Su e giù per la Lessinia, cercando la "Primaneve".
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E’ arrivata un po’ di neve sulle montagne ed io non ho proprio voglia di calpestarla, farò una ricerca mirata e vedrò di farmi un giro, anche a quote modeste, dove l’erba non sia solo un miraggio ma un’indubbia realtà…il giorno dopo… Driiin… Pronto? Dall’altra parte del filo: Ciao Domè, a li mortacci tua, so Amadeus che fai domenica? Vieni a fare una ciaspolata? Io: Grazie Alex, bella proposta, aspettavo proprio una tua telefonata, proprio quello che cercavo… sei peggio di una pigna nel culo! Senza offesa eh…
Contento come uno stitico dopo che si è sfondato 3 kg di yogurt al bifidus attivo, in nome della “compagnia” accetto l’invito e cerco di raccontarvi come è andata la giornata.
Quando arriviamo al parcheggio in località Grietz, la situazione è sotto controllo per quanto riguarda la neve… nessuna traccia… solo qualche piccolo strato di ghiaccio, si nasconde qua e la in maniera infima, e abbandonata l’idea della ciaspolata full immersion , ci muniamo dei soli ramponi e cominciamo a risalire una strada sterrata che parte di fronte alla Giassàra del Grietz. E’ un camminare piacevole, e la modesta pendenza, permette un’andatura allegra che ben si concilia con il chiacchiericcio in corso. Norma conosce bene questi posti, la eleggiamo a capogita e per una volta, mi levo dai coglioni il problema di non far perdere la gente sulle montagne; fiducioso della nostra condottiera, ho tutto il tempo di guardarmi attorno ed imprimere nella mia mente la strana conformazione di questo territorio.
Non ci sono cime severe, è tutto un saliscendi di colme che d’estate sono affollate di mucche, e le tante malghe sparse qua e la, danno l’idea che questa è una zona è vissuta… anche se vecchi alpeggi, sembrano abbandonati a se stessi. La tradizione malgara da queste parti è roba secolare, ed è millenario l’insediamento di una antica popolazione di origine celtica che da strani nomi alle località, le vecchie baite, hanno uno stile che sino ad ora non avevo mai visto. I tetti sono fatti con grandi lastroni di pietra, talmente grandi, che ti domandi come cazzo fa quella baita a non rimanere sfondata dal peso, ti domandi soprattutto, come cavolo hanno fatto a piazzarli proprio li, con i miseri mezzi dell’epoca… certo, poi se pensi alle Piramidi, certe domande sembrano ridicole. Però è incredibile come quattro mura che circondano il vuoto, siano in grado di sostenere cotanto peso, a guardarle così, non scommetteresti un penny americano sul fatto che rimangano in piedi… l’“ in god we trust” impresso sulla moneta, uno lo potrebbe leggere come un segno ben augurante!
Giunti al Rifugio Bocca di Selva, l’impatto visivo cambia repentinamente… da qua in avanti la neve (non molta) fa la sua comparsa, e la cima del M. Tomba, meta della giornata, sembra lì a portata di mano, con i suoi due rifugi pronti ad accogliere i diversi escursionisti che giungono da diverse parti. Per arrivarci seguiamo una sterrata talmente ghiacciata, da dover estrarre i ramponi e metterci così in sicurezza; nei mesi invernali, questa è una pista da sci di fondo, ma in questa stagione balorda, gli hikers la fanno da padrona. Come dicevo, si cammina facendo attenzione a dove mettere i piedi, seguiamo il percorso come da copione e con un ultimo strappo, ci avventuriamo su un ripido pendio, che ci fa arrivare alla meta tagliando parte del percorso.
Qua ci sono due rifugi e c’è solo da scegliere dove appoggiare le chiappe per il pranzo; in un primo momento avevamo optato per il Rif. Primaneve, ma giunti all’adiacente Rif. M. Tomba, abbiamo cambiato idea e ci siamo fiondati nel piccolo e grazioso posto di ristoro. Il rifugio è molto accogliente, l’atmosfera famigliare e le ottime pietanze, sono state una piacevole sorpresa… A dirla tutta un difettuccio ce l’ha il rifugio: la musica… il gestore è uno di quelli che va in “fissa”, tra l’altro con delle “melodie” che hanno asciugato veramente i coglioni… fortunatamente il volume era basso, ma sucarci per ben tre volte lo stesso cd, è stata veramente dura. Ad un certo punto avrei gradito del sano Punk Hc… in alternativa, anche una canzone di Caterina Caselli, avrebbe fatto la sua porca figura al confronto di cotanta tiritera stracciacazzi! Senza perdere l’allegria, abbiamo sfondato lo sfondabile, bagnando il becco con dell’ottimo Valpolicella, e a pranzo concluso, via spediti sino alla macchina… pensando alle ciaspole tristemente abbandonate nel baule!
Nota 1: Ottimo giro domenicale tra i monti della Lessinia; qua i percorsi sono molteplici, e con la primavera, si può allungare a piacimento l’escursione. Piacevole l’incontro con Norma a cui va tutta la mia simpatia, un po’ meno piacevole, l’incontro con gli abominevoli Valter e Alex. Arrivederci???
Nota 2: cari smandrapponi, ecco a voi i dilemmi della vita & e le cose a caso:
“Burlando” è il presidente della Regione Liguria, o è uno che ci prende per il culo?
Se i veneti parlano veneto e i lombardi il lombardo, i lucani che lingua parlano?
Se il sigaro è toscano, l’accendino dove minchia vive?
Se abbiamo Scilipoti, Razzi e la Santanchè in Parlamento, perchè il Mago Zurlì non può fare il Presidente della Repubblica?
Nota 3: Oggi non vi lascio con la nota rubrica: “E chi se ne frega”! Oggi vi “regalo” una poesia di Eric De Flatulence, la risposta francese al nostrano Rugantino Billy… spero che le “arie” prodotte da questo poeta contemporaneo, siano di vostro gradimento. Se volete leggere il libro da cui ho estratto la poesia, cercate in internet: Entre le Gnàc et le Pitàc, di Eric De Flatulence. Edizioni Culèt.
AGLIO.
Col fetido respiro io mi sveglio,
riflesso nello smalto io t’ammaglio,
e picchio il ferro caldo col mio maglio.
Ma Aglio,
veloce a seminarlo lo strampaglio,
intrepido sorriso poi sto meglio,
e nel minestrone io, lo butto a spaglio.
Ma Aglio,
in barca velocissimo m’incaglio,
nel limitare il danno io t’insegno,
attracco la mia gondola stile ammiraglio,
…E filastroccamente mi domando: Ma perché cazzo Aglio?
A La Prochaine! Menek & Olmo
Amadeus
Ed allora, dopo questa bellissima relazione di Menek66 di cui non si può aggiungere nulla di nuovo.......a no forse qualcosa possiamo dirlo ; che Domenico è veramente una delle persone più casiniste, caciarona e ingambissima che abbia mai conosciuto,
Ma oltre tutto positivo e pro-positivo...unica pecca la sua indolenza per il "calpestare" la neve; uno direbbe ma sai che è uomo padano, bossiano della prima ora, gli piacciono gli orizzonti anche se montani, senza panna montata.
Ma allora che senso ha la montagna in questo modo, in fondo è come il mare senza sale, lo spaghetto senza cottura, l'amore senza....sesso; ma in fondo : Menek, tuo sarà il regno dei cieli!
Mala tempora currunt!
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