Bio Traversata Cannobio-Cambiasca via Zeda (2156 m), Marona (2051 m) e Todano (1667 m)
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Non voglio annoiare nessuno con lunghe descrizioni di itinerari già noti (o a tratti noti). Si può partire anche senza cartine e, fidandosi solo dei cartelli indicatori, il giro riuscirà comunque. La peculiarità di questo “lungo” risiede semmai nell’estrema variabilità d’ambienti: dalle basse quote cannobine all’ambiente di grande montagna (non voglio dire “alta” montagna, ma almeno “grande” sì) del fornale Nord della Zeda ancora ben innevato; dai docili pascoli della Valle Intrasca all’ambiente di cresta che il collegamento tra Zeda e Marona offre, e molto altro.
Segnalo solo alcune cose che mi sembrano degne di nota.
- Al dislivello netto (1911) vanno aggiunti quasi 400 ulteriori metri per via dei numerosi saliscendi che una gita con questo sviluppo presenta (ponte sul Rio Cavaglio; Descelo/Ponte Falmenta; zona dell’Alpe Fornà; cresta N della Marona; e dulcis in fundo, i 150 metri della cresta N del Todano: questi non derivano da manie di protagonismo, tutt’altro… a me la montagna piace sempre e comunque, non trovo mai nulla di noioso: le eccezioni si possono contare sulle dita di una mano. E il traverso che contorna il Todano alla base (dalla Forcola al Pian Cavallone) rientra in una di queste rare eccezioni. Per questo motivo ho preferito, pur già con una certa stanchezza nelle gambe, risalirlo e ridiscenderlo piuttosto che intraversarlo.
- Il sentiero che da Cavaglio porta a Descelo offre numerosi “ostacoli”, frutto della “maledetta primavera” 2013. In almeno due punti bisogna districarsi tra tronchi e rami per via di alberi caduti che ostruiscono il passaggio. Inoltre, un tratto di sentiero, sostenuto al disotto da muri di sostegno, presenta un cedimento dei predetti muri; cedimento non totale, ma se la meteo dovesse continuare a remare contro, non escludo che il danno possa diventare irreversibile.
- Dall’Alpe Fornà alla scala che permette di superare le rocce che scendono dal crinale ENE della Zeda (tratto, questo della scala, che in qualche modo ricorda la parte del sentiero estivo che sale al Pizzo Campo Tencia in cui si superano alcune bancate di roccia) sono presenti ancora alcune lingue di neve, peraltro superabili con facilità anche senza scarponi di montagna. Attualmente non si affonda. Lo stesso vale per il tratto finale che immette sul Piè di Zeda, ma qui basta uscire dal sentiero e la neve viene evitata. È la prima volta che percorro questo tratto, avendo scelto in altre occasioni la variante a destra (Sentiero Bove, Cresta N del Monte Zeda): stavolta la neve presente (e visibile) mi ha indotto a preferire il più abbordabile passaggio che via Piè di Zeda adduce alla conseguente, facile cresta Est.
- In vetta al Monte Zeda, secondo quanto affermato da un escursionista presente (in totale, me compreso, 4 persone) non si andava oltre i 2-3 gradi. Io stesso ho dovuto dare fondo a tutte le risorse presenti nello zaino, e limitare la fermata al minimo indispensabile (però, buona quella spianata piccante abruzzese… era la prima volta che la portavo e penso non sarà l’ultima…). L’inizio della discesa verso la Marona l’ho fatto con i guanti e totalmente intirizzito, fino al momento della risalita tra catene e roccette verso la vetta, che quantomeno mi ha permesso di riscaldarmi un pochino.
- Zecche anche qui, come sui Corni di Nibbio: lì quattro (con il guaio che non me ne sono accorto subito…) qui tre, prontamente individuate ed allontanate, a fine giro. Chi decide di entrare in Valgrande e territori limitrofi ne tenga conto. Le precauzioni servono a poco.
- Dopo la recente salita al Gridone sentivo “il germe della Zeda”: "o tutti o nessuno", mi sono detto… Ci sono annate - come la scorsa - in cui non salgo né sull’uno né sull’altra, ed altre, come il 2011, in cui entrambe “le sentinelle della Cannobina” vedono il mio passaggio. Il 2013, forse anche a causa delle particolari condizioni meteo, o forse semplicemente perché la Zeda (come del resto il Gridone) fa allargare il cuore ogni volta che ti ci rechi, mi ha lanciato il richiamo. E io non ho potuto fare altro che ascoltarlo…
- Cosa altro aggiungere? Il giro non presenta difficoltà. Le catene che spesso si incontrano servono solo a far scena (diventano però senz’altro utili in caso di pioggia). La salita alla Zeda può essere sostituita, da Falmenta in avanti, con quella al Monte Vadà, meno faticosa. Organizzativamente, nel mio caso è tornata comoda la discesa su Cambiasca: si può comunque puntare a vari paesi della Valle Intrasca (Scareno, Intragna o Caprezzo) oppure, per i più resistenti scendere fino ad Intra. Le possibilità sono infinite… Lo stesso vale per la salita: in altra stagione molto consigliabile è arrivare fino a Gurro e da lì salire alla Piota e via Sentiero Bove guadagnare la cima della Zeda. Ognuno secondo il proprio gusto.
Tempi:
Traffiume – Ponte Falmenta: 2 ore e 20’
Ponte Falmenta – Alpe Fornà inferiore: 3 ore e 10’
Alpe Fornà inferiore – Monte Zeda: 2 ore
Monte Zeda – Pizzo Marona - Monte Todano: 2 ore
Monte Todano – Alpe Pala: 1 ora e 30’
Alpe Pala – Cambiasca: 1 ora
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