Punta d'Arbola in traversata dal rifugio Claudio & Bruno al rifugio Margaroli al Vannino
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Ultima gita del Corso d'Introduzione 2012...andiamo alla Punta d'Arbola pernottando al rifugio Claudio & Bruno. Il gruppo di accompagnatori ed allievi parte al mattino da Varese, io, Monica, Daniela e Fabiano li raggiungeremo solo al pomeriggio.
Dopo un'intensa frequentazione di queste zone, risalente però ad oltre trent'anni fa,ritorno in Alta Val Formazza, in realtà ci sono ritornato già diverse volte ma solo in primavera, con gli sci, scopro così che il vecchio sentiero che dal fondo del lago di Morasco saliva nel vallone del Rio del Sabbione è inutillizzabile, causa crolli, da tempo c'è un nuovo percorso che risale dapprima il ripido, ma ricoperto da una fioritura fantastica, versante meridionale del contrafforte che sorregge la Piana dei Camosci per poi addentrarsi in un meraviglioso valloncello e proseguire fin nei pressi del baitello di Zum Stock, a quota 2300 metri circa, da cui risaliamo, immersi nella nebbia, l'altro versante fino ad arrivare al rifugio Mores ed all'accantonamento dell'Organizzazione Mato Grosso, da qui scendiamo alla diga del Lago dei Sabbioni, la percorriamo sulla sua corona ed andiamo a prendere il bel sentiero che percorre il lato settentrionale del lago alzandosi dolcemente fino a giungere al rifugio Claudio & Bruno a 2713 metri.
Mancano pochi minuti alle 19, giusto in tempo per la cena, io, Monica e Daniela abbiamo optato per il menù vegetariano e non abbiamo di che pentircene: una magnifica minestra, un tris di formaggi d'alpe, polenta, torta...per gli altri solo gulash e polenta.
Nel dopocena si decidono le cordate: io e Monica saremo con Silvia eNicola, la più giovane ed il più anziano del corso. Il resto della serata, complice anche le bottiglie di Genziana e di Genepì circolanti in gran quantità, trascorre fra canti più o meno montanari.
Per il giorno dopo la sveglia è fissata alle 5, in realtà già alle 4,30 buona parte di noi è già in piedi, un allievo (incredibile) si fa pure la barba!
Facciamo colazione e prima delle 6 siamo quasi tutti sulla terrazza antistante il rifugio ad attendere i "ritardatari", quindi ci incamminiamo, scendiamo la morena fino a portarci al pianoro sottostante il rifugio (qui trent'anni fa arrivava ancora il Ghiacciaio dell'Hohsand), un po' di saliscendi poi, piccozza in mano, affrontiamo il pendio che sale al punto quotato 2613 metri. Ora seguiamo gli ometti che, quasi in piano, ci conducono all'inizio del ghiacciaio e ci leghiamo, alcune cordate indossano i ramponi, io decido di aspettare: la neve è decisamente molle, li metteremo all'inizio del pendio ripido.
Poco oltre ci imbattiamo nei resti di una sonda meteorologica svizzera, le istruzioni spiegano come restituirla al competente ufficio per cui me la metto nello zaino.
Poco dopo siamo immersi nella nebbia, ci perdiamo di vista ma siamo in contatto radio, davanti a me intuisco la cordata di Francesco, li raggiungiamo e proseguiamo assieme, mi dirigo verso Sud Est dove so che il pendio è meno ripido e si riuniscono le traccie che salgono dal Vannino e dai Sabbioni, poco dopo dalla nebbia ecco apparire anche gli altri, puntiamo ora verso Sud Ovest e dopo innumerevoli zig zag superiamo la ripida parte finale ed arriviamo in vetta; del decantato panorama non c'è traccia: siamo sempre immersi nella nebbia... complimenti di rito, qualche foto, mangiamo qualcosa e iniziamo la discesa, ora è Monica a stare in testa, ci dirigiamo verso il Passo del Vannino, quando lo raggiungiamo ecco un'occhiata di sole, per un attimo riusciamo anche a scorgere la nostra cima, ci sleghiamo, togliamo i ramponi, tolgo la sonda meteo dallo zaino e la passo a Monica: io mi carico della corda.
Cominciamo la discesa lungo il pendio, innevato ma con qualche insidioso tratto ghiacciato, qualcuno vola ma, avendo ben appreso la tecnica di arresto con la piccozza, senza conseguenze.
Eccoci al lago Sruer e poi, finalmente, al rifugio Margaroli al Vannino: è ora di pranzo, la fame si fa sentire ma soprattutto non vedo l'ora di scaricarmi per un po' del peso dello zaino.
Dopo un'ora arriva il momento di rimettersi gli zaini in spalla, discendiamo il vallone del Rio Vannino, passiamo accanto alla cascata che scende da "il Polmone", dove si trova il rifugio Myriam, poi la gippabile che ha sostituito il vecchio sentiero ed è veramente micidiale per bruttezza e ripidità, ci porta rapidamente alla stazione superiore della seggiovia del Sagersboden, la mulattiera prosegue ora verso Nord e tranquillamente arriviamo a Canza, qui Fabio ieri ha parcheggiato la sua auto cosicchè gli autisti possano risalire a Riale per recuperare le altre auto, nell'attesa approfittiamo della fontana di Canza per dare sollievo ai nostri piedi.
All'arrivo delle auto da Riale usuale gozzoviglia finale a base di torte e biscotti.
Bella gita, impegnativa ma non difficile, degna conclusione di un buon corso, peccato per il tempo che non ci ha permesso di godere del giustamente celebrato panorama dell'Arbola, vedremo di rifarci con la gita autunnale.
Dopo un'intensa frequentazione di queste zone, risalente però ad oltre trent'anni fa,ritorno in Alta Val Formazza, in realtà ci sono ritornato già diverse volte ma solo in primavera, con gli sci, scopro così che il vecchio sentiero che dal fondo del lago di Morasco saliva nel vallone del Rio del Sabbione è inutillizzabile, causa crolli, da tempo c'è un nuovo percorso che risale dapprima il ripido, ma ricoperto da una fioritura fantastica, versante meridionale del contrafforte che sorregge la Piana dei Camosci per poi addentrarsi in un meraviglioso valloncello e proseguire fin nei pressi del baitello di Zum Stock, a quota 2300 metri circa, da cui risaliamo, immersi nella nebbia, l'altro versante fino ad arrivare al rifugio Mores ed all'accantonamento dell'Organizzazione Mato Grosso, da qui scendiamo alla diga del Lago dei Sabbioni, la percorriamo sulla sua corona ed andiamo a prendere il bel sentiero che percorre il lato settentrionale del lago alzandosi dolcemente fino a giungere al rifugio Claudio & Bruno a 2713 metri.
Mancano pochi minuti alle 19, giusto in tempo per la cena, io, Monica e Daniela abbiamo optato per il menù vegetariano e non abbiamo di che pentircene: una magnifica minestra, un tris di formaggi d'alpe, polenta, torta...per gli altri solo gulash e polenta.
Nel dopocena si decidono le cordate: io e Monica saremo con Silvia eNicola, la più giovane ed il più anziano del corso. Il resto della serata, complice anche le bottiglie di Genziana e di Genepì circolanti in gran quantità, trascorre fra canti più o meno montanari.
Per il giorno dopo la sveglia è fissata alle 5, in realtà già alle 4,30 buona parte di noi è già in piedi, un allievo (incredibile) si fa pure la barba!
Facciamo colazione e prima delle 6 siamo quasi tutti sulla terrazza antistante il rifugio ad attendere i "ritardatari", quindi ci incamminiamo, scendiamo la morena fino a portarci al pianoro sottostante il rifugio (qui trent'anni fa arrivava ancora il Ghiacciaio dell'Hohsand), un po' di saliscendi poi, piccozza in mano, affrontiamo il pendio che sale al punto quotato 2613 metri. Ora seguiamo gli ometti che, quasi in piano, ci conducono all'inizio del ghiacciaio e ci leghiamo, alcune cordate indossano i ramponi, io decido di aspettare: la neve è decisamente molle, li metteremo all'inizio del pendio ripido.
Poco oltre ci imbattiamo nei resti di una sonda meteorologica svizzera, le istruzioni spiegano come restituirla al competente ufficio per cui me la metto nello zaino.
Poco dopo siamo immersi nella nebbia, ci perdiamo di vista ma siamo in contatto radio, davanti a me intuisco la cordata di Francesco, li raggiungiamo e proseguiamo assieme, mi dirigo verso Sud Est dove so che il pendio è meno ripido e si riuniscono le traccie che salgono dal Vannino e dai Sabbioni, poco dopo dalla nebbia ecco apparire anche gli altri, puntiamo ora verso Sud Ovest e dopo innumerevoli zig zag superiamo la ripida parte finale ed arriviamo in vetta; del decantato panorama non c'è traccia: siamo sempre immersi nella nebbia... complimenti di rito, qualche foto, mangiamo qualcosa e iniziamo la discesa, ora è Monica a stare in testa, ci dirigiamo verso il Passo del Vannino, quando lo raggiungiamo ecco un'occhiata di sole, per un attimo riusciamo anche a scorgere la nostra cima, ci sleghiamo, togliamo i ramponi, tolgo la sonda meteo dallo zaino e la passo a Monica: io mi carico della corda.
Cominciamo la discesa lungo il pendio, innevato ma con qualche insidioso tratto ghiacciato, qualcuno vola ma, avendo ben appreso la tecnica di arresto con la piccozza, senza conseguenze.
Eccoci al lago Sruer e poi, finalmente, al rifugio Margaroli al Vannino: è ora di pranzo, la fame si fa sentire ma soprattutto non vedo l'ora di scaricarmi per un po' del peso dello zaino.
Dopo un'ora arriva il momento di rimettersi gli zaini in spalla, discendiamo il vallone del Rio Vannino, passiamo accanto alla cascata che scende da "il Polmone", dove si trova il rifugio Myriam, poi la gippabile che ha sostituito il vecchio sentiero ed è veramente micidiale per bruttezza e ripidità, ci porta rapidamente alla stazione superiore della seggiovia del Sagersboden, la mulattiera prosegue ora verso Nord e tranquillamente arriviamo a Canza, qui Fabio ieri ha parcheggiato la sua auto cosicchè gli autisti possano risalire a Riale per recuperare le altre auto, nell'attesa approfittiamo della fontana di Canza per dare sollievo ai nostri piedi.
All'arrivo delle auto da Riale usuale gozzoviglia finale a base di torte e biscotti.
Bella gita, impegnativa ma non difficile, degna conclusione di un buon corso, peccato per il tempo che non ci ha permesso di godere del giustamente celebrato panorama dell'Arbola, vedremo di rifarci con la gita autunnale.
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