Madone / Batnall / Sunnabärg (2748 m)
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Ancora stregato dalla magia dello Strahlbann, rimango nella stessa zona per poter ammirare nuovamente quel miracolo della natura e al contempo andare a conoscere da vicino un’altra delle numerose cime che fanno da corona a Bosco Gurin.
Seguo il comodo sentiero che da Ferder raggiunge l’alpe di Naatscha (1789 m) e, da qui, Grossalp (1907 m). In breve sono a Rossboda (2000 m): fa una certa impressione vedere il ristorante, che d’inverno pullula di sciatori, completamente deserto (e chiuso). Prendo il sentiero che porta al Passo Quadrella ed in prossimità della verticale della cima 2328 (a SE del gabbiotto della stazione terminale degli impianti, sita in Zindschi) lo abbandono per risalire i bucolici pascoli di Chummuheij in direzione SW. Ben presto i pascoli si trasformano in pietraia, inizialmente tranquilla, più su parzialmente instabile (l’unico tratto che vale il T4 e, volendo abbondare, la F che il Brenna – stavolta – molto generosamente elargisce).
Io resto sulla sinistra del canalone cioè nella parte ombrosa (e glaciale), ma alla luce del percorso effettuato in discesa, il tragitto preferibile è a destra, più stabile e meno franoso, oltreché più soleggiato. Arrivo alla bocchetta posta sul confine tra Svizzera e Italia, a quota 2600 circa, e scelgo una traiettoria (come al solito) molto diretta, con anche qualche passaggio in cui utilizzo le mani. Sempre alla luce della discesa, la via più semplice è quella più larga, restando più a destra, in territorio italiano, dove la difficoltà di questo tratto non supera il T3. Senza difficoltà guadagno la vetta del Madone/Batnall (2748 m), dotata di due corposi ometti, uno che guarda verso Nord, e l’altro dalla parte opposta.
Dalla cima la vista spazia, verso N, in direzione della Val Formazza, da Ponte fino alla Cascata del Toce ed oltre (visibili le cime comprese tra il Corno Gries e la Punta d’Elgio). Verso Sud, invece, mi colpisce il canalone gelato del Pizzo dell’Alpe Gelato, che presenta ancora degli accumuli di neve, nonostante la quota modesta (~ 2400 m) segno che il sole, di lì, non è mai passato.
Il contenitore del libro di vetta, posizionato sotto l’omone principale (quello a S) ha lasciato passare delle infiltrazioni d’acqua: infatti trovo le pagine tutte ghiacciate (e non è bastato quel pallido sole ad asciugarle): penso che da ora in avanti il libro, così com’è, sia inservibile, a meno che qualcuno lo riporti a casa e lo sottoponga ad un trattamento “d’urto” (io stesso non ho potuto fare l’iscrizione, e sarei comunque stato soltanto il secondo del 2012).
Mi godo il panorama, dominato a SW dal Pizzo Quadro, e dalla parte opposta dal Bombögn e mi concedo la birra di vetta, accompagnata da un frugale spuntino sotto gli ultimi raggi di sole. Da qui in avanti, infatti, comincia a salire la nebbia.
Riesco, scendendo, a tenerla sempre dietro di me e quindi ad avere una buona visuale, e ripetendo più o meno (con le varianti di cui sopra) il tragitto del mattino, rientro a Bosco soddisfatto per questa semplice ma interessante escursione. La Val Rovana è uno scrigno pieno di tesori.
Tempi di percorrenza: 6 ore e 15’. Andata: 3 ore e 30’. Ritorno: 2 ore e 45’
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