Ciaspolata Macugnaga - Rifugio Oberto al Passo Moro: il disintegra cotechino
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Dopo le feste, i vari impegni, le pigrizie, il continuo abbuffarsi e almeno 3 kg in più, quella di andare al Rifugio Oberto (appena sotto il Monte Moro) con le ciaspole, risalendo gli infiniti pendii sui quali sono state disegnate delle belle piste da sci, è senz'altro decisione saggia, fosse solo per le calorie consumate (almeno 4500 secondo alcuni approssimativi calcoli) e per la consapevolezza che la mancanza di allenamento si percepisce, eccome si percepisce.
Il posto migliore per lasciare l'auto è in frazione Staffa di Macugnaga nel parcheggio (a pagamento, 4 euro al giorno) delle funivie. Si attraversa quindi il ponte pedonale e ci si immette sulla carrareccia asfaltata a sinistra. Vale la pena di fare una breve sosta alla Chiesa vecchia del villaggio, notevole esempio di architettura montanara ed ammirare altresì il tiglio secolare che dal 1200 (secondo l'iscrizione presente) soggiorna in questo posto. Si procede quindi in leggera salita sino ad incontrare un evidente pannello segnavia che immette a destra su un pianoro e quindi entra nel bosco e lo risale con buoni tornanti. In questa fase avevamo già le ciaspole e la neve era facilmente percorribile. Alla fine dei tornanti, si risale diritto il bosco prima di girare a destra e raggiungere in circa un'ora l'Alpe Bill. Questo secondo tratto è stato caratterizzato da neve alta e molto poco portante: prime parolacce.
All'Alpe Bill - stazione intermedia degli impianti di risalita - ci immettevamo sulle piste e abbiamo marciato sul loro bordo. Abbiamo deciso per questa soluzione in ragione dell'ancora elevato pericolo valanghe ma tuttavia, in questa zona, non abbiamo rilevato pendii e condizioni pericolose.
Le piste salgono come autostrade, quasi sempre ampie e alternano pendii dolci (pochi) a muri a 30° e forse più (molti). Le ottime condizioni meteo permettevano di allungare lo sguardo e rendersi conto della fatica che sarebbe occorso fare per giungere alla meta: seconda scarica di parolacce.
A seconda dell'esposizione, si marciava talvolta con il massiccio del Monte Rosa in faccia, la sua strepitosa parete Est e le quattro vette principali. Sulla Gnifetti era chiaramente individuabile la capanna Margherita. Quando invece si era costretti a dare le spalle a tale spettacolo, il procedere si faceva talvolta monotono, senonchè, come detto, faticosissimo.
All'altezza di un impianto di risalita a quota 2300 circa, la depressione del passo era ormai ben visibile, unitamente al rifugio Oberto, ma ci facevamo ben poche illusioni di arrivo svelto, visti gli ultimi pendii e considerato che il sottoscritto si era già fatto ingannare dall'infingarda prospettiva ben due volte, in occasione delle precedenti salite, sebbene estive.
L'ultimo pendio si rivelava una piccola tragedia. Pendenze notevoli, clima caldissimo, fatica a livelli record. Un passo, una sosta: sembravamo due alpinisti sui rilievi terminali del K2 e conservavamo solo la forza di dir parolacce, tante.
Solito ambiente splendido nella zona del rifugio che non visitavamo per la pigrizia di togliere le ciaspole, pertanto sceglievamo una zona assolata munita di panchina per la pausa ristoratrice, visto che s'era fatto mezzodì e marciavamo da quattro ore.
Esclusa qualsiasi ipotesi di procedere oltre, scendevamo dunque per la medesima via di salita, concedendoci qualche divertente e velocizzante taglio fuoripista che ci consentiva di raggiungere l'Alpe Bill in meno di due ore.
A questo punto il mio genio inventa guai mi suggeriva di tentare "qualcosa di diverso", pertanto, ingannando spudoratamente il mio già provato compagno d'avventura suggerivo un tracciato in piano fatto di neve super sfondosa che ci recava ad un alpeggio in mezzo a radura di rara bellezza circondata da boschi. Qui la traccia si perdeva e pertanto si decideva di scendere "liberamente" per boschi, senza sapere quali insidie nascondeva la via. Come due esploratori, nel mezzo di un bosco silenzioso e inclinatissimo scendevamo pendii da far paura (almeno a noi), affondando sino alla vita cadendo ripetutamente in buchi celati dalla neve, sino a scomparirci dentro per uscirne solo minuti dopo, fradici ed esausti. Questo sino ad intercettare nuovamente l'ameno borgo di Macugnaga, la cui vista accoglievamo con inni di giubilo ( e parolacce irripetibili!).
Infine scendevamo a intercettare la via di salita al Bill e in breve, tornavamo al parcheggio concedendoci una risolutrice birra.
Sviluppo: 16 km circa; SE: 31 km circa.
Sebbene l'ultimo tratto sia da considerare WT3, quoto la gita WT2 perchè nessuno è obbligato a ripetere le nostre stupidaggini.
BUON 2014 A TUTTI GLI AMICI DELLA COMMUNITY.
Il posto migliore per lasciare l'auto è in frazione Staffa di Macugnaga nel parcheggio (a pagamento, 4 euro al giorno) delle funivie. Si attraversa quindi il ponte pedonale e ci si immette sulla carrareccia asfaltata a sinistra. Vale la pena di fare una breve sosta alla Chiesa vecchia del villaggio, notevole esempio di architettura montanara ed ammirare altresì il tiglio secolare che dal 1200 (secondo l'iscrizione presente) soggiorna in questo posto. Si procede quindi in leggera salita sino ad incontrare un evidente pannello segnavia che immette a destra su un pianoro e quindi entra nel bosco e lo risale con buoni tornanti. In questa fase avevamo già le ciaspole e la neve era facilmente percorribile. Alla fine dei tornanti, si risale diritto il bosco prima di girare a destra e raggiungere in circa un'ora l'Alpe Bill. Questo secondo tratto è stato caratterizzato da neve alta e molto poco portante: prime parolacce.
All'Alpe Bill - stazione intermedia degli impianti di risalita - ci immettevamo sulle piste e abbiamo marciato sul loro bordo. Abbiamo deciso per questa soluzione in ragione dell'ancora elevato pericolo valanghe ma tuttavia, in questa zona, non abbiamo rilevato pendii e condizioni pericolose.
Le piste salgono come autostrade, quasi sempre ampie e alternano pendii dolci (pochi) a muri a 30° e forse più (molti). Le ottime condizioni meteo permettevano di allungare lo sguardo e rendersi conto della fatica che sarebbe occorso fare per giungere alla meta: seconda scarica di parolacce.
A seconda dell'esposizione, si marciava talvolta con il massiccio del Monte Rosa in faccia, la sua strepitosa parete Est e le quattro vette principali. Sulla Gnifetti era chiaramente individuabile la capanna Margherita. Quando invece si era costretti a dare le spalle a tale spettacolo, il procedere si faceva talvolta monotono, senonchè, come detto, faticosissimo.
All'altezza di un impianto di risalita a quota 2300 circa, la depressione del passo era ormai ben visibile, unitamente al rifugio Oberto, ma ci facevamo ben poche illusioni di arrivo svelto, visti gli ultimi pendii e considerato che il sottoscritto si era già fatto ingannare dall'infingarda prospettiva ben due volte, in occasione delle precedenti salite, sebbene estive.
L'ultimo pendio si rivelava una piccola tragedia. Pendenze notevoli, clima caldissimo, fatica a livelli record. Un passo, una sosta: sembravamo due alpinisti sui rilievi terminali del K2 e conservavamo solo la forza di dir parolacce, tante.
Solito ambiente splendido nella zona del rifugio che non visitavamo per la pigrizia di togliere le ciaspole, pertanto sceglievamo una zona assolata munita di panchina per la pausa ristoratrice, visto che s'era fatto mezzodì e marciavamo da quattro ore.
Esclusa qualsiasi ipotesi di procedere oltre, scendevamo dunque per la medesima via di salita, concedendoci qualche divertente e velocizzante taglio fuoripista che ci consentiva di raggiungere l'Alpe Bill in meno di due ore.
A questo punto il mio genio inventa guai mi suggeriva di tentare "qualcosa di diverso", pertanto, ingannando spudoratamente il mio già provato compagno d'avventura suggerivo un tracciato in piano fatto di neve super sfondosa che ci recava ad un alpeggio in mezzo a radura di rara bellezza circondata da boschi. Qui la traccia si perdeva e pertanto si decideva di scendere "liberamente" per boschi, senza sapere quali insidie nascondeva la via. Come due esploratori, nel mezzo di un bosco silenzioso e inclinatissimo scendevamo pendii da far paura (almeno a noi), affondando sino alla vita cadendo ripetutamente in buchi celati dalla neve, sino a scomparirci dentro per uscirne solo minuti dopo, fradici ed esausti. Questo sino ad intercettare nuovamente l'ameno borgo di Macugnaga, la cui vista accoglievamo con inni di giubilo ( e parolacce irripetibili!).
Infine scendevamo a intercettare la via di salita al Bill e in breve, tornavamo al parcheggio concedendoci una risolutrice birra.
Sviluppo: 16 km circa; SE: 31 km circa.
Sebbene l'ultimo tratto sia da considerare WT3, quoto la gita WT2 perchè nessuno è obbligato a ripetere le nostre stupidaggini.
BUON 2014 A TUTTI GLI AMICI DELLA COMMUNITY.
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