Piz da Termin 2902 m. SKT
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tapio: Dalla vetta del Piz di Strega, guardando verso Sud, si staglia un possente castello di roccia con tre distinte vette: il Piz da Termin, il Torrone Alto ed il Torrone Basso. Questa foto fa capire perché davanti ad una simile bellezza non abbiamo potuto resistere. Ritenendo assodato che i due Torroni non si raggiungono con gli sci, è subito scattato il meccanismo “proviamo ad immaginare una possibile salita al Piz da Termin”.
Esclusa la via del Gabuzzi (Alpe di Sceng – Ghiacciaio di Alto – cresta SW, III°: un terzo grado su roccia con gli scarponi da sci mi sembra un po’ troppo, almeno per le mie possibilità), abbiamo cercato la “nostra via”, che grosso modo si rifà all’itinerario 913 b del Brenna (pendio di Vedrign con uscita in cresta all’incirca tra il Motton e la quota 2899) : secondo noi questa via presenta il migliore pendio sciiistico (tutto rivolto a Nord), nonché la via più breve (ancorché non facile) per arrivare in cresta. La cresta stessa non è poi un giochetto, date le cornici e le alte temperature attuali: ma tutto ciò rappresenta una valida alternativa all’arrampicata di III° di cui parla il Gabuzzi.
Il Brenna non è invece così categorico: sia per la via che abbiamo scelto noi, che per “la via Gabuzzi”, assegna la stessa difficoltà alpinistica F (pur sottolineando che la seconda presenta un pendio ripido, esposto, con cenge erbose e gradini rocciosi – cosa che in parte abbiamo trovato anche noi dall’altra parte).
Dunque, partiamo da Biborgh in Val Pontirone e via Alpe di Lesgiüna raggiungiamo l’Alpe di Giümela con il suo rifugio. Restiamo sul sentiero basso ed in breve siamo sul canalone nevoso che copre la parte alta del Torrente Lesgiüna. È grandioso poter mettere gli sci già a questa quota (~1900 m), dopo solo 600 m./disl. di spallaggio.
Risaliamo il fiume, pieghiamo a destra, teniamo gli sci ancora un po’ sul ripido pendio (AD+) e poi, quando la pendenza aumenta ancora e la neve comincia a soccombere sotto i tanti rigagnoli che scendono da Vedrign, togliamo per pochi minuti gli sci e saliamo a piedi.
Ritrovato poco sopra il bianco pendio, con gli sci nuovamente ai piedi lo risaliamo proprio nel suo centro, con pendenze buone ma mai eccessive. Nella parte alta ci avviciniamo maggiormente alla cresta che dal Motton scende verso il Piz Giümela.
Arrivati alla base della cresta Est del Piz da Termin (quella che lo collega al Motton) individuiamo un possibile punto d’uscita, da raggiungere – naturalmente – senza sci. Saliamo finché possiamo con gli sci (AD+ / D-) e quando il pendio non lo permette più, li mettiamo sullo zaino e cominciamo a gradinare.
Nonostante le alte temperature, riusciamo a non affondare e a creare dei bei gradini, che torneranno molto utili per la discesa.
Usciamo sulla cresta e ne percorriamo il filo, prestando sempre la massima attenzione alle cornici. Il versante calanchino è quasi sempre senza neve, ma molto impervio, quindi la circospezione è di rigore.
Dalla cima 2899 pieghiamo verso SW ed in breve raggiungiamo la croce di vetta del Piz da Termin. Siamo al settimo cielo. Nonostante non si debba perdere tempo viste le temperature e le cornici, andiamo a dare un’occhiata al pendio e alla via di salita opposta (quella che sale dalla bocchetta compresa tra la cima 2919 e il Piz da Termin); bellissimo il pendio sciistico, ma per il resto penso che abbiamo fatto bene a salire dall’altra parte: la discesa su roccia è così ripida che non se ne vede la continuità.
Ci rimettiamo in cammino con gli sci sulle spalle (con neve più dura si sarebbe potuto raggiungere il punto di uscita in cresta anche con gli sci ai piedi, ma, così, preferiamo non rischiare) e dopo aver superato la cresta ed il ripido pendio che ci riporta nella Conca di Vedrign, facciamo un’altra pausa (non sarà l’ultima…) e finalmente cambiamo assetto.
Inizialmente la discesa è “difficile” (neve pesantissima), poi più sotto migliora e si rivela un ottimo sulz primaverile. Alla fine saranno 1000 metri di curve, comprese anche quelle del canalone, che presenta neve ancora abbastanza dura.
Finito il canalone e tolti gli sci, dopo un breve tratto sul sentiero “basso” raggiungiamo il Rifugio, dove facciamo un’altra pausa. L’ultimo tratto fino a Biborgh è il trionfo dell’estate, con un paesaggio che rapisce gli occhi e il cuore. La cascata della Lesgiüna è uno spettacolo indimenticabile.
Grazie a Paolo per questa ennesima stupenda salita. L’estate sta arrivando a grandi balzi, ma forse per gli sci non è ancora finita…
pm1996:https://www.youtube.com/watch?v=hZCUAs91KFw&list=UUqXe5Pfls_0Y6ebxCDQYF1w Posso ritenermi veramente soddisfatto di aver centrato a pieno questa bella salita. Lo studio a tavolino da parte di entrambi è stato fondamentale e soprattutto l‘ottima intesa. Riguardo la discesa dal versante opposto magari in futuro si potrà tentare, ma ad oggi con lo zero termico così alto e non conoscendo la via (anche se pure quella era stata studiata) sarebbe stato rischioso, oltre al dubbio del passaggio chiave.
La precisa descrizione dell’itinerario rileggendola mi fa rivivere la salita e immaginando nuove mete.
Certo che di scelta ce n’è …
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