Forametto 1240 m e Cresta delle Marmere
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Ci conosciamo da più di 15 anni e non siamo mai, ma proprio mai, riusciti a uscire insieme, questo è un evento da segnare sul calendario non so quando si ripresenterà l’occasione, visto quanto c’è voluto per il primo ritrovo!!! Non si sa mai è vero!
Il giro che ho proposto ha un paio di varianti dettate soprattutto dal fatto se riusciremo o no a trovare il sentiero N. 14 che parte da Colomber, di cui non ho notizie ma che sulla carta esiste.
Di fatto lo troviamo al primo colpo. Lasciamo l’auto al ristorante-albergo Colomber e imbocchiamo la strada per Verghere. Fatti pochi passi, sulla sx prendiamo la strada asfaltata in discesa, indicazione MBK in giallo. Attraversato il ponte sul torrente Barbarano troviamo le indicazioni per Malga Pozze. La mulattiera, un po’ scassata e viscida sale costante nel bosco e ignorando i vari bivi arriva a un tornante su una strada sterrata. La seguiamo in discesa a sinistra fino a raggiungere un successivo tornante e un bivio. Proseguiamo sulla dx in salita, sempre strada e indicata sulla carta con il N. 9. Poco dopo ci accorgeremo di essere poco distanti dal punto in cui avevamo imboccato la sterrata in discesa. Poco male. Raggiungiamo così delle case e dopo un consulto sul “ma dove diavolo siamo?” Pensiamo di essere a Fienili Scola. Prendiamo la strada in discesa poi sentiero (nessuna indicazione) che ci porta a Gardoncello. Poco prima di arrivarci troviamo i bolli del sentiero N. 4 che avremmo voluto prendere. Siamo arrivati dove volevamo, l’abbiamo forse fatta più lunga, ma va bene lo stesso! Dei signori alle baite ci chiedono dove stiamo andando e alla nostra risposta di Forametto, ci fanno gli auguri. Scopriremo presto il motivo.
La traccia segnata dapprima con segni rosso/fucsia si perde ben presto nella boscaglia. Districandoci tra le piante raggiungiamo quindi la cresta per avere una visione della zona e nella speranza di camminare eretti e non a quattro zampe. Raggiugiamo un paletto e il GPS ci indica che siamo in cima. La cosa non mi torna perché la relazione che avevo letto dava la cima a 20 minuti dal Buco del Tedesco e da qui al Buco del Tedesco altro che 20 minuti!!!!
Proseguiamo seguendo tracce e radi bolli un poco su cresta a tratti aerea e un poco ci alterniamo a dx e sx di essa, dove troviamo le difficoltà maggior di passaggio per via delle piante. Vari sali-scendi e dal terzo paletto e terzo monte Forametto (se non ricordo male) si comincia a scendere ripidamente su sentiero più visibile e si raggiunge il Buco del Tedesco.
Il tempo sta peggiorando. Da nord sta arrivando un temporale di quelli tosti, cielo nero/violaceo e un altro è appollaiato sul Baldo, di un colore un poco più chiaro. Nel mezzo ci siamo noi, dove resiste un minimo di cielo azzurro e un pallido solino. Ci dividiamo, Daniele e Manuela andranno direttamente al rifugio Spino. Noi, avendo parlato ad Andrea Poge di cresta delle Marmere, non sia mai detto che poi non si faccia :-)))
Pochi metri e comincia tuonare, uno ma bello sostenuto. Ci ripensiamo, macchè, aumentiamo il passo….raggiungiamo la cresta tramite un paio di catene che servono più a sbilanciarti che ad aiutarti e a passo sostenuto, soprannominato delle quattro P, che potrebbero essere Pioggia, Poge, Pirla (perché con due temporali che ci girano attorno essere su una cresta…) e aggiungiamoci pure Panino poiché l’ora è quella giusta!
I nostri amici ci osservano dal basso e vedendoci viaggiare spediti, si domandano che forse, se avessero fatto la cresta al posto del sentiero, che sembra non dei migliori, sarebbe stato meglio.
Raggiungiamo il Buco del Gatto e la cresta termina, siamo ancora su terreno aperto ma almeno è sentiero. Risaliamo verso il Monte Spino, incrociamo un’altra possibilità di evitare la cima, ma Andrea manco si avvicina al cartello, taglia il prato, mica vuoi che ci venga la balzana idea di proporre di evitare la cima….neanche ci stiamo pensando comunque!
Velocemente e con solo qualche gocciolina che scappa raggiungiamo la vetta dove sostiamo un pochetto. Poi un po’ per non prenderci una sciacquata dell’ultimo momento e un po’ per non fare aspettare gli amici scendiamo per il più panoramico sentiero a dx della dorsale e in breve siamo al rifugio Pirlo. Mentre mangiamo il cielo si uniforma di un vago colore grigio con un pallido sole.
Dopo più consulti decidiamo di lasciare il Pizzoccolo ad un'altra volta. Però, invece di scendere direttamente a Verghere prendiamo la direzione del Pirello, quindi Sant’Urbano (al posteggio in località Pirello, svoltare decisamente a sx e poco dopo una freccia indica il sentiero in discesa per Sant’Urbano). Poco prima di Sant’Urbano, svoltiamo a dx, sentieri 23 e 13. Risaliamo brevemente e raggiungiamo il bivio con il sentiero 13, fare attenzione al cartello sulla dx. Un bel sentiero che solo verso il suo termine troviamo più rovinato e invaso dagli alberi ci porta a raggiungere una strada che pensavamo fosse quella che sale al Pirello. Pur non essendo quella va bene lo stesso. Poco dopo aver raggiunto le prime case, arriviamo alla strada per Colomber, svoltiamo a dx e purtroppo per Daniele, nonostante all'inizio sembrasse il contrario, torniamo alla macchina in leggerissima salita!
La salita al Forametto da Gardoncello forse è da considerarsi un po' più di un T3+ per la difficoltà nel trovare le tracce e per alcuni tratti aerei della cresta. Se si sale invece a quella che le relazioni indicano come cima a 20 min dal Buco del Tedesco è solo una ripida salita. La cresta delle Marmere pur non essendo nè lunga nè difficile necessita di passo sicuro e assenza di vertigini.
Bella escursione e bellissima compagnia. Grazie ad Andrea Poge, Daniele Daniele, Manuela e Marco.
Dati GPS: Dislivello 1659 m; km 22,60
Il 1° maggio visto da Daniele...
Festa del Lavoro: che si fa? Si riposa? Qualcuno si... altri un po' meno! L'inedito “Gruppone” è in trasferta sul Lago di Garda.
In effetti la congiunzione astrale che ha permesso il ritrovo di tutti e sei è abbastanza rara (come ha già evidenziato Cristina). Gruppo variamente assortito: qualcuno reduce da migliaia e migliaia di metri di dislivello con gli sci, qualcuno più accanitamente dedito a sentieri asciutti (con in comune comunque le migliaia e migliaia di cui sopra), qualcuno (indovina chi...?) fermo da ormai un mese... Ovvio che per l'ultimo qualcuno la gita sarà un po' più “sentita”...
Comunque ci proviamo... ed alla fine ci portiamo a casa una bella giornata di montagna.
Sempre bello andare in giro con un gruppetto di amici affiatati, chiacchierando di montagne, posti, persone (a qualcuno sono fischiate le orecchie?)... macchine!
Il posto poi... quando esci dal bosco, ti ritrovi su dei balconi naturali da cui la vista spazia dalla pianura al lago alle montagne un po' più lontane.
Il tutto condito dalla sana fatica del camminare, e da quella un po' meno poetica dovuta al Ravano Gardesano necessario per accedere al Monte Forametto (forse una cima non imprescindibile, ma che ci ha comunque regalato dei bellissimi scorci e dei passaggini non proprio banali)... con il “solo” tributo di 2 (due!) paia di pantaloni: quelli del Poge ancora col cartellino attaccato, i miei un po' più datati, ma comunque...
Come ha detto Cristina, in prossimità del Buco del Tedesco ci siamo separati.
Un po' la stanchezza dovuta al poco allenamento, un po' i neri nuvoloni in arrivo e qualche gocciolina già sentita, mi inducono (insieme a Manuela) a tirar dritto verso il rifugio... “Dritto” per modo di dire: all'inizio il sentiero è molto rovinato e nascosto dalla folta boscaglia; si scende un po', si transita proprio sotto le pareti attrezzate a spit per l'arrampicata, poi si scende ancora. Finalmente, in prossimità di un bivio (cartello) il sentiero migliora, anche se è stretto ed in alcuni tratti taglia dei versanti abbastanza ripidi in cui prestare particolare attenzione. Comunque continua a scendere ancora per un po'. Poi in un bel bosco comincia a risalire verso il rifugio. Alla fine l'altimetro si è fermato a 1425m di salita (contro i 1659 dei soci)... e comunque siamo arrivati al rifugio Pirlo non molto prima dei nostri compari... forse forse conveniva fare la cresta.
Dopo esserci ricompattati al rifugio per la sosta pranzo e caffè, ripartiamo insieme. C'è un attimo di discussione/valutazione sul da farsi. Vista l'ora, e l'ora che si farebbe mettendoci dentro anche il Pizzoccolo, decidiamo di comune accordo per la discesa, già descritta.
Per finire, vorrei mettere l'accento su un paio di caratteristiche di questa gita, che a mio modo di vedere, non sono state significativamente evidenziate nella pregevole relazione di Cristina:
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in salita c'è molta discesa
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in discesa c'è molta salita
Comunque una bella scarpinata, che le mie ginocchia si ricorderanno... sicuramente ancora per qualche giorno.
Grazie Amici. Alla prossima!
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