Trekking Mercantour e Marittime est
Questo trekking ad anello che ho effettuato ad Agosto con mia moglie è un percorso molto bello e affascinate a cavallo tra i due parchi naturali del Mercantour in Francia e il Parco Alpi Marittime in Italia. Gli ambienti sono stupendi e pieni di natura. L'ospitalità sia dal lato Francese che da quello Italiano sono buone e i prezzi modici.
Il trekking è durato 5 giorni ma può essere dilungato oppure anche accorciato a seconda del proprio passo.
Conviene, in alta stagione, prenotare sempre i rifugi in quanto sopratutto quelli francesi sono sempre molto frequentati. Noi siamo andati allo sbaraglio "vivendo alla giornata" e siamo sempre riusciti ad accomodarci in qualche modo.
Ci ha colpito molto il fatto che in Francia c'era parecchia gente sui sentieri, da ragazzi e ragazze giovani, a persone avanti con l'età, a famiglie con tenda e sacco a pelo a tergo. Mentre entrando in italia non abbiamo trovato traccia di bipedi fino al rifugio. Diciamolo, noi italiani preferiamo la vita comoda e la vacanza a 5 stelle!!! anche se ultimamente ce lo possiamo permettere di meno!
Vado con la cronostoria del giro:
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1° GIORNO:
Casterinò - Refuge de Merveilles
Percorso in sintesi: Casterino - diga Les Mesches per la strada asfaltata - Vallone de La Miniere - Refuge de Merveilles.
Dislivello totale: 580 m
Arrivati alla località di Casterinò parcheggiamo la macchina al grosso parcheggio (l'unico) e a piedi ripercorriamo a ritroso circa 3 Km di strada asfaltata fino alla diga a Les Meches. Conviene fare così perchè al ritorno non è bello fare quel tratto di strada con i piedi cotti!!!
Si imbocca il sentiero che porta nel bel Vallone de La Miniere e seguendo il sentiero o la strada è praticamente uguale e corrono paralleli l'uno con l'altro.
Il sentiero è semplice e le indicazioni non mancano mai e in circa 3h si arriva al Refuge des Merveilles. La giornata purtroppo non era bellissima, siamo partiti con il sole ma il vento continuava a portare nuvole che alla fine ci hanno lasciato salire senza bagnarci ma le temperature erano poco estive! Qui il primo problema del trekking: arrivati al rifugio ci avevano detto che non c'erano posti disponibili (questa sarà la costante di ogni giorno!!), ma che se aspettavamo alle 18.00 ci avrebbero fatto sapere... con la mente già mi stavo preparando a dormire con il sacco a pelo nel portico del rifugio!
Per fortuna che alle 18.00 in punto ci hanno dato due posti nel camerone... cosa singolare, nei rifugi francesi non si può mettere piede nelle camerate, quindi fino a quell'ora se vuoi farti una pennica, devi trovarti un posto fuori sull'erba!!!!! Alla sera una bella zuppa calda e sostanziosa e poi il loro classico: carne stufata con pasta bianca e speziata di contorno!!!! Tutto sommato non male... anche se devo ammettere che ero a digiuno dal mattino presto!!!! Facciamo amicizia con una coppia della Bretagna e ci mettiamo a parlare di viaggi, Nepal, montagne italiane e francesi, ecc.....
2° GIORNO:
Refuge de Merveilles - Refuge de Nice
Percorso in sintesi: Vallone delle Merveilles, Baisse de Valmasque - Baisse du Basto - Lac Nirè - Refuge de Nice. - 4h 30 min.
Dislivello totale: 700m in salita - 600m in discesa
Al mattino sveglia di buon ora e guardando fuori il meteo sembra buono, ma sappiamo che al pomeriggio sono previsti forti temporali. Dopo colazione ci incamminiamo per percorrere la famosa Vallee des Merveilles, tutta tempestata di incisioni rupestri. Salendo lungo il sentiero che ci porta nel bel vallone incontriamo i guardia parco francesi che ci invitano a ritirare i bastoncini perchè possono rovinare i graffiti. La valle è piena di massi con varie incisioni che in alcuni casi sono segnalate, purtroppo il meteo stava peggiorando abbastanza rapidamente e non ci siamo potuti fermare tantissimo. Proseguiamo quindi verso la Baisse de Valmasque superando due laghetti ridotti a pozzanghere, da qui inizia il ripido sentiero che ci porta al colle di Valmasque accompagnati da qualche sporadica goccia di pioggia. Il sentiero non molla mai fino all'ultimo e quando giungiamo in cima, veniamo accolti da un vento forte che ci fa desistere ogni pensiero di salire in cima al Monte Bego... peccato era il simbolo della zona!.. dalla parte opposta del passo c'è il grosso lago di Basto e sullo sfondo il vallone della Valmasque. Senza troppe pause ci incamminiamo verso la Baisse di Basto, il colletto che vediamo alla nostra sinistra. Scendiamo lungo il sentiero in dapprima in direzione del Lac du Basto e poi una volta giunti in prossimità del lago troviamo le indicazioni per il colle. Risaliamo anche qui con moderata pendenza verso il colle e il sentiero diventa meno agevole in quanto si attraversa una zona di pietraia e massi. Durante questo tratto sentiamo la musica di un flauto e li per li penso di aver mangiato qualcosa di allucinogeno a colazione!! invece dopo qualche minuto a cercare di capire da dove arrivasse questa musica mi accorgo che seduta su un masso poco sotto di noi, c'è una ragazza vestita in modo alternativo e con i sandali che suonava. La salutiamo e andiamo avanti per la nostra strada anche perchè verso la nostra direzione il cielo è ancora azzurro quindi speriamo di scampare al temporale che arriva alle nostre spalle. Lungo il nostro percorso ci sono anche la coppia della Bretagna.
Arrivati alla Baisse du Basto ci aspetta il vento forte, una foto al bel panorama e ai nuvoloni che incombono e giù verso il vallone che ci porta al rifugio Nizza. Inizialmente il sentiero è bello ripido, poi diventa una bella e piacevole camminata passando per prati e rocce bellissime. Si passa vicino al Lac Nirè e di li in poche decine di minuti al Refuge de Nice.
In confronto al precedente rifugio, il Nice è veramente bello e nuovo. Tutta la parte nuova che ingloba quella vecchia è in legno e dentro è molto confortevole. Non appena mettiamo piede al rifugio si scatena un bel temporale con tanto di grandinata... e anche oggi l'abbiamo scampata!!! Chiediamo posto per due e la risposta è la stessa del giorno precedente, no booking no beds!!! ma alle 18.00 per miracolo saltano fuori due posti!! Merenda e cena ottima e prezzi modici, circa 33 euro a persona la mezza pensione esclusi gli extra.
La sera facciamo conoscenza con la ragazza che suonava il flauto e il suo compagno, sono di Grenoble e il giorno dopo faranno parte del percorso che facciamo anche noi.
3° GIORNO:
Refuge de Nice - Rifugio Soria Ellena
Percorso in sintesi: Refuge de Nice - Pas du Mont Colomb - Refuge Madone de Fenetre - Col de Fenetre - Rifugio Soria Ellena - 5h 30 min
Dislivello totale: 687m in salita - 1079m in discesa
Sveglia alle 7.00 la giornata è tersa e limpida, il temporale ha pulito il cielo e chiedendo le previsioni aggiornate danno tempo spettacolare per i prossimi 4 giorni. Decidiamo quindi di non fermarci al Madone de Fenetre ma vista la giornata bella di andare diretti al Soria Ellena in Italia. In origine il giro doveva essere di 6 giorni, ma così abbiamo risparmiato una notte.
Circumnavighiamo il Lac de la Fous e scendiamo per un tratto lungo il sentiero che porta a valle. Alla nostra destra in alto si scorge il Colle Pagarì e la sua cima che saliremo due giorni dopo dal versante italiano. Intanto raggiunto il bivio poco segnalato saliamo il valloncello alla nostra destra e con una salita ripida ci portiamo ad un pianoro di rocce e massi, e prati. La valle è molto bella e fanno da contorno diverse guglie rocciose, davanti a noi lo stretto e roccioso intaglio del Pas du Mont Colomb. Visto dal basso sembra quasi inaccessibile e molto ostico, ma poi si rileverà soltanto ripido con qualche tratto un po' friabile. Inizialmente lungo il percorso ci siamo noi e la coppia di ragazzi di Grenoble, ma una volta giunti in prossimità del passo, arrivano altre persone dal versante opposto. Raggiungiamo con fatica il colle e la visuale si apre sulla bella conca del Madone de Fenetre. La giornata è tersa e si vedono le colline a ridosso della Costa Azzura e di Cannes, purtroppo non siamo sufficentemente in alto per vedere la costa, ma sullo sfondo l'azzurro è quello del mare.
Dopo una pausa iniziamo la discesa lungo il ripido e scivoloso sentiero e lungo il cammino incrociamo diverse persone con zaini enormi carichi di tende e sacchi a pelo, che mi stuzzicano anche a me la voglia di un trekking completamente all'aperto senza rifugi...
Scendiamo nel bel vallone e sotto di noi c'è il Refuge Madone de Fenetre che si raggiunge anche con la macchina da St Martin La Vesubiue sopra Nizza. Vista la vicinanza con la strada e la civiltà provo ad accendere il telefono per vedere se c'è campo. In queste valli scordatevi il cellulare, qui il campo è assente per tutto il trekking!! Difatti a fatica prende il telefono e ne approfitto per una telefonata a genitori e suoceri e per dare uno sguardo alle previsioni meteo che si confermano ottime.
Dopo una lunga pausa ripartiamo per salire al Col de Fenetre ed entrare così in Italia. Senza scendere al rifugio procediamo per prati e guadando il fiume per non perdere dislivello e dopo aver cannato clamorosamente il sentiero per la brama delle scorciatoie, stavamo salendo al Gelas!!, ritorniamo indietro per qualche minuto e tagliando ancora per prati imbocchiamo quello giusto. Risaliamo quindi al Lac de Fenetre pieno zeppo di merenderos che prendono il sole e alcuni fanno anche il bagno, e sopra di noi imcombe il passo con le sue vedette di guerra con i suoi segni indelebili carichi di tristezza. Giunti al passo ci affacciamo al versante Italiano con una vista spettacolare senza ostacoli fino al Monte Rosa. Siamo a soli 50 Km dal mare della Costa Azzurra e vediamo benissimo Il Rosa,Il Cervino e Il Gran Combin e in mezzo tra noi e loro la pianura di Cuneo e Torino.
Pausa ristoratrice e ci mettiamo a contemplare il panorama assieme ad un folto gruppo di stambecchi e camosci con i loro piccoli, che ci passano vicino.
Iniziamo poi la discesa verso il Rifugio Soria-Ellena e il sentiero è completamente deserto, sul versante italiano non c'è un anima e ci sembra incredibile in quanto dalla parte opposta abbiamo lasciato i sentieri pieni di gente e il lago affollato di gente che prendeva il sole!
Dopo una lunga e interminabile discesa arriviamo finalmente al rifugio, dove un bel gruppetto di persone era li a godersi la bella giornata. Qui non avevamo dubbi sul trovare posto, vista la poca affluenza! Prendiamo posto e optiamo per una bella e rilassante doccia. Alla sera cena ottima e abbiamo fatto amicizia con due inglesi, padre e figlio, che stavano facendo il trekking delle Marittime. L'indomani faremo il percorso assieme a loro.
4° GIORNO:
Rifugio Soria Ellena - Rifugio Pagarì
Percorso in sintesi: Rifugio Soria Ellena - Vicinanze Lago della Maura - Pera de Fener - Cresta dei Ghiacciai - Bivacco Moncalieri - Lago Bianco del Gelas - Rifugio Pagarì - 6h
Dislivello totale: 910m in salita - 100m in discesa
Sveglia presto, ci attende una lunga giornata con tratti di persorso impegnativi. Gli inglesi ci annunciano che saranno molto lenti e visto che la giornata è super con meteo perfetto, decidiamo anche noi di prendercela con tutte le calme del mondo.
Dal Rifugio Ellena si risale lungo il sentiero che parte proprio dietro il rifugio e per un breve tratto si procede verso il Col de Fenetre. Dopo poco si svolta a sinstra e con sentiero ripido e a volte poco evidente si giunge all'incrocio con il sentiero più evidente che iniziava più nel fondo del vallone. Questo taglio ci ha permesso di risparmiare almeno mezz'ora.
Il panorama inizia ad essere fantastico, dalla parte opposta del vallone c'è il colle di Fenestrelle che porta al Rifugio Genova e alla nostra desta il Col de Fenetre che porta in Francia (da dove siamo arrivati il giorno prima), davanti a noi incominciano a vedersi i piccoli ghiacciai del Gelas.
Si arriva in prossimità del Lago della Maura e senza raggiungerlo si seguono le indicazioni per la Pera de Fener, il sentiero è ancora evidente ma dopo circa 100 metri di salita si entra nella pietraia e si devono seguire gli ometti puntanto alla sella che ci si pone davanti al cammino. La parte finale della sella comporta la risalita di un canalino roccioso e poco stabile ma senza grosse difficoltà.
Superata la sella si raggiune la zona dei ghiacciai che ormai sono ridotti a dei piccoli nevai. Quest'anno poi con la scarsità delle precipitazioni invernali e il caldo anomalo, sono quasi inesistenti. Qui le relazioni parlano di traversi su ghiacciaio ripido, dove è necessario spesso avere picca e ramponi, inoltre sono presenti delle corde fisse per l'autoassicurazione.
Il primo tratto è pianeggiante, mentre una volta superato il piccolo pianoro ci si immette nell'ampia conca glaciale dove ci dovrebbero essere i nevai più ostici. Al nostro passaggio era tutto scoperto con sassi instabili. Il tratto attrezzato ha solo una piccola lingua di ghiaccio vivo che la si supera senza difficoltà tenendosi al cavo metallico.
Superata questo tratto, il primo con difficoltà, si risale verso la cresta dei ghiacciai dapprima traversando un ampio canalone detritico e poi risalendo con sentiero ripido la cresta. Giunti in cresta si trova un grosso cavo metallico con delle bandierine tibetane, questo cavo è già ben visibile dalla prima conca glaciale.
Dal cavo è necessario percorrere la cresta sul suo filo in discesa fino all'intaglio sottostante dove si incrocia un piccolo sentiero che porta al bivacco sottostante. Questo tratto è particolarmente esposto ma la cresta è sufficentemente ampia per camminare senza grossi problemi. Occorre però prestare attenzione in quanto si percorre una placca liscia che in caso di roccia bagnata diventa pericolosa.
Raggiunto il tanto agognato intaglio si scende per il ripido sentierino fino al bivacco da dove si gode di un panorama eccezzionale, oltre che ad essere accolti da una miriade di stambecchi di ogni tipo ed età. Qui vive una folta colonia di questi bellissimi animali, oltre che ad aver individuato diversi esemplari di Genepy. La sosta al bivacco è d'obbligo, sopratutto se la giornata è tersa, per godere al massimo questo ambiente stupendo e solitario.
Dopo la pausa si riprende il cammino e si deve scendere ai sottostanti laghetti dove il più grosso è il Lago Bianco del Gelas. Durante la discesa ci sembra di essere degli intrusi e fino al Lago veniamo letteralmente scortati da famiglie intere di stambecchi è una sensazione bellissima perchè in questi luoghi si è davvero soli e al contatto con qualcosa che è raro trovare normalmente nella montagna antropizzata.
Scesi ai laghi ritroviamo le indicazioni e il sentiero torna ad essere indicato e segnalato e ora si continua la traversata verso il Pagarì. Si traversano due ampie conche erbose su sentiero stretto e con una moderata pendenza, ma niente di problematico, solo meglio non scivolare!!!
Attraversati queste due e interminabili conche, la stanchezza si fa sentire e si cerca con lo sguardo il rifugio da qualche parte, che finalmente superato un breve tratto in salita lo si vede ormai a poca distanza. Intanto è già ben visibile tutto il percorso fino al colle che faremo il giorno successivo.
Giunti finalmente al Rifugio Pagarì ci rinfreschiamo e dopo aver preso posto ci gustiamo una buona birra prodotta direttamente in rifugio dal gestore. Consiglio di passare da questo rifugio perchè si sta veramente bene e il gestore è un tipo molto simpatico e disponibile, oltre che la cucina è solo vegetariana e di ottima qualità. Gran parte delle pietanze, pane compreso è tutto autoprodotto. Ottima alternativa al solito chappy che trovi nei rifugi!!! La cena la facciamo con i nostri amici inglesi e qui facciamo conoscenza di una coppia che farà il nostro giro l'indomani.
5° GIORNO:
Rifugio Pagarì - Casterinò (F)
Percorso in sintesi: Rifugio Pagarì - Lago Bianco d'Agnel - Col d'Agnel - Lac D'agnel - Valmasque - Casterino - 4 h 30 min.
Dislivello totale: 364m in salita - 1464m in discesa con cima Pagarì aggiungere 250 m in salita e discesa
Sveglia prima dell'alba, perchè viste le giornate terse la cima della Maledia (sopra al rifugio) si tinge di un rosso bellissimo, quindi mi sveglio prima per gustarmi lo spettacolo. Puntuale alle 6.20 il sole sorge e tinge la montagna di un colore stupendo, dietro di me anche il Monviso si tinge di un bellissimo colore. Inizia la vita!
Fatta una buona colazione si parte senza zaini per salire la vicina cima Pagarì da dove il panorama sulla Costa Azzurra è assicurato. Il sentiero è ben marcato fino al passo da dove vediamo anche il Refuge de Nice. Dal passo per facili rocce e sentiero si arriva in cima e lo spettacolo è garantito a 360°. A sud la costa azzurra e il mare ben visibili e a nord tutto l'arco alpino occidentale, dal Monviso al Monte Rosa. Foto di rito e pausa contemplativa per fissare nella mente lo spettacolo e poi salutiamo i nostri amici inglesi che rimangono di più, loro hanno meno strada di noi da fare. Giù di corsa di nuovo al rifugio per bere un caffè prima della partenza per il giorno conclusivo del trekking.
Dopo il caffè, scendiamo lungo il sentiero che porta a valle, perdendo circa 400 m di dislivello, fino a incrociare le indicazioni per il Lago Bianco d'Agnel. Si segue il sentierino che taglia in mezzacosta i pendii settentrionali della cima di Peirabroc e con qualche piccolo sali scendi, ma più sali, si raggiunge il bel laghetto. Si circumnaviga il laghetto passando a destra e seguendo i bolli e qualche ometto si risale il ripido canale che porta al colle. Ora si ha la vista sul versante francese e anche se sembra vicino, occorre scendere al Lac d'agnel e costeggiarlo tutto sulla sinistra fino alla diga. Il sentiero è sempre ben evidente, ma con qualche saltino di roccia e erbe dove è necessario mettere giù le mani. Una volta arrivati alla diga è ora di pranzo e quindi si fa una bella pausa ristoratrice. Anche qui tutta la zona e piena di stambecchi e per la maggione sono femmine con piccoli. Ovviamente non ci si stufa mai di queste presenze e le foto sono sempre un rito divertente ed emozionante.
Dopo tutte le varie pause mangiarecce e fotografiche cominciamo la lunga discesa fino a Casterinò, passando prima alla Pointe de Valmasque. Dalla Pointe si prosegue lungo il sentiero fino ad incrociare la sottostante strada che proviene dal Refuge de Valmasque. si imbocca la larga carrareccia e si scende con una lunga camminata l'abitato di Casterinò.
Fine del Trekking, ora dopo tutto il camminare della giornata si è fatta sera e ci tocca trovare uno spiazzo nelle vicinanze della nostra auto per accamparci con la tenda.... le vacanze non sono finite e la prossima meta è la bellissima Valle Maira.
Il trekking è durato 5 giorni ma può essere dilungato oppure anche accorciato a seconda del proprio passo.
Conviene, in alta stagione, prenotare sempre i rifugi in quanto sopratutto quelli francesi sono sempre molto frequentati. Noi siamo andati allo sbaraglio "vivendo alla giornata" e siamo sempre riusciti ad accomodarci in qualche modo.
Ci ha colpito molto il fatto che in Francia c'era parecchia gente sui sentieri, da ragazzi e ragazze giovani, a persone avanti con l'età, a famiglie con tenda e sacco a pelo a tergo. Mentre entrando in italia non abbiamo trovato traccia di bipedi fino al rifugio. Diciamolo, noi italiani preferiamo la vita comoda e la vacanza a 5 stelle!!! anche se ultimamente ce lo possiamo permettere di meno!
Vado con la cronostoria del giro:
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1° GIORNO:
Casterinò - Refuge de Merveilles
Percorso in sintesi: Casterino - diga Les Mesches per la strada asfaltata - Vallone de La Miniere - Refuge de Merveilles.
Dislivello totale: 580 m
Arrivati alla località di Casterinò parcheggiamo la macchina al grosso parcheggio (l'unico) e a piedi ripercorriamo a ritroso circa 3 Km di strada asfaltata fino alla diga a Les Meches. Conviene fare così perchè al ritorno non è bello fare quel tratto di strada con i piedi cotti!!!
Si imbocca il sentiero che porta nel bel Vallone de La Miniere e seguendo il sentiero o la strada è praticamente uguale e corrono paralleli l'uno con l'altro.
Il sentiero è semplice e le indicazioni non mancano mai e in circa 3h si arriva al Refuge des Merveilles. La giornata purtroppo non era bellissima, siamo partiti con il sole ma il vento continuava a portare nuvole che alla fine ci hanno lasciato salire senza bagnarci ma le temperature erano poco estive! Qui il primo problema del trekking: arrivati al rifugio ci avevano detto che non c'erano posti disponibili (questa sarà la costante di ogni giorno!!), ma che se aspettavamo alle 18.00 ci avrebbero fatto sapere... con la mente già mi stavo preparando a dormire con il sacco a pelo nel portico del rifugio!
Per fortuna che alle 18.00 in punto ci hanno dato due posti nel camerone... cosa singolare, nei rifugi francesi non si può mettere piede nelle camerate, quindi fino a quell'ora se vuoi farti una pennica, devi trovarti un posto fuori sull'erba!!!!! Alla sera una bella zuppa calda e sostanziosa e poi il loro classico: carne stufata con pasta bianca e speziata di contorno!!!! Tutto sommato non male... anche se devo ammettere che ero a digiuno dal mattino presto!!!! Facciamo amicizia con una coppia della Bretagna e ci mettiamo a parlare di viaggi, Nepal, montagne italiane e francesi, ecc.....
2° GIORNO:
Refuge de Merveilles - Refuge de Nice
Percorso in sintesi: Vallone delle Merveilles, Baisse de Valmasque - Baisse du Basto - Lac Nirè - Refuge de Nice. - 4h 30 min.
Dislivello totale: 700m in salita - 600m in discesa
Al mattino sveglia di buon ora e guardando fuori il meteo sembra buono, ma sappiamo che al pomeriggio sono previsti forti temporali. Dopo colazione ci incamminiamo per percorrere la famosa Vallee des Merveilles, tutta tempestata di incisioni rupestri. Salendo lungo il sentiero che ci porta nel bel vallone incontriamo i guardia parco francesi che ci invitano a ritirare i bastoncini perchè possono rovinare i graffiti. La valle è piena di massi con varie incisioni che in alcuni casi sono segnalate, purtroppo il meteo stava peggiorando abbastanza rapidamente e non ci siamo potuti fermare tantissimo. Proseguiamo quindi verso la Baisse de Valmasque superando due laghetti ridotti a pozzanghere, da qui inizia il ripido sentiero che ci porta al colle di Valmasque accompagnati da qualche sporadica goccia di pioggia. Il sentiero non molla mai fino all'ultimo e quando giungiamo in cima, veniamo accolti da un vento forte che ci fa desistere ogni pensiero di salire in cima al Monte Bego... peccato era il simbolo della zona!.. dalla parte opposta del passo c'è il grosso lago di Basto e sullo sfondo il vallone della Valmasque. Senza troppe pause ci incamminiamo verso la Baisse di Basto, il colletto che vediamo alla nostra sinistra. Scendiamo lungo il sentiero in dapprima in direzione del Lac du Basto e poi una volta giunti in prossimità del lago troviamo le indicazioni per il colle. Risaliamo anche qui con moderata pendenza verso il colle e il sentiero diventa meno agevole in quanto si attraversa una zona di pietraia e massi. Durante questo tratto sentiamo la musica di un flauto e li per li penso di aver mangiato qualcosa di allucinogeno a colazione!! invece dopo qualche minuto a cercare di capire da dove arrivasse questa musica mi accorgo che seduta su un masso poco sotto di noi, c'è una ragazza vestita in modo alternativo e con i sandali che suonava. La salutiamo e andiamo avanti per la nostra strada anche perchè verso la nostra direzione il cielo è ancora azzurro quindi speriamo di scampare al temporale che arriva alle nostre spalle. Lungo il nostro percorso ci sono anche la coppia della Bretagna.
Arrivati alla Baisse du Basto ci aspetta il vento forte, una foto al bel panorama e ai nuvoloni che incombono e giù verso il vallone che ci porta al rifugio Nizza. Inizialmente il sentiero è bello ripido, poi diventa una bella e piacevole camminata passando per prati e rocce bellissime. Si passa vicino al Lac Nirè e di li in poche decine di minuti al Refuge de Nice.
In confronto al precedente rifugio, il Nice è veramente bello e nuovo. Tutta la parte nuova che ingloba quella vecchia è in legno e dentro è molto confortevole. Non appena mettiamo piede al rifugio si scatena un bel temporale con tanto di grandinata... e anche oggi l'abbiamo scampata!!! Chiediamo posto per due e la risposta è la stessa del giorno precedente, no booking no beds!!! ma alle 18.00 per miracolo saltano fuori due posti!! Merenda e cena ottima e prezzi modici, circa 33 euro a persona la mezza pensione esclusi gli extra.
La sera facciamo conoscenza con la ragazza che suonava il flauto e il suo compagno, sono di Grenoble e il giorno dopo faranno parte del percorso che facciamo anche noi.
3° GIORNO:
Refuge de Nice - Rifugio Soria Ellena
Percorso in sintesi: Refuge de Nice - Pas du Mont Colomb - Refuge Madone de Fenetre - Col de Fenetre - Rifugio Soria Ellena - 5h 30 min
Dislivello totale: 687m in salita - 1079m in discesa
Sveglia alle 7.00 la giornata è tersa e limpida, il temporale ha pulito il cielo e chiedendo le previsioni aggiornate danno tempo spettacolare per i prossimi 4 giorni. Decidiamo quindi di non fermarci al Madone de Fenetre ma vista la giornata bella di andare diretti al Soria Ellena in Italia. In origine il giro doveva essere di 6 giorni, ma così abbiamo risparmiato una notte.
Circumnavighiamo il Lac de la Fous e scendiamo per un tratto lungo il sentiero che porta a valle. Alla nostra destra in alto si scorge il Colle Pagarì e la sua cima che saliremo due giorni dopo dal versante italiano. Intanto raggiunto il bivio poco segnalato saliamo il valloncello alla nostra destra e con una salita ripida ci portiamo ad un pianoro di rocce e massi, e prati. La valle è molto bella e fanno da contorno diverse guglie rocciose, davanti a noi lo stretto e roccioso intaglio del Pas du Mont Colomb. Visto dal basso sembra quasi inaccessibile e molto ostico, ma poi si rileverà soltanto ripido con qualche tratto un po' friabile. Inizialmente lungo il percorso ci siamo noi e la coppia di ragazzi di Grenoble, ma una volta giunti in prossimità del passo, arrivano altre persone dal versante opposto. Raggiungiamo con fatica il colle e la visuale si apre sulla bella conca del Madone de Fenetre. La giornata è tersa e si vedono le colline a ridosso della Costa Azzura e di Cannes, purtroppo non siamo sufficentemente in alto per vedere la costa, ma sullo sfondo l'azzurro è quello del mare.
Dopo una pausa iniziamo la discesa lungo il ripido e scivoloso sentiero e lungo il cammino incrociamo diverse persone con zaini enormi carichi di tende e sacchi a pelo, che mi stuzzicano anche a me la voglia di un trekking completamente all'aperto senza rifugi...
Scendiamo nel bel vallone e sotto di noi c'è il Refuge Madone de Fenetre che si raggiunge anche con la macchina da St Martin La Vesubiue sopra Nizza. Vista la vicinanza con la strada e la civiltà provo ad accendere il telefono per vedere se c'è campo. In queste valli scordatevi il cellulare, qui il campo è assente per tutto il trekking!! Difatti a fatica prende il telefono e ne approfitto per una telefonata a genitori e suoceri e per dare uno sguardo alle previsioni meteo che si confermano ottime.
Dopo una lunga pausa ripartiamo per salire al Col de Fenetre ed entrare così in Italia. Senza scendere al rifugio procediamo per prati e guadando il fiume per non perdere dislivello e dopo aver cannato clamorosamente il sentiero per la brama delle scorciatoie, stavamo salendo al Gelas!!, ritorniamo indietro per qualche minuto e tagliando ancora per prati imbocchiamo quello giusto. Risaliamo quindi al Lac de Fenetre pieno zeppo di merenderos che prendono il sole e alcuni fanno anche il bagno, e sopra di noi imcombe il passo con le sue vedette di guerra con i suoi segni indelebili carichi di tristezza. Giunti al passo ci affacciamo al versante Italiano con una vista spettacolare senza ostacoli fino al Monte Rosa. Siamo a soli 50 Km dal mare della Costa Azzurra e vediamo benissimo Il Rosa,Il Cervino e Il Gran Combin e in mezzo tra noi e loro la pianura di Cuneo e Torino.
Pausa ristoratrice e ci mettiamo a contemplare il panorama assieme ad un folto gruppo di stambecchi e camosci con i loro piccoli, che ci passano vicino.
Iniziamo poi la discesa verso il Rifugio Soria-Ellena e il sentiero è completamente deserto, sul versante italiano non c'è un anima e ci sembra incredibile in quanto dalla parte opposta abbiamo lasciato i sentieri pieni di gente e il lago affollato di gente che prendeva il sole!
Dopo una lunga e interminabile discesa arriviamo finalmente al rifugio, dove un bel gruppetto di persone era li a godersi la bella giornata. Qui non avevamo dubbi sul trovare posto, vista la poca affluenza! Prendiamo posto e optiamo per una bella e rilassante doccia. Alla sera cena ottima e abbiamo fatto amicizia con due inglesi, padre e figlio, che stavano facendo il trekking delle Marittime. L'indomani faremo il percorso assieme a loro.
4° GIORNO:
Rifugio Soria Ellena - Rifugio Pagarì
Percorso in sintesi: Rifugio Soria Ellena - Vicinanze Lago della Maura - Pera de Fener - Cresta dei Ghiacciai - Bivacco Moncalieri - Lago Bianco del Gelas - Rifugio Pagarì - 6h
Dislivello totale: 910m in salita - 100m in discesa
Sveglia presto, ci attende una lunga giornata con tratti di persorso impegnativi. Gli inglesi ci annunciano che saranno molto lenti e visto che la giornata è super con meteo perfetto, decidiamo anche noi di prendercela con tutte le calme del mondo.
Dal Rifugio Ellena si risale lungo il sentiero che parte proprio dietro il rifugio e per un breve tratto si procede verso il Col de Fenetre. Dopo poco si svolta a sinstra e con sentiero ripido e a volte poco evidente si giunge all'incrocio con il sentiero più evidente che iniziava più nel fondo del vallone. Questo taglio ci ha permesso di risparmiare almeno mezz'ora.
Il panorama inizia ad essere fantastico, dalla parte opposta del vallone c'è il colle di Fenestrelle che porta al Rifugio Genova e alla nostra desta il Col de Fenetre che porta in Francia (da dove siamo arrivati il giorno prima), davanti a noi incominciano a vedersi i piccoli ghiacciai del Gelas.
Si arriva in prossimità del Lago della Maura e senza raggiungerlo si seguono le indicazioni per la Pera de Fener, il sentiero è ancora evidente ma dopo circa 100 metri di salita si entra nella pietraia e si devono seguire gli ometti puntanto alla sella che ci si pone davanti al cammino. La parte finale della sella comporta la risalita di un canalino roccioso e poco stabile ma senza grosse difficoltà.
Superata la sella si raggiune la zona dei ghiacciai che ormai sono ridotti a dei piccoli nevai. Quest'anno poi con la scarsità delle precipitazioni invernali e il caldo anomalo, sono quasi inesistenti. Qui le relazioni parlano di traversi su ghiacciaio ripido, dove è necessario spesso avere picca e ramponi, inoltre sono presenti delle corde fisse per l'autoassicurazione.
Il primo tratto è pianeggiante, mentre una volta superato il piccolo pianoro ci si immette nell'ampia conca glaciale dove ci dovrebbero essere i nevai più ostici. Al nostro passaggio era tutto scoperto con sassi instabili. Il tratto attrezzato ha solo una piccola lingua di ghiaccio vivo che la si supera senza difficoltà tenendosi al cavo metallico.
Superata questo tratto, il primo con difficoltà, si risale verso la cresta dei ghiacciai dapprima traversando un ampio canalone detritico e poi risalendo con sentiero ripido la cresta. Giunti in cresta si trova un grosso cavo metallico con delle bandierine tibetane, questo cavo è già ben visibile dalla prima conca glaciale.
Dal cavo è necessario percorrere la cresta sul suo filo in discesa fino all'intaglio sottostante dove si incrocia un piccolo sentiero che porta al bivacco sottostante. Questo tratto è particolarmente esposto ma la cresta è sufficentemente ampia per camminare senza grossi problemi. Occorre però prestare attenzione in quanto si percorre una placca liscia che in caso di roccia bagnata diventa pericolosa.
Raggiunto il tanto agognato intaglio si scende per il ripido sentierino fino al bivacco da dove si gode di un panorama eccezzionale, oltre che ad essere accolti da una miriade di stambecchi di ogni tipo ed età. Qui vive una folta colonia di questi bellissimi animali, oltre che ad aver individuato diversi esemplari di Genepy. La sosta al bivacco è d'obbligo, sopratutto se la giornata è tersa, per godere al massimo questo ambiente stupendo e solitario.
Dopo la pausa si riprende il cammino e si deve scendere ai sottostanti laghetti dove il più grosso è il Lago Bianco del Gelas. Durante la discesa ci sembra di essere degli intrusi e fino al Lago veniamo letteralmente scortati da famiglie intere di stambecchi è una sensazione bellissima perchè in questi luoghi si è davvero soli e al contatto con qualcosa che è raro trovare normalmente nella montagna antropizzata.
Scesi ai laghi ritroviamo le indicazioni e il sentiero torna ad essere indicato e segnalato e ora si continua la traversata verso il Pagarì. Si traversano due ampie conche erbose su sentiero stretto e con una moderata pendenza, ma niente di problematico, solo meglio non scivolare!!!
Attraversati queste due e interminabili conche, la stanchezza si fa sentire e si cerca con lo sguardo il rifugio da qualche parte, che finalmente superato un breve tratto in salita lo si vede ormai a poca distanza. Intanto è già ben visibile tutto il percorso fino al colle che faremo il giorno successivo.
Giunti finalmente al Rifugio Pagarì ci rinfreschiamo e dopo aver preso posto ci gustiamo una buona birra prodotta direttamente in rifugio dal gestore. Consiglio di passare da questo rifugio perchè si sta veramente bene e il gestore è un tipo molto simpatico e disponibile, oltre che la cucina è solo vegetariana e di ottima qualità. Gran parte delle pietanze, pane compreso è tutto autoprodotto. Ottima alternativa al solito chappy che trovi nei rifugi!!! La cena la facciamo con i nostri amici inglesi e qui facciamo conoscenza di una coppia che farà il nostro giro l'indomani.
5° GIORNO:
Rifugio Pagarì - Casterinò (F)
Percorso in sintesi: Rifugio Pagarì - Lago Bianco d'Agnel - Col d'Agnel - Lac D'agnel - Valmasque - Casterino - 4 h 30 min.
Dislivello totale: 364m in salita - 1464m in discesa con cima Pagarì aggiungere 250 m in salita e discesa
Sveglia prima dell'alba, perchè viste le giornate terse la cima della Maledia (sopra al rifugio) si tinge di un rosso bellissimo, quindi mi sveglio prima per gustarmi lo spettacolo. Puntuale alle 6.20 il sole sorge e tinge la montagna di un colore stupendo, dietro di me anche il Monviso si tinge di un bellissimo colore. Inizia la vita!
Fatta una buona colazione si parte senza zaini per salire la vicina cima Pagarì da dove il panorama sulla Costa Azzurra è assicurato. Il sentiero è ben marcato fino al passo da dove vediamo anche il Refuge de Nice. Dal passo per facili rocce e sentiero si arriva in cima e lo spettacolo è garantito a 360°. A sud la costa azzurra e il mare ben visibili e a nord tutto l'arco alpino occidentale, dal Monviso al Monte Rosa. Foto di rito e pausa contemplativa per fissare nella mente lo spettacolo e poi salutiamo i nostri amici inglesi che rimangono di più, loro hanno meno strada di noi da fare. Giù di corsa di nuovo al rifugio per bere un caffè prima della partenza per il giorno conclusivo del trekking.
Dopo il caffè, scendiamo lungo il sentiero che porta a valle, perdendo circa 400 m di dislivello, fino a incrociare le indicazioni per il Lago Bianco d'Agnel. Si segue il sentierino che taglia in mezzacosta i pendii settentrionali della cima di Peirabroc e con qualche piccolo sali scendi, ma più sali, si raggiunge il bel laghetto. Si circumnaviga il laghetto passando a destra e seguendo i bolli e qualche ometto si risale il ripido canale che porta al colle. Ora si ha la vista sul versante francese e anche se sembra vicino, occorre scendere al Lac d'agnel e costeggiarlo tutto sulla sinistra fino alla diga. Il sentiero è sempre ben evidente, ma con qualche saltino di roccia e erbe dove è necessario mettere giù le mani. Una volta arrivati alla diga è ora di pranzo e quindi si fa una bella pausa ristoratrice. Anche qui tutta la zona e piena di stambecchi e per la maggione sono femmine con piccoli. Ovviamente non ci si stufa mai di queste presenze e le foto sono sempre un rito divertente ed emozionante.
Dopo tutte le varie pause mangiarecce e fotografiche cominciamo la lunga discesa fino a Casterinò, passando prima alla Pointe de Valmasque. Dalla Pointe si prosegue lungo il sentiero fino ad incrociare la sottostante strada che proviene dal Refuge de Valmasque. si imbocca la larga carrareccia e si scende con una lunga camminata l'abitato di Casterinò.
Fine del Trekking, ora dopo tutto il camminare della giornata si è fatta sera e ci tocca trovare uno spiazzo nelle vicinanze della nostra auto per accamparci con la tenda.... le vacanze non sono finite e la prossima meta è la bellissima Valle Maira.
Tourengänger:
Montanaro

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