Dopo la grande neve...rinuncio al Castello Regina,saluto i Lupi e punto al P.zo Cerro (1285 mt)!


Publiziert von Menek , 4. März 2014 um 19:54.

Region: Welt » Italien » Lombardei
Tour Datum: 2 März 2014
Wandern Schwierigkeit: T2 - Bergwandern
Schneeshuhtouren Schwierigkeit: WT2 - Schneeschuhwanderung
Wegpunkte:
Geo-Tags: I 
Zeitbedarf: 5:15
Aufstieg: 900 m
Abstieg: 900 m
Zufahrt zum Ausgangspunkt:Bergamo- Brembilla- Cavaglia
Kartennummer:Kompass Lecco/Val Brembana

                            

Oggi gioco il Jolly…  Dopo la neve di questi giorni la giornata si prospetta bella come da previsioni ed io sono pronto per un nuovo giro sulle prealpi orobiche; quando mi alzo però, fuori piove da bestia e mi domando chi è quel pirla a cui hanno affidato il ruolo di metereologo. Sbotto con parole da censura rivolte all’ Urbi et Orbi  ma   subito dopo ,  mi si accende la lampadina sulla testa come Archimede Pitagorico: RIPIGLIATI… Qua il tempo è brutto ma verso le prealpi il clima   sarà diverso… migliore!!!   Sarà,sarà, sarà,  ma intanto saluto la mia signora  come se dovessi partire per la “campagna di Russia”. Da Crema  la pioggia mi segue  sino ad Almè,  poi fortunatamente tutto cambia, il cielo ha ampi spazi di azzurro e  la temperatura è gradevole. Cavaglia (835 mt Val Brembilla ) è un abitato  molto interessante, piccolo e  arroccato, trovare posto per l’auto è un’impresa, vedo   uno slargo sulla strada in prossimità del borgo e parcheggio.  Sono le 9:00 , attraverso l’abitato per comoda scalinata e subito trovo il sentiero 596 che mi deve condurre alla cima Castello Regina e poi da li, seguendo un lungo crinale, al rif. Lupi di Brembilla. Dopo pochi  minuti di cammino, intercetto   una biforcazione, dritti si va al rifugio, a sx si sale verso il Corna Camoscera (1343 mt) e il Castello Regina (1428 mt). Il sentiero per una buona oretta è godibile, non è molto impegnativo e la neve è assente, poi, giunto  in prossimità della falesia, total change… la  neve compare  in abbondanza (40/50 cm) , fresca e per niente compatta, perdo di vista la scarsa segnaletica e la mulattiera scompare in un cumulo di “panna montata”. Anche con le ciaspole si può far poco perché  si sprofonda in maniera decisa. Non voglio comunque  darla vinta al fato e risalgo un po’ il versante, trovo una sorgente che incredibilmente fa capolino nella neve  e continuo ancora per 5 minuti. Basta, stop, di qua non è passato nessuno e io non so dove andare, osare di più in questa situazione sarebbe un’imprudenza. Per la Corna ci saranno altri 60/70 mt di dislivello  ma sembrano 1000 tanto è difficile proseguire, tra l’altro non è  un mio obiettivo. Mi fermo e scatto due foto, un camoscio con aria sospettosa mi osserva da un cucuzzolo.   Io e il mio amico a 4zampe  ci guardiamo negli occhi, mugugnamo ognuno a modo suo e  sembriamo due bambini a cui hanno rubato il pallone. Sono le 10:30 e si fa dietrofront,  con una idea fissa in testa (e non è quella di Cesare Ragazzi…)! Arrivati in 35 min alla famosa biforcazione iniziale, prendo il 596 che porta al rifugio, ho già camminato più di 2h  e questa decisione  sembra l’ennesimo azzardo. Qualcosa comunque voglio “portare a casa”… chino la testa e vado. Anche qua per un bel tratto ci si diverte,  entro nel bosco e  perdo un po’ di quota, attraverso un torrentello carsico e subito dopo, numerosi tornanti con  buona pendenza mi fanno arrivare ad una selletta.  Esco dal bosco, ora la vegetazione è rada e la neve è alta circa 30/40 cm, scivolosa, il riverbero del sole mi accieca.  Proseguo  per  mezzacosta, alcuni tratti sono esposti e bisogna stare attenti, la segnaletica è praticamente nulla. Dove si va? Mi accorgo che ci sono orme fresche di un camoscio , le seguo e  fortunosamente calpestano il sentiero per un lungo tratto, viaggio con la  fantasia e penso che il mio amico ungulato mi abbia voluto aiutare…  E’ una bella favola e io non ho fumato niente di strano! Arrivo in prossimità di un capanno, osservo con attenzione la miserrima segnaletica e proseguo tenendo sulla sx la “casa dei cacciatori”. Ad un certo punto  spunta un muretto a “secco”,  viro  a sx e lo  costeggio   parallelamente, adesso la segnaletica è decisamente presente. Risalgo  il sentiero e mi trovo davanti ad una baita che in questa stagione è chiusa, non so quanti minuti siano passati da quando ho visto il capanno, ma guardo l’orologio e mi accorgo che sto camminando da 1h 20. Questo è un crocevia, le indicazioni sono multiple e le trovate su un’angolo della casa, per discreta salita punto al rifugio. Davanti a me deve essere passato da poco un’altro escursionista che proveniva da chissà dove, calpesto le sue orme per fare meno fatica ma è dura lo stesso, inforco ancora una volta le ciaspole ma è peggio che andar di notte… Via tutto e avanti, spingendo sulle gambe come faceva il mitico Aldo Maldera ai tempi d’oro! Sbuffando come un treno a vapore arrivo ad un’ altro incrocio di sentieri, sono in prossimità del rifugio Lupi di Brembilla, tengo la dx e ci sono in un’attimo. Il sole è alto ed il Pizzo Cerro (1285 mt) sovrasta il rifugio, proseguo per altri 5 min e sono in cima. 1h50 da Cavaglia…  Ma pòta  bagaj  che fadiga! Ora mi rilasso godendomi il panorama, faccio le solite foto, mangio un panino perché l’altro se lo ingoia Olmo e riparto, sono le 13:30. Da adesso in poi mi gestisco la discesa, le gambe cominciano ad “indurirsi” ed  io non vedo l’ora di concludere la giornata. Ritornato sulla selletta, un camoscio di piccole dimensioni mi passa vicino e il  tutto mi sembra incredibile… Se non è un flashback di LSD che mi fa vedere cose che non esistono, come può sopravvivere questo animale in mezzo a tanti “sparatori”? Fantastico! Mi riprendo e giù in discesa a “bòt e brigulù”.  In  1h15 arrivo a Cavaglia con  l’acido lattico che ha preso di mira le mie gambe… quella che tutto sommato doveva essere una tranquilla escursione si è tramutata in una faticaccia bella e buona. Incontro un’indigeno e faccio la sua conoscenza, mi chiede da dove vengo e ovviamente come mi chiamo, io, offuscato dalla stanchezza, gli rispondo come l’ultimo dei Vietcong: mi chiamo Giap,Comandante Giap…

Nota1:  Da Cavaglia al P.zo Cerro e ritorno,3h10 con 450 mt di dislivello. Oggi tra un giro e l’altro ho camminato per 5h15 con 900 mt circa di dislivello. La tempistica ovviamente  va calcolata in maniera diversa quando il sentiero è sgombero da neve.

Nota2: oggi Paolo (homo bancarius) e Piero (il cinghiale) hanno abdicato, ma Olmo (braveheart) come al solito, è stato di grande compagnia.    A la Prochaine.    Domenico


Tourengänger: Menek
Communities: Hikr in italiano


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Kommentare (4)


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patripoli hat gesagt:
Gesendet am 4. März 2014 um 20:20
Mi sono divertita un sacco a leggere la tua relazione!
Un bel giro.....l'ho fatto tempo fa salendo alla Corna Camoscera e al Castello Regina, per poi arrivare al Pizzo Cerro.
Ma allora non c'era la neve!
Ora mi manca il Foldone......
Hai ragione.....Cavaglia è proprio un bel borgo.
Alla prossima uscita!
Patrizia

Menek hat gesagt: RE:
Gesendet am 4. März 2014 um 21:27
Ciao Patri, è proprio te che volevo! Ho letto la tua relazione e quella del Grandemago a proposito di sto giro... mi piacerebbe capire a che punto ero arrivato per il Regina. Mah! Sono contento ti sia piaciuta la relazione.
Alla prossima.
Domenico

gbal hat gesagt:
Gesendet am 5. März 2014 um 19:03
Complimenti! Prima cosa.....palle che: "L'importante è partecipare!"; sappiamo tutti che "Vincere è molto meglio!" e tornare a casa senza la meta in tasca ci si può ragionare ma un po' di amaro resta sempre. Quindi bravo per aver cercato e guadagnata la tua Cima del giorno. Quanto alle orme degli animali io ho la convinzione che seguano in molti casi proprio il tracciato del sentiero che è sotto la neve, anche se sono benissimo in grado di procedere "fuori pista"; per cui personalmente quando sono in difficoltà e ne trovo.....mi affido volentieri alle loro impronte.
Ciao!

Menek hat gesagt: RE:
Gesendet am 5. März 2014 um 20:14
Ciao Giulio, mi trovi d'accordo, le argomentazioni che hai portato nel tuo commento in gran parte le sottoscrivo. Una meta non si può raggiungere per diversi motivi... tempo, sentiero sfigato, malori momentanei... insomma ci si può ragionare, con un approccio altro, si può godere lo stesso, spostando l'obiettivo e valutando al meglio tutte le possibilità. Dopodichè bisogna saper apprezzare anche le "sconfitte", altrimenti salterebbe anche un pò l'approccio che si ha con la natura,con la montagna stessa. A sto giro sono riuscito a raddrizzare un pò la giornata e va bene così, poteva andarmi peggio. Fisicamente mi sentivo apposto e ho tentato per il Pizzo... Alla fine sono contento e questo è quello che importa. Quanto alle orme degli animali,sottoscrivo le tue parole. Ciao.
Domenico


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