Pizzo del Diavolo di Tenda 2914 m - Una giornata perfetta
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Cronaca di una giornata perfetta. Ho una valanga di ferie da fare e oggi le previsioni sono ottime mentre nel week sembra che le cose possano cambiare. Questa volta anche Marco riesce, anche se a fatica, a prendere un giorno di ferie per cui finalmente abbiamo l’occasione di andare nella bergamasca.
Eravamo saliti al Pizzo del Diavolo 12 anni fa ma le foto fatte da
grandemago questa primavera ci avevano fatto venire voglia di tornarci. Poi il tempo e altri programmi hanno fatto slittare la cosa a oggi.
La meta che vorremmo raggiungere è lui ma vogliamo goderci l’intera giornata, senza pensieri sul traffico del ritorno, sul fatto che domani si lavorerà e altre beghe. Pensando solo che a casa ci aspetta la doccia e il letto partiamo da Carona alle 7.30 e al posteggio ci sono già diverse auto, poi di gente in giro ne troveremo pochissima.
Raggiungere la cima non è uno scherzo per cui a malincuore invece del sentiero estivo rimaniamo sulla strada fino nei pressi del Lago del Prato dove prendiamo il sentiero 208 per la Baita Armentarga, senza raggiungerla, infatti, poco prima c’è il bivio che sale alla Baita Costa della Mersa nei pressi della strada che per il rifugio Calvi. Senza raggiungere la strada, il sentiero prosegue a sx, ora è poco visibile a causa della vegetazione, probabilmente questo non è un sentiero molto battuto e arriva nei pressi del Lago Rotondo, sotto il rifugio Calvi. Scendiamo al lago e intercettiamo il sentiero 225 per il rifugio Brunone. Fino a qui il percorso non è faticoso, si alternano tratti in salita a tratti più pianeggianti. Ora dopo aver guadato il torrente, si comincia a salire più decisamente ma mai faticosamente, si risalgono varie balze prative, rimanendo sempre nei pressi del torrente. La giornata è strepitosa, cielo terso, sole caldo ma non fastidioso grazie ad una leggera brezza. Ammirando e fotografando di continuo raggiungiamo il sentiero 248 che taglia il piano dal P.so Selletta al P.so di Valsecca, qui un ometto e un segno su un sasso indicano il sentiero per il P.zo del Diavolo. Ora il sentiero si fa un poco più ripido fino ad entrare nella conca che porta alla Bocchetta di Podavit. Alla Bocchetta incontriamo una nutrita colonia di stambecchi. Ci osservano ma non fanno una piega, per nulla infastiditi dalla nostra presenza, ma, non ci tolgono gli occhi di dosso. Qualcuno passeggia pigramente altri, i più, sonnecchiano sulle pietre, che spettacolo!
Dalla Bocchetta, svoltiamo a dx e ci portiamo sotto i piedi del P.zo del Diavolo, proprio qui c’è quello che per noi è il passaggio chiave, una breve placca inclinata con pochi appigli. Passata quella il resto ci è sembrato più semplice. Si alternano passaggi di I° grado, alcuni un poco esposti, a tratti di sentiero. E’ tutto ben segnato (non ricordo se lo fosse anche 12 anni fa) se si seguono i segni non ci sono problemi che sono dati soprattutto dalla roccia tipica orobica che si sgretola facilmente, per cui attenzione a chi si ha sopra e sotto. Saggiare appigli e appoggi ogni volta che ci si sposta e prendersela con calma! Raggiungiamo la cresta finale e il panorama si fa eccezionale. Oggi è proprio una giornata ideale per essere in un posto come questo. Cerchiamo di identificare le numerose cime e valli, foto di vetta e dopo una sosta di circa mezz’oretta decidiamo di scendere perché abbiamo in mente anche il Monte Aga salendo da sud sul fantomatico sentiero di cui abbiamo sentito parlare ma che non abbiamo mai visto che parte dal P.so Selletta. Senza scendere fino al bivio con il sentiero 248 prendiamo la deviazione a metà della conca, su un sasso c’è l’indicazione Rif. Longo. Il signore trovato in cima ce l’ha sconsigliata perché poco visibile ma poiché la giornata non dà problemi di visibilità decidiamo di provare lo stesso, al limite in qualche modo scenderemo ad intercettare il sentiero ufficiale. Di fatto il sentiero sarà sì forse poco battuto, ma a parte il primo tratto dove ci sono solo dei bollini rossi e qualche ometto, più avanti appaiono i segni bianco-rossi del Cai, per cui non ci sono problemi a seguirlo. A un certo punto su dei sassi troviamo delle indicazioni microscopiche con scritto Aga 4 e Aga 8, immaginando siano delle indicazioni di vie di arrampicata le bypassiamo e poco dopo troviamo una freccia che ci manda a sx per il Rif. Longo e una freccia a dx senza alcuna indicazione. Proseguiamo a sx e poco dopo troviamo un laghetto (potrebbe sparire nel corso dell’estate) e un traccia che si dirige verso la dorsale dove in alto se ne vede un’altra molto evidente che sembra arrivare dal P.so Selletta. Immaginando che quello in alto sia il sentiero giusto imbocchiamo la traccia presso il laghetto. Naturalmente poco dopo sparisce, ne troviamo altre ma potrebbero essere di animali. Va beh poco male in qualche modo cerchiamo di andare a prendere la traccia in alto, a fatica, su terreno ripido, la raggiungiamo e scopriamo di aver visto giusto, la traccia è proprio il sentiero che cercavamo, tra l’altro bollato in bianco-rosso. Il sentiero sale molto ma molto ripido tra roccette, per quanto mi riguarda lo sconsiglio vivamente in discesa, e termina proprio sotto la Madonnina del Monte Aga.
Sono quasi le 16,00 per cui si pranza qui, tra l’altro si sta che è una meraviglia. Dopo le foto, ci accomodiamo il qualche modo sulla cresta e facciamo fuori il buonissimo pane del panificio di Branzi, pensavo di aver esagerato questa volta invece si è volatilizzato tutto!
Ormai non ci resta che scendere, breve tratto di cresta e poi giù nella conca detritica fino al P.so di Cigola dove un comodo sentiero scende al Lago del Diavolo, anche qui numerosi stambecchi. Sosta caffè al rifugio Longo e poi paghi di una giornata eccezionale torniamo lentamente a Carona, dove arriviamo alle 19.30, esattamente 12 ore dalla partenza. Il traffico nullo del rientro rende la giornata perfetta.
DATI GPS
Dislivello 2172 m e 28,1 km
Eravamo saliti al Pizzo del Diavolo 12 anni fa ma le foto fatte da

La meta che vorremmo raggiungere è lui ma vogliamo goderci l’intera giornata, senza pensieri sul traffico del ritorno, sul fatto che domani si lavorerà e altre beghe. Pensando solo che a casa ci aspetta la doccia e il letto partiamo da Carona alle 7.30 e al posteggio ci sono già diverse auto, poi di gente in giro ne troveremo pochissima.
Raggiungere la cima non è uno scherzo per cui a malincuore invece del sentiero estivo rimaniamo sulla strada fino nei pressi del Lago del Prato dove prendiamo il sentiero 208 per la Baita Armentarga, senza raggiungerla, infatti, poco prima c’è il bivio che sale alla Baita Costa della Mersa nei pressi della strada che per il rifugio Calvi. Senza raggiungere la strada, il sentiero prosegue a sx, ora è poco visibile a causa della vegetazione, probabilmente questo non è un sentiero molto battuto e arriva nei pressi del Lago Rotondo, sotto il rifugio Calvi. Scendiamo al lago e intercettiamo il sentiero 225 per il rifugio Brunone. Fino a qui il percorso non è faticoso, si alternano tratti in salita a tratti più pianeggianti. Ora dopo aver guadato il torrente, si comincia a salire più decisamente ma mai faticosamente, si risalgono varie balze prative, rimanendo sempre nei pressi del torrente. La giornata è strepitosa, cielo terso, sole caldo ma non fastidioso grazie ad una leggera brezza. Ammirando e fotografando di continuo raggiungiamo il sentiero 248 che taglia il piano dal P.so Selletta al P.so di Valsecca, qui un ometto e un segno su un sasso indicano il sentiero per il P.zo del Diavolo. Ora il sentiero si fa un poco più ripido fino ad entrare nella conca che porta alla Bocchetta di Podavit. Alla Bocchetta incontriamo una nutrita colonia di stambecchi. Ci osservano ma non fanno una piega, per nulla infastiditi dalla nostra presenza, ma, non ci tolgono gli occhi di dosso. Qualcuno passeggia pigramente altri, i più, sonnecchiano sulle pietre, che spettacolo!
Dalla Bocchetta, svoltiamo a dx e ci portiamo sotto i piedi del P.zo del Diavolo, proprio qui c’è quello che per noi è il passaggio chiave, una breve placca inclinata con pochi appigli. Passata quella il resto ci è sembrato più semplice. Si alternano passaggi di I° grado, alcuni un poco esposti, a tratti di sentiero. E’ tutto ben segnato (non ricordo se lo fosse anche 12 anni fa) se si seguono i segni non ci sono problemi che sono dati soprattutto dalla roccia tipica orobica che si sgretola facilmente, per cui attenzione a chi si ha sopra e sotto. Saggiare appigli e appoggi ogni volta che ci si sposta e prendersela con calma! Raggiungiamo la cresta finale e il panorama si fa eccezionale. Oggi è proprio una giornata ideale per essere in un posto come questo. Cerchiamo di identificare le numerose cime e valli, foto di vetta e dopo una sosta di circa mezz’oretta decidiamo di scendere perché abbiamo in mente anche il Monte Aga salendo da sud sul fantomatico sentiero di cui abbiamo sentito parlare ma che non abbiamo mai visto che parte dal P.so Selletta. Senza scendere fino al bivio con il sentiero 248 prendiamo la deviazione a metà della conca, su un sasso c’è l’indicazione Rif. Longo. Il signore trovato in cima ce l’ha sconsigliata perché poco visibile ma poiché la giornata non dà problemi di visibilità decidiamo di provare lo stesso, al limite in qualche modo scenderemo ad intercettare il sentiero ufficiale. Di fatto il sentiero sarà sì forse poco battuto, ma a parte il primo tratto dove ci sono solo dei bollini rossi e qualche ometto, più avanti appaiono i segni bianco-rossi del Cai, per cui non ci sono problemi a seguirlo. A un certo punto su dei sassi troviamo delle indicazioni microscopiche con scritto Aga 4 e Aga 8, immaginando siano delle indicazioni di vie di arrampicata le bypassiamo e poco dopo troviamo una freccia che ci manda a sx per il Rif. Longo e una freccia a dx senza alcuna indicazione. Proseguiamo a sx e poco dopo troviamo un laghetto (potrebbe sparire nel corso dell’estate) e un traccia che si dirige verso la dorsale dove in alto se ne vede un’altra molto evidente che sembra arrivare dal P.so Selletta. Immaginando che quello in alto sia il sentiero giusto imbocchiamo la traccia presso il laghetto. Naturalmente poco dopo sparisce, ne troviamo altre ma potrebbero essere di animali. Va beh poco male in qualche modo cerchiamo di andare a prendere la traccia in alto, a fatica, su terreno ripido, la raggiungiamo e scopriamo di aver visto giusto, la traccia è proprio il sentiero che cercavamo, tra l’altro bollato in bianco-rosso. Il sentiero sale molto ma molto ripido tra roccette, per quanto mi riguarda lo sconsiglio vivamente in discesa, e termina proprio sotto la Madonnina del Monte Aga.
Sono quasi le 16,00 per cui si pranza qui, tra l’altro si sta che è una meraviglia. Dopo le foto, ci accomodiamo il qualche modo sulla cresta e facciamo fuori il buonissimo pane del panificio di Branzi, pensavo di aver esagerato questa volta invece si è volatilizzato tutto!
Ormai non ci resta che scendere, breve tratto di cresta e poi giù nella conca detritica fino al P.so di Cigola dove un comodo sentiero scende al Lago del Diavolo, anche qui numerosi stambecchi. Sosta caffè al rifugio Longo e poi paghi di una giornata eccezionale torniamo lentamente a Carona, dove arriviamo alle 19.30, esattamente 12 ore dalla partenza. Il traffico nullo del rientro rende la giornata perfetta.
DATI GPS
Dislivello 2172 m e 28,1 km
Communities: Hikr in italiano, Ticino Selvaggio
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