Pizzo Stella m.3163 "Quasi tutti in vetta"
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FRANCESCO:::Il Pizzo Stella (3.163 m s.l.m.) è una montagna delle Alpi del Platta nelle Alpi Retiche occidentali. Si trova sullo spartiacque tra la valle Spluga e la val di Lei, nella provincia di Sondrio (Lombardia), sul confine tra i comuni di Campodolcino, San Giacomo Filippo e Piuro. Dal versante orientale nasce il Reno di Lei.
Bellissima classica gita dell’alpinismo chiavennasco. Non difficile, sotto un profilo tecnico, richiede comunque buone doti di allenamento a capacità di orientamento e va affrontato con la dovuta preparazione ed in condizioni di buon tempo.
Con uno sviluppo di km 15.20 ed un dislivello altimetrico di m.1.840 percoriamo dapprima il lato dx. del torrente Rabbiosa, fino all' Alpe Angeloga,"bellissimo quadro in una cornice che risplende nel suo lago" con il rifugio Chiavenna e poi la lunga spalla che ci permette di scavalcare il canalone piu' a nord "difficolta' T5" fino a qualche decennio fa occupato dalla vedretta del Morteè, infine la cresta sud\ovest che ci conduce fino alla sommita'.
BEPPE::::: Stupenda escursione al Pizzo Stella , bello impegnativo il canale percorso all' andata ma anche divertente , molto bella la vista sull' Alpe Angeloga con il suo bel lago.
IVAN :::: Escursione piuttosto impegnativa per dislivello e non banale per difficoltà, specie risalendo il canalone che porta sulla Cresta del Calcagnolo in luogo del più semplice tracciato segnato con ometti, come abbiamo fatto noi all'andata. Comunque, anche salendo tramite il sentierino, a quota 2900 circa vi sono un paio di punti dove prestare particolare attenzione, quando bisogna immettersi sulla Cresta; qui è importante individuare gli ometti che indicano il cammino migliore. Da lì in poi si procede invece senza alcun problema fino alla vetta, dove siamo arrivati con il sole, ma con il panorama parzialmente offuscato dalle nubi che avevano circondato molte cime. Una nota particolare per Beppe "Cancellara", che ha tirato il gruppo nel primo tratto mettendoci alla frusta ( basti dire che Claudio era stranamente silenzioso), ma permettendoci di arrivare al rifugio Chiavenna in meno di un'ora e 1/4.
MAX:
E chi poteva essere a non arrivare in cima se non lo “scarso” del gruppo, semplice il quesito….troppo facile indovinare; del resto non volevo tornare a far parte del gruppo FRANTU-MATI.
Scherzi a parte la partenza a razzo e la risalita del canalone con terreno molto insidioso mi lasciano il segno a livello fisico, a quota 2900m. mi trovo davanti un tratto parecchio insidioso per andare a prendere la cresta finale, probabilmente riuscirò a passarlo ma con i miei tempi e poi ci sarà da ridiscenderlo, abbiamo già perso troppo tempo sul canalone, sono stanco,le previsioni per il pomeriggio danno possibilità di piogge e la pietraia ai piedi di quel che è rimasto del ghiacciaio è meglio passarla con visibilità buona…………… e poi il pensiero GRANDEMAGO inizia a contagiarmi!!!! ma chi se ne frega della cima; l’importante è fare una tonificante camminata in mezzo alla natura in ottima compagnia e trascorrere una bella giornata in allegria.
Per farla breve rinuncio per non mettere a rischio la vetta anche per il resto del gruppo, mi guardo in giro scatto qualche foto mi spaparazzo una mezzoretta al sole e per finire quando sento i soci scendere preparo un pranzetto niente male.
Il percorso dell’intera escursione è lineare ma bisogna prestare attenzione appena inizia la pietraia ai piedi del minuscolo ghiacciaio, si deve perdere quota una quarantina di metri per cercare di seguire i pochi segnali di vernice che portano a prendere il sentiero che permette una risalita molto più tranquilla rispetto a quella da noi fatta, altro punto critico è la risalita della spalla che conduce alla cresta finale, soprattutto scendendo è facile trascurare il segnavia e andare a impegolarsi in un canalino detritico di difficile percorrenza………… abbiamo visto dei numeri mentre stavamo in sosta x il pranzo; poi succedono gli incidenti in montagna !!!!!!!!!, è proprio vero la mamma degli imbecilli è sempre incinta.
Bella escursione in un ambiente molto selvaggio nella seconda parte, che non presenta particolari difficoltà tecniche a parte quella appena descritta ma molto insidiosa causa l’instabilità del terreno, la caduta massi è sempre dietro l’angolo soprattutto se si è in gruppo chi è a monte può causare cadute accidentali che mettono a repentaglio l’incolumità di chi sta a valle.
Bellissima classica gita dell’alpinismo chiavennasco. Non difficile, sotto un profilo tecnico, richiede comunque buone doti di allenamento a capacità di orientamento e va affrontato con la dovuta preparazione ed in condizioni di buon tempo.
Con uno sviluppo di km 15.20 ed un dislivello altimetrico di m.1.840 percoriamo dapprima il lato dx. del torrente Rabbiosa, fino all' Alpe Angeloga,"bellissimo quadro in una cornice che risplende nel suo lago" con il rifugio Chiavenna e poi la lunga spalla che ci permette di scavalcare il canalone piu' a nord "difficolta' T5" fino a qualche decennio fa occupato dalla vedretta del Morteè, infine la cresta sud\ovest che ci conduce fino alla sommita'.
BEPPE::::: Stupenda escursione al Pizzo Stella , bello impegnativo il canale percorso all' andata ma anche divertente , molto bella la vista sull' Alpe Angeloga con il suo bel lago.
IVAN :::: Escursione piuttosto impegnativa per dislivello e non banale per difficoltà, specie risalendo il canalone che porta sulla Cresta del Calcagnolo in luogo del più semplice tracciato segnato con ometti, come abbiamo fatto noi all'andata. Comunque, anche salendo tramite il sentierino, a quota 2900 circa vi sono un paio di punti dove prestare particolare attenzione, quando bisogna immettersi sulla Cresta; qui è importante individuare gli ometti che indicano il cammino migliore. Da lì in poi si procede invece senza alcun problema fino alla vetta, dove siamo arrivati con il sole, ma con il panorama parzialmente offuscato dalle nubi che avevano circondato molte cime. Una nota particolare per Beppe "Cancellara", che ha tirato il gruppo nel primo tratto mettendoci alla frusta ( basti dire che Claudio era stranamente silenzioso), ma permettendoci di arrivare al rifugio Chiavenna in meno di un'ora e 1/4.
MAX:
E chi poteva essere a non arrivare in cima se non lo “scarso” del gruppo, semplice il quesito….troppo facile indovinare; del resto non volevo tornare a far parte del gruppo FRANTU-MATI.
Scherzi a parte la partenza a razzo e la risalita del canalone con terreno molto insidioso mi lasciano il segno a livello fisico, a quota 2900m. mi trovo davanti un tratto parecchio insidioso per andare a prendere la cresta finale, probabilmente riuscirò a passarlo ma con i miei tempi e poi ci sarà da ridiscenderlo, abbiamo già perso troppo tempo sul canalone, sono stanco,le previsioni per il pomeriggio danno possibilità di piogge e la pietraia ai piedi di quel che è rimasto del ghiacciaio è meglio passarla con visibilità buona…………… e poi il pensiero GRANDEMAGO inizia a contagiarmi!!!! ma chi se ne frega della cima; l’importante è fare una tonificante camminata in mezzo alla natura in ottima compagnia e trascorrere una bella giornata in allegria.
Per farla breve rinuncio per non mettere a rischio la vetta anche per il resto del gruppo, mi guardo in giro scatto qualche foto mi spaparazzo una mezzoretta al sole e per finire quando sento i soci scendere preparo un pranzetto niente male.
Il percorso dell’intera escursione è lineare ma bisogna prestare attenzione appena inizia la pietraia ai piedi del minuscolo ghiacciaio, si deve perdere quota una quarantina di metri per cercare di seguire i pochi segnali di vernice che portano a prendere il sentiero che permette una risalita molto più tranquilla rispetto a quella da noi fatta, altro punto critico è la risalita della spalla che conduce alla cresta finale, soprattutto scendendo è facile trascurare il segnavia e andare a impegolarsi in un canalino detritico di difficile percorrenza………… abbiamo visto dei numeri mentre stavamo in sosta x il pranzo; poi succedono gli incidenti in montagna !!!!!!!!!, è proprio vero la mamma degli imbecilli è sempre incinta.
Bella escursione in un ambiente molto selvaggio nella seconda parte, che non presenta particolari difficoltà tecniche a parte quella appena descritta ma molto insidiosa causa l’instabilità del terreno, la caduta massi è sempre dietro l’angolo soprattutto se si è in gruppo chi è a monte può causare cadute accidentali che mettono a repentaglio l’incolumità di chi sta a valle.
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Kommentare (21)