Ofentalhorn e Pizzo di Antigine
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Sempre magica la Val Antrona.
Oggi vogliamo provare a salire il Pizzo di Antigine, ma non riesco a trovare informazioni sulla cresta che lo collega all'Ofentalhorn.
Quindi andiamo a vedere di persona!
Seguiamo le orme di Tignoelino e ci addentriamo nella valle. La sera precedente (o durante la notte) ha piovuto e tutto il sentiero è bagnato e la tenuta all'acqua dei miei scarponi è un vago ricordo, in breve mi ritrovo con le calze fradice.
Ci inerpichiamo per il canalino dopo l'Alpe Lombraoro (che tra il fango e la cacca di capra non è proprio il massimo) per poi proseguire nell'ampia testata della valle.
Le nebbie vanno e vengono e noi speriamo tanto che quel poco di sole che vediamo sulle creste basti ad asciugare la roccia per la cima, altrimenti oggi ci toccherà rinunciare.
Si prosegue su terreno pietroso e si giunge al Passo di Antigine (non prima di essermi fermato a strizzare le calze) per poi proseguire "a sinistra" su pietraia, senza percorso obbligato (comunque ci sono tanti ometti), fino a raggiunge l'Ofentalhorn.
Da questa cima parte una cresta frastagliata che permette di raggiungere la seconda vetta della giornata.
Si intravedono subito un paio di torrioni che potrebbero dare delle difficoltà ma per il resto sembra percorribile.
Mettiamo via i bastoncini e iniziamo la cresta. Si superano i primi sali-scendi su pietroni senza troppe difficoltà, poi la cresta inizia a salire.
Finchè si percorrere il filo la roccia è abbastanza stabile (anche se a volte fidarsi di certi appigli è .... come dire .... emozionante) ma nel momento in cui proviamo ad aggirare alcuni torrioni sul lato nord (quello più abbordabile), ci si trova in mezzo agli sfaciumi.
Il terreno ripido e franoso e il vedere sopra la testa dei macigni, chiaramente in bilico, non ci fa sentire molto a nostro agio. Quindi appena possibile ritorniamo sul filo di cresta, dove le difficoltà tecniche sono sì maggiori ma almeno non siamo sotto tiro.
Superato anche l'ultimo torrione, si prosegue in cresta senza altre difficoltà fino a giungere finalmente sul Pizzo di Antigine (chiamato anche Spechhorn o Spahnhorn su alcune cartine). Purtroppo la visione sui giganti qui vicino è offuscata dalle nuvole ma se ne intuiscono le proporzioni dai due grossi ghiacciai che scendono quasi di fronte a noi.
Ritorniamo sui nostri passi di nuovo sull'Ofentalhorn (ci abbiamo messo esattamente lo stesso tempo dell'andata), scendiamo al Passo di Antigine e poi giù fino all'incrocio con il canale coperto che porta acqua al Lago di Cingino. Seguiamo per un tratto questa condotta, poi quando questa entra nella roccia, percorriamo il sentiero (ben segnato) che aggira il crinale a destra, prima scendendo per poi risalire successivamente e ritrovare di nuovo la condotta che .... conduce in breve al Lago di Cingino ....e qui ... SPETTACOLO!
Sul muro della diga c'è una danza di stambecchi. E' incredibile ciò che riescono a fare con una tranquillità esagerata. Le foto, anche se non perfette, rendono bene l'idea del luogo e della ripidità della diga.
Ci fermiamo ad osservare per bene questa scena e poi passiamo sulla corona della diga, riuscendo ad osservare anche dall'alto i movimenti sicuri degli stambecchi.
Al nostro passaggio gli adulti neanche alzano lo sguardo mentre i due piccoli, più timorosi, scappano via. Il primo dei due riesce a correre (si, correre) sul muro della diga per poi effettuare un balzo tra due muretti che ci lascia a bocca aperta (foto).
Scesi brevemente sotto il lago, il sentiero sembra sparire ma subito scopriamo che c'è una porta segreta. La apriamo e ci infiliamo nel tunnel della condotta. Questa parte del percorso è davvero originale, si cammina per qualche chilometro lungo la galleria che è stata scavata per far passare il tubo della condotta delle dighe. C'è anche la luce ma meglio usare anche una proprio pila.
Il tunnel pianeggiante sembra interminabile e poi finalmente si esce nei pressi del lago di Camposecco. Si prosegue ancora in piano verso il lago (sul muretto della condotta ma stavolta in esterno) ed infine si risale faticosamente fino alla casa dei guardiani da dove parte il sentiero che FINALMENTE ci riporta alla diga di Campliccioli.
Oggi vogliamo provare a salire il Pizzo di Antigine, ma non riesco a trovare informazioni sulla cresta che lo collega all'Ofentalhorn.
Quindi andiamo a vedere di persona!
Seguiamo le orme di Tignoelino e ci addentriamo nella valle. La sera precedente (o durante la notte) ha piovuto e tutto il sentiero è bagnato e la tenuta all'acqua dei miei scarponi è un vago ricordo, in breve mi ritrovo con le calze fradice.
Ci inerpichiamo per il canalino dopo l'Alpe Lombraoro (che tra il fango e la cacca di capra non è proprio il massimo) per poi proseguire nell'ampia testata della valle.
Le nebbie vanno e vengono e noi speriamo tanto che quel poco di sole che vediamo sulle creste basti ad asciugare la roccia per la cima, altrimenti oggi ci toccherà rinunciare.
Si prosegue su terreno pietroso e si giunge al Passo di Antigine (non prima di essermi fermato a strizzare le calze) per poi proseguire "a sinistra" su pietraia, senza percorso obbligato (comunque ci sono tanti ometti), fino a raggiunge l'Ofentalhorn.
Da questa cima parte una cresta frastagliata che permette di raggiungere la seconda vetta della giornata.
Si intravedono subito un paio di torrioni che potrebbero dare delle difficoltà ma per il resto sembra percorribile.
Mettiamo via i bastoncini e iniziamo la cresta. Si superano i primi sali-scendi su pietroni senza troppe difficoltà, poi la cresta inizia a salire.
Finchè si percorrere il filo la roccia è abbastanza stabile (anche se a volte fidarsi di certi appigli è .... come dire .... emozionante) ma nel momento in cui proviamo ad aggirare alcuni torrioni sul lato nord (quello più abbordabile), ci si trova in mezzo agli sfaciumi.
Il terreno ripido e franoso e il vedere sopra la testa dei macigni, chiaramente in bilico, non ci fa sentire molto a nostro agio. Quindi appena possibile ritorniamo sul filo di cresta, dove le difficoltà tecniche sono sì maggiori ma almeno non siamo sotto tiro.
Superato anche l'ultimo torrione, si prosegue in cresta senza altre difficoltà fino a giungere finalmente sul Pizzo di Antigine (chiamato anche Spechhorn o Spahnhorn su alcune cartine). Purtroppo la visione sui giganti qui vicino è offuscata dalle nuvole ma se ne intuiscono le proporzioni dai due grossi ghiacciai che scendono quasi di fronte a noi.
Ritorniamo sui nostri passi di nuovo sull'Ofentalhorn (ci abbiamo messo esattamente lo stesso tempo dell'andata), scendiamo al Passo di Antigine e poi giù fino all'incrocio con il canale coperto che porta acqua al Lago di Cingino. Seguiamo per un tratto questa condotta, poi quando questa entra nella roccia, percorriamo il sentiero (ben segnato) che aggira il crinale a destra, prima scendendo per poi risalire successivamente e ritrovare di nuovo la condotta che .... conduce in breve al Lago di Cingino ....e qui ... SPETTACOLO!
Sul muro della diga c'è una danza di stambecchi. E' incredibile ciò che riescono a fare con una tranquillità esagerata. Le foto, anche se non perfette, rendono bene l'idea del luogo e della ripidità della diga.
Ci fermiamo ad osservare per bene questa scena e poi passiamo sulla corona della diga, riuscendo ad osservare anche dall'alto i movimenti sicuri degli stambecchi.
Al nostro passaggio gli adulti neanche alzano lo sguardo mentre i due piccoli, più timorosi, scappano via. Il primo dei due riesce a correre (si, correre) sul muro della diga per poi effettuare un balzo tra due muretti che ci lascia a bocca aperta (foto).
Scesi brevemente sotto il lago, il sentiero sembra sparire ma subito scopriamo che c'è una porta segreta. La apriamo e ci infiliamo nel tunnel della condotta. Questa parte del percorso è davvero originale, si cammina per qualche chilometro lungo la galleria che è stata scavata per far passare il tubo della condotta delle dighe. C'è anche la luce ma meglio usare anche una proprio pila.
Il tunnel pianeggiante sembra interminabile e poi finalmente si esce nei pressi del lago di Camposecco. Si prosegue ancora in piano verso il lago (sul muretto della condotta ma stavolta in esterno) ed infine si risale faticosamente fino alla casa dei guardiani da dove parte il sentiero che FINALMENTE ci riporta alla diga di Campliccioli.
Tourengänger:
Andrea!
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