Dolomiti - ½ Alta Via n°2 (Bressanone - Lago di Fedaia)
DAY 1
Sant’Andrea – Malga Gampen
A Sant’Andrea Q1067 si prende la comoda funivia (10 euro) per Valcroce Q2012. Coprire tale tracciato a piedi avrebbe richiesto una tappa in più, invece in questo modo possiamo estendere l’escursione giornaliera fino al Rifugio Genova. Da Valcroce si prende il facile ma non banale sentiero n°3 fino al Rifugio Città di Bressanone o Plose Q2447 (1h). Ora, per il segnavia n°4 inizia una graduale discesa, dapprima su aperti pascoli, poi in pineta, fino al Passo Rodella Q1863 (2h30’). Qui inizia a piovere in modo sostenuto e ne approfittiamo per pranzare al riparo dell’ Hanslhutte. Sotto una pioggia via via scemante percorriamo parte della strada asfaltata fino al nuovo imbocco del medesimo sentiero n°4 che ci porterà gradualmente alla Forcella Putia Q2357 (4h45’). A nord siamo sovrastati dall’imponente Sass da Putia (2875m). Abbiamo valicato il gruppo delle Odle. Il panorama inizia a farsi serio! Ora si piega verso SSW in piano verso il rifugio Genova Q2306 (5h30’). Si incrocia a metà strada la deviazione per l’interessante itinerario attrezzato delle Odle dedicato a Gunther Messner.
Il rifugio Genova è full, quindi scendiamo di 250m a W fino alla Malga Gampen Q2062 dove pernottiamo (6h, pause escluse). Ottima accoglienza, camerata comoda e ricchissima cena.
DAY 2
Malga Gampen – Rifugio Puez
Riprendiamo con la noiosa risalita al Rif. Genova (25’) e ci portiamo verso SW in direzione del gruppo delle Odle. Si perde un po’ di dislivello sul facile sentiero n°3 fino alla Forcella San Zenon Q2293 (2h15’). Inizia adesso una graduale salita inizialmente facile, poi decisamente più selvaggia su ripidissimo ghiaione in ambiente suggestivo e selvaggio. Si arriva cosi alla Forcella De La Roa Q2617 (3h15’) dove l’amante di panorami selvaggi inizia a sognare vorticosamente. Siamo entrati nel cuore delle Odle dolomitiche. Dopo una pausa e una breve discussione sul da farsi optiamo per affrontare il tratto attrezzato che ci porterà alla Forcella Nives Q2737. E’ possibile seguire invece il sentiero 2 che compie un giro più facile ma più lungo. Il tratto attrezzato è graduato ‘facile’ e cosi è stato, nessuna difficoltà tecnica ne’ senso di esposizione. Raggiunta la Forcella Nives (4h15’) optiamo per la salita al vicino Piz Duleda Q2909 (4h45’). La via è tracciata da vari ometti e non presenta difficoltà. La vista è totale sul gruppo Puez-Odle e sul Sella, ben distinguibile il Piz Boè.
Ridisceso il Duleda prendiamo il sentiero 2c che poi si riaggancia al 2 fino al Rifugio Puez Q2475 (6h30’), in posizione isolata e magnifica. Pernottamento molto più grezzo e selvaggio, tipico da rifugio anti-merenderos, ma ottima cena e bevuta in compagnia di un simpatico greco.
DAY 3
Rifugio Puez – Rifugio Cavazza al Pisciadù
Iniziano i primi acciacchi di caviglie e ginocchia, ma col nuovo motto “alè duri” insegnato anche ai greci (oltre a “figo” e “pirla”) andiamo innanzi per la terza tappa. Si parte perdendo un po’ di quota fino alla Forcella Ciampac Q2366 (40’) per poi risalire in ambiente selvaggio (sentiero 2) fino alla panoramica Forcella di Crespeina Q2528 (1h30’). Da essa si scende di 100m circa per poi risalire una breve rampetta fino al Passo Cir Q2469 (2h). Ora è tutta discesa su terreno instabile fino a Baita Clark Q2222 e poi su comoda sterrata fino al trafficatissimo Passo Gardena Q2121 (3h). Qui ci rifocilliamo in un ristorante. Nella ripartenza si ingaggia il sentiero 666 che, dapprima, sale ripido a zig zag, mentre in seguito costeggia verso Est il Sass da la Luesa. Stiamo entrando nel gruppo del Sella. La risalita in quota avviene su di un ripido vallone detritico incassato tra verticali pareti, vincendo infine un facile ma non banale tratto attrezzato. Il sentiero attrezzato è dotato di qualche staffa e cavo (a volte più di uno). In alcuni punti è abbastanza verticale ma il problema vero è l’affollamento, dunque il rischio di innervosirsi e alimentare i rischi. Giunti al termine della Val Setus (quella appena percorsa)(Q2610 e quasi 2h dal passo Gardena) si presenta uno dei panorami alpini tra i piu belli mai visti: un vastissimo altopiano sovrastato dalla cima del Pisciadu e dalle torri del Sass dai Ciamorces mentre sullo sfondo appaiono altri giganti delle dolomiti. Dopo 5 minuti si raggiunge il Rif. Cavazza al Pisciadu Q2587, situato in posizione strategica proprio sopra il grazioso lago del Pisciadù. Intanto che le ragazze si sistemano al rifugio, io e Met ci appioppiamo a due greci per salire alla Cima di Pisciadù vera e propria. Nonostante i cartelli indichino 1h50’, senza zaini e un con passo svelto arriviamo sulla cima in 45’ circa. L’itinerario prevede la risalita verso Sud del Vallone Pisciadu e verso SE nella Val de Tita (presente un facile tratto attrezzato e in seguito una lingua nevosa in leggera pendenza, non necessari i ramponi). Giunti alla base della cresta S del Pisciadù iniziamo a salire per vie logiche oppure seguendo i segni. Le difficoltà sono mediamente T4 e I° grado, qualche punto potrebbe essere di II° ma quasi tutti sono aggirabili. Molto Franoso. La cima è posta a Q2985 e la vista è maestosa sul percorso dei giorni precedenti e su ciò che ci aspetterà l’indomani. Ritorniamo in 45’ al rifugio. Una delle tappe più belle, stiamo entrando nel cuore del gruppo Sella.
DAY 4
Rifugio Cavazza al Pisciadù – Rif. Forcella Pordoi
Partiamo di buona leva con un po’ di preoccupazione (leggende serali sulla presenza di pericolosi nevai ripidi..). Si ripete la strada per arrivare all’attacco della Cima del Pisciadù, quindi sempre per il sentiero 666. Arrivati nell’anfiteatro della Val de Tita, sovrastato da Daint de Mesdi e Bec de Mesdi, risaliamo un facile canale nevoso, solo all’apparenza difficile. Passata la Sella de Tita si arriva sul grandioso Altopiano delle Mesules (quota media 2800), ambiente grandioso e severo, l’immagine vera e propria delle Dolomiti che mi sono sempre immaginato (1h15’). In leggera discesa si prende il sentiero 649 in direzione del Rif. Boè. Si risale faticosamente L’Antersass Q2907 che, in realtà, non si può classificare come vera e propria cima ma come “dosso” di passaggio (forse evitabile da un sentiero più basso). Comunque ottima visuale sul Piz Boè. Si scende dall’Antersass per risalire in pochi minuti al Rif. Boè Q2873 (2h30’). Ubicato in una splendida posizione, permette di ammirare l’imponenza dal Piz Boè gustandosi il duo sacher & coffee. La zona diviene ben presto affollatissima!! Dopo la rifocillata decidiamo di salire sul Boè per il sentiero 638 e quindi dal versante NW. La via non presenta difficoltà se non nel punto chiave dove sono poste 2 catene e si deve attraversare una cengia esposta. Nulla di che, nel caso basta imbragarsi, nessuna difficoltà tecnica. Da qui in poi si prosegue a zig zag su terreno detritico e franoso fino alla trafficata vetta del Piz Boè Q3152 (3h30’). La zona è ricca di persone salite con la funivia del Sass Pordoi, e non esagero parlando di oltre 200 persone contemporaneamente presenti in vetta! Dopo un’oretta di pausa (fa caldissimo) iniziamo la discesa sempre per il sentiero 638 ma dal versante SE, che effettivamente è un po’ più semplice della salita (qualche banalissimo punto attrezzato). Riagganciato il sentiero 627 proveniente dal Rif.Boè ci portiamo verso la Forcella Pordoi Q2829 dove è presente il Rifugio Forcella Pordoi (4h40’), privato, accogliente (40-45 euro) ma completo in tutto, camerata piccola solo per noi e doccia calda. Ottima cena e colazione.
DAY 5
Rif. Forcella Pordoi – Rif. Castiglioni
Al mattino presto, senza zaini risaliamo a piedi il facile e turistico Sass Pordoi Q2950 (15’-20’) dove arriva la famosa funivia. Ritornati alla Forcella Pordoi non resta che scendere lungo il ripido e a tratti franoso canalone (T3+, ma facile) che ci porterà all’ancor più affollato Passo Pordoi Q2239 (1h45’ dalla forcella). Piccola pausa e poi risalita per il sentiero 601 fino al Rif Fredarola Q2388, in splendida posizione, accogliente e alternativo in parte, dove pranziamo alla grande. Lunga pausa post-prandiale per affrontare la lunga traversata sul 601 che, passando dal Rif. Viel Dal Pan Q2432, ci porterà al Lago Fedaia Q2054 (4h30’) sempre di fronte all’imponente mole della Marmolada. Qui pernotteremo nel vecchissimo Rif. Castiglioni (del 1906) il quale tutt’ora conserva un’ambiente tipico di quei tempi, nonostante i vari ammodernamenti presenti.
Termina qui il nostro giro sull’Alta Via n°2.
L’indomani torneremo a Bolzano in pullman da qui, recupereremo la macchina a Sant’Andrea di Bressanone e, dopo un’intera giornata in ballo, riposeremo ognuno a casa propria!
La prima volta sulle dolomiti è stata positivamente travolgente. Si inizia gradualmente a vedere bei paesaggi partendo da Bressanone, ma solo entrando nel cuore del gruppo Odle-Puez e dell’ancor più caratteristico gruppo del Sella si percepisce l’immensità dei luoghi. Molto selvagge le zone del rif. Puez e del Pisciadù. Nei restanti tratti è spesso presente molta gente ma la cosa non arriva mai, personalmente, a disturbare il bel clima escursionistico. Un po’ di tristezza, al tempo stesso, mi è giunta sul Piz Boè: vedere centinaia di persone scaricate dalla funivia e ad ammassarsi, talvolta senza esperienza, sulle catene del Piz Boè per raggiungere la cima e svaccarsi comodamente al rifugio, mentre la montagna perde la sua imbattibilità e sofferenza nella conquista. Ma riflettendo poi, è anche giusto che tutti, anche i meno dotati fisicamente, abbiano la possibilità di vivere una giornata quassù e guardare l’orizzonte ed i suoi infiniti gruppi montuosi.
Sant’Andrea – Malga Gampen
A Sant’Andrea Q1067 si prende la comoda funivia (10 euro) per Valcroce Q2012. Coprire tale tracciato a piedi avrebbe richiesto una tappa in più, invece in questo modo possiamo estendere l’escursione giornaliera fino al Rifugio Genova. Da Valcroce si prende il facile ma non banale sentiero n°3 fino al Rifugio Città di Bressanone o Plose Q2447 (1h). Ora, per il segnavia n°4 inizia una graduale discesa, dapprima su aperti pascoli, poi in pineta, fino al Passo Rodella Q1863 (2h30’). Qui inizia a piovere in modo sostenuto e ne approfittiamo per pranzare al riparo dell’ Hanslhutte. Sotto una pioggia via via scemante percorriamo parte della strada asfaltata fino al nuovo imbocco del medesimo sentiero n°4 che ci porterà gradualmente alla Forcella Putia Q2357 (4h45’). A nord siamo sovrastati dall’imponente Sass da Putia (2875m). Abbiamo valicato il gruppo delle Odle. Il panorama inizia a farsi serio! Ora si piega verso SSW in piano verso il rifugio Genova Q2306 (5h30’). Si incrocia a metà strada la deviazione per l’interessante itinerario attrezzato delle Odle dedicato a Gunther Messner.
Il rifugio Genova è full, quindi scendiamo di 250m a W fino alla Malga Gampen Q2062 dove pernottiamo (6h, pause escluse). Ottima accoglienza, camerata comoda e ricchissima cena.
DAY 2
Malga Gampen – Rifugio Puez
Riprendiamo con la noiosa risalita al Rif. Genova (25’) e ci portiamo verso SW in direzione del gruppo delle Odle. Si perde un po’ di dislivello sul facile sentiero n°3 fino alla Forcella San Zenon Q2293 (2h15’). Inizia adesso una graduale salita inizialmente facile, poi decisamente più selvaggia su ripidissimo ghiaione in ambiente suggestivo e selvaggio. Si arriva cosi alla Forcella De La Roa Q2617 (3h15’) dove l’amante di panorami selvaggi inizia a sognare vorticosamente. Siamo entrati nel cuore delle Odle dolomitiche. Dopo una pausa e una breve discussione sul da farsi optiamo per affrontare il tratto attrezzato che ci porterà alla Forcella Nives Q2737. E’ possibile seguire invece il sentiero 2 che compie un giro più facile ma più lungo. Il tratto attrezzato è graduato ‘facile’ e cosi è stato, nessuna difficoltà tecnica ne’ senso di esposizione. Raggiunta la Forcella Nives (4h15’) optiamo per la salita al vicino Piz Duleda Q2909 (4h45’). La via è tracciata da vari ometti e non presenta difficoltà. La vista è totale sul gruppo Puez-Odle e sul Sella, ben distinguibile il Piz Boè.
Ridisceso il Duleda prendiamo il sentiero 2c che poi si riaggancia al 2 fino al Rifugio Puez Q2475 (6h30’), in posizione isolata e magnifica. Pernottamento molto più grezzo e selvaggio, tipico da rifugio anti-merenderos, ma ottima cena e bevuta in compagnia di un simpatico greco.
DAY 3
Rifugio Puez – Rifugio Cavazza al Pisciadù
Iniziano i primi acciacchi di caviglie e ginocchia, ma col nuovo motto “alè duri” insegnato anche ai greci (oltre a “figo” e “pirla”) andiamo innanzi per la terza tappa. Si parte perdendo un po’ di quota fino alla Forcella Ciampac Q2366 (40’) per poi risalire in ambiente selvaggio (sentiero 2) fino alla panoramica Forcella di Crespeina Q2528 (1h30’). Da essa si scende di 100m circa per poi risalire una breve rampetta fino al Passo Cir Q2469 (2h). Ora è tutta discesa su terreno instabile fino a Baita Clark Q2222 e poi su comoda sterrata fino al trafficatissimo Passo Gardena Q2121 (3h). Qui ci rifocilliamo in un ristorante. Nella ripartenza si ingaggia il sentiero 666 che, dapprima, sale ripido a zig zag, mentre in seguito costeggia verso Est il Sass da la Luesa. Stiamo entrando nel gruppo del Sella. La risalita in quota avviene su di un ripido vallone detritico incassato tra verticali pareti, vincendo infine un facile ma non banale tratto attrezzato. Il sentiero attrezzato è dotato di qualche staffa e cavo (a volte più di uno). In alcuni punti è abbastanza verticale ma il problema vero è l’affollamento, dunque il rischio di innervosirsi e alimentare i rischi. Giunti al termine della Val Setus (quella appena percorsa)(Q2610 e quasi 2h dal passo Gardena) si presenta uno dei panorami alpini tra i piu belli mai visti: un vastissimo altopiano sovrastato dalla cima del Pisciadu e dalle torri del Sass dai Ciamorces mentre sullo sfondo appaiono altri giganti delle dolomiti. Dopo 5 minuti si raggiunge il Rif. Cavazza al Pisciadu Q2587, situato in posizione strategica proprio sopra il grazioso lago del Pisciadù. Intanto che le ragazze si sistemano al rifugio, io e Met ci appioppiamo a due greci per salire alla Cima di Pisciadù vera e propria. Nonostante i cartelli indichino 1h50’, senza zaini e un con passo svelto arriviamo sulla cima in 45’ circa. L’itinerario prevede la risalita verso Sud del Vallone Pisciadu e verso SE nella Val de Tita (presente un facile tratto attrezzato e in seguito una lingua nevosa in leggera pendenza, non necessari i ramponi). Giunti alla base della cresta S del Pisciadù iniziamo a salire per vie logiche oppure seguendo i segni. Le difficoltà sono mediamente T4 e I° grado, qualche punto potrebbe essere di II° ma quasi tutti sono aggirabili. Molto Franoso. La cima è posta a Q2985 e la vista è maestosa sul percorso dei giorni precedenti e su ciò che ci aspetterà l’indomani. Ritorniamo in 45’ al rifugio. Una delle tappe più belle, stiamo entrando nel cuore del gruppo Sella.
DAY 4
Rifugio Cavazza al Pisciadù – Rif. Forcella Pordoi
Partiamo di buona leva con un po’ di preoccupazione (leggende serali sulla presenza di pericolosi nevai ripidi..). Si ripete la strada per arrivare all’attacco della Cima del Pisciadù, quindi sempre per il sentiero 666. Arrivati nell’anfiteatro della Val de Tita, sovrastato da Daint de Mesdi e Bec de Mesdi, risaliamo un facile canale nevoso, solo all’apparenza difficile. Passata la Sella de Tita si arriva sul grandioso Altopiano delle Mesules (quota media 2800), ambiente grandioso e severo, l’immagine vera e propria delle Dolomiti che mi sono sempre immaginato (1h15’). In leggera discesa si prende il sentiero 649 in direzione del Rif. Boè. Si risale faticosamente L’Antersass Q2907 che, in realtà, non si può classificare come vera e propria cima ma come “dosso” di passaggio (forse evitabile da un sentiero più basso). Comunque ottima visuale sul Piz Boè. Si scende dall’Antersass per risalire in pochi minuti al Rif. Boè Q2873 (2h30’). Ubicato in una splendida posizione, permette di ammirare l’imponenza dal Piz Boè gustandosi il duo sacher & coffee. La zona diviene ben presto affollatissima!! Dopo la rifocillata decidiamo di salire sul Boè per il sentiero 638 e quindi dal versante NW. La via non presenta difficoltà se non nel punto chiave dove sono poste 2 catene e si deve attraversare una cengia esposta. Nulla di che, nel caso basta imbragarsi, nessuna difficoltà tecnica. Da qui in poi si prosegue a zig zag su terreno detritico e franoso fino alla trafficata vetta del Piz Boè Q3152 (3h30’). La zona è ricca di persone salite con la funivia del Sass Pordoi, e non esagero parlando di oltre 200 persone contemporaneamente presenti in vetta! Dopo un’oretta di pausa (fa caldissimo) iniziamo la discesa sempre per il sentiero 638 ma dal versante SE, che effettivamente è un po’ più semplice della salita (qualche banalissimo punto attrezzato). Riagganciato il sentiero 627 proveniente dal Rif.Boè ci portiamo verso la Forcella Pordoi Q2829 dove è presente il Rifugio Forcella Pordoi (4h40’), privato, accogliente (40-45 euro) ma completo in tutto, camerata piccola solo per noi e doccia calda. Ottima cena e colazione.
DAY 5
Rif. Forcella Pordoi – Rif. Castiglioni
Al mattino presto, senza zaini risaliamo a piedi il facile e turistico Sass Pordoi Q2950 (15’-20’) dove arriva la famosa funivia. Ritornati alla Forcella Pordoi non resta che scendere lungo il ripido e a tratti franoso canalone (T3+, ma facile) che ci porterà all’ancor più affollato Passo Pordoi Q2239 (1h45’ dalla forcella). Piccola pausa e poi risalita per il sentiero 601 fino al Rif Fredarola Q2388, in splendida posizione, accogliente e alternativo in parte, dove pranziamo alla grande. Lunga pausa post-prandiale per affrontare la lunga traversata sul 601 che, passando dal Rif. Viel Dal Pan Q2432, ci porterà al Lago Fedaia Q2054 (4h30’) sempre di fronte all’imponente mole della Marmolada. Qui pernotteremo nel vecchissimo Rif. Castiglioni (del 1906) il quale tutt’ora conserva un’ambiente tipico di quei tempi, nonostante i vari ammodernamenti presenti.
Termina qui il nostro giro sull’Alta Via n°2.
L’indomani torneremo a Bolzano in pullman da qui, recupereremo la macchina a Sant’Andrea di Bressanone e, dopo un’intera giornata in ballo, riposeremo ognuno a casa propria!
La prima volta sulle dolomiti è stata positivamente travolgente. Si inizia gradualmente a vedere bei paesaggi partendo da Bressanone, ma solo entrando nel cuore del gruppo Odle-Puez e dell’ancor più caratteristico gruppo del Sella si percepisce l’immensità dei luoghi. Molto selvagge le zone del rif. Puez e del Pisciadù. Nei restanti tratti è spesso presente molta gente ma la cosa non arriva mai, personalmente, a disturbare il bel clima escursionistico. Un po’ di tristezza, al tempo stesso, mi è giunta sul Piz Boè: vedere centinaia di persone scaricate dalla funivia e ad ammassarsi, talvolta senza esperienza, sulle catene del Piz Boè per raggiungere la cima e svaccarsi comodamente al rifugio, mentre la montagna perde la sua imbattibilità e sofferenza nella conquista. Ma riflettendo poi, è anche giusto che tutti, anche i meno dotati fisicamente, abbiano la possibilità di vivere una giornata quassù e guardare l’orizzonte ed i suoi infiniti gruppi montuosi.
Tourengänger:
Simone86
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