Dall' Aria di Bach all' aria che spira sul Pizzo Ruscada (2004 m)
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"Aria" iniziale delle Variazioni Goldberg, di Johann Sebastian Bach.
Ogni mattina suono al pianoforte i suoi delicati sublimi arabeschi. Ogni mattina.
Una preghiera di ringraziamento agli dei, per questa grazia di vivere in un posto così bello, su una Terra bella e fertile, nel grande abbraccio delle montagne che tanto amo. E delle persone che amo.
Il Pizzo Ruscada? Ancora il Pizzo Ruscada?
Ma c' è appena salito tapio e ne ha pure pubblicato un percorso da paura!
Si, ma quando Fabio lo leggono in moltissimi, ma molto pochi ne seguono le orme, me, mi leggono in pochi, ma parecchi potrebbero seguire le mie...
Comunque, il tempo dovrebbe volgere al grigiore e all' umidità tra pochi giorni...
Comunque la mia bronchite sembra quasi sparita stamattina...
Comunque dovrei studiare i miei pezzi al pianoforte ma...
Comunque vorrei tanto posare le mani sull' ometto di vetta prima del lungo inverno...
Comunque eccomi a fare i primi passi su un sentiero che volevo scoprire da tempo, già cercato in avanscoperta anni fa, ma ora, a quanto mi è stato detto, segnato sino a Corte Nuovo.
Dopo una prima parte di sentiero, che porta a Lionza, ecco cartello e scritta sbiadita su una roccia a indicare "Pizzo Ruscada". Si svolta a sinistra, su per un costone erboso.
Non riconosco il sentiero percorso anni fa. Ricordavo bolli rossi, molto sbiaditi. Ognuno da cercare accuratamente. Ricordo un costone più ripido. Il letto di un rio a secco.
Bisognerà tornare in estate, con le giornate di luce più lunghe.
La cartina CNS Locarno (edizione 1995) riporta tracce che portano al P. 1713.
Tornerò quest' estate. Oggi non ho tempo. Il Pizzo è lontano, e non so quanta neve e ghiaccio troverò, più su, nei tratti in ombra.
"Hai preso abiti caldi? Il termos? Da mangiare? - Si, mamma, lo zaino è pieno di roba! - Brava, hai messo su berretta, calzettoni , sciarpa rossa! - Si, mamma, se scivolo nel burrone mi trovano subito! - Non far tardi, lo sai che sono ansiosa e che la montagna mi fa paura! - Si, mamma, torno per l' ora di cena!"
Si accentua la pendenza. Comincia la stazione montana dei faggi!
Si, faggi! vi metto i punti esclamativi! Disgraziati! Quanto fogliame, si scivola, un passo avanti, due indietro!
Ma io sono furba, vi conosco, mascherine! Scopo il fogliame coi bastoncini, per pulire il terreno, orma dopo orma. Gli scarponi addentano sicuri terra, umida bruna Terra!
Disgraziati! Pervicaci! Certuni di voi avranno l' ardire di rubare la stazione alpina ai larici, e mi scorteranno sino a Corte Nuovo!
Ma prima del Corte, la più bella delle sorprese: nel largo canale di salita, un ambiente roccioso, verticale e selvaggio, costoni che salgono dritti al cielo, guglie appuntite a rivaleggiare con l' azzurro, frane spettacolari di rocce e roccette di un biancore accecante, o al contrario scurissimi denti acuminati, con abbarbicati (ma come faranno a stare in piedi?) pini e larici coriacei. Che voglia di vivere, quassù, nella verticalità, nonostante tutto, voi, Caparbi stupendi, Ostinati!
Corte Nuovo. Prime macchie di neve dura, di ghiaccio. Osservo con estrema attenzione dove riluce l' insidia. Il sole dimentica per qualche mese il lato nord che guarda l' Onsernone. Ciuffetti d' erba, rametti, una vena nelle roccia possono nascondere una minuscola lastra gelida. E al ritorno, l' ombra sarà totale su questo lato.
La neve non si è rammollita, nemmeno dove ci batte il sole, eppure queste non sono state giornate fredde.
Saliscendi, numerosi.
Seguo le infinite ondulazioni del sentiero che segue la cresta sino alla cima, serpentina di un biancore lucente sul versante onsernonese, oro, come grano maturo (un dodici di gennaio!) sul lato centovallino.
"Certo, mamma, ho messo i ramponcini nello zaino! so bene che col ghiaccio non si scherza! - Non ti voglio nemmeno sentir pronunciare questa parola! Tu! matta! tu! e le tue montagne!"
E` passato un gruppo di uomini, ci sono le loro orme nella neve. Li ho incontrati pochi giorni fa in paese. Gente tosta, quelli, ogni anno salgono sul Pizzo, qualsiasi siano le condizioni, qualsiasi il colore del cielo.
Gente che fa la Via Alta della Verzasca ogni estate; uno lo conosco.
Non hanno portato i ramponcini, e le loro orme, seppur poco profonde perchè la neve non è gelata ma dura, mi sono di aiuto nella mia salita. Cento metri sotto la vetta, io decido però di estrarre i miei ramponi dallo zaino. Mi sento più sicura; ci sono dei traversi, meglio ancorarsi sulla neve con denti acuminati.
Ah, la gioia di arrivare in vetta! Scoprirne i panorami, una volta ancora! Toccarne l' ometto a piene mani, ogni pietra dell' ometto, accarezzarla felice: "Ciao, ci siamo già visti! Mi sei mancato, sai?"
Gioia di essere sulla vetta...
Di riposare un momento (ma non sono stanca; nemmeno un poco), di accecare gli occhi di luce, di far ammutolire i suoni in gola, di fermare...magari...lo spazio di un istante...anche i battiti del cuore...
"Visto, mamma, che bello quassù? Vedi quanto sono contenta? Non avere paura, mamma, torno a casa per l' ora di cena, sai? - Ho il terrore della montagna, lo sai bene! Ti aspetto a casa, ti ho preparato il semolino come ti piaceva da bambina! Ti prego, scendi giù!"
...Si, mamma, sono scesa giù...
Ho tenuto su i ramponcini più a lungo che salendo: il sentiero è nell' ombra, seguendo la bianca serpentina; è d' oro e ancora al sole seguendo l' ondulazione che sposa il prato di grano maturo.
Non ho fretta. Mi godo ogni passo, ogni zampata di rampone. Ci sono ancora belle ore di luce.
Corte Nuovo. (Strano, non c' è l' indicazione per Costa sui cartelli. Lo farò sapere.)
Rinuncio un poco a malincuore al selvaggio canale, mondo affascinante di verticalità, asprezza.
Pescia Lunga. Di qua, scendo. Altri boschi di faggio: faggi! faggi! disgraziati! Ma io vi piegherò al mio passo senza paura! E intanto, toh! beccatevi altri punti esclamativi!
Splendido l' arrivo sopra i monti di Saorèe ancora baciati d' oro. Le betulle danzano, graziose, nell' arietta serale.
Lionza. Calata è la sera. La porta dell' Oratorio è spalancata, entro, m' inchino. Grande e bella è stata la mia giornata, o Signore.
Cascina, calata è la notte.
"Aria" delle Variazioni Goldberg, per prima cosa.
Sublimi arabeschi. Salgono nella notte, salutano cielo e montagne, uomini e bestie. Si dissolvono nel silenzio, su un ultima nota. Lunga, infinitamente.
Ogni mattina suono al pianoforte i suoi delicati sublimi arabeschi. Ogni mattina.
Una preghiera di ringraziamento agli dei, per questa grazia di vivere in un posto così bello, su una Terra bella e fertile, nel grande abbraccio delle montagne che tanto amo. E delle persone che amo.
Il Pizzo Ruscada? Ancora il Pizzo Ruscada?
Ma c' è appena salito tapio e ne ha pure pubblicato un percorso da paura!
Si, ma quando Fabio lo leggono in moltissimi, ma molto pochi ne seguono le orme, me, mi leggono in pochi, ma parecchi potrebbero seguire le mie...
Comunque, il tempo dovrebbe volgere al grigiore e all' umidità tra pochi giorni...
Comunque la mia bronchite sembra quasi sparita stamattina...
Comunque dovrei studiare i miei pezzi al pianoforte ma...
Comunque vorrei tanto posare le mani sull' ometto di vetta prima del lungo inverno...
Comunque eccomi a fare i primi passi su un sentiero che volevo scoprire da tempo, già cercato in avanscoperta anni fa, ma ora, a quanto mi è stato detto, segnato sino a Corte Nuovo.
Dopo una prima parte di sentiero, che porta a Lionza, ecco cartello e scritta sbiadita su una roccia a indicare "Pizzo Ruscada". Si svolta a sinistra, su per un costone erboso.
Non riconosco il sentiero percorso anni fa. Ricordavo bolli rossi, molto sbiaditi. Ognuno da cercare accuratamente. Ricordo un costone più ripido. Il letto di un rio a secco.
Bisognerà tornare in estate, con le giornate di luce più lunghe.
La cartina CNS Locarno (edizione 1995) riporta tracce che portano al P. 1713.
Tornerò quest' estate. Oggi non ho tempo. Il Pizzo è lontano, e non so quanta neve e ghiaccio troverò, più su, nei tratti in ombra.
"Hai preso abiti caldi? Il termos? Da mangiare? - Si, mamma, lo zaino è pieno di roba! - Brava, hai messo su berretta, calzettoni , sciarpa rossa! - Si, mamma, se scivolo nel burrone mi trovano subito! - Non far tardi, lo sai che sono ansiosa e che la montagna mi fa paura! - Si, mamma, torno per l' ora di cena!"
Si accentua la pendenza. Comincia la stazione montana dei faggi!
Si, faggi! vi metto i punti esclamativi! Disgraziati! Quanto fogliame, si scivola, un passo avanti, due indietro!
Ma io sono furba, vi conosco, mascherine! Scopo il fogliame coi bastoncini, per pulire il terreno, orma dopo orma. Gli scarponi addentano sicuri terra, umida bruna Terra!
Disgraziati! Pervicaci! Certuni di voi avranno l' ardire di rubare la stazione alpina ai larici, e mi scorteranno sino a Corte Nuovo!
Ma prima del Corte, la più bella delle sorprese: nel largo canale di salita, un ambiente roccioso, verticale e selvaggio, costoni che salgono dritti al cielo, guglie appuntite a rivaleggiare con l' azzurro, frane spettacolari di rocce e roccette di un biancore accecante, o al contrario scurissimi denti acuminati, con abbarbicati (ma come faranno a stare in piedi?) pini e larici coriacei. Che voglia di vivere, quassù, nella verticalità, nonostante tutto, voi, Caparbi stupendi, Ostinati!
Corte Nuovo. Prime macchie di neve dura, di ghiaccio. Osservo con estrema attenzione dove riluce l' insidia. Il sole dimentica per qualche mese il lato nord che guarda l' Onsernone. Ciuffetti d' erba, rametti, una vena nelle roccia possono nascondere una minuscola lastra gelida. E al ritorno, l' ombra sarà totale su questo lato.
La neve non si è rammollita, nemmeno dove ci batte il sole, eppure queste non sono state giornate fredde.
Saliscendi, numerosi.
Seguo le infinite ondulazioni del sentiero che segue la cresta sino alla cima, serpentina di un biancore lucente sul versante onsernonese, oro, come grano maturo (un dodici di gennaio!) sul lato centovallino.
"Certo, mamma, ho messo i ramponcini nello zaino! so bene che col ghiaccio non si scherza! - Non ti voglio nemmeno sentir pronunciare questa parola! Tu! matta! tu! e le tue montagne!"
E` passato un gruppo di uomini, ci sono le loro orme nella neve. Li ho incontrati pochi giorni fa in paese. Gente tosta, quelli, ogni anno salgono sul Pizzo, qualsiasi siano le condizioni, qualsiasi il colore del cielo.
Gente che fa la Via Alta della Verzasca ogni estate; uno lo conosco.
Non hanno portato i ramponcini, e le loro orme, seppur poco profonde perchè la neve non è gelata ma dura, mi sono di aiuto nella mia salita. Cento metri sotto la vetta, io decido però di estrarre i miei ramponi dallo zaino. Mi sento più sicura; ci sono dei traversi, meglio ancorarsi sulla neve con denti acuminati.
Ah, la gioia di arrivare in vetta! Scoprirne i panorami, una volta ancora! Toccarne l' ometto a piene mani, ogni pietra dell' ometto, accarezzarla felice: "Ciao, ci siamo già visti! Mi sei mancato, sai?"
Gioia di essere sulla vetta...
Di riposare un momento (ma non sono stanca; nemmeno un poco), di accecare gli occhi di luce, di far ammutolire i suoni in gola, di fermare...magari...lo spazio di un istante...anche i battiti del cuore...
"Visto, mamma, che bello quassù? Vedi quanto sono contenta? Non avere paura, mamma, torno a casa per l' ora di cena, sai? - Ho il terrore della montagna, lo sai bene! Ti aspetto a casa, ti ho preparato il semolino come ti piaceva da bambina! Ti prego, scendi giù!"
...Si, mamma, sono scesa giù...
Ho tenuto su i ramponcini più a lungo che salendo: il sentiero è nell' ombra, seguendo la bianca serpentina; è d' oro e ancora al sole seguendo l' ondulazione che sposa il prato di grano maturo.
Non ho fretta. Mi godo ogni passo, ogni zampata di rampone. Ci sono ancora belle ore di luce.
Corte Nuovo. (Strano, non c' è l' indicazione per Costa sui cartelli. Lo farò sapere.)
Rinuncio un poco a malincuore al selvaggio canale, mondo affascinante di verticalità, asprezza.
Pescia Lunga. Di qua, scendo. Altri boschi di faggio: faggi! faggi! disgraziati! Ma io vi piegherò al mio passo senza paura! E intanto, toh! beccatevi altri punti esclamativi!
Splendido l' arrivo sopra i monti di Saorèe ancora baciati d' oro. Le betulle danzano, graziose, nell' arietta serale.
Lionza. Calata è la sera. La porta dell' Oratorio è spalancata, entro, m' inchino. Grande e bella è stata la mia giornata, o Signore.
Cascina, calata è la notte.
"Aria" delle Variazioni Goldberg, per prima cosa.
Sublimi arabeschi. Salgono nella notte, salutano cielo e montagne, uomini e bestie. Si dissolvono nel silenzio, su un ultima nota. Lunga, infinitamente.
Tourengänger:
micaela
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