Hintere Eggenspitze - Cima Sternai 3443 metri
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Decido con Irene di chiudere la stagione estiva dei tremila con questa cima che H. Menara nel suo : "Prestigiosi 3000 del sudtirolo" definisce il più elegante.
Partiamo sabato 8.9 alle 12.30, ci ha costretto il tecnico della ditta che ci ha installato la nuova connessione in 4G e solo sabato mattina poteva; arriviamo così alle 16,15 al parcheggio del Fontana Bianca in fondo alla Val d'ultimo, siamo passati a prendere una piccozza in Val di Non dalla nostra amica Antonia, così dopo esserci preparati partiamo sul sentiero 140, ci aspettano due ore di salita al rifugio e 719 metri di dislivello.
Primo Giorno:
Percorriamo tutta la parte di bosco, incontriamo diversi escursionisti in discesa e dopo l'ultima salita arriviamo allo sbarramento del lago Verde, da lì il Canziani dista pochi minuti.
Così alle 18.45 siamo al rifugio completamente occupato in tutti i posti letto, aspettiamo la cena dopo avere preso i posti letto; solito confronto con gente di tutti i tipi, due austriaci che in giornata avevano fatto il "giretto" dal Giovaretto per la Val Martello, la cima Fontana Bianca, il Lorchen e lo Sternai ci confermano quanto sapevamo, su c'è presenza di neve venuta all'inizio della settimana ma la traccia è ben presente, fare attenzione.
Con queste parole andiamo a letto, alle 5 sono sveglio, si è dormito poco, il rifugio pieno non aiuta il riposo, cmq mi vesto che sono le 6,30, Irene finalmente dorme io esco e fotografo l'ambiente, dò un occhio all'insieme ed a lui lassù con il suo ghiacciaio; il tempo è spettacolare!
Secondo Giorno
Alle 8,10 partiamo proseguendo il 140, arriviamo al bivio a dx per la cima Giovaretto, proseguiamo a sx per il 139 ed alle 9,30 siamo ai piedi del primo tratto, un salto di circa 100 metri da salire aiutandosi un pò con le mani e fidandosi dei vari pietroni di cui questo immenso ambiente e ricoperto.
Alle 10 circa siamo sulla cima di questo "balcone" a circa 2900 metri, laggiù il rifugio ed il lago, ripendiamo e aiutati da rari segni e diversi ometti arriviamo ai piedi del ghiacciaio.
Quì perdiamo un pò di tempo, ci dobbiamo imbragare, calzare i ramponi e metterci in cordata con relativi nodi di sicurezza; ripassiamo quanto detto da Tommy sulla Marmolada, e alle 11,15 iniziamo la salita, a metà incontriamo due guardie forestali e relativa mascotte(cagnolino), ci dicono che sono arrivati fino all'inizio della cresta, dove inizia la prima catena del tratto attrezzato e tutto è OK, il ghiacciaio di per sè non presenta crepacce se non all'inizio per la sua lunghezza dove scorre rumorosa l'acqua di scioglimento, nè una pendenza eccessiva(15-18%).
Arriviamo al termine siamo sotto la cresta, ci liberiamo del tutto, nascondendolo in un incavo delle rocce che sono prossime, poi iniziamo a salire un pezzo di terra con sotto strisce di ghiaccio : un tormento.
Arriviamo alla sella della cresta a circa 3300 metri, l'ascesa rispetto agli anni precedenti è totalmente cambiata; prima col ghiacciaio, anche se ripido, si arrivava relativamente vicino alla cima dello Sternai che assomiglia ad una elegante piramide, ora col ritiro del ghiaccio si devono percorrere circa 600-700 metri di cresta e salita finale che presentano problemi non lievi.
Comunque si và, passiamo diversi punti problematici di II UIAA(devo dire che sono migliorato moltro sotto l'aspetto delle creste aeree...vedremo) e ci tiriamo tramite le catene sistemate nei punti veramente difficili; il tutto è un immenso sfasciume di pietre instabili enormi, medie, piccole e pietrisco, veramente credo che questo tratto assieme ad un buon allenamento sia il punto chiave dell'escursione.
Alle 13,30 siamo finalmente in vetta, con noi cinque giovani del luogo che ci avevano sorpassato allegramento sul tratto di cresta.
Lo spettacolo, anche se l'orizzonte è coperto, è emozionante, dopo il Vioz è la seconda cima più alta che saliamo e questo come dire : aumenta l'autostima.
Alle 13.45 riprendiamo la discesa, arrivati nel luogo del materiale ci si presenta una amara sorpresa, nell'atto di ramponarmi mi "parte" il piede sx e divarico le gambe con rotazione del ginocchio dx, piccolo "crack" e grande dolore.
Mi tocca scendere fino al rifugio Canziani prima e al parcheggio poi(dove arriviamo alle 19 circa), con l'aiuto della piccozza a mò di bastone, meno male che è abbastaza lunga.
PS Le foto non sono in ordine cronologico
Partiamo sabato 8.9 alle 12.30, ci ha costretto il tecnico della ditta che ci ha installato la nuova connessione in 4G e solo sabato mattina poteva; arriviamo così alle 16,15 al parcheggio del Fontana Bianca in fondo alla Val d'ultimo, siamo passati a prendere una piccozza in Val di Non dalla nostra amica Antonia, così dopo esserci preparati partiamo sul sentiero 140, ci aspettano due ore di salita al rifugio e 719 metri di dislivello.
Primo Giorno:
Percorriamo tutta la parte di bosco, incontriamo diversi escursionisti in discesa e dopo l'ultima salita arriviamo allo sbarramento del lago Verde, da lì il Canziani dista pochi minuti.
Così alle 18.45 siamo al rifugio completamente occupato in tutti i posti letto, aspettiamo la cena dopo avere preso i posti letto; solito confronto con gente di tutti i tipi, due austriaci che in giornata avevano fatto il "giretto" dal Giovaretto per la Val Martello, la cima Fontana Bianca, il Lorchen e lo Sternai ci confermano quanto sapevamo, su c'è presenza di neve venuta all'inizio della settimana ma la traccia è ben presente, fare attenzione.
Con queste parole andiamo a letto, alle 5 sono sveglio, si è dormito poco, il rifugio pieno non aiuta il riposo, cmq mi vesto che sono le 6,30, Irene finalmente dorme io esco e fotografo l'ambiente, dò un occhio all'insieme ed a lui lassù con il suo ghiacciaio; il tempo è spettacolare!
Secondo Giorno
Alle 8,10 partiamo proseguendo il 140, arriviamo al bivio a dx per la cima Giovaretto, proseguiamo a sx per il 139 ed alle 9,30 siamo ai piedi del primo tratto, un salto di circa 100 metri da salire aiutandosi un pò con le mani e fidandosi dei vari pietroni di cui questo immenso ambiente e ricoperto.
Alle 10 circa siamo sulla cima di questo "balcone" a circa 2900 metri, laggiù il rifugio ed il lago, ripendiamo e aiutati da rari segni e diversi ometti arriviamo ai piedi del ghiacciaio.
Quì perdiamo un pò di tempo, ci dobbiamo imbragare, calzare i ramponi e metterci in cordata con relativi nodi di sicurezza; ripassiamo quanto detto da Tommy sulla Marmolada, e alle 11,15 iniziamo la salita, a metà incontriamo due guardie forestali e relativa mascotte(cagnolino), ci dicono che sono arrivati fino all'inizio della cresta, dove inizia la prima catena del tratto attrezzato e tutto è OK, il ghiacciaio di per sè non presenta crepacce se non all'inizio per la sua lunghezza dove scorre rumorosa l'acqua di scioglimento, nè una pendenza eccessiva(15-18%).
Arriviamo al termine siamo sotto la cresta, ci liberiamo del tutto, nascondendolo in un incavo delle rocce che sono prossime, poi iniziamo a salire un pezzo di terra con sotto strisce di ghiaccio : un tormento.
Arriviamo alla sella della cresta a circa 3300 metri, l'ascesa rispetto agli anni precedenti è totalmente cambiata; prima col ghiacciaio, anche se ripido, si arrivava relativamente vicino alla cima dello Sternai che assomiglia ad una elegante piramide, ora col ritiro del ghiaccio si devono percorrere circa 600-700 metri di cresta e salita finale che presentano problemi non lievi.
Comunque si và, passiamo diversi punti problematici di II UIAA(devo dire che sono migliorato moltro sotto l'aspetto delle creste aeree...vedremo) e ci tiriamo tramite le catene sistemate nei punti veramente difficili; il tutto è un immenso sfasciume di pietre instabili enormi, medie, piccole e pietrisco, veramente credo che questo tratto assieme ad un buon allenamento sia il punto chiave dell'escursione.
Alle 13,30 siamo finalmente in vetta, con noi cinque giovani del luogo che ci avevano sorpassato allegramento sul tratto di cresta.
Lo spettacolo, anche se l'orizzonte è coperto, è emozionante, dopo il Vioz è la seconda cima più alta che saliamo e questo come dire : aumenta l'autostima.
Alle 13.45 riprendiamo la discesa, arrivati nel luogo del materiale ci si presenta una amara sorpresa, nell'atto di ramponarmi mi "parte" il piede sx e divarico le gambe con rotazione del ginocchio dx, piccolo "crack" e grande dolore.
Mi tocca scendere fino al rifugio Canziani prima e al parcheggio poi(dove arriviamo alle 19 circa), con l'aiuto della piccozza a mò di bastone, meno male che è abbastaza lunga.
PS Le foto non sono in ordine cronologico
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Kommentare (7)