Ricognizione in Val Strona: da Forno a Punta Bruna
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Un giro esplorativo in preparazione di una escursione che da tempo ho in animo di fare era d’obbligo. Oltretutto l’ambiente invernale se da un lato ci consente di vedere i monti abbelliti dal bianco come i regnanti che indossavano mantelli d’ermellino dall’altro lato rende la salita dell’hiker più complicata e faticosa.
Infatti il riscontro di tutto ciò non mi è mancato in una valle bella e selvaggia come la Val Strona; rintracciare un sentiero è molto problematico sia per la copertura nevosa che per la disattenzione delle Pro-Loco che custodi di un patrimonio di gran valore non offrono manutenzione della segnaletica che è pressochè assente. Ho visto in tutto il percorso tre cartelli gialli mentre nei punti chiave nulla aiuta il viandante. Sembra quasi, come spesso accade, che si dia per scontato che i locali conoscano perfettamente dove andare e quindi non servono troppe indicazioni. Sì, ma il povero tapino di città?
Dimentichiamo la premessa per gustare invece il giro; partendo da Forno ho seguito le iniziali indicazioni che dirigono verso un nugolo di Alpi. Nomi nuovi per me: Brisiccia, Cugnolo, Gaiani, Campo, tutte Alpi distribuite variamente sul versante Sud della valle sopra Forno, percorsa dai numerosi tributari del Torrente Strona e cinta in alto dalla corona di creste che parte a dx dalla Cima Scaravini e arriva a sx alla Mazza d’Inferno. Un primo errore di percorso in prossimità dell’Alpe dei Gaiani mi fa infilare rischiosamente nella forra scavata da un torrente arrampicando tra rocce ghiacciate; dopo aver speso circa 30’ in questa inutile attività torno sui miei passi ed individuo il giusto sentiero. Mentre salgo continuo a guardare rapito alla mia destra la bastionata che partendo dalla Cima Scaravini si conclude col Monte Crotta giungendovi con una sfilata di belle cuspidi senza nome. La salita si fa sempre più dura, la neve è sempre più presente; così, giunto a quota 1600m ca. decido di calzare le ciaspole per proseguire. Ma per andare dove? Individuo direttamente sulla mia verticale una bella punta che inizialmente credo essere appunto il Monte Crotta e decido di salire fin lì per vedere la cresta verso la Scaravini da NW avendola ben vista invece da SE (vedi relazione). La salita è molto ripida e gli ultimi 250m hanno una pendenza di quasi il 50%; scoprirò durante la discesa che anziché salire diritti si può fare un lungo giro passando per l’Alpe di Campo. La neve alterna tratti i cui è ghiacciata e portante e le ciaspole la mordono con efficacia a tratti in cui è sofficie e anche le mie mitiche Denali Ascent affondano o addirittura scivolano indietro. Giunto in vetta dov’è una nuda croce mi accorgo del mio errore: questa vetta è senza nome sulla CNS pur essendo quotata 1867m mentre il Monte Crotta è unito ad essa da una bella cresta disposta W-E. E allora? Non ha nome? Diamoglielo il nome mi sono detto! Da tempo, o meglio dalla morte di mia mamma avvenuta ca. 10 mesi fa, mi sarebbe piaciuto scoprire una vetta cui dare il suo nome. Ecco, mi sono detto, questa è l’occasione…..la chiamerò “Punta Bruna”; ho condotto un po’ di ricerche per vedere se davvero la cima era senza nome e a tutt’oggi così pare. Spero che se si scoprirà che il nome invece ce l’ha….nessuno si offenda e semmai Punta Bruna diventerà il suo secondo nome, almeno per me. Foto in gran numero e poi decido di provare senza troppa convinzione a raggiungere il Monte Crotta; la mia perplessità nasceva dall’esperienza fatta per salire fin lì in tema di neve e la cresta che vedevo mi sembrava molto rischiosa precipitando con ripidi scivoli sia a N che a S. Comunque l’ho seguita fino a 1859m ca. ma la vetta era ancora 100m più in alto e la cresta si assottigliava sempre più. Mi è sembrato ragionevole fermarmi e tornare indietro. La discesa si è rivelata ancora più problematica della salita; guardando davanti a me mi rendevo conto di quanto fosse verticale lo scivolo che avevo salito per cui procedevo lentamente e con grande circospezione. Inoltre ho pensato di fare un giro anulare passante per l’Alpe Campo che avevo visto nella valletta sottostante credendo che la discesa sarebbe stata più agevole. Così non è stato e spesso mi sono sentito in procinto di essere proiettato in una scivolata senza fine come il povero Pinuccio scomparso di recente. Con grande pazienza e attenzione l’avventura si è conclusa felicemente dopo aver toccato nuovamente “terra” e aver ripreso il sentiero che con piccole varianti ho ripercorso al contrario.
Giunto a Forno un cortese abitante mi ha dato dei ragguagli su nuovi percorsi da poter effettuare in zona per cui credo che non passerà molto tempo senza tornarci.
Mi sono infine voltato e ho salutato per l’ultima volta la new entry “Punta Bruna” volgendo un pensiero amorevole a colei che, nata tra i monti, tra i monti è tornata per l’eternità.
Nota: Le difficoltà T5 e WT5 sono da considerarsi unicamente dovute alla severità dell’ambiente innevato ed alla scelta della salita per la via diretta. Non sono da considerarsi generali nè applicabili, ovviamente, in condizioni estive.
Pillole….di sudore e di fatica:
Dislivello salita 1072m (saliscendi compresi)
Dislivello discesa 1072m
Lunghezza totale 9.9 km
Tempo totale lordo 5h54’
Tempo totale netto 5h09’
Soste ed errori 45’

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