Un Barone e due Capanne.
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(Agosto 2010)
Giorno 1
Tre notti a disposizione per un bel giro tra Val Verzasca e Val Chironico. E' la prima volta che visito questi posti, i quali mi conquisteranno passo dopo passo.
Il programma prevede almeno due cime di cui purtroppo una sola realizzata: invero pensavo a tre, ma il tempo sarà inclemente e produrrà una ritirata anzitempo.
Parto dalla Valganna per Luino, quindi treno sino a Gordola e da qui in autopostale a Sonogno: i costi dei mezzi pubblici svizzeri per un portafoglio italiano, diciamolo, sono particolarmente elevati...
Da Sonogno salgo la lunga sterrata della Val Vegorness per Cabioi, guadagnando (pranzo sul fiume incluso) soltanto 150 metri di dislivello, ma l'ambiente circostante è davvero suggestivo e ne vale la pena. La salita vera e propria parte dalla graziosa Cabioi e in tre ore senza forzare mi condurrà alla Capanna Barone, dominata da un superbo anfiteatro di cime, e in un ambiente già d'alta montagna. Mi colpisce, poco sopra a Corte di Fondo, un ampio nevaio (posto a m.1550 circa) che mi fa interrogare su quanto siano o meno veritieri gli allarmi sul cosiddetto "surriscaldamento globale".
Giorno 2
La prima cima programmata è, ovviamente, il Pizzo Barone: salgo di buon mattino verso il Lago Barone, adombrato da imponenti rupi ma anche attorniato da molti fiori e poi inizio la lunga pietraia che a zig-zag mi conduce senza problemi al Pizzo Barone. Un escursionista che aveva anch'egli pernottato in capanna mi fa notare che si può scendere alla Capanna Sponda (Val Chironico) direttamente da qui, ma il sentiero non è marcato e le nebbie che si stanno addensando sulle cime non rassicurano molto. Scatto un po' di foto dall'ampia cima, comunque ricca di suggestioni, e torno verso il lago decidendo di raggiungere l'Alpe Sponda passando dalla Bassa del Barone, a lato della Cima di Piancoi. A momenti è più dura salire qui che al Pizzo Barone, e la pendenza ed esposizioni sono davvero notevoli, ma è fatta: il difficile, semmai, viene adesso in quanto il sentiero (inizialmente biancoblu) verso la capanna è pure ripido, ma reso oltremodo difficoltoso da un terriccio scivolosissimo che costringe a continui "stop and go", che si rivelano un'autentica goduria per le ginocchia. Questo tratto lo definirei T4.
Man mano la pendenza diminuisce e si prosegue su massi stabili, contornando un nevaio: qui faccio un po' fatica a ritrovare i segni, i quali poi da biancoblu diventano biancorossi. Il sentiero è ora evidente e la Val Chironico si mostra in questa sua parte alta ampia e maestosa, ricca d'acqua nonchè solare: valuto se salire già sulla seconda cima progettata, il Pizzo Forno, ma il tempo va guastandosi, così arrivo in Capanna assai presto, raggiunto più tardi da altri escursionisti, tra cui tre ragazze grigionesi che la sera prima erano alla Capanna Barone.
Giorno 3.
Purtroppo il tempo volge al peggio, il Pizzo Forno è invisibile, e nel primo pomeriggio danno piogge e temporali su tutta la regione. A malincuore decido di scendere, ma senza rassegnarmi a un repentino ritorno a casa, verso la quale tuttavia decido d'avvicinarmi notevolmente. Scendo dalla Capanna Sponda, volgendomi spesso indietro, raggiungendo Cala e poi Chironico. Mi aspetta una lunga attesa per l'autopostale, dunque decido di prolungare la discesa a Nivo e Lavorgo, dove il giro termina. L'ultima notte la passerò alla Capanna Alpetto di Caviano, ormai in prossimità del confine italiano (Passo Forcora), affrontando ancora mille metri esatti di salita da Caviano sul Lago maggiore. Il tempo qui è ancora accettabile, ma il giorno (quarto della serie) dopo - risalito il Monte Covreto e pranzato alla Forcora - mi toccherà una "lavata memorabile " ormai in prossimità di Maccagno... :(
Tuttavia mi sono molto divertito ed ho conosciuto posti davvero magnifici... ove tornerò senz'altro, visto che ora ho un conto in sospeso col Pizzo Forno.
Giorno 1
Tre notti a disposizione per un bel giro tra Val Verzasca e Val Chironico. E' la prima volta che visito questi posti, i quali mi conquisteranno passo dopo passo.
Il programma prevede almeno due cime di cui purtroppo una sola realizzata: invero pensavo a tre, ma il tempo sarà inclemente e produrrà una ritirata anzitempo.
Parto dalla Valganna per Luino, quindi treno sino a Gordola e da qui in autopostale a Sonogno: i costi dei mezzi pubblici svizzeri per un portafoglio italiano, diciamolo, sono particolarmente elevati...
Da Sonogno salgo la lunga sterrata della Val Vegorness per Cabioi, guadagnando (pranzo sul fiume incluso) soltanto 150 metri di dislivello, ma l'ambiente circostante è davvero suggestivo e ne vale la pena. La salita vera e propria parte dalla graziosa Cabioi e in tre ore senza forzare mi condurrà alla Capanna Barone, dominata da un superbo anfiteatro di cime, e in un ambiente già d'alta montagna. Mi colpisce, poco sopra a Corte di Fondo, un ampio nevaio (posto a m.1550 circa) che mi fa interrogare su quanto siano o meno veritieri gli allarmi sul cosiddetto "surriscaldamento globale".
Giorno 2
La prima cima programmata è, ovviamente, il Pizzo Barone: salgo di buon mattino verso il Lago Barone, adombrato da imponenti rupi ma anche attorniato da molti fiori e poi inizio la lunga pietraia che a zig-zag mi conduce senza problemi al Pizzo Barone. Un escursionista che aveva anch'egli pernottato in capanna mi fa notare che si può scendere alla Capanna Sponda (Val Chironico) direttamente da qui, ma il sentiero non è marcato e le nebbie che si stanno addensando sulle cime non rassicurano molto. Scatto un po' di foto dall'ampia cima, comunque ricca di suggestioni, e torno verso il lago decidendo di raggiungere l'Alpe Sponda passando dalla Bassa del Barone, a lato della Cima di Piancoi. A momenti è più dura salire qui che al Pizzo Barone, e la pendenza ed esposizioni sono davvero notevoli, ma è fatta: il difficile, semmai, viene adesso in quanto il sentiero (inizialmente biancoblu) verso la capanna è pure ripido, ma reso oltremodo difficoltoso da un terriccio scivolosissimo che costringe a continui "stop and go", che si rivelano un'autentica goduria per le ginocchia. Questo tratto lo definirei T4.
Man mano la pendenza diminuisce e si prosegue su massi stabili, contornando un nevaio: qui faccio un po' fatica a ritrovare i segni, i quali poi da biancoblu diventano biancorossi. Il sentiero è ora evidente e la Val Chironico si mostra in questa sua parte alta ampia e maestosa, ricca d'acqua nonchè solare: valuto se salire già sulla seconda cima progettata, il Pizzo Forno, ma il tempo va guastandosi, così arrivo in Capanna assai presto, raggiunto più tardi da altri escursionisti, tra cui tre ragazze grigionesi che la sera prima erano alla Capanna Barone.
Giorno 3.
Purtroppo il tempo volge al peggio, il Pizzo Forno è invisibile, e nel primo pomeriggio danno piogge e temporali su tutta la regione. A malincuore decido di scendere, ma senza rassegnarmi a un repentino ritorno a casa, verso la quale tuttavia decido d'avvicinarmi notevolmente. Scendo dalla Capanna Sponda, volgendomi spesso indietro, raggiungendo Cala e poi Chironico. Mi aspetta una lunga attesa per l'autopostale, dunque decido di prolungare la discesa a Nivo e Lavorgo, dove il giro termina. L'ultima notte la passerò alla Capanna Alpetto di Caviano, ormai in prossimità del confine italiano (Passo Forcora), affrontando ancora mille metri esatti di salita da Caviano sul Lago maggiore. Il tempo qui è ancora accettabile, ma il giorno (quarto della serie) dopo - risalito il Monte Covreto e pranzato alla Forcora - mi toccherà una "lavata memorabile " ormai in prossimità di Maccagno... :(
Tuttavia mi sono molto divertito ed ho conosciuto posti davvero magnifici... ove tornerò senz'altro, visto che ora ho un conto in sospeso col Pizzo Forno.
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Poncione
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