Mont Vélan
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Finalmente il Vélan, dopo aver rimandato lo scorso anno causa tempo orrendo ci riproviamo. Per sicurezza prenoto il rifugio a metà febbraio, giusto per essere sicuri di trovare il posto.
Stavolta le previsioni sono ok, non bellissimo sabato mattina, poi miglioramento. Domenica inziale nuvolosità e poi dissoluzione. Partiamo presto per via dell'interminabile viaggio in auto, visti i costi dell'autostrada valdostana + tunnel preferiamo il giro Sempione-Vallese-Val d'Entremont.
Verso mezzodì siamo a Bourg Saint Pierre, tempo buono, qualche nuvola, vento ma soprattutto sci ai piedi dall'auto.
Entriamo in Valsorey, dopo poco il vento cessa e il fondovalle si trasforma in un girone infernale per via della temperatura, in più la prima parte è veramente piatta, guadagnamo poco dislivello ma sudiamo all'inverosimile. Fortunatamente, quando ci portiamo sotto la morena da risalire per arrivare al rifugio le cose cambiano, il sole sparisce dietro le nuvole e si alza un leggero venticello, mi sembra di rinascere, percorro gli ultimi 400m come se fossi appena partito dall'auto.
Il rifugio, all'apparenza, è molto bello, moderno, forma avveneristica, bel salone comune. Peccato che non ci sia assolutamente acqua per nessun uso, tranne quella ricavata dalla neve sciolta per la cucina. E poi i letti........ larghezza media 40cm. Il tutto alla modica cifra di 61CHF mezza pensione. Cena ok a parte i soliti costi da rifugio: 7CHF acqua 1,5Lt e 5CHF acqua 0,5Lt.
Dopo una notte assolutamente infernale finalmente suona la sveglia, colazione ore 6.00.
Fuori bassa visibilità e nevischio, partiamo lo stesso, ci fidiamo delle previsioni. Dopo circa 300m nel whiteout, poco sotto lo strappo finale per il Col de la Gouille usciamo dalle nubi, cielo azzurro cime innevate. Il colle è già affollato, il rifugio tiene 60 posti e tutti e 60 vanno al Vélan. Ci portiamo sotto il colle e con calma indossiamo i ramponi e mettiamo gli sci sullo zaino. Qui Paoloski fa un'agghiacciante scoperta, la picca è rimasta al rifugio........ Volendo si potrebbe salire anche senza ma preferisce fare dietrofront per recuperarla, ci rivedremo all'auto.
Proseguiamo e la risalita del lato nord del colle ci costa poco più di un'ora. Dall'altra parte vista spettacolare sul Grand Combin e il ghiacciaio di Valsorey. Anche qui coda, le catene sono rimaste sotto la neve e bisogna attrezzare due calate. A questo punto buona parte delle persone in coda rinuncia e riscende dal lato nord, questo sblocca la situazione e ci permette di scendere rapidamente, comuque su questa discesa ci lasciamo un'altra ora. Sono ormai le 11.30 quando rimettiamo gli sci. Mancano circa 700m, ci diamo un limite temporale perchè siamo piuttosto in ritardo e la discesa non è per niente banale. In qualsiasi punto ci troviamo tra circa 1h30 si torna indietro. Per alleggerirci facciamo un deposito zaini lungo la salita dove lasciare il materiale superfluo e poi via. La salita è molto bella, tra i seracchi del Glacier de Valsorey ma le 13.00 giungono inesorabili e mi trovano con Daniela e Francesca tra i 350 ed i 400m dalla vetta. In 6 del nostro gruppo sono più avanti, penso proseguiranno, noi scendiamo, ci sono 1700m di discesa da affrontare.
La neve è ottima, leggero strato di polvere su fondo duro, il Grand Combin di fronte maestoso. Velocemente raggiungiamo l'imboccatura del canale che ci porta sulla parte bassa del ghiacciaio evitando una grande seraccata. I primi metri saranno tra i 40° ed i 42°, evitabili, poi tutto il canale non scende sotto i 35°. In un balzo si scende nella parte bassa del ghiacciaio, dominata da alte cime. Anche qui la neve è strepitosa, scendiamo veloci con parecchie curve fino alla fine del ghiacciaio, sotto curiose morene laterali. Dopo un pianoro a spinta la parte bassa della Valsorey, scendiamo tenendoci a sinistra del torrente su neve ormai abbastanza marcia dove si sfonda di frequente, l'ultima difficoltà è una stretta e ripida valletta piena di ontani che porta ad una piccola diga dove si oltrepassa il torrente, sci in mano, su un asse di legno traballante. Poi si imbocca la stradina che porta in poche curve al parcheggio auto.
Che dire, gran gita, peccato per la cima ma era veramente tardi, alla fine sul colle abbiamo perso oltre 2h, una di quelle due è quella che è mancata per la cima. La discesa ha comunque ripagato in pieno, gran neve, grandiosi pendii ambiente severo.
paoloski decisamente per me non era giornata: sabato salendo una mezza congestione mi fa arrivare in rifugio praticamente in coma, domenica dapprima mi si rompe un gancio ad una pelle, poi quando arrivo al Col de la Gouille mi accorgo di aver lasciato la piccozza al rifugio (forse un lapsus freudiano), senza la folla che c'era sarai anche salito con un chiodo da ghiaccio in mano a sostituire la picca ma con quella folla la possibilità di uno scivolone dovuto ad un urto era da mettere in conto. Francamente penso che nessuna cima valga il rischio di non tornare a casa intero dalla mia Anna.
A parte queste considerazioni non è che poi non mi sia divertito: la sciata dal colle al rifugio, a parte i primi cento metri dove mi si formava dello zoccolo sotto le solette, è stata favolosa: neve ottima e paesaggio straordinario, anche i primi cento metri sotto al rifugio decisamente buoni. Poi sono entrato nella nebbia, però in compagnia di uno scialpinista bretone molto simpatico che aveva anch'egli rinunciato alla vetta, grazie alla maschera arancione riuscivo comunque a vedere le traccie. Alla congiunzione fra i due ghiacciai ho proseguito da solo perchè il mio compagno di discesa aveva appuntamento lì con i suoi amici che avevano proseguito per la vetta (probabilmente avrà passato tre ore almeno al freddo attendendoli).
Da quel punto ho seguito, con qualche difficoltà a tratti, la via di salita. Un paio d'ore in perfetta solitudine, unici rumori il ruscellio dell'acqua e, purtroppo, il rumore degli aerei sopra le nuvole: quasi ininterrotto, d'altronde l'aerovia passa proprio al disopra del Gran San Bernardo.
Nella parte bassa la nebbia si è diradata ed ho potuto ancora fare qualche bella curva su bella neve. Poi quattro ore d'attesa all'auto.
La Cabane du Vélan è senza dubbio notevole dal punto di vista dell'architettura molto meno da quello dell'abitabilità: i materassi non saranno larghi 40 cm come dice marchino ma sicuramente non superano i 50 cm, nella nostra stanza eravamo in dieci in uno spazio trapezoidale di una decina di metri quadri, immaginatevi vestirsi la mattina in questo buco..
Altra notevole pecca è la mancanza di un ricovero per gli sci: vanno lasciati all'esterno cosicchè alla mattina la scelta è fra avere le pelli ghiacciate se si sono lasciate montate, o avere le pelli che non si attaccano se il giorno prima le si sono portate all'interno; i servizi sono uno per gli uomini ed uno per le donne (per 67 persone), l'acqua manca ma in questa stagione ed a questa quota la cosa è scontata.
Ottimo invece il vitto, questo va senz'altro riconosciuto ai due simpatici gestori.
Complimenti a fabiano, Roberto, Michela, Elio, Sergio e PG che hanno raggiunto la vetta alla 1,30 circa!
Stavolta le previsioni sono ok, non bellissimo sabato mattina, poi miglioramento. Domenica inziale nuvolosità e poi dissoluzione. Partiamo presto per via dell'interminabile viaggio in auto, visti i costi dell'autostrada valdostana + tunnel preferiamo il giro Sempione-Vallese-Val d'Entremont.
Verso mezzodì siamo a Bourg Saint Pierre, tempo buono, qualche nuvola, vento ma soprattutto sci ai piedi dall'auto.
Entriamo in Valsorey, dopo poco il vento cessa e il fondovalle si trasforma in un girone infernale per via della temperatura, in più la prima parte è veramente piatta, guadagnamo poco dislivello ma sudiamo all'inverosimile. Fortunatamente, quando ci portiamo sotto la morena da risalire per arrivare al rifugio le cose cambiano, il sole sparisce dietro le nuvole e si alza un leggero venticello, mi sembra di rinascere, percorro gli ultimi 400m come se fossi appena partito dall'auto.
Il rifugio, all'apparenza, è molto bello, moderno, forma avveneristica, bel salone comune. Peccato che non ci sia assolutamente acqua per nessun uso, tranne quella ricavata dalla neve sciolta per la cucina. E poi i letti........ larghezza media 40cm. Il tutto alla modica cifra di 61CHF mezza pensione. Cena ok a parte i soliti costi da rifugio: 7CHF acqua 1,5Lt e 5CHF acqua 0,5Lt.
Dopo una notte assolutamente infernale finalmente suona la sveglia, colazione ore 6.00.
Fuori bassa visibilità e nevischio, partiamo lo stesso, ci fidiamo delle previsioni. Dopo circa 300m nel whiteout, poco sotto lo strappo finale per il Col de la Gouille usciamo dalle nubi, cielo azzurro cime innevate. Il colle è già affollato, il rifugio tiene 60 posti e tutti e 60 vanno al Vélan. Ci portiamo sotto il colle e con calma indossiamo i ramponi e mettiamo gli sci sullo zaino. Qui Paoloski fa un'agghiacciante scoperta, la picca è rimasta al rifugio........ Volendo si potrebbe salire anche senza ma preferisce fare dietrofront per recuperarla, ci rivedremo all'auto.
Proseguiamo e la risalita del lato nord del colle ci costa poco più di un'ora. Dall'altra parte vista spettacolare sul Grand Combin e il ghiacciaio di Valsorey. Anche qui coda, le catene sono rimaste sotto la neve e bisogna attrezzare due calate. A questo punto buona parte delle persone in coda rinuncia e riscende dal lato nord, questo sblocca la situazione e ci permette di scendere rapidamente, comuque su questa discesa ci lasciamo un'altra ora. Sono ormai le 11.30 quando rimettiamo gli sci. Mancano circa 700m, ci diamo un limite temporale perchè siamo piuttosto in ritardo e la discesa non è per niente banale. In qualsiasi punto ci troviamo tra circa 1h30 si torna indietro. Per alleggerirci facciamo un deposito zaini lungo la salita dove lasciare il materiale superfluo e poi via. La salita è molto bella, tra i seracchi del Glacier de Valsorey ma le 13.00 giungono inesorabili e mi trovano con Daniela e Francesca tra i 350 ed i 400m dalla vetta. In 6 del nostro gruppo sono più avanti, penso proseguiranno, noi scendiamo, ci sono 1700m di discesa da affrontare.
La neve è ottima, leggero strato di polvere su fondo duro, il Grand Combin di fronte maestoso. Velocemente raggiungiamo l'imboccatura del canale che ci porta sulla parte bassa del ghiacciaio evitando una grande seraccata. I primi metri saranno tra i 40° ed i 42°, evitabili, poi tutto il canale non scende sotto i 35°. In un balzo si scende nella parte bassa del ghiacciaio, dominata da alte cime. Anche qui la neve è strepitosa, scendiamo veloci con parecchie curve fino alla fine del ghiacciaio, sotto curiose morene laterali. Dopo un pianoro a spinta la parte bassa della Valsorey, scendiamo tenendoci a sinistra del torrente su neve ormai abbastanza marcia dove si sfonda di frequente, l'ultima difficoltà è una stretta e ripida valletta piena di ontani che porta ad una piccola diga dove si oltrepassa il torrente, sci in mano, su un asse di legno traballante. Poi si imbocca la stradina che porta in poche curve al parcheggio auto.
Che dire, gran gita, peccato per la cima ma era veramente tardi, alla fine sul colle abbiamo perso oltre 2h, una di quelle due è quella che è mancata per la cima. La discesa ha comunque ripagato in pieno, gran neve, grandiosi pendii ambiente severo.
paoloski decisamente per me non era giornata: sabato salendo una mezza congestione mi fa arrivare in rifugio praticamente in coma, domenica dapprima mi si rompe un gancio ad una pelle, poi quando arrivo al Col de la Gouille mi accorgo di aver lasciato la piccozza al rifugio (forse un lapsus freudiano), senza la folla che c'era sarai anche salito con un chiodo da ghiaccio in mano a sostituire la picca ma con quella folla la possibilità di uno scivolone dovuto ad un urto era da mettere in conto. Francamente penso che nessuna cima valga il rischio di non tornare a casa intero dalla mia Anna.
A parte queste considerazioni non è che poi non mi sia divertito: la sciata dal colle al rifugio, a parte i primi cento metri dove mi si formava dello zoccolo sotto le solette, è stata favolosa: neve ottima e paesaggio straordinario, anche i primi cento metri sotto al rifugio decisamente buoni. Poi sono entrato nella nebbia, però in compagnia di uno scialpinista bretone molto simpatico che aveva anch'egli rinunciato alla vetta, grazie alla maschera arancione riuscivo comunque a vedere le traccie. Alla congiunzione fra i due ghiacciai ho proseguito da solo perchè il mio compagno di discesa aveva appuntamento lì con i suoi amici che avevano proseguito per la vetta (probabilmente avrà passato tre ore almeno al freddo attendendoli).
Da quel punto ho seguito, con qualche difficoltà a tratti, la via di salita. Un paio d'ore in perfetta solitudine, unici rumori il ruscellio dell'acqua e, purtroppo, il rumore degli aerei sopra le nuvole: quasi ininterrotto, d'altronde l'aerovia passa proprio al disopra del Gran San Bernardo.
Nella parte bassa la nebbia si è diradata ed ho potuto ancora fare qualche bella curva su bella neve. Poi quattro ore d'attesa all'auto.
La Cabane du Vélan è senza dubbio notevole dal punto di vista dell'architettura molto meno da quello dell'abitabilità: i materassi non saranno larghi 40 cm come dice marchino ma sicuramente non superano i 50 cm, nella nostra stanza eravamo in dieci in uno spazio trapezoidale di una decina di metri quadri, immaginatevi vestirsi la mattina in questo buco..
Altra notevole pecca è la mancanza di un ricovero per gli sci: vanno lasciati all'esterno cosicchè alla mattina la scelta è fra avere le pelli ghiacciate se si sono lasciate montate, o avere le pelli che non si attaccano se il giorno prima le si sono portate all'interno; i servizi sono uno per gli uomini ed uno per le donne (per 67 persone), l'acqua manca ma in questa stagione ed a questa quota la cosa è scontata.
Ottimo invece il vitto, questo va senz'altro riconosciuto ai due simpatici gestori.
Complimenti a fabiano, Roberto, Michela, Elio, Sergio e PG che hanno raggiunto la vetta alla 1,30 circa!
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