e-mail che mando ogni anno, con tutte le info del caso, inserisco in grande e in neretto la dicitura:
IMPORTANTE: COMUNICARE LA PROPRIA ADESIONE SOLO QUANDO SI E’ RAGIONEVOLMENTE CERTI DI POTER VENIRE, IN QUANTO IL CONTINUO CAMBIARE IDEA GENERA SOLO CONFUSIONE E INCOMPRENSIONI.
L'ESCURSIONE SI FARA' CON QUALSIASI CONDIZIONE METEO FATTE SALVE LE BASILARI CONDIZIONI DI SICUREZZA.
Quest’anno voglio evitare di farmi assassinare gli zebedei per quaranta giorni con il “Forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si, forse no, forse si” (seguito spesso anche dalle motivazioni del caso), che moltiplicato per un centinaio di contatti a cui mando l’invito, diventa di difficile gestione. Anche perché mi pagano (vivadio) per fare altro.
Oltre a ciò, concordo con il gestore di sentirci l’11 di febbraio, il mercoledì precedente la gita, in modo che tutti, prima di decidere il da farsi, possano andare a consultare Meteo.it, 3bmeteo, Centro Meteo Italiano, Il Meteo, Meteo Giornale, MeteoLive, Meteomont, Sat24, Sky Meteo 24, Meteo Blue, Nimbus, ARPA Lombardia, Meteo Bovisa online e Meteo Parco delle Groane, nonché guardare le web cam, richiedere alla NASA le foto del satellite, e telefonare a Samantha Cristoforetti sulla stazione spaziale per chiedergli cosa si vede da lassù.
In effetti la cosa funziona: fino alla settimana della gita non si sente volare una mosca (a parte qualche stordito che non sarebbe neanche bello se non ci fosse).
Arrivato il lunedì, l’apocalisse.
Comincia il valzer di telefonate, sms, e-mail, segnali di fumo, gente che mi citofona, gente che mi aspetta sotto casa, gente che viene in ufficio, gente che ferma mia mamma per strada…. Ognuno ovviamente convinto di essere l’unico umano senziente del globo terracqueo che ha bisogno di informazioni; convinto di essere l’unico che ha delle esigenze particolari; convinto che il sottoscritto non abbia di meglio da fare nella vita che stare a guardare il cellulare in attesa che squilli; e soprattutto convinto di essere l’unico ad aver diritto a delle risposte, e ad averle subito.
E io dovrei anche fare whatsapp, e concedere al prossimo un altro canale attraverso il quale raggiungermi ?
Mi piacerebbe copincollare qui tutte le e-mail e gli sms che mi tocca scrivere, ma ne uscirebbe una relazione da 450 srotellate, di quelle che te le stampi e te le leggi poco alla volta la mattina sul water, o sul tram, come a volte bisogna fare con certe di Hikr.
Almeno tutto ciò servisse a qualcosa. E vero, venerdì sera, all’epoca dell’ultimo rendez vous siamo in 28, un bel numero. Il meteo a questo punto lo hanno visto tutti, e tutti sanno che pioverà, per cui mi illudo che grandi defezioni non dovrebbero essercene. Siamo vaccinati per le mille scuse che l'escursionista Caino medio si inventa per dirti che non viene, ma il ridicolo che raggiungeremo questa volta non sfiora neanche i nostri pensieri.
Sabato mattina, mentre saliamo al Palanzone, squilla il telefono: alè, prime due rinunce. 26.
Domenica mattina, noi partiamo prima perché tentiamo di salire alla Grassi; mentre guido verso la Valsassina, altra telefonata: non sto bene (strano modo di dire che piove). 25.
Arriviamo a Introbio e fatta colazione partiamo. Arrivati alla fonte S.Carlo arriva un sms:
"Da ********* arriviamo in 4, partiti da 15 minuti, Milena, Dina, Pierangelo, Ernesto. A dopo, Ciao"
Qualcuno è malato, qualcuno non ha dormito, qualcuno è in dissenteria…. Si narra che qualcuno sia sceso in pigiama e ciabatte, giusto per dire che non viene, e senza neanche svegliarsi del tutto sia tornato a letto.
Si, insomma, si registrano altri disparati modi originali per dire che piove, e rimaniamo in 19.
Pochi secondi dopo arriva una telefonata che mi avverte che anche quelli che dovevano salire in jeep hanno rinunciato; il dislivello da vincere per salire sulla Land Rover evidentemente eccede quello massimo che sono disposti a fare quando piove. 15.
Al ritrovo fra i due gruppi si scopre che altri due hanno rinunciato a causa del meteo (questi almeno non contano balle). 13.
Ma torniamo a noi. Noi nel frattempo proseguiamo senza problemi; alla Capanna degli alpini troviamo lo staff del Tavecchia, fra cui Maurizio, che ha aperto la traccia che raccorda la strada che sta a sinistra, con il sentiero che percorre la destra orografica del Troggia, in modo da evitare qualche piccola slavinetta che scende ogni tanto. Quattro scemenze in attesa che arrivi anche Fulvio, alle prese con delle ciaspole che proprio non vogliono saperne di stare attaccate agli scarponi, e si riparte. In breve siamo al Tavecchia; entriamo un attimo a scaldarci e a scusarci con Giulio per la pochezza (e la scorrettezza) dei nostri accompagnati, e si riparte alla volta della Grassi. Fulvio decide di desistere perché senza ciaspole non è proprio il caso.
Non facciamo molti metri. Ancor prima del Pio X, la troppa neve ha bloccato anche due scialpinisti; un piccolo distacco seppellisce il cagnetto di uno dei due, prontamente recuperato. Ci dimeniamo un po’, fino a quando sembra di essere fuori dalle sabbie mobili. Vedo che Marco lascia una impronta nella neve di neanche dieci centimetri. “Bene” penso, qui si galleggia. Faccio un passo, e senza neanche avere il tempo di capire cosa è successo, mi ritrovo con la traccia di Marco all’altezza del barbello. “Sono il solito violento” penso, e quindi decido di andarci più soft, e di cercare di scaricare tutto il possibile sui bastoncini. Raccolgo le forze per uscire dalla voragine che mi inghiotte fino a oltre l’ombellico, e non appena sposto il peso sull’altra gamba finisco dentro ad un’altra buca; la traccia di Marco è sempre li: a un palmo dal mio naso.
Ci riprovo per altri cinque passi, senza ottenere nulla; niente da fare, quello non sprofonderebbe quanto me neanche se salisse con la Vespa.
Impiegare 10 minuti per progredire di 3 metri mi sembra demenziale, per cui decido di tornare indietro, così almeno Marco e Cristina, che con gli scarponi, lo zaino e la confezione da 6 bottiglie d’acqua arrivano si e no a 30 kg cadauno, e che al massimo lasciano sulla neve fresca una impronta di 42 micron, hanno qualche speranza di arrivare alla meta. Invece dopo pochi minuti sono di ritorno anche loro: troppa neve anche per i pesi piuma.
Mi propongono di andare alla Madonna delle Nevi, ma, un po’ perché sono già in modalità “svacco vicino alla stufa”, un po’ perché temo di dovermela fare a dorso anche fino a là, rinuncio e dico loro che li aspettiamo qui.
Intanto che disquisisco con Fulvio circa i metodi di allenamento dello Psoas iliaco, mi arriva da Giulio la info:
“i tuoi amici non salgono e stanno tornando indietro”
Riporto a seguito la cronaca della ritirata, che solo a posteriori abbiamo appreso.
A seconda del narratore, a farli desistere dal proseguire sarebbero stati nell’ordine: l’autista della jeep, il nonno del rifugista, primo gestore del Tavecchia, il fantasma di Bruno Detassis di azzurro vestito, Karol Wojtyla con gli sci di ritorno dal Santa Rita, Padre Pio e Malika Ayane che canta “Neve Casomai”.
Pare anche che il secondo ponte sia stato bombardato dall’Isis e non sia stato più possibile passare.
Qualcuno prova a fare qualche metro in più, ma giunto alla Capanna degli alpini, trova Caronte a negargli il passaggio verso la destra orografica dell’Acheronte… ehm della Troggia. Guadare il fiume è sconsigliabile: anche messer Leonardo Da Vinci ebbe a scrivere che
«Invalsasina infra vimognio et introbbio amandesstra entrando per la via di Leccho si trova la Trosa fiume che chade da uno sasso altissimo e chadendo entra sotto terra elli finisscie il fiume»
Di rischiare di cadere da un sasso, entrare sottoterra e magari finire conficcati dalla cintola in giù nel Verucano lombardo, a fianco di Lucifero proprio non se la sentono….. Vai a spiegarlo al Soccorso Alpino poi …. altro che 40 euri, con le nuove leggi…..
Ergo, decidono di tornare sui propri passi.
In questo clima apocalittico, fra Yeti che salgono e l’Homo Salvadego che scende dalla Valtellina in groppa a un dahu, per vendere la bresaola al Balisio, ha inizio la ritirata di Russia, che fra l’altro coinvolge anche persone che avrebbero tranquillamente proseguito, ma che, vuoi per solidarietà, vuoi per dovere istituzionale, decidono di cedere al volere della maggioranza.
In fondo sta solo nevicando – in montagna, in inverno, a volte capita - ma si sa, la percezione dei fatti è molto soggettiva.
Una volta decisa la ritirata strategica, al capitano tocca l’onere di telefonare al Tavecchia :
“Non ti ho tradito. Dico sul serio. Ero… rimasto senza benzina. Avevo una gomma a terra. Non avevo i soldi per prendere il taxi. La tintoria non mi aveva portato il tight. C’era il funerale di mia madre! Era crollata la casa! C’è stato un terremoto! Una tremenda inondazione! Le cavallette! Non è stata colpa mia! Lo giuro su Dio!”
Mi sta per scappare un
“Schettino torni a bordo ca**o !!!”
ma so bene che la colpa oggi non è del comandante.
Bene, siamo rimasti in 4….. sempre che quei due tornino dalla Madonna delle Nevi.
Dopo un po’ Marco e Cristina tornano e siamo pronti per abbuffarci come al solito; con noi c’è Maurizio, conosciuto qui anni fa, che ci fa capottare dal ridere con le sue barzellette per tutto il pranzo.
Come sempre accade, gli assenti sono gli unici ad avere torto, perché noi ci siamo divertiti lo stesso.
Certo, resta la consapevolezza che in futuro le gite che organizzerà il Cai saranno: “Primo ponte della Val Biandino”, GTA (Grande Traversata del lago di Annone)”, “Grande anello del Segrino”, “Alta Via del Monte Stella da QT8”, “Fontana di Gajum” e altre EE del genere, perché di più, da certa utenza, non si può pretendere.
A noi però non ci tocca; noi il nostro modo di intendere e di andare in montagna non lo cambiamo e ce ne tiriamo fuori; start over…..
P.S. Il grado di difficoltà indicato rispecchia la percezione avuta dal 90% degli intervenuti.
P.S.2. Alla fine ne è uscita una di quelle relazioni da leggere in bagno.... Chiedo venia, ma il dovere di cronaca...
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