Lizza della Canalonga o del Balzone


Publiziert von Agrimensore K , 4. Juni 2012 um 16:24.

Region: Welt » Italien » Toskana
Tour Datum: 3 Juni 2012
Wandern Schwierigkeit: T3 - anspruchsvolles Bergwandern
Wegpunkte:
Geo-Tags: I 
Zeitbedarf: 6:00
Aufstieg: 780 m
Abstieg: 410 m
Zufahrt zum Ausgangspunkt:paese di Vinca (comune di Fivizzano, Massa),

Bella escursione con gli amici del CAI Montagna Pistoise nelle Apuane, sulla Lizza (il piano inclinato dove venivano fatti scendere, su slitte di legno, i blocchi di marmo) nella valle del Fosso Canalonga. Gran parte della Lizza è incredibilmente scavata nella parete verticale del Balzone, il versante meridionale della Punta Tre Uomini. La salita è davvero bella, non molla e presenta qualche difficoltà, anche se l'esposizione sulla parete strapiombante è fortemente mitigata dalla larghezza della Lizza, che supera i 3 m.
Si parte dal Ponte di Monzone, sul T. Lucido, poco prima dell'ultima serie di tornanti che portano al paese di Vinca. Qui un ponte in ferro e traversine rappresentava la fine della Lizza, ora è l'inizio del sentiero 136 CAI. La prima parte corrisponde alla porzione finale della Lizza, che più su è stata erosa dal T. Canalongi, nella valle del quale sale la Lizza. Il sentiero sale (sale!) nel bosco fino al riprendere la Lizza intagliata nel Balzone, con un breve passaggio su roccette, assistito da cavetto d'acciao. Più a valle di questo passaggio abbiamo rinvenuto un lungo spezzone del cavo della fantastica teleferica che fu costruita nel 1907 per portare i blocchi di marmo più piccoli a valle, evitando la pericolosissima Lizza. La teleferica era una macchina imponente, aveva una portata di 7 ton, poi maggiorata a 30 con le modifiche del 1924-27. Con la costruzione della carrozzabile Carrara-Campocecina, che permetteva di portare il marmo a valle più rapidamente e con costi inferiori, la teleferica fu abbandonata e nel 1957 venne smantellata .
La parte della Lizza intagliata nel Balzone è spettacolare, con alcuni tratti forniti di cavo, non per la difficoltà della salita quanto per dare sicurezza quando la roccia è bagnata e viscida (la pendenza arriva al 100%: vengono i bordoni a pensare ai lizzatori che ci calavano blocchi di marmo che pesavano svariate tonnellate). Di fronte, sul versante opposto della valle del Canalongi, le belle Torri di Monzone, con diverse vie alpinistiche, più avanti, sopra il paese di Vinca i contrafforti del Pizzo d'Uccelo e della Nattapiana, con due magnifici relitti dell'ultima glaciazione: circhi perfettamente conservati e sospesi appena sotto il crinale. La vista è stupenda e giustifica pienamente il titolo di Alpi concesso alle Apuane. In questo tratto della Lizza sono ben visibili nella roccia i molti innesti dei grossi pali di legno (detti piri) che servivano a tenere i cavi che venivano mollati lentamente per frenare la discesa dei blocchi di marmo: è impressionante vedere come lo scorrere dei cavi abbia inciso la roccia in profondi solchi.
Al termine della parte intagliata della Lizza, dove la pendenza molla, è possibile deviare dal 136 a destra (nessun segnavia e traccia poco visibile), attraversando il torrente, per raggiungere poco sopra la vecchia carrareccia che conduceva alla stazione di partenza della teleferica di servizio, alla sommità della più vicina tra le Torri di Monzone. Quì c'è una piazzola sospesa su una parete verticale con vista sulla valle del Lucido, con il Pizzo e la Nattapiana che sovrastano Vinca: da sola vale la scarpinata. Si torna sul 136 per salire fino a trovare una deviazione poco visibile sulla sinistra che porta alla stazione di partenza della grande teleferica (1050 m s.l.m.), della quale restano solo gli imponenti basamenti in calcestruzzo. Anche qui la vista è davvero oltre le aspettative. Dal fabbricato dietro alla Lizza si imbocca la strada (che serviva a portare i carri con i blocchi di marmo dalle cave) percorrendola verso Sud fino in prossimità della prima delle cave del Sagro, a Ovest, oltre il Fosso della Stretta (il T. Canalongi nella parte alta e assai meno acclive si chiama così). Qui si sale a sinistra (nessuna traccia o segnavia) qualche decina di m di dislivello sul ripido versante della Punta Tre Uomini, tra roccette e un tripudio di Santoreggia e Elicrisio, per raggiungere il soprastante tracciato della strada che avrebbe dovuto collegare Vinca con le cave del M. Sagro, visibili a Sud, nella Foce di Pianza, in tutta la loro famelica devastazione. Prendiamo questa strada sterrata (che non ha mai visto transitare alcun mezzo dato che non è stata completata) verso Nord. La strada si trasforma presto in sentiero, con segnavia bianco/rossi n. 39, e scende lungo il versante boscato a Sud della Punta Tre Uomini, più a Est del Balzone. Il sentiero è in parte ricavato nella roccia, sopra strapiombi che meritano attenzione e rispetto, a tratti attrezzato con cavetto di sicurezza. Era il percorso che facevano i cavatori ed i lizzatori di Vinca per andare a sfamare la famiglia, quando non ci lasciavano la pelle. Il sentiero si biforca dando luogo a due tracciati pressoché paralleli ma a quote diverse: in paese ci hanno spiegato che quello superiore è il più antico, pericoloso per le scariche di sassi tanto da fare 3 vittime in un solo giorno (da qui il nome della Punta), poi sostituito con quello basso e meno esposto.
Al termine del versante ritroviamo il T. Lucido, che si attraversa su di un ponticello la cui pila in calcestruzzo è incredibilmente ancora in piedi, spostata e spezzata dalle terribili piene di acqua e detriti che rendono gli impluvi delle Apuane infidi e da evitarsi con cura quando il meteo segna nero.
Da li una lieve e piacevole salita attraversa un castagneto secolare, devastato dall'abbandono e dal Cinipide, per arrivare alla statua della Madonna dei Cavatori e subito a Vinca, dove abbiamo lasciato metà delle macchine per evitare i 4 Km di asfalto che separano il paese dal Ponte dove siamo partiti. A Vinca è aperto anche la domenica il bar-alimentari nella piazzetta, dove è vivamente consigliata la scorta dell'ottimo lardo fatto dal titolare, che proprio nulla ha da invidiare al migliore lardo di Colonnata.
Note per il camminatore: lungo il percorso non c'è una goccia d'acqua, dopo maggio il sole si fa sentire con forza e con neve e ghiaccio richiede molta attenzione. La carta scala 1:10.000 può essere scaricata dal sito della Regione Toscana qui: http://www.rete.toscana.it/sett/territorio/carto/cartopage/pagine/quadri/10000/249060.dwf   il
Note per l'appassionato di sassi: pressoché tutto il percorso si snoda nella formazione dei Calcari selciferi della Serie Toscana, ma nella versione metamorfosata delle Apuane. La parte prossima al belvedere della partenza della teleferica di servizio presenta blando metaformismo e stratificazione bella e conservata perfettamente, il versante opposto invece ha la tipica facies apuana, con stratificazione in gran parte obliterata dal metamorfismo, il tipico boudinage, le pieghette strizzate e in qualche caso ri-piegate. La carta geologica dice della presenza di ammoniti piritizzate nella formazione, che francamente mi sarei stupito di trovare in quel contesto. La Carta geologica in .PDF può essere scaricata dal sito della Regione Toscana accedendo a questa pagina http://159.213.57.101/geologia/map_10k.phtml?winsize=large&language=it&config=geo10k_rt 
e scaricando il foglio 249060 in formato raster

Tourengänger: Agrimensore K
Communities: Hikr in italiano


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