Vedretta della Cima Fiammante / Lodner Ferner (q.2880) & Johannesscharte / Forc. Giovanni (2854 m)
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La gita che mi appresto a descrivere l’avevo programmata da tempo, facendo tesoro delle delucidazioni che ADI mi aveva gentilmente fornito; certo, poi le condizioni del momento hanno aggiunto quel quid che imponderabilmente va sempre tenuto presente.
Parto dunque da Birkenwald alle prime luci dell’alba, visto che la gita si presenta molto lunga. Dopo pochi minuti sono alla Cascata/Wasserfall (1073 m), un’imponente muro d’acqua in movimento (di 97 metri nell’ultimo balzo) che libera nell’aria una quantità impressionante di ioni d’ossigeno (50.000 ioni per cm3 contro i 100 ioni per cm3 nelle nostre abitazioni di città).
La cosiddetta “terapia della cascata” favorisce lo scambio dei gas a livello polmonare ed è pertanto indicata per quanti soffrono d’asma e di allergie. Infatti gli ioni d’ossigeno sono in grado di legare polveri sottili e gas di scarico, stimolare il sistema immunitario, agire positivamente sulle mucose respiratorie, ed hanno effetti calmanti sul sistema neurovegetativo e sulla circolazione.
Dopo una doverosa ammirazione di questo spettacolo della natura procedo sul sentiero n. 8 e raggiungo dapprima la fatiscente Nasserheithütte (1523 m), chiusa ormai da anni, e poi, seguendo sempre lo Zielbach, il corso d’acqua che scende dalla Vedretta della Cima Fiammante, supero la Gingglalm (1944 m) per poi arrivare alla Zielalm (2196 m), dove vari animali da cortile che appariranno poi nel pomeriggio dormono ora il sonno dei giusti. Da qui in breve raggiungo il Rif. Cima Fiammante/Lodnerhütte (2259 m) del CAI di Merano e, non vedendo nessuno in giro, tiro dritto. Mi rimane il rammarico di non essere entrato ad informarmi circa un’eventuale possibilità di ascesa alla Cima Fiammante da S. Del resto, data la lunghezza della gita, non ho potuto andare a verificare di persona anche il versante S: l’unico rammarico in una giornata comunque positiva!
Arrivato nella zona detta “In den Schalen” (forse a causa delle rocce montonate che ricordano dei gusci), quindi con davanti il muro della catena che unisce il Roteck/Monte Rosso (3337 m) alla Hohe Weiße/Cima Bianca Grande (3278 m), abbandono il sentiero e mi dirigo verso E sui pietroni che emergono dalle lingue di neve. Qualche passaggio obbligato su queste lingue mi sprona ed estrarre le gamasce (o ghette), visto che si capisce già che il tanto desiderato firn continuerà a farsi desiderare. Raggiungo un bell’ometto situato nella zona centrale del nevaio. Ho con me tutto l’armamentario di rigore per queste occasioni: ramponi, picca e, su consiglio di ADI, anche l’elmetto (non c’è nessuno in giro, ma la parete N pare che sia molto franosa, e non si tratterebbe di ghiaia, visto che la Cima Fiammante, nelle sua parte terminale è fatta di MARMO!!!)
Un bellissimo marmo bianco, coperto di una coltre bianca molle ed insidiosa: salgo fin dove posso (~2880 m) finché un affondamento fino all’inguine mi fa tornare a più miti consigli: essendo da solo, se anziché finire dentro fino all’inguine finissi dentro fin sopra la testa, chi verrebbe a tirarmi fuori?
In più, capisco che la ferraglia che mi sono portato sul groppone non mi servirà a nulla: se si affonda, si affonda anche con i ramponi!
L’obiettivo di giornata è andato: tanto vale farsi un giretto su fino al passo per vedere se la Cima Bianca si lascia salire da W. Scendo dunque in direzione N e poi W (sempre evitando dove possibile l’incontro ravvicinato con la neve marcia) e più o meno alla quota 2680 ricomincio a salire diretto cercando di raggiungere il sentiero che arriva da W. Lo raggiungo e nell’ultima parte una catena aiuta a percorrere il canale franoso. Arrivo alla Johannesscharte (2854 m), dove, dall’altra parte, svetta, bellissima, L’Altissima (Hohe Wilde, 3480 m). Alla mia destra il muro verticale della Cima Bianca Piccola (Kleine Weiße) non lascia aperti molti spazi, però provo comunque. Una breve arrampicata su di un piccolo torrione, poi una discesa in un canalino franosissimo e con pochi appigli e poi qualche passo di nuovo in salita; ma qui il muro diventa davvero verticale e l’esposizione non perdona. Ritorno sui miei passi, raggiungo la forcella, scendo con attenzione il canale e finalmente fuori dalle difficoltà pervengo al pianoro di In den Schalen, dove mi concedo una cospicua pausa pranzo nel glorioso anfiteatro delle due Cime Bianche (la grande e la piccola) e della Cima Fiammante. Essere qui è già un’emozione unica, per le cime sarà per un’altra volta, auspicabilmente senza neve!
Sappiamo bene come sia stato l’inverno, anzi, la primavera 2012: quindi fin da prima della partenza non mi facevo troppe illusioni sul raggiungimento della Cima Fiammante, stante il gran caldo dell’ultimo periodo, che non ha certo contribuito a farmi incontrare quello che si dice “un bel firn”.
Quindi, con la consapevolezza che non avrei potuto fare molto di più, mi dirigo senza patemi per la stessa via del ritorno, e dopo altre 3 ore e 15’ di cammino sono di nuovo a Birkenwald. La Cima Fiammante mi resterà a lungo negli occhi e nei pensieri!
PS Le foto di questa e della prossima relazione non sono strettamente connesse all’escursione del giorno, nel senso che mi sono preso la libertà di aggiungerne anche alcune "collaterali".
Tempo totale: 10 ore e 30’. Dettaglio:
Birkenwald – Rif. Cima Fiammante: 3 ore e 30’
Rif. Cima Fiammante – Vedretta della Cima Fiammante (q. 2880 m): 2 ore
Vedretta della Cima Fiammante (q. 2880 m) – Johannesscharte: 1 ora e 15’
Johannesscharte – Birkenwald: 3 ore e 45’

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