Passeggiata urbana: Trieste
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"Avevo una città bella tra i monti rocciosi e il mare luminoso" scrisse di Trieste il poeta Umberto Saba. I monti li ho soltanto intravisti ma una passeggiata per questa città in una giornata di sole giustamente ventilata mi è piaciuta abbastanza da descriverla lo stesso.
Guardo la mappa di Trieste, vedo che non può competere con mete più celebrate, poi studio i dintorni e scopro che 3 giorni non mi bastano per coprire tutti i miei interessi. Quindi "taglio" la Val Rosandra, la miriade di sentieri del Carso, il sentiero Rilke (sentieri ne farò sulle Giulie tra pochi giorni) e mi limito a fare il turista rimandando il resto a una volta successiva se ci sarà.
Dopo Venezia l'autostrada attraversa una pianura talmente piatta che piuttosto che Saba mi fa venire in mente una canzone di Guccini. Le Prealpi friulane sono talmente lontane che al giovane Cassin, nato da queste parti, non facevano effetto alcuno.
Poi, improvvisamente, l'autostrada si immerge nella massa rocciosa del Carso, ondulata e coperta di boschi. Fuori dal casello, gli ultimi km si percorrono con a sinistra le bancate calcaree e a destra un lungomare trasformato in solarium dove triestini e triestine vanno a fare bagni di sole e di mare. A Miramare l'acqua dell'Adriatico è abbastanza limpida da stupirmi.
L'itinerario cittadino ha come altitudine massima la collina di San Giusto, a circa 70 metri slm. Lungo via Roma si attraversa il Canal Grande fiancheggiato da palazzi, chiese, bar e pizzerie. Dal Molo Audace si ha una bella veduta del lungomare, quando entro in Piazza della Borsa Vecchia mi sembra di essere tornato a Praga. Piazza dell'Unità d'Italia è molto scenografica, avanti per stradine fino a Piazza Hortis alberata e con la statua di Svevo, poi su per via Madonna del Mare, Arco di Riccardo e via della Cattedrale fino al Colle San Giusto, per strade strette e in parte sconnesse. Dopo aver visitato Castello e Cattedrale e ammirato il panorama della città, si disdegna lo stradone dei pullman e si scende per via del Castello (o per via Rota), si passa dietro al Teatro Romano e si torna al Canal Grande non prima di essere entrato in due librerie antiquarie dalle quali rischiavo di non uscire più (c'erano anche vari libri di montagna che sarebbero stati da comprare tutti). Consiglio anche i dolci tipici come una specie di panettone chiamato "Pinza" ma non solo quello.
Guardo la mappa di Trieste, vedo che non può competere con mete più celebrate, poi studio i dintorni e scopro che 3 giorni non mi bastano per coprire tutti i miei interessi. Quindi "taglio" la Val Rosandra, la miriade di sentieri del Carso, il sentiero Rilke (sentieri ne farò sulle Giulie tra pochi giorni) e mi limito a fare il turista rimandando il resto a una volta successiva se ci sarà.
Dopo Venezia l'autostrada attraversa una pianura talmente piatta che piuttosto che Saba mi fa venire in mente una canzone di Guccini. Le Prealpi friulane sono talmente lontane che al giovane Cassin, nato da queste parti, non facevano effetto alcuno.
Poi, improvvisamente, l'autostrada si immerge nella massa rocciosa del Carso, ondulata e coperta di boschi. Fuori dal casello, gli ultimi km si percorrono con a sinistra le bancate calcaree e a destra un lungomare trasformato in solarium dove triestini e triestine vanno a fare bagni di sole e di mare. A Miramare l'acqua dell'Adriatico è abbastanza limpida da stupirmi.
L'itinerario cittadino ha come altitudine massima la collina di San Giusto, a circa 70 metri slm. Lungo via Roma si attraversa il Canal Grande fiancheggiato da palazzi, chiese, bar e pizzerie. Dal Molo Audace si ha una bella veduta del lungomare, quando entro in Piazza della Borsa Vecchia mi sembra di essere tornato a Praga. Piazza dell'Unità d'Italia è molto scenografica, avanti per stradine fino a Piazza Hortis alberata e con la statua di Svevo, poi su per via Madonna del Mare, Arco di Riccardo e via della Cattedrale fino al Colle San Giusto, per strade strette e in parte sconnesse. Dopo aver visitato Castello e Cattedrale e ammirato il panorama della città, si disdegna lo stradone dei pullman e si scende per via del Castello (o per via Rota), si passa dietro al Teatro Romano e si torna al Canal Grande non prima di essere entrato in due librerie antiquarie dalle quali rischiavo di non uscire più (c'erano anche vari libri di montagna che sarebbero stati da comprare tutti). Consiglio anche i dolci tipici come una specie di panettone chiamato "Pinza" ma non solo quello.
Tourengänger:
andrea62

Communities: Hikr in italiano
Kommentare (6)