5 (facili) cime sul Triangolo Lariano
La gita qui descritta è un'escursione adatta a tutti, estensibile o restrigibile a piacere, con dislivello contenuto, nessuna difficoltà e possibilità di orientamento a intuito se, come me, si è fortunati nel trovare una giornata tersa.
Dal piazzale CAO, sopra Como, oltre Brunate e il faro Voltiano, ci si immette a piedi su ampia gippabile: si è formalmente all'interno del Triangolo Lariano, quel pezzo di territorio montuoso che divide i due rami dell'omonimo lago. Da qui a Bellagio ci sono circa 30 km, io ne ho percorsi circa un terzo sino al monte Palanzone.
Due sentieri percorrono il territorio:
- la "Dorsale" (così indicata sui numerosi segnavia) che si mantiene in costa, ora a occidente, ora a oriente. Questa via è ampia, con dislivelli minimi, nessuno strappo ed è adatta per chi volesse passeggiare, raggiungere una tal meta velocemente, o utilizzarla per il ritorno come ho fatto io (perennemente in guerra con il tempo). Di contro, il suo essere nel bosco, impedisce la visuale e, in generale, può risultare noiosa se si escludono quel paio di km indicati come "sentiero dei faggi" dove si gode del meraviglioso bosco.
- la "Dorsale di cresta" (così indicata sui numerosi segnavia) che permane quasi in toto sul filo di cresta e permette di raggiungere molte cime intermedie. E', questa, una buona soluzione per chi voglia incrementare un pochino dislivello e difficoltà, permette sguardi notevoli sul panorama lacustre, montagnoso (da visioni ravvicinate alle Grigne, Legnone e Resegone sino ai giganti dei 4000) e pianeggiante, qui rappresentato dalla verde (o bianca, a secondo delle chiavi interpretative) Brianza. Ho utilizzato questo percorso all'andata, in modo da dar soddisfazione alla mia necessità esplorativa rispetto a un luogo che mi era poco noto. D'altra parte, per uno di Varese, andare verso Como (20 km circa) è sempre un migrare di là, una specie di East Escape come se si dovesse poi giustificare il valico di un confine che sta solo nelle nostre faccende di campanile. Chissà se l'unificazione delle province risolverà l'ancestrale problema. Probabilmente ci penseranno i nostri amministratori a sciogliere il dubbio non facendo, come al solito, nulla.
Dal Piazzale CAO, dunque, ci si immette sull'ampia gippabile segnalata e da allora basta porre attenzione alla segnaletica, oppure provare a fare da soli.
In questo modo, all'andata, si dovrebbero toccare (come è successo a me) in sequenza:
- pizzo Tre Termini
- monte Boletto
- monte Bollettone
- pizzo dell'Asino (indicata la via ma nessun cartello in vetta, poco più di un dossone boschivo)
- monte Palanzone.
Facendo una sorta di ottovolante su è giù dalle vette. Occorre dire che, per quanto molto semplici, gli edifici sommitali di tutte le montagne in elenco si fan bene desiderare perché oppongono strappi (a volte lunghetti) da pure fiatone, specie nel mio caso avvilito da un mese di inettitudine urbana.
I più temerari, o semplicemente quelli che hanno più tempo, potranno aggiungere al palmares il monte San Primo, vetta più elevata del comprensorio a quasi 1700 m. In questo caso aggiungere 2.5 ore dal Palanzone per l'andata e 2 per il ritorno, dilatando la gita a una specie di maratona da una quarantina di km totali.
Come detto, per il ritorno ho sfruttato la semplice "dorsale", che mi ha riportato al piazzale CAO in 2/3 del tempo di andata.
Note:
- attenzione ai tempi segnalati: non sono come quelli svizzeri che ci si diverte a dimezzare. Questi sono tempi tarati su un passo che perde poco tempo.
- la "dorsale" è una via T1, la "dorsale di cresta" T2, almeno sino al punto in cui sono arrivato io.
- il dislivello tiene ovviamente conto dei continui saliscendi: Per dorsale si riduce a 550 m.
- sviluppo a/r 20 km, sforzo equivalente: 28/29 km.
Dal piazzale CAO, sopra Como, oltre Brunate e il faro Voltiano, ci si immette a piedi su ampia gippabile: si è formalmente all'interno del Triangolo Lariano, quel pezzo di territorio montuoso che divide i due rami dell'omonimo lago. Da qui a Bellagio ci sono circa 30 km, io ne ho percorsi circa un terzo sino al monte Palanzone.
Due sentieri percorrono il territorio:
- la "Dorsale" (così indicata sui numerosi segnavia) che si mantiene in costa, ora a occidente, ora a oriente. Questa via è ampia, con dislivelli minimi, nessuno strappo ed è adatta per chi volesse passeggiare, raggiungere una tal meta velocemente, o utilizzarla per il ritorno come ho fatto io (perennemente in guerra con il tempo). Di contro, il suo essere nel bosco, impedisce la visuale e, in generale, può risultare noiosa se si escludono quel paio di km indicati come "sentiero dei faggi" dove si gode del meraviglioso bosco.
- la "Dorsale di cresta" (così indicata sui numerosi segnavia) che permane quasi in toto sul filo di cresta e permette di raggiungere molte cime intermedie. E', questa, una buona soluzione per chi voglia incrementare un pochino dislivello e difficoltà, permette sguardi notevoli sul panorama lacustre, montagnoso (da visioni ravvicinate alle Grigne, Legnone e Resegone sino ai giganti dei 4000) e pianeggiante, qui rappresentato dalla verde (o bianca, a secondo delle chiavi interpretative) Brianza. Ho utilizzato questo percorso all'andata, in modo da dar soddisfazione alla mia necessità esplorativa rispetto a un luogo che mi era poco noto. D'altra parte, per uno di Varese, andare verso Como (20 km circa) è sempre un migrare di là, una specie di East Escape come se si dovesse poi giustificare il valico di un confine che sta solo nelle nostre faccende di campanile. Chissà se l'unificazione delle province risolverà l'ancestrale problema. Probabilmente ci penseranno i nostri amministratori a sciogliere il dubbio non facendo, come al solito, nulla.
Dal Piazzale CAO, dunque, ci si immette sull'ampia gippabile segnalata e da allora basta porre attenzione alla segnaletica, oppure provare a fare da soli.
In questo modo, all'andata, si dovrebbero toccare (come è successo a me) in sequenza:
- pizzo Tre Termini
- monte Boletto
- monte Bollettone
- pizzo dell'Asino (indicata la via ma nessun cartello in vetta, poco più di un dossone boschivo)
- monte Palanzone.
Facendo una sorta di ottovolante su è giù dalle vette. Occorre dire che, per quanto molto semplici, gli edifici sommitali di tutte le montagne in elenco si fan bene desiderare perché oppongono strappi (a volte lunghetti) da pure fiatone, specie nel mio caso avvilito da un mese di inettitudine urbana.
I più temerari, o semplicemente quelli che hanno più tempo, potranno aggiungere al palmares il monte San Primo, vetta più elevata del comprensorio a quasi 1700 m. In questo caso aggiungere 2.5 ore dal Palanzone per l'andata e 2 per il ritorno, dilatando la gita a una specie di maratona da una quarantina di km totali.
Come detto, per il ritorno ho sfruttato la semplice "dorsale", che mi ha riportato al piazzale CAO in 2/3 del tempo di andata.
Note:
- attenzione ai tempi segnalati: non sono come quelli svizzeri che ci si diverte a dimezzare. Questi sono tempi tarati su un passo che perde poco tempo.
- la "dorsale" è una via T1, la "dorsale di cresta" T2, almeno sino al punto in cui sono arrivato io.
- il dislivello tiene ovviamente conto dei continui saliscendi: Per dorsale si riduce a 550 m.
- sviluppo a/r 20 km, sforzo equivalente: 28/29 km.
Tourengänger:
rochi
Communities: Hikr in italiano
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