Piz Rondadura (3016 m)
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Il 2 novembre di un anno fa.
In solitaria, tentai il Rondadura.
Allora, come oggi, avevo bisogno di tornare alla mia Montagna.
Ma quel giorno decisi di rinunciare.
E fu la scelta giusta.
A casa mi aspettava una sorpresa,
da una persona a me cara.
Oggi, non ci sarà nessuna sorpresa.
Devo solo andare a finire quello che ho lasciato a metà.
Sveglia alle tre.
Ho qualche timore, so che non sarà facile.
La neve è vergine.
Bianca come il latte.
Sono il primo ad osare violarla.
E ad avere l’onore di farlo.
Il prezzo da pagare è la fatica.
Parto piano, non devo sprecare energie.
Ormai conosco tutti gli ingredienti :
la strada noiosa lungo il lago,
la salita insidiosa tra i rododendri,
il terreno agevole dopo l’alpeggio,
l’attacco finale alla vetta.
La neve, che rende tutto immensamente più bello,
rende anche tutto più difficile.
Cento volte sprofondo e cento mi rialzo.
Cinquanta volte scivolo e cinquanta freno con la piccozza.
Per non sprofondare dovrei indossare le ciaspole.
Per non scivolare dovrei mettere i ramponi.
Perdo il conto delle volte che cambio assetto.
Concentrazione massima..
ogni movimento studiato..
un continuo gioco di equilibrio.
33° di pendio finale.
Un tratto aereo di cresta innevata, in cui non devi guardare giù.
Le roccette finali.
Alla fine, la vetta.
Un bacio alla croce, qualche foto e poi giù.
Non c’è tempo da perdere,
il difficile arriva ora.
Mantenere la concentrazione..
cercare la via migliore
(e sbagliarla),
tornare indietro, risalire,
guardare il sole che sta tramontando,
sapere che il tempo scorre inesorabile.
Arrivo alla macchina provato,
fisicamente e mentalmente,
ma soddisfatto.
Ho chiuso un conto,
è stata una giornata stupenda
e sono tornato a casa sano e salvo.
Difficoltà scialpinistica : AD- (33°)
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