Val Veddasca, tra i figli di un Dio minore
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Domenica con tempo poco entusiasmente, nebbia e foschia la fanno da padroni a valle, a lago e a monte. Tanto vale andare a monte... ma dove? Con questo tempo ogni meta sembra sprecata, dunque meglio ripercorrere vie note e risapute, tanto qualche motivo d'interesse ci sarà pure, no?
La Valle Veddasca è una delle mie zone preferite, dunque la scelta mi pare d'obbligo: puntiamo verso Monteviasco, poi si vedrà... oggi con me c'è Danilo, col quale non camminavo dalla scorsa primavera. Saliti dalla solita e suggestiva mulattiera scalinata, giunti al sempre gradito borgo montano scelgo di affrontare il pendio anzichè il comodo sentiero normale verso gli alpeggi superiori (Corte e Merigetto): superato il ripido tratto per le Cascinelle troviamo la cresta quasi totalmente invasa da felci, e il procedere non è dei più piacevoli, ma fortunatamente più in alto la situazione migliora. Giunti nei pressi dell'Alpe Corte decido un altro taglio sfruttando un bel sentierino che risale e poi aggira ad est il Sass Gallina (primo figlio di un Dio minore), giungendo all'affollata Capanna Merigetto. Man mano che salivamo le brume si trasformavano in una nuvola sempre più fitta che rendeva il luogo più misterioso di quanto lo sia in realtà...
Piccola parentesi e considerazione: il Sass Gallina (m.1655) si trova esattamente sul confine italo-elvetico ed essendo decisamente a trampolino sulla Val Veddasca e Monteviasco (spiccando per questo motivo anche lungo la traversata Lema-Tamaro) può considerarsi una cima vera e propria, distaccandosi dal più alto Monte Polà, a sua volta sotto-elevazione del gigantesco Gradiccioli. Guardando la quota dovrebbe dunque trattarsi della cima più alta della provincia di Varese, superando di oltre trenta metri il ben più noto Monte Lema: trattasi di quote e statistiche di poco conto, ma direi che a livello locale il "problema" andrebbe posto.
Visto l'affollamento in Capanna decidiamo di rinviare il nostro pranzo portandoci al Passo Agario e al suo spartano ma accogliente Rifugio: fa un bel freddino dentro la nostra nuvoletta fantozziana, e ci scappa pure un buon caffè cucinato direttamente sul posto... la vista non va oltre l'attiguo Monte Magno (secondo figlio di un Dio minore), che aggiriamo lungo il sentiero Lema-Tamaro senza risalirlo, ma poco a poco il fascino della montagna ha un avvento insperato. Colori d'inizio autunno veramente stupefacenti, di una varietà senza pari: non ho parole per descrivere il contrasto tra il cielo grigio in battaglia col sole desideroso d'affermarsi invano e il fuoco dei boschi, dei prati, dei fiori...
Saliamo su un'altura secondaria (la nipotina di un Dio minore) abbandonando il sentiero, quindi per la prima volta salgo sul Monte Magino (terzo figlio di un Dio minore), discretamente dirupato sul lato Malcantone, mentre gradatamente il cielo - seppur a fatica - si squarcia e l'ormai vicino Poncione di Breno tra le nubi e le creste acquisisce connotati di tutto rispetto... Aggirato lo Zottone (quarto figlio di un Dio minore) tocca al divertente tratto roccioso, forse il punto più bello dell'intera cresta Lema Tamaro, e infine la salitina conclusiva al Poncione di Breno (quinto e ultimo figlio di un Dio minore), che rappresenta la quota odierna più elevata, dal quale finalmente possiamo ammirare il vicino Monte Lema, che s'era nascosto per la giornata intera... Ed è un Monte Lema che, avvolto nelle luci autunnali, fa dimenticare le sue antenne e le sue brutture di vetta!
Raggiunta l'ultima cima non resta che chiudere l'anello abbassandoci verso l'Alpone di Curiglia... ma che succede? Forse offeso dal non essere stato preso in considerazione il gigante buono si sveglia, si mostra e ci saluta da lontano: oggi il Gradiccioli si è inchinato ai suoi figli, ma ora è lì a mostrarci la sua potenza.
La discesa all'Alpone, Sarona e Curiglia si svolge tra splendidi boschi di faggio e betulle, ed è rovinata solo in parte dal fatto - dall'Alpone in poi - che è tutto su asfalto, anche se la pendenza la rende una discesa abbastanza rapida quantomeno sino a Curiglia.
Poco male di fronte alla più bella giornata da fantasmi che potesse capitarci: grazie a Danilo per avermi seguito in questa bella cavalcata.
La Valle Veddasca è una delle mie zone preferite, dunque la scelta mi pare d'obbligo: puntiamo verso Monteviasco, poi si vedrà... oggi con me c'è Danilo, col quale non camminavo dalla scorsa primavera. Saliti dalla solita e suggestiva mulattiera scalinata, giunti al sempre gradito borgo montano scelgo di affrontare il pendio anzichè il comodo sentiero normale verso gli alpeggi superiori (Corte e Merigetto): superato il ripido tratto per le Cascinelle troviamo la cresta quasi totalmente invasa da felci, e il procedere non è dei più piacevoli, ma fortunatamente più in alto la situazione migliora. Giunti nei pressi dell'Alpe Corte decido un altro taglio sfruttando un bel sentierino che risale e poi aggira ad est il Sass Gallina (primo figlio di un Dio minore), giungendo all'affollata Capanna Merigetto. Man mano che salivamo le brume si trasformavano in una nuvola sempre più fitta che rendeva il luogo più misterioso di quanto lo sia in realtà...
Piccola parentesi e considerazione: il Sass Gallina (m.1655) si trova esattamente sul confine italo-elvetico ed essendo decisamente a trampolino sulla Val Veddasca e Monteviasco (spiccando per questo motivo anche lungo la traversata Lema-Tamaro) può considerarsi una cima vera e propria, distaccandosi dal più alto Monte Polà, a sua volta sotto-elevazione del gigantesco Gradiccioli. Guardando la quota dovrebbe dunque trattarsi della cima più alta della provincia di Varese, superando di oltre trenta metri il ben più noto Monte Lema: trattasi di quote e statistiche di poco conto, ma direi che a livello locale il "problema" andrebbe posto.
Visto l'affollamento in Capanna decidiamo di rinviare il nostro pranzo portandoci al Passo Agario e al suo spartano ma accogliente Rifugio: fa un bel freddino dentro la nostra nuvoletta fantozziana, e ci scappa pure un buon caffè cucinato direttamente sul posto... la vista non va oltre l'attiguo Monte Magno (secondo figlio di un Dio minore), che aggiriamo lungo il sentiero Lema-Tamaro senza risalirlo, ma poco a poco il fascino della montagna ha un avvento insperato. Colori d'inizio autunno veramente stupefacenti, di una varietà senza pari: non ho parole per descrivere il contrasto tra il cielo grigio in battaglia col sole desideroso d'affermarsi invano e il fuoco dei boschi, dei prati, dei fiori...
Saliamo su un'altura secondaria (la nipotina di un Dio minore) abbandonando il sentiero, quindi per la prima volta salgo sul Monte Magino (terzo figlio di un Dio minore), discretamente dirupato sul lato Malcantone, mentre gradatamente il cielo - seppur a fatica - si squarcia e l'ormai vicino Poncione di Breno tra le nubi e le creste acquisisce connotati di tutto rispetto... Aggirato lo Zottone (quarto figlio di un Dio minore) tocca al divertente tratto roccioso, forse il punto più bello dell'intera cresta Lema Tamaro, e infine la salitina conclusiva al Poncione di Breno (quinto e ultimo figlio di un Dio minore), che rappresenta la quota odierna più elevata, dal quale finalmente possiamo ammirare il vicino Monte Lema, che s'era nascosto per la giornata intera... Ed è un Monte Lema che, avvolto nelle luci autunnali, fa dimenticare le sue antenne e le sue brutture di vetta!
Raggiunta l'ultima cima non resta che chiudere l'anello abbassandoci verso l'Alpone di Curiglia... ma che succede? Forse offeso dal non essere stato preso in considerazione il gigante buono si sveglia, si mostra e ci saluta da lontano: oggi il Gradiccioli si è inchinato ai suoi figli, ma ora è lì a mostrarci la sua potenza.
La discesa all'Alpone, Sarona e Curiglia si svolge tra splendidi boschi di faggio e betulle, ed è rovinata solo in parte dal fatto - dall'Alpone in poi - che è tutto su asfalto, anche se la pendenza la rende una discesa abbastanza rapida quantomeno sino a Curiglia.
Poco male di fronte alla più bella giornata da fantasmi che potesse capitarci: grazie a Danilo per avermi seguito in questa bella cavalcata.
Tourengänger:
Poncione
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