13 cime del Cevedale con il CAS Ticino
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Una 3 giorni con il CAS Ticino, a filo di cresta.
La proposta di Giovanni tratta di una lunga cavalcata sul filo della storia, tra i resti e sui pensieri che possono aver provato 100 anni fa i soldati che qui prestarono servizio durante la prima guerra mondiale. I segni più evidenti li troviamo presso la Punta Cadini, ultima cima del nostro giro, che raggiungiamo seguento i camminamenti in legname (di 100 anni fa!) posati per facilitare l'accesso a questo belvedere / punto d'osservazione.
La gita comincia con tutta calma giovedì in mattinata. Il programma della giornata è decisamente soft: lungo trasferimento passando dal Lago di Como e attraversando la Valtellina, sino a Santa Caterina Valfurva e più su, fino al Rifugio Ghiacciaio dei Forni. Qui, lasciate le auto, sfruttiamo la possibilità di autonoleggio e con un potente Land Rover evitiamo la noiosa camminata su sterrato sino al rifugio Pizzini e oltre. Scaricati gli zaini nel pressi della stazione a valle della funivia porta materiale, saliamo con tutta calma e un cielo ormai completamente coperto, in direzione del Rifugio Casati, dove passiamo una piacevole serata.
Venerdì mattina si parte al sorgere del sole. La giornata sarà lunga, in previsione 8 ore di marcia su ghiaccio, neve e crestine, per raggiugnere il Rifugio Mantova passando da 6 cime. La previsione si è rivelata un pochino sottostimata, soprattutto, credo, a causa della neve molto molle e poco portante, dove spesso e sovente, si sprofondava oltre le ginocchia.
La prima cima della giornata offre anche i passaggi più belli, tecnici e divertenti della giornata. Salendo la Zufallspitze da nord si incontra una crestina con passaggi sicuramente di III alternati a brevi tratti di cresta nevosa un poco affilata. Decisamente divertente.
Anche la traversata al Monte Cevedale offre, oltre ad una lunga dorsale nevosa, un divertente passaggio di roccia da superare sul filo.
Si scende poi in direzione del Monte Rosole che raggiungiamo in breve, e sostiamo un poco presso il bivacco Colombo, spartano ma ben tenuto.
Le prossime cime sono invece un alternarsi di neve molle, solleone, nebbia, brevi tratti in roccia, che ci portano a toccare il Palon de la Mare e il Monte Vioz. Da qui, con breve discesa, siamo al rifugio Mantova da Vioz.
Inutile dire che, nonostante la prima notte in quota (3200 e rotti), la lunga giornata di sali e scendi in quota, il gran caldo, il sole e la poca resistenza alle quote più elevate, miete le sue vittime: alle 20.30 mi corico nel mio giaciglio e non mi muovo fino alle 5 !!!
Il secondo giorno di traversata è già di programma decisamente più impegnativo. Secondo le relazioni e le dicerie ci aspettano tratti di cresta di IV, anche se attrezzati, e una marcia di almeno 10 ore. Siamo già convinti che non ce la faremo a percorrerla nella sua completezza, perciò la sera prima si erano decise vie di fuga e timeout.
Risaliamo in breve il Monte Vioz alle prime luce dell'alba, con emozioni che solo l'alba in montagna sa dare. In breve, su neve, raggiungiamo la Cima Linke, indossiamo il casco (siamo pur sempre un gruppo di 10 persone, i sassi si muovono più facilmente) e seguiamo nel canalino la corda fissa che Giovanni ci ha premurosamente piazzato. Dalla Cime Linke la traversata in direzione della Punta Taviela è un divertente alternarsi di sfasciumi, nevai, roccette, mai difficili.
Giunti ai piedi della Punta Taviela, dopo breve ricerca, troviamo i segni di cui parlano le relazioni, che ci portano in un ambiente "di parete" grandioso, fatto di canalini e diedri, dove procediamo ravvicinati e abbastanza spediti.
Dalla Punta Taviela ci incordiamo per proseguire di conserva sulle facili creste e in corda tesa per i nevai-ghiacciai.
Giunti alla Cima di Peio bisogna prendere una decisione. Sìamo un pò lenti, alcuni sono sfiniti dalla prima uscita in quota. Il gruppo si separa, da qui c'è una via invernale che scende a valle per un canalini che può essere facilmente seguita. 4 di noi scendono, mentre che altri 6, divisi in 3 cordate, proseguono spediti.
Qui "il gioco" si fa divertente !!! è un alternarsi di creste di III fino al IV grado, esposte, attrezzate, con nevai e creste nevose.
In particolar modo dalla Rocca Santa Caterina alla Punta Cadini si trova un salto in roccia con gradini in ferro e catena, un paio di corde fisse con split, e una stupenda traversa su lama di una decina di metri da fare in contrapposizione, la quale regala adrenalina a litri !!!
Per salire alla Punta Cadini seguiamo una "affilata" cresta nevosa ed infine i camminamenti della prima guerra mondiale.
Scesi dalla Punta Cadini alla sella prima del Bivacco Meneghello, ci buttiamo sul Ghiacciaio dei Forni, aggirando i punti pericolosi dai quali cominicano ad affiorare i primi crepacci. Con marcia sostenuta, nonostante la spossatezza del caldo e della quota, siamo a valle "in breve" e ci congiungiamo con i compagni scesi prima. Da qui, lungo morene poi sentieri, ci portiamo ai piedi della capanna Branca. alcuni scelgono di completare la discesa a valle a leggero passo di corsa, altri, tra cui io, di una birretta al Branca e discesa in jeep !!!!
Stupenda gita, tecnicamente piacevole e divertente, ambiente eccezzionale, a volte severo, tra ghiacci, rocce e creste, costantemente sopra ai 3300 mslm. Grazie al CAS Ticino per la proposta, torneremo a completare le 3 cime che ci mancano per poter annoverare nel curriculum tutte le 13 cime del Cevedale.
La proposta di Giovanni tratta di una lunga cavalcata sul filo della storia, tra i resti e sui pensieri che possono aver provato 100 anni fa i soldati che qui prestarono servizio durante la prima guerra mondiale. I segni più evidenti li troviamo presso la Punta Cadini, ultima cima del nostro giro, che raggiungiamo seguento i camminamenti in legname (di 100 anni fa!) posati per facilitare l'accesso a questo belvedere / punto d'osservazione.
La gita comincia con tutta calma giovedì in mattinata. Il programma della giornata è decisamente soft: lungo trasferimento passando dal Lago di Como e attraversando la Valtellina, sino a Santa Caterina Valfurva e più su, fino al Rifugio Ghiacciaio dei Forni. Qui, lasciate le auto, sfruttiamo la possibilità di autonoleggio e con un potente Land Rover evitiamo la noiosa camminata su sterrato sino al rifugio Pizzini e oltre. Scaricati gli zaini nel pressi della stazione a valle della funivia porta materiale, saliamo con tutta calma e un cielo ormai completamente coperto, in direzione del Rifugio Casati, dove passiamo una piacevole serata.
Venerdì mattina si parte al sorgere del sole. La giornata sarà lunga, in previsione 8 ore di marcia su ghiaccio, neve e crestine, per raggiugnere il Rifugio Mantova passando da 6 cime. La previsione si è rivelata un pochino sottostimata, soprattutto, credo, a causa della neve molto molle e poco portante, dove spesso e sovente, si sprofondava oltre le ginocchia.
La prima cima della giornata offre anche i passaggi più belli, tecnici e divertenti della giornata. Salendo la Zufallspitze da nord si incontra una crestina con passaggi sicuramente di III alternati a brevi tratti di cresta nevosa un poco affilata. Decisamente divertente.
Anche la traversata al Monte Cevedale offre, oltre ad una lunga dorsale nevosa, un divertente passaggio di roccia da superare sul filo.
Si scende poi in direzione del Monte Rosole che raggiungiamo in breve, e sostiamo un poco presso il bivacco Colombo, spartano ma ben tenuto.
Le prossime cime sono invece un alternarsi di neve molle, solleone, nebbia, brevi tratti in roccia, che ci portano a toccare il Palon de la Mare e il Monte Vioz. Da qui, con breve discesa, siamo al rifugio Mantova da Vioz.
Inutile dire che, nonostante la prima notte in quota (3200 e rotti), la lunga giornata di sali e scendi in quota, il gran caldo, il sole e la poca resistenza alle quote più elevate, miete le sue vittime: alle 20.30 mi corico nel mio giaciglio e non mi muovo fino alle 5 !!!
Il secondo giorno di traversata è già di programma decisamente più impegnativo. Secondo le relazioni e le dicerie ci aspettano tratti di cresta di IV, anche se attrezzati, e una marcia di almeno 10 ore. Siamo già convinti che non ce la faremo a percorrerla nella sua completezza, perciò la sera prima si erano decise vie di fuga e timeout.
Risaliamo in breve il Monte Vioz alle prime luce dell'alba, con emozioni che solo l'alba in montagna sa dare. In breve, su neve, raggiungiamo la Cima Linke, indossiamo il casco (siamo pur sempre un gruppo di 10 persone, i sassi si muovono più facilmente) e seguiamo nel canalino la corda fissa che Giovanni ci ha premurosamente piazzato. Dalla Cime Linke la traversata in direzione della Punta Taviela è un divertente alternarsi di sfasciumi, nevai, roccette, mai difficili.
Giunti ai piedi della Punta Taviela, dopo breve ricerca, troviamo i segni di cui parlano le relazioni, che ci portano in un ambiente "di parete" grandioso, fatto di canalini e diedri, dove procediamo ravvicinati e abbastanza spediti.
Dalla Punta Taviela ci incordiamo per proseguire di conserva sulle facili creste e in corda tesa per i nevai-ghiacciai.
Giunti alla Cima di Peio bisogna prendere una decisione. Sìamo un pò lenti, alcuni sono sfiniti dalla prima uscita in quota. Il gruppo si separa, da qui c'è una via invernale che scende a valle per un canalini che può essere facilmente seguita. 4 di noi scendono, mentre che altri 6, divisi in 3 cordate, proseguono spediti.
Qui "il gioco" si fa divertente !!! è un alternarsi di creste di III fino al IV grado, esposte, attrezzate, con nevai e creste nevose.
In particolar modo dalla Rocca Santa Caterina alla Punta Cadini si trova un salto in roccia con gradini in ferro e catena, un paio di corde fisse con split, e una stupenda traversa su lama di una decina di metri da fare in contrapposizione, la quale regala adrenalina a litri !!!
Per salire alla Punta Cadini seguiamo una "affilata" cresta nevosa ed infine i camminamenti della prima guerra mondiale.
Scesi dalla Punta Cadini alla sella prima del Bivacco Meneghello, ci buttiamo sul Ghiacciaio dei Forni, aggirando i punti pericolosi dai quali cominicano ad affiorare i primi crepacci. Con marcia sostenuta, nonostante la spossatezza del caldo e della quota, siamo a valle "in breve" e ci congiungiamo con i compagni scesi prima. Da qui, lungo morene poi sentieri, ci portiamo ai piedi della capanna Branca. alcuni scelgono di completare la discesa a valle a leggero passo di corsa, altri, tra cui io, di una birretta al Branca e discesa in jeep !!!!
Stupenda gita, tecnicamente piacevole e divertente, ambiente eccezzionale, a volte severo, tra ghiacci, rocce e creste, costantemente sopra ai 3300 mslm. Grazie al CAS Ticino per la proposta, torneremo a completare le 3 cime che ci mancano per poter annoverare nel curriculum tutte le 13 cime del Cevedale.
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