Galenstock dal Belvedere (Furka)
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Decima uscita della stagione, quinta uscita del corso SA3, l'ultima con gli sci. A dire il vero oggi non era prevista una gita, bensì un'esercitazione su ghiacciaio... giustamente però già da tempo aleggiava l'idea di abbinare a questa giornata didattica una bella sgambata su una delle cime soprastanti... nei giorni antecedenti è un turbinio di email: all'inizio sembra che tutti siano d'accordo per fare entrambe le cose, poi a poco a poco tutti desistono, anche perchè si scopre che avremmo così perso parte della lezione. Con sommo dispiacere mi ero ormai convinto che non fosse fattibile, anche se mi rodeva perchè pensare di fare tutti quei km in auto "solo" per appendersi a delle corde... poi inaspettatamente Marco (direttore della scuola di Alp e Skialp CAI Varese) mi chiama e mi convince a "bigiare" parte della lezione: alla fine è la replica della lezione che ho seguito a suo tempo con il corso di Alpinismo.
Alle 3:40 sono in centro a Varese, carichiamo l'auto e partiamo: siamo in 3, oltre a me e Marco c'è anche Roberto (The Boss), istruttore della scuola anche lui. Alle 6 parcheggiamo, il tempo di preparare gli zaini e siamo sul ghiacciaio, che si è spaventosamente ritirato (almeno per Marco e Roberto che l'hanno visto anche 20 anni fa).
Il primo tratto è in falsopiano, poi a circa 2600 m si devia a destra (sinistra orografica) per lasciare il ghiacciaio del Rodano (Rhonegletscher) e salire per il Galengletscher. Al bivio, sotto ad un masso, nascondo la corda che fin qui avevo portato sulle spalle. Ci servirà dopo per l'esercitazione, inutile portarla in cima (avevamo anche un cordino di qualche decina di metri con noi). Finalmente si inizia a salire per pendii più ripidi. Gli sci tengono bene e si sale senza rampanti. Arriviamo al canalino che si deve fare a piedi perchè con rocce affioranti. Poi si calzano di nuovo gli sci; la maggior parte degli altri skialper calza i rampanti, così decidiamo di non rischiare e li mettiamo pure noi (si sarebbe potuto farne a meno). Arrivati sull'ampia dorsale (Galengrat) i miei due compagni di gita decidono di non salire fino in cima (comunque già raggiunta in altre occasioni), quindi mi invitano a proseguire cercando di fare in fretta. Così riparto, ma non sono solo dato che la cima è gettonatissima. Arrivo allo ski-depot, alcuni proseguono con gli sci, alcuni a piedi. Opto per questa seconda opzione visto che sul ripido ancora non sono una mago a scendere. In mezz'oretta salgo e scendo dalla cima, spello e tolgo i ramponi (anche quelli a ben guardare superflui per l'ultimo tratto a piedi). Con qualche difficoltà aggancio gli sci agli scarponi (ho paura che gli attacchi mi stiano per abbandonare) e finalmente scendo. Il primo pendio ha una neve favolosa e, strano ma vero, scio abbastanza bene fin dalle prime curve. Raggiungo i miei due soci e continuiamo a scendere. Marco ci porta su dei pendii veramente sostenuti, le prime curve le faccio bene, poi mi irrigidisco un po' e inizio a derapare lungo un canalino. Con qualche ribaltone a causa della neve che in alcuni tratti sfondava riesco a scendere anche dall'altro pendio ripido poco più sotto. La neve inizia a diventare papposa, fossimo scesi mezz'oretta prima sarebbe stata perfetta, ma anche così non ci si può lamentare. Arrivati sul ghiacciaio del Rodano la discesa diventa di puro trasferimento a tratti sul ghiaccio vivo. Scendiamo lentamente perchè dobbiamo cercare dove si siano piazzati gli altri per fare l'esercitazione sul ghiacciaio. Ad un certo punto vediamo dall'altra parte della lingua ghiacciata un gruppone: saranno loro? Senza mettere le pelli, a fatica, attraversiamo tutto il ghiacciaio (ho pulito la traccia GPS da questa deviazione). Riconosco la mia Antonellina, alle prese con un'esercitazione della commissione escursionismo. Lì vicino c'è anche il corso di alpinismo e quello nostro di scialpinismo. Qualche prova con i paranchi e poi di nuovo giù per una bibita al bar. Gran bella giornata anche questa, adesso ci manca l'ultima uscita del corso, su roccia.
Qui le foto di Antonella.
Qui le foto di Fabio.
Alle 3:40 sono in centro a Varese, carichiamo l'auto e partiamo: siamo in 3, oltre a me e Marco c'è anche Roberto (The Boss), istruttore della scuola anche lui. Alle 6 parcheggiamo, il tempo di preparare gli zaini e siamo sul ghiacciaio, che si è spaventosamente ritirato (almeno per Marco e Roberto che l'hanno visto anche 20 anni fa).
Il primo tratto è in falsopiano, poi a circa 2600 m si devia a destra (sinistra orografica) per lasciare il ghiacciaio del Rodano (Rhonegletscher) e salire per il Galengletscher. Al bivio, sotto ad un masso, nascondo la corda che fin qui avevo portato sulle spalle. Ci servirà dopo per l'esercitazione, inutile portarla in cima (avevamo anche un cordino di qualche decina di metri con noi). Finalmente si inizia a salire per pendii più ripidi. Gli sci tengono bene e si sale senza rampanti. Arriviamo al canalino che si deve fare a piedi perchè con rocce affioranti. Poi si calzano di nuovo gli sci; la maggior parte degli altri skialper calza i rampanti, così decidiamo di non rischiare e li mettiamo pure noi (si sarebbe potuto farne a meno). Arrivati sull'ampia dorsale (Galengrat) i miei due compagni di gita decidono di non salire fino in cima (comunque già raggiunta in altre occasioni), quindi mi invitano a proseguire cercando di fare in fretta. Così riparto, ma non sono solo dato che la cima è gettonatissima. Arrivo allo ski-depot, alcuni proseguono con gli sci, alcuni a piedi. Opto per questa seconda opzione visto che sul ripido ancora non sono una mago a scendere. In mezz'oretta salgo e scendo dalla cima, spello e tolgo i ramponi (anche quelli a ben guardare superflui per l'ultimo tratto a piedi). Con qualche difficoltà aggancio gli sci agli scarponi (ho paura che gli attacchi mi stiano per abbandonare) e finalmente scendo. Il primo pendio ha una neve favolosa e, strano ma vero, scio abbastanza bene fin dalle prime curve. Raggiungo i miei due soci e continuiamo a scendere. Marco ci porta su dei pendii veramente sostenuti, le prime curve le faccio bene, poi mi irrigidisco un po' e inizio a derapare lungo un canalino. Con qualche ribaltone a causa della neve che in alcuni tratti sfondava riesco a scendere anche dall'altro pendio ripido poco più sotto. La neve inizia a diventare papposa, fossimo scesi mezz'oretta prima sarebbe stata perfetta, ma anche così non ci si può lamentare. Arrivati sul ghiacciaio del Rodano la discesa diventa di puro trasferimento a tratti sul ghiaccio vivo. Scendiamo lentamente perchè dobbiamo cercare dove si siano piazzati gli altri per fare l'esercitazione sul ghiacciaio. Ad un certo punto vediamo dall'altra parte della lingua ghiacciata un gruppone: saranno loro? Senza mettere le pelli, a fatica, attraversiamo tutto il ghiacciaio (ho pulito la traccia GPS da questa deviazione). Riconosco la mia Antonellina, alle prese con un'esercitazione della commissione escursionismo. Lì vicino c'è anche il corso di alpinismo e quello nostro di scialpinismo. Qualche prova con i paranchi e poi di nuovo giù per una bibita al bar. Gran bella giornata anche questa, adesso ci manca l'ultima uscita del corso, su roccia.
Qui le foto di Antonella.
Qui le foto di Fabio.
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