Traversata Bellagio-Brunate (Dorsale per Cresta)
E’ qualche anno che penso a questa traversata fatta secoli fa in due giorni con il CAI. Ora anche se più vecchietti siamo molto più allenati e oltre a voler provare a farla in giornata quello che più mi attira è farla con la neve. La variabile neve è quello che più condiziona l’escursione perché non deve essere troppa, le ciaspole non sono contemplate, per cui non deve fare caldo, se dovessimo cominciare a sfondare forse giusto al San Primo potremmo arrivare e infine anche se non fondamentale le giornate devono essere un po’ lunghette. Questo sabato sembra riunire tutti i punti che mi ero prefissata per cui, anche se non molto convinta la voglia di Marco di voler provare mi fa decidere.
Guardando le webcam non sembra sia rimasta molta neve, per precauzione telefoniamo al Rif. Martina che smentisce quello che abbiamo visto, che fare allora? Ormai siamo decisi per cui…
Sabato mattina prima delle 5,00 siamo in macchina (purtroppo con i treni non si riesce a farla, il primo parte troppo tardi). Posteggiare a Como, sempre che uno non voglia svenarsi, è impossibile, per cui tentiamo di salire a Brunate ma anche qui non troviamo nulla che non sia a pagamento o a disco orario. Torniamo quindi indietro e lasciamo la Smart nei pressi della fermata della corriera per Brunate. Non sappiamo quanto distante siamo dalla fermata per Bellagio ma o qui o da nessun’altra parte. Ci prepariamo con la convinzione di aver perso la corriera. In circa 20 min di discesa (stasera in salita ci metteremo non dico il doppio ma quasi) arriviamo alla biglietteria, sono le 6.15 per cui siamo ancora in tempo ma la biglietteria è chiusa. Non vedendo la fermata entriamo in un bar a chiedere info, ma non otteniamo nulla. Uscendo vedo arrivare una signora di corsa con delle chiavi in mano, le corro dietro e le chiedo se è la bigliettaia, mi risponde di sì ma mi dice che apre alle 6,30, ma come alle 6,30 passa la corriera…? Tra l’altro la fermata non è qui davanti. Ci suggerisce di salire e prendere i biglietti a Bellagio. La fermata indicataci non ci convince però, il cartello la indica come provvisoria e su un cartello sottostante c’è scritto che è soppressa fino al termine dei lavori. Mi sarò spiegata bene con la signora? Mi viene il dubbio ora, ormai mancano 4 min alle 6.30 per cui c’è poco da fare se non aspettare. Finalmente dopo due corriere che passano senza rallentare la terza si ferma, è la nostra. L’autista informato del fatto che siamo senza biglietti al principio non sembra molto convinto ma ci fa salire lo stesso. Scambiamo qualche chiacchiera informandolo sui fatti e lui gentilmente al primo paese si ferma per far scendere Marco ad acquistare i biglietti. Intanto gli spieghiamo cosa vogliamo fare e durante il viaggio ci scappa qualche chiacchiera, altro che non disturbate il conducente! Mi sa che siamo incappati in un mezzo montagnino!
Scendiamo a Bellagio-Guggiate, caffè, ultimi preparativi e via. Il cartello Cai indica M.te San Primo a 4,30 h, confortante la cosa!
Passiamo tra le case del borgo e per mulattiera e strada asfaltata cominciamo a prendere quota. La nostra intenzione era percorrere il sentiero N. 1 che avevamo fatto con il Cai, ma…. Probabilmente l’errore l’abbiamo fatto a Brogno, errore che poi ci ha regalato un percorso migliore. Ci rendiamo conto di aver sbagliato quando lasciata la strada cominciamo a salire ripidi nel bosco, anche se non ricordiamo nulla del giro siamo sicuri che non avremmo mai portato una gita Cai su un sentiero così ripido (tra l’altro eravamo anche noi alle prime esperienze all’epoca). Torniamo sui nostri passi e vediamo degli altri bolli, più sbiaditi però, proviamo a seguirli ma il sentiero è ancora peggio, sempre ripido, pochi bolli, traccia nulla però si dirige verso quello che stavamo facendo prima e che era segnatissimo. Raggiunti i bolli più evidenti ci decidiamo a controllare cosa stiamo facendo. Per il GPS va bene, guardiamo la cartina e sveliamo l’arcano, stiamo salendo lungo la Dorsale per Cresta, sentiero 39 e non lungo la Dorsale sentiero 1. L’importante è che ci porti al Rif. Martina per cui continuiamo su questo. Per chi volesse intraprendere questo giro, se odiate l’asfalto e le mulattiere questo è il vostro sentiero, tra l’altro offre degli scorci panoramici notevoli.
Giunti nei pressi del M.te Nuvolone notiamo una traccia che dovrebbe portare in cima, il GPS ci dice che siamo poco distanti dalla cima per cui saliamo. Fossimo andati poco più avanti avremmo trovato il cartello Cai. Tornati sul sentiero 39 perdiamo circa 150 m di quota arrivando alla Bocchetta del Nuvolone. Proseguiamo ora con comodo sentiero a saliscendi, raggiungiamo la Bocchetta di Lezzeno dove troviamo la prima neve che ci accompagnerà, con soli pochi tratti puliti, fino al M.te Boletto.
Arriviamo al Rif. Martina, breve sosta per prendere il coraggio di affrontare la ripida salita al M.te San Primo, un “muro del pianto 2”. Per nostra grande fortuna la neve tiene sempre bene, anzi in alcuni casi i ramponcini non avrebbero dato fastidio, soprattutto gli ultimi metri prima della cima del San Primo, dove non scivolare diventa obbligatorio. In cima scambiamo qualche chiacchiera con i pochi escursionisti chiedendo info sullo stato della neve. Basta non uscire dalla traccia che si va benissimo ci dicono. Troviamo il coraggio di guardare le ore, le 12 passate da poco. Ci conviene non sostare a lungo. Riprendiamo il cammino e al bivio con la strada militare scegliamo di proseguire per cresta poiché la neve tiene. All’Alpe di Terrabiotta prendiamo la militare che abbandoniamo ad un tornante dove un sentiero a mezzacosta ci permette di abbreviare il percorso e raggiungiamo il cartello che indica Colma di Sormano 40 min (mi sono sembrati di più però). Alla Colma altra sosta e poi via sempre per cresta, si vede già il monumento del Palanzone ma maledettamente lontano! Un susseguirsi di gobbe ci porta alla Colma di Caglio e alla ripida salita al Monte Bul e quindi al Palanzone. Breve sosta e quindi discesa con scivolata su fango (volevo far prima!) alla Bocchetta di Palanzo dove abbiamo il piacere d’incontrare
LucaP che condividerà con noi la salita al Pizzo dell’Asino e l’arrivo alla Capanna Mara dove noi faremo sosta pranzo (poiché sono le 16.20 sarebbe più una merenda) e lui scenderà a Caslino.
Stimiamo ancora un paio di ore di luce o poco più e vorremmo arrivare al Boletto con la luce per cui alle 17,00 ripartiamo per il Bolettone. Qui la neve è molto gelata e solo fuori dal bosco la situazione migliora. Veloce foto di vetta e giù. Poco sotto la cima risaliamo in cresta, ora la neve e abbondante e molle solo nei tratti di discesa per il resto camminiamo bene e abbastanza velocemente. Continuiamo sempre lungo la Dorsale di Cresta e giungiamo in cima al Boletto insieme ad un infuocato tramonto, manca poco alle 18.30. Ce l’abbiamo fatta, questo tramonto è uno splendido regalo che conclude, si fa per dire, la giornata.
Scendiamo alla Capanna Boletto per un caffè e per coprirci. Adesso con più calma, ora è tutta mulattiera/strada pulita e senza ghiaccio, scendiamo a San Maurizio e quindi a Brunate.
Anche qui non si possono fare i biglietti per cui il controllore ci apre i tornelli con la preghiera di acquistarli a Como, cosa che faremo.
Giunti a Como non ci resta che risalire a riprendere l’auto, stanchi morti ma enormemente soddisfatti!
Che dire tutto perfetto. Posteggio libero, autista della corriera simpatico e cordiale, giornata fresca e freddina, neve ottima per camminare, sole per quasi tutta la giornata e poi solo innocue velature, l’incontro con
LucaP, un tramonto eccezionale, la simpatia dei gestori della Capanna Boletto che hanno voluto sapere da dove arrivavamo, la gentilezza del controllore della funicolare e per finire… non ci siamo persi nelle viette di Como per tornare sulla Milano-Como, semafori quasi tutti verdi e zero traffico e dopo una giornata così anche queste piccolezze hanno il loro valore.
DATI GPS
Dislivello 2852 m
km 34,30
Guardando le webcam non sembra sia rimasta molta neve, per precauzione telefoniamo al Rif. Martina che smentisce quello che abbiamo visto, che fare allora? Ormai siamo decisi per cui…
Sabato mattina prima delle 5,00 siamo in macchina (purtroppo con i treni non si riesce a farla, il primo parte troppo tardi). Posteggiare a Como, sempre che uno non voglia svenarsi, è impossibile, per cui tentiamo di salire a Brunate ma anche qui non troviamo nulla che non sia a pagamento o a disco orario. Torniamo quindi indietro e lasciamo la Smart nei pressi della fermata della corriera per Brunate. Non sappiamo quanto distante siamo dalla fermata per Bellagio ma o qui o da nessun’altra parte. Ci prepariamo con la convinzione di aver perso la corriera. In circa 20 min di discesa (stasera in salita ci metteremo non dico il doppio ma quasi) arriviamo alla biglietteria, sono le 6.15 per cui siamo ancora in tempo ma la biglietteria è chiusa. Non vedendo la fermata entriamo in un bar a chiedere info, ma non otteniamo nulla. Uscendo vedo arrivare una signora di corsa con delle chiavi in mano, le corro dietro e le chiedo se è la bigliettaia, mi risponde di sì ma mi dice che apre alle 6,30, ma come alle 6,30 passa la corriera…? Tra l’altro la fermata non è qui davanti. Ci suggerisce di salire e prendere i biglietti a Bellagio. La fermata indicataci non ci convince però, il cartello la indica come provvisoria e su un cartello sottostante c’è scritto che è soppressa fino al termine dei lavori. Mi sarò spiegata bene con la signora? Mi viene il dubbio ora, ormai mancano 4 min alle 6.30 per cui c’è poco da fare se non aspettare. Finalmente dopo due corriere che passano senza rallentare la terza si ferma, è la nostra. L’autista informato del fatto che siamo senza biglietti al principio non sembra molto convinto ma ci fa salire lo stesso. Scambiamo qualche chiacchiera informandolo sui fatti e lui gentilmente al primo paese si ferma per far scendere Marco ad acquistare i biglietti. Intanto gli spieghiamo cosa vogliamo fare e durante il viaggio ci scappa qualche chiacchiera, altro che non disturbate il conducente! Mi sa che siamo incappati in un mezzo montagnino!
Scendiamo a Bellagio-Guggiate, caffè, ultimi preparativi e via. Il cartello Cai indica M.te San Primo a 4,30 h, confortante la cosa!
Passiamo tra le case del borgo e per mulattiera e strada asfaltata cominciamo a prendere quota. La nostra intenzione era percorrere il sentiero N. 1 che avevamo fatto con il Cai, ma…. Probabilmente l’errore l’abbiamo fatto a Brogno, errore che poi ci ha regalato un percorso migliore. Ci rendiamo conto di aver sbagliato quando lasciata la strada cominciamo a salire ripidi nel bosco, anche se non ricordiamo nulla del giro siamo sicuri che non avremmo mai portato una gita Cai su un sentiero così ripido (tra l’altro eravamo anche noi alle prime esperienze all’epoca). Torniamo sui nostri passi e vediamo degli altri bolli, più sbiaditi però, proviamo a seguirli ma il sentiero è ancora peggio, sempre ripido, pochi bolli, traccia nulla però si dirige verso quello che stavamo facendo prima e che era segnatissimo. Raggiunti i bolli più evidenti ci decidiamo a controllare cosa stiamo facendo. Per il GPS va bene, guardiamo la cartina e sveliamo l’arcano, stiamo salendo lungo la Dorsale per Cresta, sentiero 39 e non lungo la Dorsale sentiero 1. L’importante è che ci porti al Rif. Martina per cui continuiamo su questo. Per chi volesse intraprendere questo giro, se odiate l’asfalto e le mulattiere questo è il vostro sentiero, tra l’altro offre degli scorci panoramici notevoli.
Giunti nei pressi del M.te Nuvolone notiamo una traccia che dovrebbe portare in cima, il GPS ci dice che siamo poco distanti dalla cima per cui saliamo. Fossimo andati poco più avanti avremmo trovato il cartello Cai. Tornati sul sentiero 39 perdiamo circa 150 m di quota arrivando alla Bocchetta del Nuvolone. Proseguiamo ora con comodo sentiero a saliscendi, raggiungiamo la Bocchetta di Lezzeno dove troviamo la prima neve che ci accompagnerà, con soli pochi tratti puliti, fino al M.te Boletto.
Arriviamo al Rif. Martina, breve sosta per prendere il coraggio di affrontare la ripida salita al M.te San Primo, un “muro del pianto 2”. Per nostra grande fortuna la neve tiene sempre bene, anzi in alcuni casi i ramponcini non avrebbero dato fastidio, soprattutto gli ultimi metri prima della cima del San Primo, dove non scivolare diventa obbligatorio. In cima scambiamo qualche chiacchiera con i pochi escursionisti chiedendo info sullo stato della neve. Basta non uscire dalla traccia che si va benissimo ci dicono. Troviamo il coraggio di guardare le ore, le 12 passate da poco. Ci conviene non sostare a lungo. Riprendiamo il cammino e al bivio con la strada militare scegliamo di proseguire per cresta poiché la neve tiene. All’Alpe di Terrabiotta prendiamo la militare che abbandoniamo ad un tornante dove un sentiero a mezzacosta ci permette di abbreviare il percorso e raggiungiamo il cartello che indica Colma di Sormano 40 min (mi sono sembrati di più però). Alla Colma altra sosta e poi via sempre per cresta, si vede già il monumento del Palanzone ma maledettamente lontano! Un susseguirsi di gobbe ci porta alla Colma di Caglio e alla ripida salita al Monte Bul e quindi al Palanzone. Breve sosta e quindi discesa con scivolata su fango (volevo far prima!) alla Bocchetta di Palanzo dove abbiamo il piacere d’incontrare

Stimiamo ancora un paio di ore di luce o poco più e vorremmo arrivare al Boletto con la luce per cui alle 17,00 ripartiamo per il Bolettone. Qui la neve è molto gelata e solo fuori dal bosco la situazione migliora. Veloce foto di vetta e giù. Poco sotto la cima risaliamo in cresta, ora la neve e abbondante e molle solo nei tratti di discesa per il resto camminiamo bene e abbastanza velocemente. Continuiamo sempre lungo la Dorsale di Cresta e giungiamo in cima al Boletto insieme ad un infuocato tramonto, manca poco alle 18.30. Ce l’abbiamo fatta, questo tramonto è uno splendido regalo che conclude, si fa per dire, la giornata.
Scendiamo alla Capanna Boletto per un caffè e per coprirci. Adesso con più calma, ora è tutta mulattiera/strada pulita e senza ghiaccio, scendiamo a San Maurizio e quindi a Brunate.
Anche qui non si possono fare i biglietti per cui il controllore ci apre i tornelli con la preghiera di acquistarli a Como, cosa che faremo.
Giunti a Como non ci resta che risalire a riprendere l’auto, stanchi morti ma enormemente soddisfatti!
Che dire tutto perfetto. Posteggio libero, autista della corriera simpatico e cordiale, giornata fresca e freddina, neve ottima per camminare, sole per quasi tutta la giornata e poi solo innocue velature, l’incontro con

DATI GPS
Dislivello 2852 m
km 34,30
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