Traversata Cannobio-Cambiasca: „Via delle colline“ (via Trarego Manegra Esio)
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Dopo le nevicate di Natale e di Santo Stefano e la conseguente situazione critica in quota decido per una gita senza neve: ci sarà tempo dopo che l’assestamento avrà prodotto i suoi benefici effetti, le montagne bianche non scappano…
Scelgo una gita che avrebbe dovuto essere “molto tranquilla” (non oltre il T2 nelle intenzioni), ma che alla prova dei fatti si è dimostrata ben diversa, anche se non nella totalità del percorso. Per questo motivo evito di indicare la difficoltà globale: chi avrà la pazienza di leggere la relazione troverà, tratto per tratto, la valutazione puntuale, tenendo conto altresì che la gita si è svolta comunque in condizioni particolari, cioè dopo 3 giorni di forti piogge. Le difficoltà indicate possono essere ridotte scegliendo combinazioni di itinerario diverse (per es. lo scabroso tratto tra Esio e Ponte Nivia può benissimo essere evitato proseguendo da Esio su strada e via Bureglio si arriverà comunque in Valle Intrasca in territorio di Ramello)
Cannobio – Viggiona – Trarego
Parto da Cannobio (dal parcheggio sito all’ inizio di Via Valle Cannobina) e raggiungo Casali Amore, cominciando la salita verso Solivo. Questo tratto è da qualificarsi T1 con punte di T2 dove la strada lascia il posto al sentiero boschivo (sempre ottimamente lastricato), in particolare da Molineggi in poi, visto che talvolta risulta scivoloso a causa dei predetti motivi. Da Viggiona a Trarego, via Cheglio il percorso si svolge per lo più su strada, quindi si ritorna nuovamente al T1.
Trarego – Oggiogno
Da Trarego intraprendo il sentiero che scende nel bosco e subito un primo messaggio annuncia “sentiero senza protezioni”: vabbè, che sarà mai? Fino al ponte sul Rio Piumesc tutto tranquillo. Subito dopo, la prima sorpresa di giornata: il sentiero è interrotto a causa di una frana (i messaggi di interruzione avrebbero potuto metterli già a Trarego, non sarebbe stato difficile, no?). Supero comunque lo sbarramento ma la frana appare davvero invalicabile, visto che si dovrebbe passare su nuda roccia a picco sul torrente. Esiste però una “deviazione a servizio all’area di cantiere” che aggira la frana verso destra salendo in alto. Forse mi sfugge qualcosa, comunque ad un certo punto la deviazione si interrompe. Mi dirigo quindi “ a naso” in discesa verso il sentiero precedentemente interrotto e perdendo quota su terreno boschivo libero (T3 / T3+), lo raggiungo, evitando anche di essere investito dal materiale che una ruspa sta muovendo (forse la costruzione di un nuovo passaggio più alto…). Dopo aver superato alcune transenne provvisorie ed aver incontrato il sentiero che scende da Colle (appena sotto Malpensata c’è una magnifica visuale sulla cresta Est, rocciosa, della Cima di Morissolo) raggiungo Oggiogno. Il sentiero nell’ultimo tratto è diventato un letto di ruscello, spero provvisorio anch’esso.
Oggiogno – Donego – Barbè
Il percorso si svolge su strada asfaltata, ma nel tratto Donego-Barbè una galleria è ostruita da ambo i lati da una frana (la cosa non è recente, e pare che si sia rinunciato totalmente a ripristinare lo status quo ante; probabilmente la zona è troppo a rischio: la circolazione automobilistica per Donego e Oggiogno avviene via Cannero e non più, da anni, via Oggebbio). Vicino alla galleria c’è un sentierino molto ripido, dotato anche di corde (T3+) che aggira sia la galleria (in realtà sono due gallerie) sia la frana e scende sul versante opposto, poco sopra Barbè.
Barbè – Alpe Casola – Manegra
Evito di scendere nel paese di Barbè, da cui avrei potuto raggiungere Gonte e proseguire via Novaglio, Deccio etc etc per sbucare a Intra, e salgo invece su buon sentiero in direzione Piancavallo, con l’intenzione di deviare verso l’Alpe Casola. Il sentiero è abbastanza univoco, ma mancano del tutto le segnalazioni. Così, dopo aver raggiunto Artivio, continuo a salire ma in prossimità di alberi segnati in rosso devio a sinistra, mancando così l’Alpe Pieggio e dovendo percorrere un tratto senza sentiero (T2+) che mi immette però su di una bella mulattiera pianeggiante (anche se con parecchi alberi caduti che ostruiscono il passaggio). Questa in breve mi conduce all’Alpe Casola, bellissimo balcone sul Verbano ed in particolare su Luino. Da qui su ampia sterrata raggiungo facilmente Manegra.
Manegra – Luera – Esio
A Manegra, su di un bel prato faccio una breve pausa pranzo, dopo circa 5 ore e 30’ di marcia ininterrotta. Poi riprendo la marcia e a Luera decido di dirigermi verso Esio, percorrendo il sentiero della Val Luisina, come l’idea originaria prevedeva (pronto comunque in ogni momento a cambiare programmi, a seconda delle condizioni e del procedere delle ore). I molti alberi caduti e l’estrema scivolosità del terreno non consentono, ad oggi, di indicare meno di T3. In altra stagione non escludo che la valutazione possa essere diversa. Dopo aver passato Piantello, sbuco al cimitero di Esio e, dopo aver percorso in discesa le stradine del paesino, intraprendo l’ultima parte della camminata, la più ostica.
Esio – Ponte Nivia – Cambiasca
La carta riporta un’esile traccia che da Esio scende verso la Valle Intrasca ed il letto del Torrente San Giovanni in direzione WSW. La traccia passa da una località chiamata Alpe Pré. Quando, tra le vie del paesino, intravedo una certa Via Pree, mi ci butto a capofitto. Inizialmente il sentiero è ben visibile, anche se non segnalato. Quando arriva alle rovine dell’Alpe Pree, si perde (o almeno, io l’ho perso). Supero verso sinistra parecchi ruscelli in piena su traccia evanescente e scivolosissima (T5 alle condizioni attuali), e al di sotto ci sono sempre le forre del San Giovanni... Arrivato, dopo parecchie peripezie, sul letto del fiume, trovo inizialmente una costruzione dell’Enel che comprende forse un ponte tibetano. Ma in realtà è solo un filo, e la larghezza del fiume qui è di circa 20 metri. Procedo sulla sinistra idrografica e all'improvviso, con mia grande sorpresa, mi si para davanti un esile ponticello in cemento, dall'aspetto poco invitante. Le Pianezze sono ancora lontanissime, e l’oscurità sta per arrivare, per cui attraverso senza indugi e svolto a sinistra subito dopo il ponte. Sbuco non so come in zona Pontaccio (mentre la traccia su carta dice che sarei dovuto arrivare al fiume molto più a Nord). Dopo un ulteriore errore che mi avrebbe portato a tentare il guado su di un ulteriore riale in piena (???...non ce ne dovrebbe essere un altro… scoprirò poi che si tratta del Nivia che scende da Intragna) recupero la precedente esile traccia verso destra e con un’ultima salita sbuco FINALMENTE sulla provinciale della Valle Intrasca proprio in prossimità del bivio per Intragna, cioè poco prima del Ponte Nivia. L’oscurità comincia davvero ad incombere, ma ormai sono fuori dai problemi. Restano solo i circa 5 Km sulla provinciale, passati i quali giungo a Cambiasca, dove la gita termina. Il ritorno a casa avviene in auto grazie ad un accordo precedente.
Conclusioni
Come si vede, non è necessario scegliere percorsi di cresta per trovare dell’avventura. Mi rimane la voglia di ri-esaminare il percorso Esio-fondovalle della Valle Intrasca, magari in senso contrario e sicuramente in altra stagione e situazione. Per il resto le possibilità e le varianti sono infinite, quindi è possibile partire dallo stesso punto e giungere allo stesso arrivo combinando a piacere le tratte. E in questo risiede il fascino di questi percorsi.

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