Monte Civetta, via Normale
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Non ricordo più la data precisa, ne ho messa una a caso che rientrasse nel periodo di vacanze passate a Forno di Zoldo con Maurizio ed il suo amico Fabrizio.
Tra le varie escursioni fatte in quel periodo, questa è stata la più impegnativa e la più bella.
L'intenzione è di farla in giornata, ma si comincia partendo tardi perché gli alberghi non danno la colazione tanto presto.
Raggiunta la località di Pécol, prendiamo la seggiovia che ci porta al Crep di Pécol, dove inizia la nostra camminata. Non ricordo molti dettagli della gita, son passati tanti anni, e la mia memoria non è mai stata eccezionale.
Il tempo oggi non è molto bello e, raggiunto il Col di Besadora, mi trovo tra i piedi una vipera intorpidita dal freddo; ho la macchina fotografica nello zaino e, mentre cerco di prenderla senza muovere i piedi, lei se ne và; e dopo tanti anni, pur avendone viste a decine, non sono ancora riuscito a fotografarne una!
Di foto non ne ho fatte molte, nei tratti impegnativi avere la macchina a tracolla non è comodo, e alcune foto venute male le ho eliminate, non immaginando che ora potrei recuperarle con Photoshop.
Il percorso non è difficile, pressappoco come la normale alla Presolana, ma più lunga. Tratti di sentiero alternati con roccette, brevi tratti di arrampicata fino al II grado ed alcuni passaggi attrezzati con catene; il più difficile che ricordo è un diedro verticale che abbiamo superato facendo trazione sulla catena ed opposizione coi piedi sulla roccia, ma forse si poteva fare meno fatica, allora non avevo ancora fatto il corso di roccia e non conoscevo bene le tecniche.
La salita è lenta, Maurizio non è molto agile su questi percorsi, mentre Fabrizio, al contrario, sale veloce senza preoccuparsi troppo della sicurezza.
Attualmente il percorso è completamente attrezzato, ma non sò se sia ancora quello originale; e non so se mi piacerebbe ancora come quando lo feci allora; ma il panorama dalla cima vale la pena di tornare, anche perché ne vidi ben poco tra le molte nuvole.
Arrivati al Rifugio Torrani è già pomeriggio avanzato, a tornare adesso rischiamo di farci sorprendere dal buio sulle rocce e magari di prenderci anche un bel temporale; proprio oggi hanno installato il telefono al rifugio, e noi siamo i primi clienti ad usarlo. Avvisiamo l'albergo che non rientriamo per la notte, poi con calma ci avviamo verso la vicina cima.
Siamo circondati dalle nubi, le cime vicine non sono visibili; è impressionante la vista del Lago di Alleghe, 2240 metri più in basso, che sembra essere quasi sotto i nostri piedi.
Passata la notte in rifugio, torniamo alla civiltà; le uniche persone incontrate sono state i rifugisti, nonostante la presenza delle ben note ferrate degli Alleghesi e Tissi.
Il tempo è sempre nuvoloso, in discesa bisogna fare attenzione su alcuni gradoni di roccia inclinati e coperti da sfasciumi o residui di neve.
Nonostante le nuvole, questa salita ci è piaciuta per l'ambiente ed anche per il silenzio e la tranquillità che non ci aspettavamo di trovare su una cima normalmente molto frequentata.
Peccato che non si sia visto molto panorama!
Ciao
Stefano
Tra le varie escursioni fatte in quel periodo, questa è stata la più impegnativa e la più bella.
L'intenzione è di farla in giornata, ma si comincia partendo tardi perché gli alberghi non danno la colazione tanto presto.
Raggiunta la località di Pécol, prendiamo la seggiovia che ci porta al Crep di Pécol, dove inizia la nostra camminata. Non ricordo molti dettagli della gita, son passati tanti anni, e la mia memoria non è mai stata eccezionale.
Il tempo oggi non è molto bello e, raggiunto il Col di Besadora, mi trovo tra i piedi una vipera intorpidita dal freddo; ho la macchina fotografica nello zaino e, mentre cerco di prenderla senza muovere i piedi, lei se ne và; e dopo tanti anni, pur avendone viste a decine, non sono ancora riuscito a fotografarne una!
Di foto non ne ho fatte molte, nei tratti impegnativi avere la macchina a tracolla non è comodo, e alcune foto venute male le ho eliminate, non immaginando che ora potrei recuperarle con Photoshop.
Il percorso non è difficile, pressappoco come la normale alla Presolana, ma più lunga. Tratti di sentiero alternati con roccette, brevi tratti di arrampicata fino al II grado ed alcuni passaggi attrezzati con catene; il più difficile che ricordo è un diedro verticale che abbiamo superato facendo trazione sulla catena ed opposizione coi piedi sulla roccia, ma forse si poteva fare meno fatica, allora non avevo ancora fatto il corso di roccia e non conoscevo bene le tecniche.
La salita è lenta, Maurizio non è molto agile su questi percorsi, mentre Fabrizio, al contrario, sale veloce senza preoccuparsi troppo della sicurezza.
Attualmente il percorso è completamente attrezzato, ma non sò se sia ancora quello originale; e non so se mi piacerebbe ancora come quando lo feci allora; ma il panorama dalla cima vale la pena di tornare, anche perché ne vidi ben poco tra le molte nuvole.
Arrivati al Rifugio Torrani è già pomeriggio avanzato, a tornare adesso rischiamo di farci sorprendere dal buio sulle rocce e magari di prenderci anche un bel temporale; proprio oggi hanno installato il telefono al rifugio, e noi siamo i primi clienti ad usarlo. Avvisiamo l'albergo che non rientriamo per la notte, poi con calma ci avviamo verso la vicina cima.
Siamo circondati dalle nubi, le cime vicine non sono visibili; è impressionante la vista del Lago di Alleghe, 2240 metri più in basso, che sembra essere quasi sotto i nostri piedi.
Passata la notte in rifugio, torniamo alla civiltà; le uniche persone incontrate sono state i rifugisti, nonostante la presenza delle ben note ferrate degli Alleghesi e Tissi.
Il tempo è sempre nuvoloso, in discesa bisogna fare attenzione su alcuni gradoni di roccia inclinati e coperti da sfasciumi o residui di neve.
Nonostante le nuvole, questa salita ci è piaciuta per l'ambiente ed anche per il silenzio e la tranquillità che non ci aspettavamo di trovare su una cima normalmente molto frequentata.
Peccato che non si sia visto molto panorama!
Ciao
Stefano
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