Una visita a falesie, canali, sentieri e bivacchi in Val Ganna
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Ringrazio innanzitutto Simone86 per la sua precisa relazione che mi ha invogliato a percorrere questo itinerario di cui non conoscevo la parte che si svolge sul versante Ovest della Val Ganna.
Ometto quindi di descrivere dettagli del percorso per i quali invito a riferirsi alla relazione di cui sopra.
Data la “tempesta grado 3” promessa per l’intero Ticino dai validi meteorologi rosso-crociati rimetto ancora una volta nel cassetto dei progetti ciò che avevo tirato fuori per oggi barattandolo con la ripetizione del giro di Simone che pure mi ripromettevo da tempo di fare; la quota bassa e la vicinanza a casa mi dava maggiore tranquillità.
Così senza la consueta alzataccia, alle 8 parcheggio poco dopo l’agriturismo Baita San Gemolo e imbocco la mulattiera che porta al Passo del Vescovo per abbandonarla quasi subito al bivio che a sx indica Via Diretta per il Bivacco Bee-Broggini che in breve si raggiunge dopo aver lasciato a dx una edicola votiva. Bisogna dire che la salita è davvero ripida e impegna non poco da subito. Mi rallegro in compenso perché questo versante è riparato dal vento.
Arrivati al curioso Bivacco che ricorda le casette abusive che sorgevano di notte alla periferia delle grandi città negli anni 60 (vedi “Accattone” di Pierpaolo Pasolini) occorre risalirlo tramite scalette che lo attraversano messe lì con tanta buona volontà ma che non infondono molta sicurezza. Ma non ci spaventiamo certo di questo! Dopo il bivacco si fa un lungo traverso sulla sx costeggiando alcune strutture rocciose, praticamente una bastionata continua, di ottimo calcare, che ricorda la Grignetta per la conformazione spesso a pinnacoli e sulle quali si svolgono le vie di arrampicata della falesia di Ganna. Ho visto solo alcune vie ma la Guida di Versante Sud ne elenca 38 distribuite tra quattro strutture/gruppi dai nomi curiosi di Veleno, Dubbi, Babù e Ringo (da Sud a Nord). Si tratta di vie muscolari che richiedono ottima tecnica su tacche e spaziano dal 6a al 7c, non per me! Noto un cartello, già annunciato da Simone, che propone la salita del Canalone Ronchetti e mi dico…..ci provo. Si tratta di un canale molto ripido, dal fondo di detriti sdrucciolevoli che si risale a fatica e con molta circospezione. Fortunatamente nella parte alta un cavo arrugginito ma provvidenziale aiuta la progressione fino all’uscita. Il bilancio è senz’altro a favore del by-pass effettuato da Simone che consente di evitarlo e che credo si percorra in un tempo inferiore.
Dopo l’uscita mi immetto sul sentiero che prosegue e visto un bollo azzurro come un Mister Magoo in carne ed ossa immagino che vada costeggiato non accorgendomi che vorrebbe incanalarmi verso dx. Così inizio la mia bella avventura nel “wild around the town” arrampicandomi per 1h e ½ (a/r) per canaloni quasi peggiori del Ronchetti in quanto a tenuta, assicurandomi e tirandomi ai tanti utilissimi faggi junior. Un sospiro di giubilo alla vista di una cengia libera da vegetazione che prosegue a sx, subito disilluso perchè ancora guai finchè….il muro: un roccione non aggirabile mi sbarra ogni proseguimento a meno di scalarlo, cosa non certo consigliabile anche per l’incognita del “dopo”. Così, a 852m cioè ca. 100m dalla cresta da raggiungere giro le spalle e inizio a scendere dandomi dell’imbecille (ma sapevo che era selvaggio o no?). Si sa a priori che la discesa dopo una salita tribolata è ancora peggiore ma dopo tanto tempo e bei rischi giungo nuovamente al bollo azzurro “galeotto” e finalmente imbocco la via giusta (rosso di vergogna mi pareva che le rocce a lato mi facessero tap-tap sulla spalla per dirmi: “Vedi che anche tu in fondo ce la puoi fare? Coraggio!”) .
Il resto? E’ facile. Salita ancora durissima sia per pendenza ma soprattutto perché sentiero di capre, ostacolato dalla vegetazione che i rari passaggi mantengono invadente. Fortunatamente non ci si perde più perché i segnali azzurri qui sono sovrabbondanti (è curioso che il tracciatore sia parco nei momenti in cui servirebbe chiarezza e logorroico quando se ne può fare a meno!).
Arrivato in cresta, dove faccio conoscenza con la “tempesta grado 3”, abbandono il progetto di raggiungere il Poncione per il tempo perso a causa dello sbaglio di percorso e proseguo a dx per il Monte Minisfreddo e poi via Monte San Bernardo raggiungo il Passo del Vescovo e chiudo l’anello tornando all’auto.
Pillole….di sudore e di fatica:
Dislivello salita 913m (saliscendi ed errori compresi)
Dislivello discesa 913m
Lunghezza totale 7.5 km
Tempo totale lordo 4h53’
Tempo totale netto 3h14’ (escludendo gli errori)
Errore di percorso 1h39’

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