Adula / Rheinwaldhorn (3402 m) - SKT
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tapio: “Questa montagna, anche nel suo aspetto topografico, sembra suggerire l’immagine di un grande uccello in volo verso spazi liberi e sublimi.” Scelgo questa frase del grande Giuseppe Brenna per introdurre la nostra salita all’Adula con gli sci, perché la parola “libertà” è secondo me una delle più perfette che si possano riferire alla Montagna in generale, e – altrettanto - all’Adula in particolare.
Eravamo stati ribattuti indietro nella nostra uscita del 17/05/2014 a causa del forte vento. Oggi, con condizioni notevolmente mutate, la Bianca Regina ci accoglie tra le sua braccia e ci offre una sciata tra le più belle di questo “inverno”, seppure non molto lunga. Ma nella botte piccola si sa che c’è il vino buono…
Nulla da segnalare da Cusiè fino al Passo del Laghetto, se non che il ghiaccio, che quel giorno avevamo trovato abbondantemente nel canale, ora ha lasciato il posto ad un impetuoso ruscello, largo quanto tutta la larghezza del canale (almeno nella sua parte alta, cioè dopo aver aggirato la parete Sud della Cima del Laghetto).
Terminata la lavanda dei piedi e l’improvvisata doccia, decidiamo di continuare la nostra salita a secco, seguendo i bolli blu che caratterizzano l’inizio della Via Malvaglia, fino quasi alla quota dei 2900 m, dove finalmente calziamo gli sci.
Come si vede dalla traccia, dopo essere saliti inizialmente in direzione Est, effettuiamo un lungo traverso abbastanza ripido per il quale si rendono necessari i rampanti (neve molto dura e a tratti strisce di ghiaccio affiorante; in questa zona d’ombra, le temperature sono molto basse). In questo modo ci avviciniamo parecchio alla cresta WSW dove passa la Via Malvaglia, che ebbi il piacere di percorrere con l’amico Jules nel settembre del 2013.
Usciti dal cono d’ombra e raggiunto il Vadrecc di Bresciana, puntiamo direttamente alla cima, su pendenze ormai meno accentuate. Sotto la verticale della croce di vetta, decidiamo di dirigerci verso quello che l’attuale CNS definisce “Adulajoch”, cioè la quota 3291m.
A questo proposito giova aggiungere quanto riportato dalla guida del Brenna, che ha evidentemente contribuito ad innalzare di 125 m il citato passaggio. Afferma il Brenna: “Col termine di Adulajoch [3166 m] (Giogo dell’Adula) si designa la più bassa depressione tra il Grauhorn e il Rheinwaldhorn. Il colle non è però il luogo di passaggio dal Canton Ticino a quello dei Grigioni, poiché la cresta che dà sul Läntagletscher è in quel punto precipite. Per poter valicare la catena occorre seguire la cresta spartiacque in direzione del Rheinwaldhorn praticamente fin dove [3291 m] i ghiacciai dei due versanti la lambiscono, ossia quasi in prossimità della vetta”.
Raggiunto dunque l’Adulajoch, passiamo sul versante Nord e da lì, sempre con gli sci ai piedi, raggiungiamo la cima dell’Adula e la sua croce.
Il tempo per ora tiene, anche se delle grosse nuvole si affacciano sopra la catena della Val Verzasca ed anche in altre direzioni. La visuale più cristallina l’abbiamo verso la catena che fugge a Nord, dal Cassinello al Terri.
Ci tratteniamo quanto basta; poi cambiamo assetto e passati quei pochi metri che trasformano la cresta Nord in quella Sud, con gli sci ai piedi affrontiamo la discesa diretta dalla cima al Vadrecc di Bresciana. Inizialmente ripido e ghiacciato, il manto del ghiacciaio ci offre poi una discesa da antologia fino alla quota 3000.
Da qui ci spostiamo a destra verso i Giairón, in modo da tenere gli sci il più a lungo possibile (la visuale ci permette questa valutazione), mettendo in conto una probabile breve risalita a piedi.
Dopo aver aggirato ruscelli e pietrame vario, ci infiliamo nel canalone che si estende sotto la via normale all’Adula (nella parte compresa tra i punti quotati 2520 e 2642) e passando a fianco della quota 2521, scendiamo fino a dove la neve e il buonsenso ce lo consentono, cioè attorno ai 2470 metri.
Quasi 1000 metri di discesa a fronte dei 500 di salita con gli sci ai piedi (più gli altri 1200 – e quel che segue – di spallaggio).
Dopo una doverosa pausa, ci tocca riprendere la quota persa, e, visto che gli abissi della Piota non consentono di raggiungere il canalone finale della Val Soi che sbuca a Sud della Cima del Laghetto, risaliamo quei quasi 200 metri che ci separano dal Passo del Laghetto buttando ogni tanto l’occhio sotto gli impressionanti salti di roccia a picco sulla Val Soi. Le pareti Nord del Pizzo Forca e della Forca di Casseo sono una visione che non si dimentica.
Raggiunto il Passo del Laghetto ripercorriamo il sentiero dell’andata fino alla Foppa di Cusiè.
Grazie a Paolo per aver condiviso questa bellissima salita, carica di valori simbolici nonché di avventura reale.
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