Chiese romaniche della Via Francigena Canavesana
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Più che una gita questa è stata la ricognizione preparatoria per una futura escursione lungo la Via Francigena canavesana, abbiamo infatti camminato giusto un paio d'ore in totale ma tant'è....vista la meteo.
Da tempo avevo programmato con Anna un'escursione in questa zona del Canavese per andare alla scoperta delle numerose chiese romaniche che vi si trovano.
Raccolta quanta più documentazione possibile (Wikipedia è stato un valido aiuto) , le idee mi si confondono non poco: le testimonianze del Romanico in zona sono veramente molte, la maggior parte si trovano lungo il percorso della Via Francigena ma questa, come ben sa chi ne ha percorso anche solo qualche tratto, non è una strada con un percorso ben segnato, si tratta piuttosto di un fascio di vie che procedono più o meno parallele in una direzione, non essendo riuscito a trovare alcuna cartina della zona, ne dovrebbero esistere ma trovarle sembra impossibile, decidiamo di andare a fare un sopralluogo approfittando di questa domenica non propriamente serena.
La percorrenza di questo tratto della Francigena "pedibus calcantibus" la rimandiamo a data da destinarsi.
Partiamo con tutta calma da Varese, il tempo sembra un po' meglio di quanto annunciato: almeno non piove, solo qualche goccia a tratti.
Raggiungiamo Viverone che ha l'aspetto di tutte le località di lago italiane: case novecentesche e pensioncine testimonianza di un "turismo d'antan". Finalmente troviamo un cartello marrone che indica la Cella di San Michele, saliamo per stradine sempre più strette fra vigneti ancora carichi dei loro grappoli finchè raggiungiamo un azienda vitivinicola al cui interno si trova la nostra chiesa. Essendo domenica l'azienda è chiusa ma, quanto meno, si può raggiungere l'edificio, il campanile è notevole ma non riusciamo a capire se la chiesa è ancora in uso come tale o se è stata trasformata in uffici dell'azienda.
Ci dirigiamo verso Piverone, qui dovrebbero trovarsi i ruderi del Giesùn, cosiddetta a dispetto delle dimensioni minuscole. Le indicazioni ci conducono in breve ai resti di questa bellissima chiesetta posta in posizione isolata ad Est del paese, all'incrocio di due stradine di campagna fra vigneti, frutteti e campi. L'edificio è veramente piccolo ma anche bello e suggestivo, all'interno vi si trovano dei resti di affreschi, probabilmente una raffigurazione del San Pietro a cui la chiesa è dedicata. Alcune sue caratteristiche architettoniche la fanno risalire ad un periodo fra la fine del X e la metà del XI secolo ma altri particolari fanno supporre una datazione ancora più antica.
Facciamo anche un breve giro nel non lontano borgo di Piverone, che conserva qualche vestigia medioevale e rinascimentale.
La morena neozoica della Serra vista dall'autostrada sembra una regolare e rettilinea elevazione, una sorta di argine, ma percorrendo le sue strade ci si accorge ben presto di come sia formata invece da una sorta di "cordoni" che procedono paralleli formando delle vallette e dei ripiani, le pendenze delle strade sono spesso superiori al 10%, il fondo alquanto sconnesso e la larghezza sovente appena sufficiente per un'auto.
Con diverse esitazioni e cambi di rotta riusciamo a raggiungere il paese di Magnano nei cui pressi si trova la chiesa di San Secondo, questa è una vera grande chiesa romanica, isolata ai margini di un bosco in una località decisamente suggestiva, fra l'altro nelle immediate vicinanze della nota Comunità di Bose di Enzo Bianchi.
La chiesa è ciò che rimane di un villaggio ormai scomparso (pare che in questa zona fosse pratica comune abbandonare i villaggi per trasferirsi in zone vicine) , per l'esattezza il borgo di Magnanum abbandonato nel 1204 per ordine del Comune di Vercelli che aveva fondato un borgofranco sulla sommità vicina, dove sorge ora l'attuale Magnano. In realtà gli abitanti furono piuttosto restii ad abbandonare la località e fu solo all'epoca della dedizione ai Savoia, nel 1373, che questa fu definitivamente abbandonata ed in seguito distrutta. San Secondo rimase la chiesa parrocchiale di Magnano fin verso il XVI secolo per poi trasformarsi in un santuario mariano.
Anche Magnano merita una visita: si tratta infatti di un "ricetto" , sorta di borgo fortificato abbastanza diffuso in Piemonte, la particolarità di questo è quella di essere situato, unico nel suo genere, in cima ad una collina e non in pianura. Molti degli edifici sono in uno stato a dir poco precario ma altri sono stati riattati, alcuni in maniera rispettosa altri, purtroppo, in modo assurdo.
La tappa successiva è la chiesa dei Santi Pietro e Paolo in Pessano, una frazione di Bollengo. La chiesa è un autentico gioiello, caratterizzata dal cosiddetto clocher-porte, cioè dall'ingresso attraverso la torre campanaria, una tipologia architettonica diffusa in Francia, presente in altri luoghi del Canavese ma assente nel resto d'Italia. Il campanile è veramente bello: proporzionato e con notevoli particolari architettonici di pregio.
Ci trasferiamo ora nel vicino paese di Burolo, meta la chiesetta di Santa Maddalena, nessuna indicazione ma, ad un tratto, incrocio una stradine denominata via Maddalena...sarà questa deduco, così è: in breve eccoci nei pressi dell'edificio. Lasciamo l'auto e scendiamo fra i prati per raggiungerla. L'edificio, come altri in zona, poggia su quello che potrebbe essere un affioramento roccioso ma anche un enorme masso erratico qui portato dall'immenso ghiacciaio che scendeva dalla Valle d'Aosta. La chiesa è la più semplice e spoglia fra quelle sinora visitate, come le altre è chiusa.
Torniamo all'auto e poco dopo ci imbattiamo in una segnalazione per il campanile di San Martino.
Seguiamo una stradina in forte pendenza finchè raggiungiamo un bivio caratterizzato da due cartelli di divieto di transito che, visto il fondo più che sconnesso delle due stradine sterrate che da qui si dipartono, sembrano anche superflui.
Parcheggio e decidiamo di seguire la strada in piano, poche centinaia di metri ed ecco, in fondo ai campi ed ai prati, la mole veramente notevole di una torre campanaria romanica. Raggiungiamo il campanile seguendo un tratturo e giriamo attorno a questo edificio alto una ventina di metri. È un'apparizione un po' surreale: un campanile in mezzo ai campi, senza una chiesa nè alcun altro edificio intorno. Come pare usuale in questa zona anche questa è l'unica testimonianza dell'esistenza di un borgo in questo luogo, villaggio scomparso già nel XIII secolo, la chiesa sopravvisse fino ai primi dell'800 per poi essere anch'essa demolita, da allora solo il campanile rimane a sorvegliare questi luoghi da cui si gode peraltro una magnifica vista sulla pianura sottostante.
Vista l'ora i morsi della fame si fanno sentire, nei paesi qui intorno non abbiamo notato ristoranti per cui decidiamo di scendere ad Ivrea, qui, dopo un po' di girovagare troviamo una trattoria in zona pedonale che offre la tipica cucina piemontese. Ci gustiamo quindi i famosi antipasti: una ventina fra caldi e freddi, annaffiati da un buon barbera.
Decisamente soddisfatti riprendiamo il nostro tour delle chiese romaniche.
Prossima tappa è la chiesa di Santo Stefano di Sessano a Chiaverano, raggiungiamo il paese, seguiamo le indicazioni per la chiesa, e ad un certo punto mi trovo su una micidiale stradina con pendenza assurda che sale fra i boschi...vabbè sorgere in posizione isolata ma qui siamo proprio fuori strada! Di girare non se ne parla, mi faccio un chilometro in retromarcia e in discesa fino ad uno spiazzetto dove con una decina di manovre riesco a fare dietro front, ridiscendo verso il paese ed ecco, seminascosto dalla vegetazione, il cartello che indica la nostra chiesa. Parcheggio, ci armiamo entrambi di ombrello, nel frattempo ha iniziato a diluviare e ci avviamo verso la chiesa di cui intravediamo il campanile.
La località è disseminata di enormi massi scuri di diorite, il comune di Chiaverano ha poi costruito un'area attrezzata e didattica con un orto di erbe officinali e dei servizi.
La chiesa, manco a dirlo, rappresenta l'ultima vestigia di un paese scomparso: Sessano, abbandonato già nel XIII secolo. Anche la facciata di questa chiesa adotta la soluzione del clocher-porte, la zona absidale è invece caratterizzata da una serie di belle nicchie cieche con funzione decorativa.
All'interno dovrebbero trovarsi degli affreschi, alquanto degradati, risalenti alla metà dell'XI secolo, la chiesa è però chiusa e dall'esterno non si vede nulla.
Salendo abbiamo incrociato la via per Andrate per cui decidiamo di salire anche a questo paese, la chiesa è stata completamente rimaneggiata in epoca barocca ma la torre campanaria è rimasta intatta ed è veramente rimarchevole Anche la chiesa comunque è bella con un portico pavimentato in pietra e tinteggiata a tinte vivaci.
Il paese presenta poi una magnifica vista sulla pianura sottostante e sulla zona dei 5 laghi di Ivrea e dei numerosi monterozzi che la caratterizzano.
Scendiamo verso la strada statale per la Val d'Aosta per raggiungere Settimo Vittone, ultima tappa del nostro tour; qui si trova un vero gioiello: il complesso formato dalla Pieve di San Lorenzo e dal Battistero di San Giovanni Battista, due monumenti paleocristiani risalenti alla seconda metà del IX secolo. Il complesso è circondato da mura, costruite già nel secolo X e da un castello sei-settecentesco con magnifiche finestre decorate in cotto.
Il monumento conserva un importante ciclo di affreschi, è un monumento segnalato dal FAI e sul web sono riportati gli orari d'apertura: ogni domenica da marzo ad ottobre dalle 15 alle 18. Sono le 15,30 ed è tutto chiuso, un cartello avverte che il previsto concerto si terrà nella chiesa parrocchiale di Sant'Andrea...vabbè, La signora del vicino ristorante ci avvisa che in genere aprono sempre un po' in ritardo! Alle 16,15 noi ed i numerosi turisti italiani e stranieri che sono giunti nel frattempo, decidiamo che il "ritardo" è un po' eccessivo, scendiamo in paese e ci rechiamo alla chiesa parrocchiale dove stanno allestendo per il previsto concerto. Così scopriamo che la Pieve non è aperta perchè il concerto si terrà qui! La logica ci sembra difettare molto, comunque visto che si è fatta la fatica di affiggere un cartello che segnala lo spostamento del concerto si poteva fare anche un ulteriore piccolo sforzo per segnalare che la Pieve sarebbe stata chiusa.
Come si dice: sic transit gloria mundi.
Torneremo a Settimo Vittone in una prossima occasione, d'altronde il paese si trova lungo la direttrice della Val d'Aosta all'altezza dell'uscita di Quincinetto.
Penso che tornerò in futuro, con un tempo più clemente, munito di cartina ed a piedi per percorrere questo tratto della Francigena che presenta dei monumenti veramente notevoli.
Da tempo avevo programmato con Anna un'escursione in questa zona del Canavese per andare alla scoperta delle numerose chiese romaniche che vi si trovano.
Raccolta quanta più documentazione possibile (Wikipedia è stato un valido aiuto) , le idee mi si confondono non poco: le testimonianze del Romanico in zona sono veramente molte, la maggior parte si trovano lungo il percorso della Via Francigena ma questa, come ben sa chi ne ha percorso anche solo qualche tratto, non è una strada con un percorso ben segnato, si tratta piuttosto di un fascio di vie che procedono più o meno parallele in una direzione, non essendo riuscito a trovare alcuna cartina della zona, ne dovrebbero esistere ma trovarle sembra impossibile, decidiamo di andare a fare un sopralluogo approfittando di questa domenica non propriamente serena.
La percorrenza di questo tratto della Francigena "pedibus calcantibus" la rimandiamo a data da destinarsi.
Partiamo con tutta calma da Varese, il tempo sembra un po' meglio di quanto annunciato: almeno non piove, solo qualche goccia a tratti.
Raggiungiamo Viverone che ha l'aspetto di tutte le località di lago italiane: case novecentesche e pensioncine testimonianza di un "turismo d'antan". Finalmente troviamo un cartello marrone che indica la Cella di San Michele, saliamo per stradine sempre più strette fra vigneti ancora carichi dei loro grappoli finchè raggiungiamo un azienda vitivinicola al cui interno si trova la nostra chiesa. Essendo domenica l'azienda è chiusa ma, quanto meno, si può raggiungere l'edificio, il campanile è notevole ma non riusciamo a capire se la chiesa è ancora in uso come tale o se è stata trasformata in uffici dell'azienda.
Ci dirigiamo verso Piverone, qui dovrebbero trovarsi i ruderi del Giesùn, cosiddetta a dispetto delle dimensioni minuscole. Le indicazioni ci conducono in breve ai resti di questa bellissima chiesetta posta in posizione isolata ad Est del paese, all'incrocio di due stradine di campagna fra vigneti, frutteti e campi. L'edificio è veramente piccolo ma anche bello e suggestivo, all'interno vi si trovano dei resti di affreschi, probabilmente una raffigurazione del San Pietro a cui la chiesa è dedicata. Alcune sue caratteristiche architettoniche la fanno risalire ad un periodo fra la fine del X e la metà del XI secolo ma altri particolari fanno supporre una datazione ancora più antica.
Facciamo anche un breve giro nel non lontano borgo di Piverone, che conserva qualche vestigia medioevale e rinascimentale.
La morena neozoica della Serra vista dall'autostrada sembra una regolare e rettilinea elevazione, una sorta di argine, ma percorrendo le sue strade ci si accorge ben presto di come sia formata invece da una sorta di "cordoni" che procedono paralleli formando delle vallette e dei ripiani, le pendenze delle strade sono spesso superiori al 10%, il fondo alquanto sconnesso e la larghezza sovente appena sufficiente per un'auto.
Con diverse esitazioni e cambi di rotta riusciamo a raggiungere il paese di Magnano nei cui pressi si trova la chiesa di San Secondo, questa è una vera grande chiesa romanica, isolata ai margini di un bosco in una località decisamente suggestiva, fra l'altro nelle immediate vicinanze della nota Comunità di Bose di Enzo Bianchi.
La chiesa è ciò che rimane di un villaggio ormai scomparso (pare che in questa zona fosse pratica comune abbandonare i villaggi per trasferirsi in zone vicine) , per l'esattezza il borgo di Magnanum abbandonato nel 1204 per ordine del Comune di Vercelli che aveva fondato un borgofranco sulla sommità vicina, dove sorge ora l'attuale Magnano. In realtà gli abitanti furono piuttosto restii ad abbandonare la località e fu solo all'epoca della dedizione ai Savoia, nel 1373, che questa fu definitivamente abbandonata ed in seguito distrutta. San Secondo rimase la chiesa parrocchiale di Magnano fin verso il XVI secolo per poi trasformarsi in un santuario mariano.
Anche Magnano merita una visita: si tratta infatti di un "ricetto" , sorta di borgo fortificato abbastanza diffuso in Piemonte, la particolarità di questo è quella di essere situato, unico nel suo genere, in cima ad una collina e non in pianura. Molti degli edifici sono in uno stato a dir poco precario ma altri sono stati riattati, alcuni in maniera rispettosa altri, purtroppo, in modo assurdo.
La tappa successiva è la chiesa dei Santi Pietro e Paolo in Pessano, una frazione di Bollengo. La chiesa è un autentico gioiello, caratterizzata dal cosiddetto clocher-porte, cioè dall'ingresso attraverso la torre campanaria, una tipologia architettonica diffusa in Francia, presente in altri luoghi del Canavese ma assente nel resto d'Italia. Il campanile è veramente bello: proporzionato e con notevoli particolari architettonici di pregio.
Ci trasferiamo ora nel vicino paese di Burolo, meta la chiesetta di Santa Maddalena, nessuna indicazione ma, ad un tratto, incrocio una stradine denominata via Maddalena...sarà questa deduco, così è: in breve eccoci nei pressi dell'edificio. Lasciamo l'auto e scendiamo fra i prati per raggiungerla. L'edificio, come altri in zona, poggia su quello che potrebbe essere un affioramento roccioso ma anche un enorme masso erratico qui portato dall'immenso ghiacciaio che scendeva dalla Valle d'Aosta. La chiesa è la più semplice e spoglia fra quelle sinora visitate, come le altre è chiusa.
Torniamo all'auto e poco dopo ci imbattiamo in una segnalazione per il campanile di San Martino.
Seguiamo una stradina in forte pendenza finchè raggiungiamo un bivio caratterizzato da due cartelli di divieto di transito che, visto il fondo più che sconnesso delle due stradine sterrate che da qui si dipartono, sembrano anche superflui.
Parcheggio e decidiamo di seguire la strada in piano, poche centinaia di metri ed ecco, in fondo ai campi ed ai prati, la mole veramente notevole di una torre campanaria romanica. Raggiungiamo il campanile seguendo un tratturo e giriamo attorno a questo edificio alto una ventina di metri. È un'apparizione un po' surreale: un campanile in mezzo ai campi, senza una chiesa nè alcun altro edificio intorno. Come pare usuale in questa zona anche questa è l'unica testimonianza dell'esistenza di un borgo in questo luogo, villaggio scomparso già nel XIII secolo, la chiesa sopravvisse fino ai primi dell'800 per poi essere anch'essa demolita, da allora solo il campanile rimane a sorvegliare questi luoghi da cui si gode peraltro una magnifica vista sulla pianura sottostante.
Vista l'ora i morsi della fame si fanno sentire, nei paesi qui intorno non abbiamo notato ristoranti per cui decidiamo di scendere ad Ivrea, qui, dopo un po' di girovagare troviamo una trattoria in zona pedonale che offre la tipica cucina piemontese. Ci gustiamo quindi i famosi antipasti: una ventina fra caldi e freddi, annaffiati da un buon barbera.
Decisamente soddisfatti riprendiamo il nostro tour delle chiese romaniche.
Prossima tappa è la chiesa di Santo Stefano di Sessano a Chiaverano, raggiungiamo il paese, seguiamo le indicazioni per la chiesa, e ad un certo punto mi trovo su una micidiale stradina con pendenza assurda che sale fra i boschi...vabbè sorgere in posizione isolata ma qui siamo proprio fuori strada! Di girare non se ne parla, mi faccio un chilometro in retromarcia e in discesa fino ad uno spiazzetto dove con una decina di manovre riesco a fare dietro front, ridiscendo verso il paese ed ecco, seminascosto dalla vegetazione, il cartello che indica la nostra chiesa. Parcheggio, ci armiamo entrambi di ombrello, nel frattempo ha iniziato a diluviare e ci avviamo verso la chiesa di cui intravediamo il campanile.
La località è disseminata di enormi massi scuri di diorite, il comune di Chiaverano ha poi costruito un'area attrezzata e didattica con un orto di erbe officinali e dei servizi.
La chiesa, manco a dirlo, rappresenta l'ultima vestigia di un paese scomparso: Sessano, abbandonato già nel XIII secolo. Anche la facciata di questa chiesa adotta la soluzione del clocher-porte, la zona absidale è invece caratterizzata da una serie di belle nicchie cieche con funzione decorativa.
All'interno dovrebbero trovarsi degli affreschi, alquanto degradati, risalenti alla metà dell'XI secolo, la chiesa è però chiusa e dall'esterno non si vede nulla.
Salendo abbiamo incrociato la via per Andrate per cui decidiamo di salire anche a questo paese, la chiesa è stata completamente rimaneggiata in epoca barocca ma la torre campanaria è rimasta intatta ed è veramente rimarchevole Anche la chiesa comunque è bella con un portico pavimentato in pietra e tinteggiata a tinte vivaci.
Il paese presenta poi una magnifica vista sulla pianura sottostante e sulla zona dei 5 laghi di Ivrea e dei numerosi monterozzi che la caratterizzano.
Scendiamo verso la strada statale per la Val d'Aosta per raggiungere Settimo Vittone, ultima tappa del nostro tour; qui si trova un vero gioiello: il complesso formato dalla Pieve di San Lorenzo e dal Battistero di San Giovanni Battista, due monumenti paleocristiani risalenti alla seconda metà del IX secolo. Il complesso è circondato da mura, costruite già nel secolo X e da un castello sei-settecentesco con magnifiche finestre decorate in cotto.
Il monumento conserva un importante ciclo di affreschi, è un monumento segnalato dal FAI e sul web sono riportati gli orari d'apertura: ogni domenica da marzo ad ottobre dalle 15 alle 18. Sono le 15,30 ed è tutto chiuso, un cartello avverte che il previsto concerto si terrà nella chiesa parrocchiale di Sant'Andrea...vabbè, La signora del vicino ristorante ci avvisa che in genere aprono sempre un po' in ritardo! Alle 16,15 noi ed i numerosi turisti italiani e stranieri che sono giunti nel frattempo, decidiamo che il "ritardo" è un po' eccessivo, scendiamo in paese e ci rechiamo alla chiesa parrocchiale dove stanno allestendo per il previsto concerto. Così scopriamo che la Pieve non è aperta perchè il concerto si terrà qui! La logica ci sembra difettare molto, comunque visto che si è fatta la fatica di affiggere un cartello che segnala lo spostamento del concerto si poteva fare anche un ulteriore piccolo sforzo per segnalare che la Pieve sarebbe stata chiusa.
Come si dice: sic transit gloria mundi.
Torneremo a Settimo Vittone in una prossima occasione, d'altronde il paese si trova lungo la direttrice della Val d'Aosta all'altezza dell'uscita di Quincinetto.
Penso che tornerò in futuro, con un tempo più clemente, munito di cartina ed a piedi per percorrere questo tratto della Francigena che presenta dei monumenti veramente notevoli.
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