Ferrata Santner
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Uscita autunnale degli Incontri di avvicinamento alla Montagna del CAI Varese: la meta prescelta è il Catinaccio.
Siamo quattro accompagnatori e cinque allievi (altri tre ci raggiungeranno stasera in rifugio).
Partenza alle 6 da Varese, alle 11, scarponi ai piedi, ci incamminiamo lungo il sentiero che dal Passo di Costalunga sale al rifugio Paolina, la giornata non è limpidissima ma un po' di sole c'è, in breve eccoci al rifugio, qui arriva anche la seggiovia e perciò vi è una discreta folla che, vista l'ora, sta mangiando incredibili piatti di canederli, polenta ed altre specialità trentine. Noi calmiamo i primi morsi della fame con cioccolato e barrette e proseguiamo su un sentiero ben poco pendente e largo come un'autostrada in direzione del rifugio Fronza alle Cornelle, lungo il tragitto incontriamo o superiamo una vera folla di escursionisti in scarpe da ginnastica e camicetta, d'altronde la difficoltà del percorso non è che richieda una grande attrezzatura!
Alle Cornelle nuovo bagno di folla: anche qui arriva una seggiovia. Saliamo alla vicina Rosengartenhütte e da qui imbocchiamo il sentiero che porta all'attacco della ferrata del Passo Santner,
D'incanto la folla scompare e ci ritroviamo presto soli sul percorso, sparisce però anche il sole, sostituito da nebbia ed acquerugiola, anche la temperatura scende, il sentiero corre lungo una larga cengia per poi salire verso l'imbocco di un evidente canale, incontriamo i primi cavi, indossiamo imbrago, casco e kit da ferrata e partiamo. La ferrata, pur non presentando passaggi molto esposti, è abbastanza impegnativa, non difficile ma con la roccia bagnata occorre fare ben attenzione a dove si poggiano piedi e mani. È un continuo saliscendi: tratti di sentiero si alternano a tratti più ripidi, poi seguono delle brevi discese, non si ha modo di apprezzare il panorama visto che siamo immersi nella nebbia, tutto intorno ha un aspetto alquanto tetro, sembra di stare in un'illustrazione dell'Inferno dantesco del Dorè.
Nonostante i guanti le mie mani sono ridotte a due ghiaccioli, finalmente eccoci al termine della ferrata, nebbia, visibilità zero, i bolli rossi, onnipresenti (ed anche abbastanza superflui) in ferrata, si diradano fino a scomparire, sul terreno vi sono un'infinità di tracce che salgono e scendono, ci sparpagliamo a portata di voce e finalmente ritroviamo un bollo rosso, seguiamo la traccia ed eccoci in breve a quello che dovrebbe essere il Passo Santner, c'è un bivacco ma non ha la minima indicazione, comunque studiando la cartina ci convinciamo di essere nel giusto. Sul bivacco, posto in posizione riparata, c'è un termometro che segna 6°C. Cominciamo la discesa, le nuvole si diradano per un attimo e riusciamo a vedere il rifugio Re Alberto, rinfrancati lo raggiungiamo e possiamo finalmente riscaldarci e, soprattutto, mangiare, è pomeriggio inoltrato e la fame si fa decisamente sentire: come merenda minestrone di verdura e birra non sarà usuale ma io li ho enormemente apprezzati.
Soddisfatto lo stomaco riprendiamo a camminare in direzione del rifugio Vajolet dove pernotteremo, La discesa si svolge in un ripido canalone, denominato Gartl, decisamente cupo e poco invitante, comunque è discesa e di fatica non se ne fa più di tanta, il tempo sembra anche migliorare, quando arriviamo al rifugio ci accoglie anche un'occhiata di sole.
Ci sistemiamo nelle nostre stanze e poco dopo arrivano anche Silvia, Esther ed Emanuele provenienti dal fondovalle.
Siamo al completo ora. La sera la cena è una gradita sorpresa: ottima, tipicamente trentina ed anche ben presentata.
Difficoltà:
fino alla Rosengartenhütte T2
da qui fino all'attacco della ferrata T3+
I tratti non attrezzati della ferrata T3+ con diversi passi di I e, forse, uno di II.
La discesa dal Passo Santner al rifugio Vajolet T3+
Siamo quattro accompagnatori e cinque allievi (altri tre ci raggiungeranno stasera in rifugio).
Partenza alle 6 da Varese, alle 11, scarponi ai piedi, ci incamminiamo lungo il sentiero che dal Passo di Costalunga sale al rifugio Paolina, la giornata non è limpidissima ma un po' di sole c'è, in breve eccoci al rifugio, qui arriva anche la seggiovia e perciò vi è una discreta folla che, vista l'ora, sta mangiando incredibili piatti di canederli, polenta ed altre specialità trentine. Noi calmiamo i primi morsi della fame con cioccolato e barrette e proseguiamo su un sentiero ben poco pendente e largo come un'autostrada in direzione del rifugio Fronza alle Cornelle, lungo il tragitto incontriamo o superiamo una vera folla di escursionisti in scarpe da ginnastica e camicetta, d'altronde la difficoltà del percorso non è che richieda una grande attrezzatura!
Alle Cornelle nuovo bagno di folla: anche qui arriva una seggiovia. Saliamo alla vicina Rosengartenhütte e da qui imbocchiamo il sentiero che porta all'attacco della ferrata del Passo Santner,
D'incanto la folla scompare e ci ritroviamo presto soli sul percorso, sparisce però anche il sole, sostituito da nebbia ed acquerugiola, anche la temperatura scende, il sentiero corre lungo una larga cengia per poi salire verso l'imbocco di un evidente canale, incontriamo i primi cavi, indossiamo imbrago, casco e kit da ferrata e partiamo. La ferrata, pur non presentando passaggi molto esposti, è abbastanza impegnativa, non difficile ma con la roccia bagnata occorre fare ben attenzione a dove si poggiano piedi e mani. È un continuo saliscendi: tratti di sentiero si alternano a tratti più ripidi, poi seguono delle brevi discese, non si ha modo di apprezzare il panorama visto che siamo immersi nella nebbia, tutto intorno ha un aspetto alquanto tetro, sembra di stare in un'illustrazione dell'Inferno dantesco del Dorè.
Nonostante i guanti le mie mani sono ridotte a due ghiaccioli, finalmente eccoci al termine della ferrata, nebbia, visibilità zero, i bolli rossi, onnipresenti (ed anche abbastanza superflui) in ferrata, si diradano fino a scomparire, sul terreno vi sono un'infinità di tracce che salgono e scendono, ci sparpagliamo a portata di voce e finalmente ritroviamo un bollo rosso, seguiamo la traccia ed eccoci in breve a quello che dovrebbe essere il Passo Santner, c'è un bivacco ma non ha la minima indicazione, comunque studiando la cartina ci convinciamo di essere nel giusto. Sul bivacco, posto in posizione riparata, c'è un termometro che segna 6°C. Cominciamo la discesa, le nuvole si diradano per un attimo e riusciamo a vedere il rifugio Re Alberto, rinfrancati lo raggiungiamo e possiamo finalmente riscaldarci e, soprattutto, mangiare, è pomeriggio inoltrato e la fame si fa decisamente sentire: come merenda minestrone di verdura e birra non sarà usuale ma io li ho enormemente apprezzati.
Soddisfatto lo stomaco riprendiamo a camminare in direzione del rifugio Vajolet dove pernotteremo, La discesa si svolge in un ripido canalone, denominato Gartl, decisamente cupo e poco invitante, comunque è discesa e di fatica non se ne fa più di tanta, il tempo sembra anche migliorare, quando arriviamo al rifugio ci accoglie anche un'occhiata di sole.
Ci sistemiamo nelle nostre stanze e poco dopo arrivano anche Silvia, Esther ed Emanuele provenienti dal fondovalle.
Siamo al completo ora. La sera la cena è una gradita sorpresa: ottima, tipicamente trentina ed anche ben presentata.
Difficoltà:
fino alla Rosengartenhütte T2
da qui fino all'attacco della ferrata T3+
I tratti non attrezzati della ferrata T3+ con diversi passi di I e, forse, uno di II.
La discesa dal Passo Santner al rifugio Vajolet T3+
Tourengänger:
paoloski

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Kommentare (2)