Anello Prado-Cusna. Quando le montagne le hai dentro
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Capita a volte di pensare di partire per un giro semplice e poi trovarsi ad affrontare passaggi difficili. Capita che se non hai a fianco una persona esperta rischi di farti male.
Partiamo abbastanza presto da La Romita (1070 m s.l.m.), vicino a Civago. Compagnia improbabile: Bestia (la chiamo così perché in montagna sa stringere i denti come non ho mai visto fare a nessuno, ed è pure contenta perché Bestia lo è davvero, dentro e fuori), il suo cane con la faccia da talpa e gli occhi da persona e il sottoscritto.
Il CAI 603 sale tranquillo prima tra castagni enormi tormentati dal cinipide e poi tra i faggi. Piacevole e fresca salita, solo qualche piccolo dosso sul sentiero e nei nostri pensieri.
Finalmente usciamo dal bosco, dove i pensieri faticano a respirare e tendono a farsi pesanti. Il crinale del Passo delle Forbici è nebbioso. Forbici e nebbia sono una brutta accoppiata, rischi di tagliarti.
Poi salendo sullo 00 verso il Prado il cielo si apre e saliamo sopra le nuvole. Adesso siamo leggeri, leggeri i passi, leggera la mente. La sensazione di essere sopra le cose del mondo e della vita mi fa allungare il passo; lei invece si ferma continuamente a far foto: è un pezzetto di natura selvatico e sensibile, si cerca e si trova in mille particolari, fiori, piccoli animali, colori, gocce di rugiada.
Con questo elastico tra le nostre diverse irrequietudini arriviamo in vetta al Prado; pochi lo ricordano ma i suoi 2054 m gli valgono la non invidiabile qualifica di vetta più alta in territorio toscano. Un primato da poco, il difficile sta per venire.
Decidiamo, decido, di tagliare verso il M. Cipolla, direttamente verso il crinale opposto del Cusna.
La discesa è ripida, qualche masso richiede mani e testa. Il Talpa va che sembra una marmotta a casa sua. Bestia approfitta dello spazio aperto e solatio per rimettere al vento qualche straccio di quelli che tiene dentro.
Sotto di noi a sinistra il laghetto Bargetana, che sembra portato li per sbaglio dalla cicogna, figlio di vere Alpi. Fiori, colori, sassi, ci divertiamo a progredire dentro e fuori.
Scendiamo al passo sopra l'Abetina reale (1780 m), evitando il rifugio Battisti. Non siamo a nostro agio dove la montagna incontra la gente che non ha le montagne dentro. Le mie cominciano a mostrare i versanti più ripidi salendo verso il Passone, o Pra Gherardo. Bestia sa perfettamente come ci si muove tra quelle asprezze, ne ha di toste, fredde e alte come guglie. Il cielo è sereno, poche nuvole che riescono a coprire totalmente il mio orizzonte.
Guadiamo il crinale che ci porterà verso il Cusna a quota 1850 e prendiamo il 623. Adesso tutto è più semplice, possiamo camminare fianco a fianco e sentiamo appena la stanchezza degli oltre 15 Km già percorsi.
Il cielo alterna il blu che solo la montagna conosce e nebbie. Arriviamo digiuni ai piedi del Cusna. Qui ci attende una rampa definita per 'escursionisti esperti'. Salgo leggero, ho lasciato qualche peso più a valle. Lei è stanca, nello zaino non so quanta acqua per se e il Talpa, che sale svelto con me. Bestia ha il viso contratto ma non perde un passo, non si ferma. Ad ogni svolta la guardo, la sento.
Finalmente in vetta al Cusna, la targhetta recita 2121 m. Troviamo il nostro gruppo CAI che è salito dal versante opposto, percorso assai più breve e meno impegnativo. Ci piace così.
Possiamo mettere qualcosa nello stomaco, lei si appoggia alla mia schiena per un attimo e il cane con gli occhi da persona come sempre riesce a condividere il mio grana.
Ora ci resta il lungo 623 per tutto il lungo crinale fino a Civago. Una serie di piccole salite e discese solitarie, come noi quando la giornata ci riporta a valle.
In totale pochi metri più di 30 Km e 1937 m salita. Nulla di eccezionale, ma da fare con chi può tirarti fuori dai tuoi pensieri. Non so se si ripeterà o se dovrò farmi male.
PS - le foto sono tutte di Bestia
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