Pigne, monti (Rondinaio e Alpe Tre Potenze) e altro
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Sono partito per andare a prendere qualche pigna di mugo: ci vado di settembre perché preferisco aromatizzare la grappa con quelle mature, le verdi, della ricetta canonica, mi pare allappino un po'. Poi la brezza e il sole mi hanno dirottato verso il crinale dove si incontravano i confini tra Gran Ducato di Toscana, Ducato di Lucca e quello di Modena (Alpe Tre Potenze – 1935 m s.l.m.). Ma sotto l'Alpe ho proseguito per andare fino al Rondinaio. Dal Tre Potenze al Rondinaio sul crinale bisogna attraversare l'antica Strada della Duchessa alla Foce a Giovo (1665 m), il passo è segnato da un aneddoto più pesante di qualsiasi cippo: i promessi sposi Maria Luisa di Borbone e Francesco IV, duca di Modena, fecero costruire la strada per incontrarsi. Quando si trovarono sul confine, alla Foce, la Duchessa colse qualche segno d'invecchiamento del promesso e non ebbe di meglio che dirgli, puntando la brizzolatura: “sui monti nevica !”. Il Duca non doveva essere di grande spirito e rispose: “se ai monti nevica, è bene che le vacche tornino al piano”. Il matrimonio non si fece.
Per questo giro si lascia la macchina nell'ex parcheggio della funivia di Campolino (1317 m – detta bidonovia perché c'erano attaccati dei cesti dell'immondizia che dovevi rincorrere per entrare da un cancelletto), l'impianto è stato completamente smantellato ma resta la traccia della pista, la mitica Rossa, dove quando c'era il ghiaccio si passava il tempo a raccattare pisani e fiorentini rotti, che poi sono più ragionevoli che aggiustati. Ma salendo taglio per il sentiero che passa dalla Casetta dei Pastori (rifugino tenuto dagli Alpini) e arriva al Lago Nero, (rifugio CAI con bar, spesso affollato, che evito infilandomi su per il canalone che sbuca al Passo delle Vecchie, sotto il Tre Potenze).
Scendendo invece sono salito al Tre Potenze e ho tenuto il crinale sopra il rifugio verso la Foce di Campolino, poco più avanti c'è il punto dove arrivava la bidonovia e cominciava lo skilift, anche questo smantellato, e sono sceso per la Rossa. Da giovane passavo il tempo con un amico che faceva servizio all'impianto, quando c'era troppa coda per sciare, a raccontare alle ragazze dell'Aiaio, mitico uccello, che alla fine della storia si scopriva chiamarsi così per il verso che emetteva in atterraggio, essendo dotato di attributi più lunghi delle zampe.
Interessante in questa zona la presenza endemica, oltre che dell'Aiaio, dell'Abete Rosso (Picea excelsa) che sull'Appennino esiste con una vera e propria foresta autoctona solo qui nella valle del Sestaione, tanto da giustificare la creazione di una riserva integrale statale (si entra solo accompagnati dalla Forestale). È un relitto risalente all'ultimo periodo glaciale (la pecceta ha avuto il massimo sviluppo 6000 anni fa), con queste caratteristiche in Europa è la più meridionale. Ci sono delle piante davvero stupende e l'intero ecosistema è assai particolare, essendo la stazione più meridionale di diverse specie tipicamente alpine. L'aquila reale (Aquila chrysaetos) nidifica appena di là, sul versante lucchese, sono coccolati con casette fatte dai guardia per loro alcuni rari chirotteri (pipistrelli - Nyctalus leisleri e Nyctalus lasiopterus ), e con un po' di fortuna vedi anche le marmotte (durante il mio giro ne ho visto una sola famiglia), introdotte una cinquantina di anni fa, che da qualche anno fanno la gioia dei lupi: l'anno scorso, in giro sul crinale più alto della riserva con i guardia, abbiamo trovato delle fatte, messe in bella vista a segnare il territorio di un branco. Una volta c'era anche il gatto selvatico, ma è un pezzo che non si fa vedere. Per info sulla riserva http://www3.corpoforestale.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/452
alla scheda 'Campolino'.
Al ritorno ho preso anche le pigne (fuori dalla riserva), che stanno già a bagno e vi salutano.
Per questo giro si lascia la macchina nell'ex parcheggio della funivia di Campolino (1317 m – detta bidonovia perché c'erano attaccati dei cesti dell'immondizia che dovevi rincorrere per entrare da un cancelletto), l'impianto è stato completamente smantellato ma resta la traccia della pista, la mitica Rossa, dove quando c'era il ghiaccio si passava il tempo a raccattare pisani e fiorentini rotti, che poi sono più ragionevoli che aggiustati. Ma salendo taglio per il sentiero che passa dalla Casetta dei Pastori (rifugino tenuto dagli Alpini) e arriva al Lago Nero, (rifugio CAI con bar, spesso affollato, che evito infilandomi su per il canalone che sbuca al Passo delle Vecchie, sotto il Tre Potenze).
Scendendo invece sono salito al Tre Potenze e ho tenuto il crinale sopra il rifugio verso la Foce di Campolino, poco più avanti c'è il punto dove arrivava la bidonovia e cominciava lo skilift, anche questo smantellato, e sono sceso per la Rossa. Da giovane passavo il tempo con un amico che faceva servizio all'impianto, quando c'era troppa coda per sciare, a raccontare alle ragazze dell'Aiaio, mitico uccello, che alla fine della storia si scopriva chiamarsi così per il verso che emetteva in atterraggio, essendo dotato di attributi più lunghi delle zampe.
Interessante in questa zona la presenza endemica, oltre che dell'Aiaio, dell'Abete Rosso (Picea excelsa) che sull'Appennino esiste con una vera e propria foresta autoctona solo qui nella valle del Sestaione, tanto da giustificare la creazione di una riserva integrale statale (si entra solo accompagnati dalla Forestale). È un relitto risalente all'ultimo periodo glaciale (la pecceta ha avuto il massimo sviluppo 6000 anni fa), con queste caratteristiche in Europa è la più meridionale. Ci sono delle piante davvero stupende e l'intero ecosistema è assai particolare, essendo la stazione più meridionale di diverse specie tipicamente alpine. L'aquila reale (Aquila chrysaetos) nidifica appena di là, sul versante lucchese, sono coccolati con casette fatte dai guardia per loro alcuni rari chirotteri (pipistrelli - Nyctalus leisleri e Nyctalus lasiopterus ), e con un po' di fortuna vedi anche le marmotte (durante il mio giro ne ho visto una sola famiglia), introdotte una cinquantina di anni fa, che da qualche anno fanno la gioia dei lupi: l'anno scorso, in giro sul crinale più alto della riserva con i guardia, abbiamo trovato delle fatte, messe in bella vista a segnare il territorio di un branco. Una volta c'era anche il gatto selvatico, ma è un pezzo che non si fa vedere. Per info sulla riserva http://www3.corpoforestale.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/452
alla scheda 'Campolino'.
Al ritorno ho preso anche le pigne (fuori dalla riserva), che stanno già a bagno e vi salutano.
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