Passo del Branchino m. 1821
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Quest'oggi gita C.A.I. Paullo.
Destinazione: Passo del Branchino.
Siamo i primi ad arrivare al luogo dell'appuntamento, il solito bar di Ponte Nossa, super affollato in questa mattina di fine febbraio.
Del resto è domenica .......
In men che non si dica veniamo raggiunti da tutti gli altri.
Li vedo entrare, uno dopo l'altro ........
Ma quanti siamo? Ventidue!
Ventidue? Si, proprio ventidue!
Non mi aspettavo così tante persone, di solito l'inverno miete le sue vittime .....
Alcuni li conosco bene, abituata come sono ad uscire con loro tutti i fine settimana, altri li vedo solo durante le gite ufficiali o quasi ....., altri ancora (pochi, per la verità) non li ho mai visti.
E' piacevole ritrovarsi e sentire quel filo invisibile, ma palpabile, che ci unisce.
Un filo che, arrivati a Valcanale, esce allo scoperto: siamo tutti lì, con gli occhi rivolti verso l'alto, a farci stupire da un banale gruppo montuoso.
Cambiano i nomi, ma i soggetti di questo scenario sono sempre gli stessi.
La neve è poca e siamo in tanti a decidere di lasciare le ciaspole all'interno delle auto, ben sapendo che sarebbero un inutile e pesante ingombro.
Raggiungiamo velocemente il Rifugio Alpe Corte e, dopo un breve tratto in salita nel bosco, i nostri sguardi si perdono in bianchi spazi.
Tutt'intorno aria.
Aria tiepida e leggera, che respiro a pieni polmoni e che mi penetra dentro, nel profondo, una forza rigeneratrice che sembra infondere nuova vita al mio essere provato da questo freddo inverno, la cui fine sento ancora lontana.
Comincio ad essere stanca di buio, di gelo e di bianco.
Un concerto di passi leggeri, che si susseguono uno dopo l'altro, è la colonna sonora che accompagna il nostro cammino.
Ed è grazie a questo ritmo instancabile e cadenzato che raggiungiamo il Passo, dove il vento impietoso ci attende, negandoci il piacere di una sosta prolungata.
Giusto il tempo per uno sguardo che si perde all'orizzonte ...... e poi non ci resta che girare i tacchi per scendere di nuovo verso valle, fino alla baita di Nevel, dove ci fermiamo per quella sosta a cui tutti aneliamo.
Lungo la discesa mi ritrovo a un tratto, e forse volutamente, da sola.
E' il momento giusto per dare spazio ai miei pensieri, che si librano nell'aria fino a sfuggirmi.
Cerco di riprenderli, ma loro di nuovo si intrecciano e si confondono.
Provo a rimetterli insieme......
Un puzzle che non riesco mai a completare.
Sulla strada del ritorno dobbiamo fare i conti con "la coda", che ci impedisce di concludere degnamente questa giornata, con relativi saluti, al bar.
Pazienza!
Sarà per la prossima volta, che non è poi così lontana ......
Destinazione: Passo del Branchino.
Siamo i primi ad arrivare al luogo dell'appuntamento, il solito bar di Ponte Nossa, super affollato in questa mattina di fine febbraio.
Del resto è domenica .......
In men che non si dica veniamo raggiunti da tutti gli altri.
Li vedo entrare, uno dopo l'altro ........
Ma quanti siamo? Ventidue!
Ventidue? Si, proprio ventidue!
Non mi aspettavo così tante persone, di solito l'inverno miete le sue vittime .....
Alcuni li conosco bene, abituata come sono ad uscire con loro tutti i fine settimana, altri li vedo solo durante le gite ufficiali o quasi ....., altri ancora (pochi, per la verità) non li ho mai visti.
E' piacevole ritrovarsi e sentire quel filo invisibile, ma palpabile, che ci unisce.
Un filo che, arrivati a Valcanale, esce allo scoperto: siamo tutti lì, con gli occhi rivolti verso l'alto, a farci stupire da un banale gruppo montuoso.
Cambiano i nomi, ma i soggetti di questo scenario sono sempre gli stessi.
La neve è poca e siamo in tanti a decidere di lasciare le ciaspole all'interno delle auto, ben sapendo che sarebbero un inutile e pesante ingombro.
Raggiungiamo velocemente il Rifugio Alpe Corte e, dopo un breve tratto in salita nel bosco, i nostri sguardi si perdono in bianchi spazi.
Tutt'intorno aria.
Aria tiepida e leggera, che respiro a pieni polmoni e che mi penetra dentro, nel profondo, una forza rigeneratrice che sembra infondere nuova vita al mio essere provato da questo freddo inverno, la cui fine sento ancora lontana.
Comincio ad essere stanca di buio, di gelo e di bianco.
Un concerto di passi leggeri, che si susseguono uno dopo l'altro, è la colonna sonora che accompagna il nostro cammino.
Ed è grazie a questo ritmo instancabile e cadenzato che raggiungiamo il Passo, dove il vento impietoso ci attende, negandoci il piacere di una sosta prolungata.
Giusto il tempo per uno sguardo che si perde all'orizzonte ...... e poi non ci resta che girare i tacchi per scendere di nuovo verso valle, fino alla baita di Nevel, dove ci fermiamo per quella sosta a cui tutti aneliamo.
Lungo la discesa mi ritrovo a un tratto, e forse volutamente, da sola.
E' il momento giusto per dare spazio ai miei pensieri, che si librano nell'aria fino a sfuggirmi.
Cerco di riprenderli, ma loro di nuovo si intrecciano e si confondono.
Provo a rimetterli insieme......
Un puzzle che non riesco mai a completare.
Sulla strada del ritorno dobbiamo fare i conti con "la coda", che ci impedisce di concludere degnamente questa giornata, con relativi saluti, al bar.
Pazienza!
Sarà per la prossima volta, che non è poi così lontana ......
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