I Rodond (2830 m) - SKT
|
||||||||||||||||||||||
La meteo annuncia peggioramento per il pomeriggio, per cui scelgo una meta con sviluppo contenuto e dislivello ragionevole. La meta non è riportata nella guida scialpinistica del CAS (Gabuzzi-Cavallero), ma una foto scattata recentemente (questa, quarta lampadina da destra) mi fa pensare che la vetta dei Rodond sia raggiungibile senza dannarsi l’anima. La via migliore me la devo cercare da solo, ma questo punto non costituisce un problema.
Parto quindi dall’Alpe Frach e, dopo aver oltrepassato il fiume a Confin Basso, raggiungo l’Alp de Confin. Il tratto grosso modo compreso tra le quote 2000 e 2100 è relativamente ripido, ma con la neve molle che l’esposizione a Est garantisce (unita alle temperature correnti abbastanza alte), si sale senza rampanti (come sarà poi per tutta la salita odierna). Dall’Alp de Confin decido di evitare il Pass dei Omenit (e la successiva prominenza di cresta) e piego quindi in direzione SW verso il P.2684. Dalla quota 2500 all’arrivo in cresta il pendio si fa sempre più ripido (difficoltà di tipo AD), ma, come detto, le favorevoli condizioni del manto nevoso mi permettono di evitare il ferro. Dal punto di arrivo in cresta non faccio altro che seguirne il filo, inizialmente sul lato della Mesolcina; poi, passate le cornici e ristabilita un’adeguata continuità di cresta, “sconfino” anche dalla parte della Calanca. La neve qui è più dura e addirittura con un sentore di polvere.
In breve raggiungo il punto culminante de I Rodond, cioè la cima Est (2830 m), di sette metri superiore alla cima Ovest (comunque rischiosa da raggiungere a causa di evidenti cornici).
Dopo aver cambiato assetto inizio la discesa sulla cresta (da percorrere con attenzione a causa dell’esposizione che, seppur non continua, evidenzia alcuni punti critici sia a destra che a sinistra).
Prima di abbandonare la cresta incontro una coppia di scialpinisti impegnati nella salita: scambiamo due parole (incluso un curioso aneddoto ad oggetto il Pass dei Omenit con i suoi tre ometti…) e poi ci salutiamo, in modo da poter trovare ancora neve in condizioni accettabili.
Per tutta la discesa trovo infatti un bellissimo sulz primaverile, solo un po’ papposo negli ultimi 200 metri. La meteo intanto tiene e terrà ancora per tutto il giorno. Meglio così…
Davvero una bella montagna, I Rodond: mi chiedo come mai non compaia nelle guide sci alpinistiche. Troppo facile? Troppo difficile? Interferenza con le piste da sci (del resto chiuse da due anni – e in ogni caso, la stagione, al momento attuale, sarebbe terminata…)? Zona con altre mete dal nome più altisonante? O semplice dimenticanza del Gabuzzi?
Il Brenna, naturalmente, non dimentica I Rodond. Chiudiamo quindi con le parole del Maestro:
“I Rodond - È la montagna che si presenta maestosamente isolata a chi da Valbella volge lo sguardo verso settentrione, tanto da essere quasi scambiata per il vertice della Val Calanca. Il suo scudo meridionale determina invece lo sdoppiamento della citata valle, valle che a NNW continua la sua corsa verso lo Zapporthorn e a ENE si trasforma in Val di Passit. Il toponimo I Rodond indica bene che ci troviamo in presenza di due cime dalla sommità arrotondata (ma dai fianchi calanchini decisamente impervi):
- La Cima E ∆ 2829,6 m, la principale, è il punto d’incontro delle diverse creste ed è quella che si vede e si raggiunge dal dolce lato di San Bernardino. Offre una visione a picco, strepitosa, sul corridoio della Val Calanca.
- La Cima W 2823 m dista dall’altra 150 m circa e, rispetto ad essa, permette una visione più ampia verso occidente.”
Kommentare (12)